Io lo ricordo così
Come tutti sapete già, è morto Carlo Caracciolo, nume tutelare del settimanale L’Espresso e padre fondatore assieme a Eugenio Scalfari del quotidiano la Repubblica. Nonché, di conseguenza, del piccolo impero editoriale di carta stampata della annessa catena di quotidiani. NON desidero unirmi al coro delle prefiche, dei beneficiati, degli adottivi, degli adottati e dei becchini che pare siano in procinto di bastonarsi a sangue per spartirsi le spoglie, ricche non solo del 10% di azioni del gruppo editoriale. Di fatto, e certo molto ma molto meno che per altri, Caracciolo è stato parte della mia vita professionale. Perciò, nel mio piccolo, anche della mia vita tout court. Cosa di cui gli sono e sempre gli sarò grato.
Non ricordo esattamente quando l’ho conosciuto. Ricordo bene che all’inizio del 1979, quando ero già collaboratore fisso de L’Espresso e corrispondente di Repubblica, dopo avere contribuito a far nascere il quotidiano Il Mattino di Padova per conto di Giorgio Mondadori gli telefonai per dirgli che ero stato contattato da Rino Serri, dirigente del Partito comunista veneziano, che con un gruppetto di suoi concitadini influenti voleva anche per Venezia un quotidiano concorrente del Gazzettino. Volevano però lo facesse lui, Caracciolo, e non Mondadori. Rimasi d’accordo con Caracciolo che avrei portato a casa sua a Roma Serri, ma poche settimane dopo arrivò la mia disavventura giudiziaria del 7 aprile di quell’anno: accuse di rapimento e uccisione di Aldo Moro, direzione strategica delle Brigate Rosse, Prima linea, Autonomia e non ricordo più quanti ammazzamenti, anzi non riuscii neppure a contarli tutti.
La botta fece saltare i piani con Serri&C. Caracciolo però non si lasciò impressionare dalla valanga di accuse demenziali piovutemi, tutte prive anche della sola ombra di uno straccio di prova, e d’accordo con il direttore de L’Espresso, Livio Zanetti, e con Eugenio Scalfari, non solo mi fece difendere dal miglior penalista italiano di allora, cioè dall’avvocato Adolfo Gatti che era anche il legale del gruppo editoriale, ma lasciò che io continuassi a figurare nel tamburino dei collaboratori fissi de L’Espresso. Che mi pubblicò due articoli da me scritti in carcere: una tavola rotonda con i miei coimputati e una intervista a Valerio Morucci, arrestato nel frattempo e vero autore delle telefonate a me addebitate da un magistrato delirante. L’unica “accusa” contro di me era infatti l’impressione di due padovani, Renato Trilo e Severino Galante, che fosse mia la voce di un telefonista delle Brigate Rosse – Morucci, appunto – che durante il caso Moro telefonava ai congiunti del rapito. Le sue telefonate erano state intercettate e diffuse via radio e televisione dal ministero dell’Interno per sollecitare gli ascoltatori a dire se riconoscevano quella voce. Che a Roma era nota quasi anche ai sassi, tante e tali erano state le frequentazioni di Morucci. Stendiamo un pietoso velo. Basti dire che Morucci era stato ospite a Capri nella villa di Gatti per qualche giorno assieme a Gianni Agnelli.
Il 7 luglio dello stesso ‘79, uscito dal carcere, Caracciolo mi consigliò di mollare Padova: “Ti mando nella redazione de L’Espresso a Milano, a fare lo Scialoja del Nord”. Mario Scialoja era forse la firma più famosa del settimanale, scatenato com’era sulle “piste nere” che avevano portato alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre ’69 a Milano. Ed era il mio scopritore e mentore, diventato l’amico fraterno al quale devo poco meno di tutto. Saputo che sarei andato in vacanza alle Eolie sulla barca di Mario, Caracciolo mi disse divertito: “Vai a Lipari e guarda com’è bella e strana la miniera di pietra pomice che ha sventrato il monte Pilato”. Ci andai. E gli portai in regalo un pezzo di pietra pomice che lui tenne a lungo sul cruscotto o nel porta oggetti della sua auto. Un piccolo legame quindi un po’ abrasivo…
Alle Eolie ci andai subito, ma a Milano solo a marzo dell’anno dopo. Se dovevo andar via da Padova, città cui ero molto legato, preferivo andare a Roma, dove c’erano Mario, Paolo Mieli e altri de L’Espresso con i quali avevo legato, anziché a Milano dove non conoscevo nessuno. Ma Caracciolo e Zanetti erano perché andassi a Milano, dove uno come me serviva di più che a Roma. A dicembre saltai il fosso. Contro il parere di amici e colleghi romani, che insistevano perché mi facessi rilasciare da Caracciolo un impegno scritto “anche solo su un tovagliolino di carta del bar”, mi dimisi da caposervizio del Mattino di Padova fidandomi della parola di Zanetti e Caracciolo, ai quali si era unito Scalfari, lui però più che altro perché desiderava sbolognarmi da Repubblica, dove senza mai licenziarmi non mi fece più scrivere – e pagare lo stipendio – perché non avevo seguito il suo “disinteressato consiglio” (!) di non impicciarmi del 7 aprile. Scoprii così che perfino i miei tre idoli – Eugenio, Livio e Carlo – potevano essere bugiardi e tirare bidoni. Tutti e tre! In definitiva, per quanto miei idoli, erano uomini di carne eossa come tutti, me compreso.
A Milano ci andai sì, ma mi ci mandarono come collaboratore fisso, quale già ero. Però mi piazzarono in redazione: via Cino del Duca 5, sul bordo di piazza S. Babila. A Roma c’erano “i ragazzi di via Po 12”, a Milano quelli di via Cino del Duca 5. Dopo tre anni Caracciolo mi scodellò finalmente il contratto di redattore, contro il parere di Scalfari, che s’era legato al dito il mio “gran rifiuto” (Beh, non esageriamo). La redazione, con in testa Scialoja e Mieli, era pronta a dichiarare sciopero a oltranza se non avessero finalmente rispettato gli impegni e la realtà del lavoro da me svolto. Scalfari mi fece proporre dal direttore amministrativo de L’Espresso, l’indienticabile Milvia Fiorani, di trasferirmi in Sardegna, nel quotidiano locale del gruppo….
Che Caracciolo fosse un signore, oltre che un editore di giornali come in Italia non ce ne saranno più, non c’è bisogno che lo dica io. Ma non ho mai capito la sua amicizia con Federico Umberto D’Amato, l’ex capo dell’Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno che lo stesso L’Espresso non aveva esitato a indicare come coinvolto in storiacce molto poco chiare, strage di piazza della Loggia a Brescia compresa e depistaggi della strage di piazza Fontana non esclusi. Caracciolo diede a D’Amato, che si piccava d’essere un gran gourmet, la rubrica d’arte culinaria de L’Espresso e la direzione della sua guida dei ristoranti italiani. Mah. A me, nel mio piccolo, la cosa pareva imbarazzante. I casi della vita, di cui anche Caracciolo era ovviamente ingordo. Da qualche parte ho letto che una volta qualcuno chiamò la polizia o i vigili del fuoco perché dalle finestre della propria abitazione aveva visto uscire del fumo da un appartamento di fronte e subito dopo schizzarne fuori, in terrazza, una allegra combriccola di donne e uomini non propriamente molto vestiti, tra i quali vennero individuati dai soccorritori D’Amato e “un noto editore”.
Mi piaceva di più l’amicizia di Caracciolo con Cavallo Pazzo, al secolo Mario Appignani, di professione “indiano metropolitano”, imbucato presenzialista ubiquitario, materializzatosi perfino sul palco del festival di San Remo, e fornitore di coca alla Roma vitaiola “de sinistra”. Molto diverso da un altro noto fornitore anche di ragazze dall’approfondimento dell’amicizia non molto difficile, il finanziere sardo Flavio Carboni invischiato perfino nello scandalo del “suicidio” londinese di Roberto Calvi. Mentre i suoi ospiti si sollazzavano, Carboni scattava di nascosto foto diciamo imbarazzanti. Ma ricattare o anche solo fare pressioni su Caracciolo era impossibile: non era il tipo chi si abbassava a tanto. Con un Carboni ci poteva fare al massimo il falò di qualche nottata brava, senza per questo farsi invischiare dai rimasugli della cenere.
Di Caracciolo non ho mai capito il suo far figli un po’ qua e un po’ là, ne conosco tre, due donne e un uomo, tutte persone tra loro diversissime anche per carattere, ma tutte squisite, una in particolare. Leggo su Dagospia in questi giorni che di figli ne ha altri due. In totale, dunque, cinque: tre maschi e due femmine. Che io sappia, nessuno riconosciuto da lui come suo e tutti rimasti con le rispettive madri. Umberto Eco ha scritto in questi giorni che Caracciolo amava più divertirsi che essere felice. Come che sia, qui siamo nel campo degli affari suoi privati, e quindi è bene non entrarci. Del resto, che l’alta borghesia, nobile o meno, abbia metri di giudizio e di vita molto diversi da quelli dei comuni mortali è cosa nota.
Caracciolo amava molto gli scacchi, cosa che fece la fortuna di Gianluigi Melega, collega simpatico e intelligente rimastogli sempre nelle grazie se non altro perché lo allietava a quel gioco di re e regine. E lui aveva anche un titolo di un principe e uno di duca: principe di Castagneto e duca di Melito. La sua signorilità era aliena da passioni troppo evidenti, tanto da poter parere, a chi degli esseri umani capisce poco, distaccato e freddo. Giampaolo Pansa, forse geloso perché a scacchi non ci sapeva fare, di lui su Il Riformista ha scritto: “A volte anche i principi democratici e di sinistra possono comportarsi da gelidi padroni. Accadde così quando Carlo Caracciolo, scomparso ieri a 83 anni, decise di licenziare il direttore dell’Espresso, Giulio Anselmi. Lavoravo in via Po con Giulio e avevo potuto apprezzare quanto fosse bravo. Il settimanale funzionava, tutto sembrava andare per il meglio. Poi una sera il Principe invitò a cena Anselmi, nella propria casa romana, davanti all’Isola Tiberina. E un attimo prima di sedersi a tavola, gli disse: «Da domani non sarai più il direttore dell’Espresso». Non volle rivelargli chi avrebbe preso il suo posto. Soltanto il giorno dopo, Giulio seppe che era Daniela Hamaui, la prima donna a guidare il settimanale”.
A parte la penultima virgola che non c’entra niente, e la p iniziale di principe ora minuscola ora maiuscola come un palloncino che si gonfia, il prodissimo Pansa, quello del sangue dei vinti “forse” perché sono i vincitori di oggi, così prosegue: “Era il 20 febbraio 2002, un giorno palindromo. Con una data che può essere letta al contrario senza cambiare. Pare sia rarissimo, così giurano gli esperti. Ma fu altrettanto raro il gesto di Caracciolo. La mattina successiva, quando Anselmi m’informò del licenziamento, rimasi stupefatto. Lavoravo per il Principe dal 1° novembre 1977, data della mia assunzione a Repubblica, ossia da quasi venticinque anni. E non lo avevo mai visto comportarsi da padrone delle ferriere”.
Nel mio piccolo, neppure io. Anzi, quando passò la mano, o meglio le azioni a un altro Carlo, l’ingegner De Benedetti, tutti capimmo che era finita un’era. Accade. Lo avevamo già intuito quando le redazioni passarono prima a Milano da via Del Duca, a ridosso di S. Babila e delle sue febbri, a via De Alessandri, a ridosso del nulla, e poi a Roma dalla storica via Po all’anomima e catastale via Colombo. Accade. Quando vennero fatti fuori i dirigenti amministrativi e del personale, Milvia Fiorani e Roberto Paris, rimasti sempre semplici e disponibili nonostante la bella carriera, in molti cominciammo a sentirci ancor più pesci fuor d’acqua. E’ accaduto.
Ho avuto la fortuna sfacciata di vivere tutta la mia vita professionale in un giornale dove lavoravano e vivevano signori di grande levatura anche professionale, il direttore, i colleghi tutti, i dirigenti amministrativi e l’editore. Una fortuna, ma anche un po’ una sfortuna. Le rare volte che mi è stato proposto di cambiare giornale non sono stato capace di farlo perché mi pareva un gesto sconveniente. A parte che per nulla al mondo mi sarei separato da alcuni colleghi amici fraterni, pur se magari nel corso della vita possono essere stati loro a spiccare il volo e ad allontanarsi, in qualunque altra redazione, compresa quella open-space e alluminio e vetro di Repubblica, mi sarei sentito a disagio. Privo di calore umano. A L’Espresso mi sono sempre sentito a casa mia, nella ma famiglia. A un certo punto, della “mia famiglia” ero però rimasto l’unico. Accade. E’ inevitabile si resti orfani. La vita ti supera. Da L’Espresso si passa a L’espresso. Accade. Anzi, è accaduto (stavo per scrivere “ ‘E accaduto”….). Largo ai giovani.
Carlo Caracciolo è sempre stato la garanzia, discreta e per nulla invadente, che l’ambiente, lo stile e la professionalità de L’Espresso, e credo anche dell’intero gruppo editoriale, non scendessero mai sotto un certo livello. Ne derivava per tutti noi che ci lavoravamo un senso di responsabilità, il dovere di essere all’altezza della situazione. Per tutto questo gli devo dire grazie. Speravo volesse prendere le redini del giornale on line che un gruppo di giovani coraggiosi, o incoscienti, mi ha chiesto di dirigere, www.giornalettismo.com, ma col suo solito stile privo di allarmismi mi ha risposto così: “gli impegni di lavoro più recenti e qualche richiesta dei medici mi occupano a fondo, e non ritengo di poter fare altro”. L’anno prima mi aveva scritto che era occupato “anche
lontano dall’Italia”, ma senza specificare se per lavoro o per i medici e io per delicatezza non glielo chiesi.
Ho così capito che era arrivato anche il suo tempo. Ora purtroppo il tempo è scaduto e lui è andato via. Succede.
Concordo sul boicottaggio delle marche indicate, che da parte mia già pratico, escludendo la benzina poichè non ho l’auto. Aggiungerei anche le marche poco affidabili che hanno avuto guai coi Nas, tra le quali la Galbani (più volte, ricordate il falso yogurth?) e la Sterilgarda.
Gente che ha le mani in pasta, mi ha detto di stare alla larga da:
formaggio fuso
dadi per brodo
wurstel
passata di pomodoro
e non ricordo che altro, quando mi verrà in mente ve lo dirò.
Di tanto in tanto delle esplosioni, dovute alla vetusta’ degli impianti, distruggono campi e foreste.
————-
Beh, più che alla vetustà degli impianti sono dovute ai furti di carburante…
credo che tu affermi quindi che è importante ritornare a quella legalità che si è andata affermando dopo la Costituzione italiana .
@ Caro CC,
E’ esattamente quello che intendo.
La nostra e’ un’ottima costituzione, ma viene sempre meno applicata, sempre piu’ stravolta e ora la si vorrebbe addirittura cambiare (“aggiornare”!) per facilitare la vita a politici truffatori, evasori, corruttori, intrallazzatori e mafiosi, allungando i tempi dei processi secondo la volonta’ e la convenienza di avvocati difensori senza scrupoli e collusi coi loro clienti, togliendo sempre piu’ fiducia e indipendenza ai magistrati. Questa e’ una cosa di gravita’ estrema e ancora piu’ grave che gente come Veltroni e accoliti non combattano ferocemente questi tentativi di mafiosizzare lo stato italiano non piu’ (ormai) solo in alcuni settori, ma nella sua stessa sostanza e forma.
Caro Giovanni Vaschi,
benissimo, ..una teoria va falsificata nei fatti…per adesso mi pare che tu nutra soltanto ancora dei dubbi sul fatto che i “neo-liberisti” ci abbiano raccontato un sacco di frottole..o sbaglio..!
Non ci resta che aspettare …(non troppo però direi..), perchè il buon Popper nella sua teoria del Meccanico a spizzico diceva sostanzialmente che per andare da A a B non necessariamente c’è solo la linea retta,ma si può andare prima un pò qua e poi magari un pò i là, correggendo di volta in volta la rotta !
semprechè aggiungo miseramente io, il verso della retta che “congiunge A a B, non porti dentro ad un Burrone, puoi correggere finchè vuoi , ma sempre dentro ad un burrone finisci è solo questione di tempo..!
cc
@ GV (post 94)
Ma sono del tutto d’accordo su questo, non mi sembra che ci sia dissenso. Ho scritto molto, nei mesi passati, sul neo-liberismo e sui danni colossali e, purtoppo, globali che ha prodotto, sia in termini di politiche economiche, che di capovolgimenti e sconvolgimenti nazionali, che di crisi e rovine per tutti coloro che vivono del proprio lavoro (e non di/su quello degli altri).
Ho citato a questo proposito e anche postato stralci da un libro che ritengo molto profondo sul tema: Naomi Klein, The Shock Doctrine.
caro Vox,
il buon Karl Polany, a suo tempo fece una “particolare” riflessione dsul perchè il “fascimo” si affermò .
Sosteneva che sostanzialmente il “facsismo” è una risposta “sempre valida”e presente in un “sistema economico che si rifiuti di funzionare.
cc
Anyway, la scelta alle elezioni tra il PD e il PDL, alla luce dei fatti mi richiama ad un fumetto che veniva pubblicato su Linus negli anni ’70. Si chiamava “The Wizard of Id” ed il protagonista era un feroce tiranno. Dunque, nella prima vignetta, il tiranno si avvicina al condannato e gli dice: ” oggi è il mio compleanno, voglio farti un regalo”. Nella seconda vignetta, sena parole, il viso del condannato si illumina. Terza e conclusiva vignetta, il tiranno illustra il suo regalo: ” hai la possibilità di scegliere: corda o olio bollente?”.
E’ la stessa scelta che è staata posta a noi: PD o PDL?
Ovvero: “di che morte volete morire?”
perche’ non gli e’ rimasto nessuno col cervello in quella che era una volta una grande scuola politica (91)
@ Carlino
Opterei per questa (sconsolante) conclusione.
Ottimo “The Wizard of Id”! Con B.C. e Sturmtruppen era una delle letture “leggere” che preferivo ai tempi delle medie (e anche dopo)
Nota bene che il tiranno era un tappetto. Bisognerebbe rispolverare quelle vignette, ma chissa’ se se ne trovano ancora?
@ CC
Interessante. Pero’ bisognerebbe capire da che sistema economico parte il presupposto e e perche’ non funziona. Le varianti possono essere molteplici e non necessariamente portare al fascismo, sia strettamente detto che in senso lato.
x Vox:
Linus era il mio giornale preferito, insieme a L’Europeo (l’Espresso l’ho comprato dopo che l’Europeo ha chiuso).
Comunque, i Peanuts in lingua originale erano altra cosa…
Un giornale di fumetti molto bello. Il mio fumettista preferito era Ugo Pratt, seguito da Milo Manara.
x VOX
“Vox { 19.12.08 alle 17:15 } LA VENDETTA DI FIDEL: C’E’ PETROLIO NEL MARE CUBANO
Le compagnie cinesi, spagnole, canadesi e di altri paesi pronte a estrarre l’oro nero nello stretto della Florida a due passi da Key West. Dove gli Usa non possono trivellare per via di una loro legge. E masticano amaro.”
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Quando l’ho scritto io sul forum, mi hanno riso in faccia….
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Gli US hanno molto petrolio, nelle zone costiere e sul territorio, ma i sostenitori ecologici non ci permettono di trivellare.
Il Presidente G.W.Bush ci batte da ormai 8 anni, se non ci mettessero le stanghe dappertutto saremmo a piu’ di mezza strata ad essere indipendenti.
Naturalmente in congiunzione con le altre risorse.
Anita
Ci sono bellissime raccolte .
Ne posseggo due.
Sturmtruppen un mito,un’esilarante “presa” per i fondelli del Militarismo !
Formidabilen quel tenentinen che immabilmenten ,veniva lasciato nella “kakken” dai soldaten…!
cc
x Marco
I pomodori vengono dalla Cina, coltivati con acque inquinate.
L’Italia li impacca e ci mette il nome Italiano.
Anita
Cara Anita,
mi sa che “trivellerete” e poi hai ragione le”congiunzioni”, sono molto importanti , specialmente quelle degli Astri direbbe marco tempesta.
Ciao
cc
COSA COMBINA NEL MONDO LA COCA-COLA
Multinazionale statunitense nata nel 1891. Ottavo gruppo alimentare del mondo, ha filiali in più di trenta paesi.
Fattura circa 20 miliardi di euro (nel 2001)
– In Belize (America Centrale), contribuisce alla distruzione della foresta tropicale.
– Collabora intensamente per la vendita di Nestea e Nescafé con la Nestlé, la quale non rispetta il codice Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e Unicef per il latte in polvere.
– Uno studio di Codacons, un’associazione di consumatori italiana, ha dimostrato che alcuni prodotti “dietetici”, come le bevande Coca Cola Light, contengono aspartame. Questa sostanza, se assunta in grandi quantità, può causare danni al cervello, particolarmente gravi nei bambini.
Ancor più forti gli effetti sul feto, se è la madre a consumare frequentemente questi prodotti. (Fonte: rivista Agra & Trade, n. 16, 26/04/1998)
– In Guatemala non rispetta i diritti sindacali dei lavoratori.
– Negli impianti di imbottigliamento in India fa uso di lavoro minorile.
– Nel giugno 1999, sono state ritirate dal mercato belga tutte le bevande prodotte da Coca Cola, in seguito a numerosi casi di intossicazione e il ricovero in ospedale di più di 90 persone in una sola settimana. Le bevande erano contaminate con un fungicida, rimasto nelle lattine come residuo delle lavorazioni precedenti. (Fonte: Il Sole 24 Ore, 15/06/1999)
– Si rifiuta di prendere in considerazione la proposta di introdurre il vuoto a rendere delle bottiglie, promuovendo la vendita di contenitori in alluminio e plastica. Tale comportamento contribuisce alla produzione di migliaia di tonnellate di rifiuti e stimola il consumo di alluminio che ha un effetto devastante nei luoghi di estrazione.
NEL CORSO DEL 2002 IL sinaltrainal, IL SINDACATO DEI LAVORATORI DELL’INDUSTRIA AGROALIMENTARE COLOMBIANO, HA LANCIATO UNA CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO NELLE AMERICHE E IN EUROPA CONTRO COCA COLA, AFFINCHE’ CESSI IL CLIMA DI VIOLENZA NELLE FABBRICHE D’IMBOTTIGLIAMENTO IN COLOMBIA: negli ultimi dieci anni il SINALTRAINAL ha perso 20 dirigenti operai, di cui 3 nel corso di trattative sindacali; altri 48 sono stati costretti a lasciare la città in cui vivevano, e sia loro che i loro familiari hanno subito intimidazioni, montature giudiziarie, minacce, sequestri e ritorsioni.
Nelle fabbriche, del tutto o parzialmente proprietà di Coca Cola, o in contratto esclusivo per la multinazionale di Atlanta, talvolta il padronato minaccia apertamente il ricorso a ogni mezzo, omicidio compreso, per contrastare la sindacalizzazione; spesso, i gruppi paramilitari intervengono prima: anche lo scorso 20 aprile, è stato ucciso davanti alla sua casa Gabriel Remolina, dipendente della Coca Cola e sindacalista del SINALTRAINAL.
Il 5 agosto del 2004, nel municipio di Saravena, sono stati assassinati dall’esercito nazionale tre dirigenti sindacali, che erano venuti in Europa a denunciare la condizione dei sindacati e la violazione dei diritti umani in Colombia.
@ VOX e CC (post 104 e 105)
…beh forse mi sono mimetizzato un po’ e ho messo le cose in modo interlocutorio per non suscitare polemiche selvaggie…
Credo che il neoliberismo abbia raccontato un sacco di frottole proponendo un modello di sviluppo (ammesso e non concesso che lo sviluppo negli ultimi 15-20 anni ci sia stato effettivamente, ma magari ne parliamo prossimamente) molto sperequativo che ha “consumato” in modo prodigioso e pericoloso le risorse del sistema.
Oltretutto in modo abbastanza anti-economico (come i dati che ho più volte postato per esempio sulle reali crescite del PIL/GDP): infatti un arricchimento colossale c’è stato, attraverso però una privatizzazione totale dei profitti e una verticalizzazione estrema delle ricchezze (come dimostrerebbero l’aumento in quasi tutti i paesi di indici come il GINI) a scapito dei più e con un impoverimento futuro.
Come ho già detto il segreto è stato la mercificazione e poi la mercatizzazione del tempo mediante la finanza e la diffusione del credito facile. Ne avevo parlato in precedenza.
Ho letto il libro della Klein, però ne ho letti anche altri altrettanti interssanti:
– Andriani: l’ascesa della finanza, Donzelli
-Ruffolo: il capitalismo ha i secoli contati, Eianudi
leggo Krugman, ho letto i libir di A. Sen, ho letto poi la fine del Lavor di Rifkin e infine il famoso e mai letto abbastanza CA Kupchan “la fine dell’era americana”.
E molti altri. Tutti meravigliosi.
Poi ho cominciato a cercare su internet e cercare e cercare.
La matematica mi piace e l’economia anche.
poi ho letto con attenzione gli articoli de http://www.lavoce.info
Come dirvi: sento che è un mio preciso dovere capire come vanno i soldi del mondo.
Un esempio magari un po’ buffo: il tempo di raddoppio di un capitale con un tasso del 3% (quello dei BOT) è circa 25 anni. Ovvero una generazione.
Non saprei perchè ma ritengo che sia mio dovere poter garantire ai miei successori un raddoppio del capitale che ho in qualche modo ricevuto o che è stato investito in me dai miei genitori, per quando ci saranno loro a succedermi.
Potremmo dire che il tenore di vita attuale, che per molti versi è superiore a quello di 20 anni fa, non deriva tanto da un miglioramento dovuto a teconologia, produttività e qualità della vita, ma ce lo siamo comperato pagandolo caro. Molto caro.
Il costo di tutto questo è il tempo, inteso come il nostro futuro.
Il credito facile ci ha portato a indebitarci e quindi a impegnare “possibilità economiche ” (e magair libertà di scelta) per il nostro futuro.
….non sbranatemi, vorrei poi sviluppare meglio in seguito questi pensieri….
cordialità
GV
x Giovanni Vaschi,
Riguardo il post 287 “ quello strano ping pong”, ho commesso un errore e me ne scuso. Un saluto e buone feste.
COCA-COLA
L’avversione al lavoro sindacalizzato, del resto, è una costante dell’azienda in tutto il mondo: solo negli USA, tra il 1997 e il 2002 ha violato 1115 volte norme di sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro, nel 2000 ha patteggiato il risarcimento di 2200 lavoratori afroamericani per discriminazione razziale, nel 2001 ha licenziato un suo dipendente per aver denunciato alle autorità sanitarie la presenza di un topo nello stabilimento. Per il Sindacato internazionale degli alimentaristi la fortuna dell’azienda è sostanzialmente costruita risparmiando sul costo del lavoro: la sua politica è quella di assumere meno personale possibile, ricorrendo ovunque agli appalti di aziende d’imbottigliamento, alle quali impone pessime condizioni.
in India, a Plachimada, la fabbrica locale contamina le falde acquifere e prosciuga i pozzi della zona, attingendo circa un milione di litri d’acqua al giorno e disperdendo nel terreno le sostanze chimiche necessarie a ripulire le bottiglie e miscelare gli ingredienti; nel 2003 l’acqua venduta come microbiologic. e chimicamente pura da Coca Cola conteneva, secondo il Centre for Science and Environment, residui di pesticidi in grande quantità;
la Corte suprema indiana ha condannato Coca Cola per i danni ambientali di una scritta cubitale dipinta direttamente sulle rocce dell’Himalaya.
Inoltre, fa un uso massiccio dei paradisi fiscali, secondo Greenpeace vende prodotti contenenti ogm e non lo dichiara, usa ingredienti sperimentati sugli animali, e in Italia è stata condannata dal TAR del Lazio per la violazione della legge sulla concorrenza.
http://www.kisanji.org/?gr=articoli&aid=16&pid=75&nome=Coca+Cola&nomeart=Multinazionali+e+Africa
Caro Vox,
personalmente mi preoccupa anche il Senso Lato, o lato oscuro della galassia .
Poi sul fatto che ovviamente non tutti i sistemi economici in crisi nel 29 per esempio hanno portato al fascismo è di una evidenza storica lampante.
Direi però che tutti in un modo o nell’altro in qualche modo ne sono usciti con un tipo di “risposta” economica abbastanza simile.
Da Roosvelt a Stalin , passando per Hitler e cioè sostanzialmente un notevole intervento dello Stato.
Sistemi più deboli dal punto di vista politico e storico sono saltati .
Direi però che sostanzialmente all’epoca c’erano maggiori “risorse” mondiali e che comunque il passagio decisivo per l’uscita dalla “crisi” fu ancora una volta la GUERRA!
cc
@ GV
Ho letto molti dei libri da lei citati + molto altro. Credo sia un bene scambiarci titoli (di libri, eh!) e informazioni. Un altro autore che apprezzo molto, anche se non si dedica strettamente all’economia, ma piuttosto all’analisi politica e’ John Pilger, ottimo il suo “The New Rulers of the World”. Ma trovo molto importanti anche siti come Megachip, Counterpounch, Informationclearinghouse, Whatreallyhappened, Wakeupfromyoursluber, Luogocomune, Comedonchisciotte e molti altri. Anche rovistare qua e la’ su google porta alla scoperta di articoli molto utili, come quelli che sto postando sui danni delle multinazionali.
Caro giovanni vaschi,
già sarebbe molto importante se almeno si riuscisse a “rinnovare” il patrimonio ereditato.
Esempio “scambiare ” un vecchio immobile con uno nuovo,per le ovvie ragioni dei costi di manutenzione che con il tempo tendono a salire all’infinito .
Banale regola economica valida per tutti in termini di trasmissione dei beni.
Temo che così non sarà , proprio in base alle tendenze che tu hai esposto
cc
INFO sui “poteri” della Coca Cola:
In molti stati degli USA le pattuglie ferroviarie caricano due galloni di Coca Cola nel portabagagli per usarli nella rimozione di sangue sulla strada dopo un incidente.
Ancora un particolare: La Coca Light è stata considerata sempre più per i medici e i ricercatori come una bomba ad effetto ritardato per colpa della combinazione Coca + Aspartame, sospettata di essere la causa del Lupus e dei dolori degenerativi del sistema nervoso.
Se si mette un osso in un contenitore con Coca Cola l’osso di dissolverà in 2 giorni.
Per pulire il Water: versarvi una lattina di Coca Cola e lasciar “riposare” un’ora poi tirare l’acqua.
L’acido citrico della Coca Cola rimuove le macchie nelle stoviglie.
Per togliere macchie di ruggine dal paraurti cromato delle auto strofinare il paraurti con un pezzo di foglio di alluminio, (quello che si usa per incartare gli alimenti), bagnato con la Coca Cola.
Per ripulire oggetti corrosi da perdite di batterie di automobili versarvi sopra una lattina di Coca Cola e lasciarla sulla corrosione.
Per poter togliere una vite corrosa applicarci sopra uno straccio bagnato di Coca Cola e lasciarlo per qualche minuto.
Per togliere macchie di grasso dai vestiti versare una lattina di Coca Cola nella lavatrice con i panni sporchi di grasso, aggiungere il detersivo.
La Coca Cola aiuterà a togliere le macchie di grasso.
La Coca Cola aiuta anche a pulire il parabrezza delle automobili.
L’ingrediente attivo nella Coca Cola è l’acido fosforico. Il suo PH è 2,8 e dissolve un’unghia in 4 giorni circa.
L’acido fosforico inoltre ruba il calcio delle ossa e è il maggior contribuente all’aumento dell’osteoporosi.
Alcuni anni fa si fece una ricerca in Germania per ricercare il perché dell’apparizione dell’osteoporosi nei bambini a partire dai 10 anni (pre adolescenti).
La Coca Cola, sponsor ufficiale delle olimpiadi invernali di Torino, è accusata di violazione dei diritti umani, sindacali ed ecologici
26-01-2006 – Fonte: consumietici.it
In Brasile lo sfruttamento salariale dei lavoratori delle piantagioni di alberi di arancio per la produzione delle bevande di Coca Cola, costringe al lavoro anche i bambini che in questo modo contribuiscono ad integrare i magri salari dei loro genitori. La complicità della Coca Cola nello sfruttamento di mano d’opera infantile in Salvador è stata denunciata dall’organismo umanitario Human Rights Watch.
Secondo la rete radiotelevisiva inglese BBC, nel 2003 la Coca Cola si rese responsabile dell’inquinamento nel sud est dell’India di grandi superfici agricole con prodotti chimici altamente tossici come il piombo ed il cadmio.
Inoltre la multinazionale venne accusata dello sfruttamento selvaggio delle falde acquifere che provocò una siccità dalle conseguenze disastrose per l’economia locale.
Nel 2001 un tribunale degli Stati Uniti condannò la Coca Cola a pagare 195 milioni di dollari per discriminazione razziale contro le lavoratrici e i lavoratori afroamericani.
x Marco
Pomodori, mele e legumi Italia invasa dal cibo cinese
http://stampa.ismea.it/PDF/2008/2008-02-20/200802208952104.pdf
Anita
PS: Ieri mi sono comprata un paio di guanti finissimi Italiani, Ferragamo.
Leggeri ma caldi, pelle da sogno.
Al negozio ho chiesto se erano cinesi, quasi per scherzo.
A casa ho letto tutto lo scritto interno, quasi invisivble e risulta: Made in China.
Forse solo l’ornamento col nome e’ fatto in Italia.
Di nuovo il vaticano contro la francia
____________________________
ma eccosvelato il vero nocciolo della Quaestio, ognuno poi tragga le conclusioni che crede..
“Quindi – prosegue la nota – il tentativo di introdurre le citate categorie di discriminazione si salda con quello di ottenere l’equiparazione delle unioni dello stesso sesso al matrimonio e, per le coppie omosessuali, la possibilità di adottare o procreare bambini. Bambini che rischierebbero, tra l’altro, di non conoscere mai uno dei due genitori e di non poter vivere con lui o lei”. Si sottoliena infine che coloro che si opporranno in futuro a questa visione dei rapporti uomo-donna, come le religioni, potrebbero vedere limitato il diritto di “trasmettere il loro insegnamento”.
cc
ps- Arcano ?
x Marco Tempesta
Pomodori, mele e legumi Italia invasa dal cibo cinese
http://stampa.ismea.it/PDF/2008/2008-02-20/200802208952104.pdf
Anita
PS: Ieri mi sono comprata un paio di guanti finissimi Italiani, Ferragamo.
Leggeri ma caldi, pelle da sogno.
Al negozio ho chiesto se erano cinesi, quasi per scherzo.
A casa ho letto tutto lo scritto interno, quasi invisivble e risulta: Made in China.
Forse solo l’ornamento col nome e’ fatto in Italia.
COCA-COLA/PEPSI
Per produrre un solo litro di bevande come la Coca e la Pepsi, invece, vengono inquinati circa dieci litri di acqua potabile. Nei reflui di questi impianti il Pollution control board del Kerala ha rilevato alte concentrazioni di cadmio e piombo. È scientificamente dimostrato che esposizioni al cadmio protratte nel tempo possono causare disfunzioni renali, danni alle ossa, al fegato e al sangue.
Il piombo invece danneggia il sistema nervoso centrale, i reni, il sangue e il sistema cardiovascolare.
Le donne di un piccolo borgo del Kerala sono riuscite a far chiudere un impianto della Coca Cola. «Quando bevi Coca Cola, stai bevendo il sangue delle persone» ha dichiarato Mylamma, fondatrice del movimento anti Coca Cola a Plachimada.
L’impianto di Plachimada rappresenta un caso ormai storico ed emblematico. Era stato progettato nel marzo del 2000 con l’obiettivo di produrre ogni giorno 1.224.000 bottiglie di Coca Cola e ottenne la licenza per installare una pompa. Ma iniziò, anche, a estrarre illegalmente milioni di litri di acqua potabile. Secondo la gente del luogo, l’impianto pompava almeno un milione e mezzo di litri al giorno.
Il livello della falda iniziò ad abbassarsi vertiginosamente, passando da 150 a 500 metri di profondità.
I contadini e gli abitanti dei villaggi denunciarono il fatto che non riuscivano più a mettere da parte l’acqua necessaria perché continuavano a spuntare nuovi pozzi, con gravi impatti sul raccolto agricolo.
Quando le accuse furono confermate dal fatto che l’azienda non era in grado di fornire un rapporto dettagliato richiesto dalle autorità locali, fu mandata un’ingiunzione a comparire in tribunale e la licenza fu revocata. A quel punto la Coca Cola provò, senza riuscirci, a corrompere il presidente del Panchayat, A. Krishnan, offrendogli 300 milioni di rupie.
Ma la Coca Cola non si limitava a rubare l’acqua alla comunità locale: quella che non prendeva, la inquinava. L’azienda infatti ha depositato del materiale di scarto nei pressi dell’impianto che, durante la stagione delle piogge, si è disperso nei campi, nei canali e nei pozzi.
Dopo che ben 260 pozzi messi a disposizione dalla pubblica autorità come sorgenti di acqua potabile per la popolazione si erano esauriti, la Coca Cola li ha utilizzati come deposito per le sue acque di scarto di lavorazione.
Nel 2003, l’ufficiale medico distrettuale ha informato la popolazione di Plachimada del fatto che la loro acqua non era più potabile. Le donne, che già avevano notato che l’acqua della zona non era più sana, dovevano quindi camminare per miglia per raggiungere fonti di acqua potabile.
Violato, quindi il diritto inalienabile all’acqua potabile, oltre che l’integrita’ e la sanita’ dei terreni.
http://www.mednat.org/alimentazione/cocacola_pepsi.htm
Cara Anita,
Scherzo!!, smettila di fare propaganda anti-nazionale, noi abbiamo quasi tutti Gli orti di guerra e chi non li ha si sta attrezzando, “quelle robacce” che tu citi , le facciamo mangiare agli extra-comunitari!
Ciao
cc
L’acido citrico della Coca Cola rimuove le macchie nelle stoviglie.
L’ingrediente attivo nella Coca Cola è l’acido fosforico. Il suo PH è 2,8 e dissolve un’unghia in 4 giorni circa.
——————-
L’acido citrico si trova nel succo di limone e l’acidità presente nello stomaco nel momento della digestione ha un ph micidiale, che va da 1 a 3. Tutto naturale, fin qui.
L’attività dell’acido fosforico sul calcio delle ossa non la conosco, non saprei dire.
I metalli pesanti li ritroviamo anche in pesci di grandi dimensioni: tonno, pesce spada…che i nutrizionisti consigliano di mangiare con scarsa frequenza.
Caro Vox,
tranquilli , la Marcegaglia ha bevuto “acqua ” alle varechina al ministero degli esteri italiano.
Per fortuna non avevano “lavato ” bene i bicchieri così sembra!
Non avevano tentato di avvelenare il Ministaero!
cc
COSA COMBINA NEL MONDO LA NESTLE’
n.1 nell’uccisione dei neonati
Nestlé controlla il 40% del mercato mondiale del latte per bambini, pubblicizzandolo con molta aggrssività nei paesi del terzo mondo, cercando anche di scoraggiare l’allattamento al seno. Chiaramente dopo un piccolo periodo di allattamento da biberon il latte della madre si asciuga e non viene più prodotto dall’organismo… un nuovo consumatore è nato.
Come ripetutamente segnalato dall’UNICEF la Nestlè viola il codice internazionale redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla stessa UNICEF, che proibisce la promozione dell’uso di latte in polvere per l’alimentazione dei neonati.
“Un bambino allattato con latte in polvere è 25 volte più a rischio di morire di dissenteria di uno allattato al seno, in posti dove l’acqua non è sicura.” UNICEF
Fonti dell’UNICEF parlano di più di 1.000.000 neonati morti all’anno nel Sud del mondo perchè non più nutriti al seno.
Nestlé è uno dei simboli della globalizzazione, della distruzione di ciò che non è mercato globale, ma anzi uno dei promotori dell’appiattimento globale, per favorire i loro profitti di grandi economie, prodotti unificati per tutti i consumatori del pianeta, un po’ come il McDonald’s, di cui è infatti sempre più spesso partner, anche con Disney, per aggredire i piccoli consumatori del nord del mondo.
Una delle ultime azioni contro tutti noi (esclusi gli azionisti Nestlè) è stato quello di far passare la possibilità di etichettare come cioccolato, prodotti fatti anche senza il cacao, quindi …un nuovo mezzo per far ribbassare i prezzi ai contadini del sud del mondo produttori di cacao.
Nestlè…dalla fine del 1999 ha iniziato una vera e propria operazione di contropropaganda, a partire dalla Gran Bretagna, cercando di ridare lustro al marchio della compagnia oramai logorato dai 23 anni di boicottaggio, che si sono fatti sentire ed hanno lasciato il segno nell’opinione pubblica, e che hanno posto problemi, come quello di avere campagne pubblicitarie bloccate perchè giudicate ingannevoli dalla Advertising Standard Authority o dal fatto che il parlamento europeo vorrebbe convocare delle multinazionali in audizioni pubbliche per gli abusi e i danni da queste causate negli anni. Nestlè è la prima compagnia che vorrebbero mettere in questa scomoda posizione.
Così Nestlè ha cercato di incrementare, e molto pubblicizzare, le sue iniziative di beneficienza verso attività dedicate ai bambini ed alle chiese. La loro nuova tattica comprende anche arrivare a mettere la pubblicità su media abbastanza rispettati per i loro contenuti attenti…
***
Come si vede, un boicottaggio organizato puo’ dare risultati, ma spesso sono solo risultati di facciata, perche’ le multinazionali cambiano le tattiche, ma non il vizio.
x VOX
La storia della Coca-Cola viene da roba di Legende Urbane o Snopes. E’ FALSA
Coca-Cola Acids
http://www.snopes.com/cokelore/acid.asp
Molte leggende ed anche e-mails diventano verita’.
Molte leggende vengono da novelle, film, tabloids, episodi in TV, etc….e vengono prese per verita’.
Ne ho trovate diverse, anche riportate da giornali come il Corriere della Sera.
Anita
Prodotti NESTLE’
Nescafè, Orzoro, Nesquik, Malto Kneipp
Biscotti e simili: Dorè, Cheerios
Pasta e riso: Buitoni, Pezzullo, Curtiriso, Bella Napoli
Surgelati: Surgela, Mare fresco, Valle degli Orti
Gelati: Motta, Alemagna, Antica gelateria del corso, McDonald’s McFlurry
Acqua: Acqua Vera, S. Bernardo, S. Antonio, S. Pellegrino, Perrier, Claudia, Panna, Pejo, Levissima, Lora recoaro
Soft drinks: One-O-One, Chinò, Aranciata S. Pellegrino, Acqua Brillante Recoaro, Beltè, Gingerino Recoaro, Nestea, Nestè, Sanbitter
Dolci: KitKat, Galak, Lion, Crunch, Smarties, After Eight, Quality Street, Toffee, Polo
Formaggi, latticini: Locatelli (Pizzaiola), Fiorello, Fruttolo, Formaggino Mio
Cibi per animali: Friskies, Buffet
Salumi: King
Cioccolato: Perugina (Cacao, Le Ore Liete, Baci Perugina), Nestlè (Cioccoblocco, Galak)
Brodo: Maggi
Cosmetici: L’Oreal
Diger Seltz
***
Sarebbe anche da notare che molti dei marchi elencati appartenevano prima a compagnie separate e indipendenti xhe sono state, unda dopo l’altra, inglobate dalla multinazionale.
Questo vuol dire che tutti questi prodotti soggiaciono alle stesse regole e politiche, portando i profitti sempre nelle stesse mani e restringendo sempre piu’ il campo per i piccoli e medi imprenditori locali e autonomi.
Io penso che un boicottaggio, oggi, debba essere diretto contro tutte le multinazionali per il fatto di esserlo, e per favorire produzioni minori, locali, piu’ facilmente controllabili, piu’ difficilmente spostabili, e che diano lavoro in loco.
@ Anita
Mi sembra poco onesto difendere la Coca-cola solo perche’ ci lavoro’ un suo figlio e, in questo modo, ridurre a “leggende” dati di fatto comprovati e documentati, alcuni dei quali hanno portato la Coca-cola addirittura nei tribunali del mondo (dove la multinazionale ha perduto moltissime cause e dovuto fare ingenti risarcimenti). Lei poi riporta siti organizzati dal PR della Coca-cola, cosa vuole che ci scrivano? La verita’?
@ Anita
Suo figlio non ha nessuna colpa dei torti della Coca-cola, per cui non capisco perche’ la difenda a spada tratta.
Di tutti i prodotti elencati, compro solo l’acqua Vera, quando capita che non trovo la mia solita acqua di Rionero in Vulture. Berrei volentieri l’acqua di rubinetto, ma a volte ha un sapore sgradevole.
Prediligo sempre prodotti locali, in ogni caso.
COSA COMBINA NEL MONDO LA UNILEVER
I prodotti:
DETERSIVI: Coccolino, Omo, Bio Presto, Svelto,
Vim, Cif, Lysoform, Surf
SAPONETTE: Lux, Dove, Rexona
SPAZZOLINI: Gibbs
DENTIFRICI: Durban’s, Benefit, lose-up
Pepsodent, Mentadent
CREME: Leocrema, Cutex
SHAMPOO: Clear, Elidor, Axe, Denim, Dimension, Dove, Timotei
COSMETICI: Atkinson
PROFUMI: Fabergè, Brut 33
ALIMENTARI: Milkana, Gradina, Rama, Maya
MARMELLATA: Althea
GELATI: Algida, Carte d’Or, Eldorado, Magnum, Solero, Sorbetteria di Ranieri
SURGELATI: Findus, Genepesca, Igloo
OLIO: Bertolli, Dante, Friol, Maya
MAIONESE: Calve’, Mayo’, Top down
TE’ : Lipton, TE’ati
COMPORTAMENTI NON ETICI SEGNALATI: Abuso di potere,Sfruttamento Terzomondo, Danni all’ambiente, Ogm, Diritti lavoratori, Regimi oppressivi, Illeciti, Sfruttamento animali,Pubblicita’ scorretta, Paradisi fiscali
DIRITTO ALLA TERRA: Unilever ha una grande fabbrica di tè a Pazar nella Turchia Orientale, un’area dalla quale la gente, la maggior parte Kurdi, è stata espulsa secondo uno schema di sviluppo deciso [insieme al] Governo Turco.
AMBIENTE: la compagnia è stata multata per 5.000 sterline nel 1990 per il rilascio di 50 tonnellate di acido solforico concentrato dalla sua fabbrica Crossfield Chemicals a Warrington (Gran Bretagna). Secondo il Registro dell’Autorità Nazionale dei Fiumi, nel periodo Gennaio-Marzo 1991 la compagnia ha superato gli scarichi consentiti tre o più volte. Inoltre, tra l’1-9-1989 e il 31-8-1991 la compagnia fu dichiarata colpevole di inquinamento delle acque.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: Unipath, filiale della Unilever, è stata criticata da Maternity Alliance per l’offerta di una fornitura mensile di un complesso vitaminico insieme ai kit per il test della gravidanza. I gruppi fanno notare che nel 1990 il Dipartimento della Sanità consigliò alle donne gravide di evitare di prendere integratori dietetici che includono la vitamina A, a causa dei pericoli di difetti nel nascituro.
info Unilever et al> su
http://www.unpodisinistra.it/invisible/alimentare.html
e altri siti sparsi su google.it
McDONALD’S
Per quanto ci riguarda se la McDonald’s fosse soltanto una multinazionale come tutte le altre e vendesse ed imponesse i suoi hamburger e basta a tutto il mondo, sarebbe già abbastanza per scegliere dell’altro.
Però la McDonald’s si è eretta in questi anni a simbolo di quelle compagnie che per il profitto passano sopra a tutto e tutti.
Quindi McDonald’s come simbolo…
# alla McDonald’s non tollerano critiche e minacciano di ricorrere alle vie legali contro chiunque ponga problemi o critiche sull’operato della compagnia;
# grazie al lavoro di ricerca fatto per il processo McLibel, abbiamo ora a disposizione grandi quantità di informazioni, anche “riservate”;
# un’altro motivo significativo è che la natura del business fatto dalla McDonald’s tocca questioni rilevanti della nostra vita quotidiana quali lo sfruttamento del lavoro, la distruzione dell’ambiente, la fame nei paesi del Terzo Mondo, la globalizzazione degli stili di vita e dei consumi etc.;
# un ultima ragione che ci ha fatto scegliere di combattere questa multinazionale deriva dal fatto che molte pratiche devastanti sono state primariamente adottate alla McDonald’s e poi questa è stata seguita da molte altre compagnie.
http://www.tmcrew.org/mcd/why.html
@ Marco t.
Io compravo assiduamente l’acqua S. Pellegrino, una delle migliori per composizione chimica e bassa percentuale di CO2. Una rinuncia dolorosa. Comunque, esiste un gran numero di alternative locali, ma e’ sempre bene leggere accuratamente il contenuto chimico, specie per la percentuale di nitrati.
DANONE
I prodotti:
ACQUE MINERALI: Ferrarelle, Igea, Antica Fonte, Boario, Fausta,Vitas
YOGURTH E AFFINI: Yogurth Danone, Vitasnella, Actimel, Danito, Danette
BISCOTTI E AFFINI (Saiwa): Ritz, Oro Saiwa, Oro Ciok, Crackers Premium Saiwa, Cipster, Biscotti Tuc, Pansaiwa, Urrà, Biscotti Vitasnella, Dolcezze del mondo, Le Frolle, Wafer Saiwa, Biscotti Prince, Orzobimbo
ALTRI PRODOTTI (gruppo Galbani): Vallelata Galbani, Mozzarella Santa Lucia, Galbanino, Bel Paese, Certosa, Star, Mellin, Santa Lucia, Lu, Prince, Tigullio
Multinazionale alimentare di origine francese, il Gruppo Danone è presente oggi in 27 paesi. Sorta nei primi anni Sessanta come produttrice di contenitori di vetro, nel giro di una quindicina di anni è divenuta una dei colossi mondiali dell’alimentare e delle bevande.
La proprietà del gruppo è frammentata fra oltre 140 mila azionisti, i principali dei quali sono i banchieri Lazard, la famiglia Agnelli e la società di assicurazione Axa.
La produzione del gruppo Danone è costituita da: latticini e prodotti freschi, settore in cui è leader mondiale, acque e altre bevande, ma anche biscotti, pasta, salsa e contenitori in vetro.
Ha un accordo strategico mondiale con Coca-Cola per la produzione e la commercializzazione di succhi di frutta.
In Italia Danone opera attraverso varie società: Danone, Egidio Galbani, Gelaz, Italaquae, Saiwa, Sorgente Santagata, Birra Peroni.
Danone fa parte di EuropaBio, un’associazione che raggruppa le industrie con interessi nel settore delle biotecnologie, il cui scopo è di intervenire a tutti i livelli per legittimare l’impiego di prodotti OGM.
Da vari anni gli stabilimenti della sua controllata inglese HP Foods inquinano gravemente l’ambiente circostante…Per quanto riguarda i diritti dei lavoratori dipendenti, la strategia della Danone ha previsto negli ultimi anni una graduale chiusura degli stabilimenti meno redditizi e l’accorpamento dei piccoli, e la riduzione del personale. Nonostante nel 1996 e nel 1997 avesse firmato col sindacato internazionale due accordi che la impegnavano a informare i sindacati ed a concordare con essi i piani di ristrutturazione, nel giugno 1998, si è aperto un grave scontro in Francia…
Bere etico? Da questo sito una proposta “che non passa mai di moda”…
– – – – – – – –
http://www.fioridiguarana.it
MARS
(tenetevene alla larga il piu’ possibile, specie i bambini)
Non si e’ impegnata a commercializzare prodotti liberi da organisimo geneticamente manipolati (OGM), che promuove sistematicamente e di cui non vuole la dicitura sulle confezioni (per ora, in Usa).
I prodotti:
Bounty, Milky Way, Snickers, Uncle Ben’s
UNICHIPS
Non si e’ impegnata a commercializzare prodotti liberi da organisimo geneticamente manipolati (OGM)
I prodotti:
Chips Pai, San Carlo, Pai, Slim, Stick
ARGEL
Non si e’ impegnata a commercializzare prodotti liberi da organisimo geneticamente manipolati (OGM)
I prodotti:
Arena Surgelati, Brina, Marepronto, distr. Haagen-dasz
BARILLA
* Pasta Barilla
* Crackers Motta
* Essere
* Gran Pavesi
* le Tre Marie
* Pasta le Spighe
* Mulino Bianco
* Pavesini
* Pasta Voiello
* Panem
Nel Consiglio di Amministrazione della Barilla siede Walter Wurth, presidente della multinazionale svizzera Oerlikon Buhrle, una delle maggiori aziende europee di armi pesanti.
http://www.the1phoenix.net/x-files/multinaz.htm
et al.
x VOX
Cosa c’entra mio figlio con la Coca-Cola?
E’ stato fortunato di essere stato assunto come rappresentante quando era gia’ malato di leucemia, that’s all.
La leggenda delle proprieta’ distruttive della Coca-Cola circola da anni via e-mail.
Legende urbane non favorisce nessuno.
Io consulto di frequente, molte e-mails che ricevo sono FALSE, discorsi politici, date, nomi, episodi, foto, e stupidaggini.
Ad Esempio Repubblica.it ha pubblicato foto di Sarah Palin, 4 su 7 erano false.
Gia’ verificate false… Solo un esempio su tanti.
Anita
Io non ho mai bevuto Coca-Cola, in casa mia non uso bibite effervescenti.
L’acqua e’ ottima, ci e’ sempre bastata.
boicottare i prodotti italiani
By Anonimo
Published: 30/05/2008 – 00:01
contro il fascismo in italia, e visto che vivo all’estero, da oggi ho deciso di boicottare i prodotti
italiani.dovremo fare tutti altrettanto.
–
–
Boicotta Israele
Lista prodotti israeliani:
AHAVA: prodotti estetici e dermatologici distribuiti in Italia da P.M.
CHEMICALS S.R.L./Milano
AMCOR: purificatori e condizionatori d’aria, insetticidi
ALBATROSS: fax e sistemi di posta elettronica
CANTINE BARKAN Ltd: vini con etichetta Reserved, Barkan e Village
CANTINE DELLE ALTURE DEL GOLAN: vini con etichetta Yarden, Gamla e Golan distribuiti in Italia da GAJA DISTRIBUZIONE, Barbaresco (Cuneo)
CARMEL: prodotti d’esportazione come avocados, fiori recisi e succhi di frutta
CALVIN KLEIN: alcuni capi di vestiario sono realizzati in Israele
DATTERI DELLA VALLE DEL GIORDANO varietà Medjoul e Deglet Nour
EPILADY/MEPRO: epilatori
HALVA: barrette di sesamo
INTEL: microprocessori e periferiche
JAFFA: agrumi
MOTOROLA: prodotti di irrigazione e fertilizzanti
MUL-T-LOCK Ltd: porte blindate, serrature di sicurezza, cilindri e attrezzature
NECA: saponi
PRETZELS: snack salati della Beigel
SALI DEL MAR MORTO: prodotti cosmetici
Società Gitto Carmelo e Figli Srl di Messina: ha costruito una strada che passa nei territori occupati ed è a solo uso dei coloni
SODA-CLUB Ltd.: sistemi per carbonare e sciroppi per la preparazione di
soda e soft drinks
SOLTARN Ltd: pentole e tegami in acciaio antimacchia
VEGGIE PATCH LINE: hamburger di soia e prodotti alternativi
Generi : marche
Abbigliamento: Ask Retailer; Gottex, Gideon Oberson, Sara Prints, Calvin Klein
Aromi e spezie: MATA, Deco-Swiss, Israel Dehydration Co. Ltd.
Bevande: Askalon, Latroun, National Brewery Ltd., Carmel, Eliaz Benjamina
Ltd., Montfort, Yarden Vineyards, International Distilleries of Israel
Ltd. (Sabra), Gamla, Hebroni
Budini: OSEM, MATA, Israel Edible Products Ltd. -Telma
Cipolle: Beit Hashita, Carmit, Sunfrost
Formaggi: Kfir Bnei-Brak Dairy Ltd., Tnuva, Central Co-op, MATA, Haolam
Frutta: Assis Ltd., Carmel Medijuice, NOON, PRI-TAIM, Agrexco USA Ltd.,
Yakhin, PRI-ZE, FIT (Federation of Israel Canners), Jaffy’s Citrus
Products
Prodotti a base di pomodoro: FIT, Medijuice, Pardess, Yakhin, VITA
Prodotti dolciari (caramelle e noccioline): Carmit, Elite, Geva, Rimon,
Karina, Lieber, Oppenheimer, OSEM, Taste of Israel, Israel Edible
Products – Telma
Olive: Beit Hashita, H&S Private Label, Shan Olives Ltd. (Hazayith)
Marmellate, conserve, sciroppi, miele e frutta candita: Assis Ltd., I&B
Farm Products, Meshek Industries (Beit Yitshak 778) Ltd., VITA
Pesce: Noon, Yonah, Carmel, Ask retailer/frozen fillets
Prodotti a base di tacchino: Hod Lavan, Soglowek, Yarden, Ask retailer/butcher/Deli
Prodotti dietetici: Elite, Froumine, OSEM, Israel Edible Products – Telma, Kedem, Afifit Ltd., Magdaniat Hadar Ltd., Tivon
Prodotti di forneria: Affifit Ltd., Barth, Elite, Einat, Froumine, Hadar, Israel Edible Products – Telma, Magdaniat Hadar Ltd., OSEM, Taste of Israel
Prodotti vegetali:
Yakhin, PRI-TAIM, PRI-ZE Growers/MOPAZ, Sanlakol, Carmelit Portnoy, Tapud, Sun Frost
Salse per pizza: Jaffa-Mor, VITA, H&S Private Label, MATA
Zuppe, salse e dadi: Israel Edible Products Ltd. – Telma, OSEM, MATA, Gourmet Cuisine
Software e componenti per computer: Four M, Cimatron, Eliashim Micro Computers, Sintel, Ramir (Adacom), Rad, Orbotech, Shatek, Scitex, 4th Dimension Software Ltd., magic Software, 32-bit
Un’azienda da boicottare
La Gilat Ltd è una delle maggiori multinazionali israeliane della net economy.
Impiega circa 1.600 dipendenti, con un fatturato annuo intorno ai 900 milioni di euro. E’ quotata al NASDAQ di New York (GILTF).
Ha sede principale in Israele con filiali in diverse capitali mondiali tra cui Roma.
I capi e fondatori sono due manager israeliani, che hanno lavorato per più di 10 anni per IDF, l’esercito israeliano. Il prodotto principale sono sistemi di connessione satellitare bidirezionale alle reti IP, tra cui Internet. L’ideale per chi non possiede una rete telefonica fissa.
Un vero vanto di efficienza ed innovazione per l’intera industria israeliana. I prodotti vengono distribuiti in tutto il mondo da partner regionali come compagnie telefoniche e provider per l’accesso alla rete.
Il partner paneuropeo della Gilat è l’azienda italiana Tiscali S.p.a., che commercializza l’intera soluzione, i prodotti e perfino l’assistenza della azienda israeliana, tramite il servizio TiscaliSat per il momento in Italia, Germania e Svezia. Entro fine anno in tutta Europa. Tiscali è infatti il maggior provider paneuropeo per la fornitura di accessi ad Internet low-band tramite modem, e in ottima posizione per i collegamenti broadband (ad alta velocità, per esempio ADSL) grazie ad una rete di fibre ottiche europea per i collegamenti fissi e all’accordo paneuropeo in esclusiva con Gilat per le connessioni broadband satellitari.
Ha naturalmente sedi in tutto il mondo. E’ il simbolo della new economy italiana, la prima società ad essere quotata nel Nuovo Mercato di Milano, ed attualmente quotata anche nel listino del nuovo mercato di Parigi, quella che ha dato un impulso straordinario al boom della Borsa. La prima azienda ad offrire l’accesso gratuito alla rete.
L’obiettivo è costringere Tiscali a cessare la distribuzione in tutta Europa dei sistemi di collegamento alla rete via satellite prodotti dall’azienda israeliana Gilat e commercializzati in esclusiva con il servizio TiscaliSAT. Sarebbe una forma di embargo economico europeo dal basso dell’economia israeliana, che funzionerebbe anche come richiesta di embargo economico che la UE dovrebbe effettuare verso Israele.
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Prodotti Inglesi da boicottare:-
Ecco la lista dei 16 prodotti che
ti invitiamo a non acquistareQuesto elenco è stato stilato dal
Centro Nuovo Modello di Sviluppo (autore del libro “GUIDA AL CONSUMO CRITICO”
edito da EMI – Bologna)PRODOTTO MARCA MULTINAZIONALE
Banane Del Monte
Fresh Del Monte Banane Dole Dole Maionese e salse Liebig Campbell
Tonno e sardine Mare Blu Heinz Sottilette e formaggi Kraft Altria (ex
Philip Morris) Cereali Kellogg’s Kellogg Cioccolatini M&M Mars
Bibite Coca Cola Coca Cola Bibite Gatorade PepsiCo Carta assorbente
Scottex Kimberly-Clark Carta assorbente Tenderly Georgia Pacific Anitra
WC Johnson Wax Johnson Wax Detersivo Soflan Colgate Palmolive
Bagnoschiuma Badedas Sara Lee Assorbenti
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Potrei cosi continuare, se avessi tempo, a boicottare il mondo intero.
Insomma, quello delle multinazionali e’ un argomento senza fondo.
Piu’ scavi e piu’ ti rendi conto che il male sta proprio nell’essere “multinazionali”.
Esse stanno diventando il motore trainante delle politiche degli stati capitalisti, sono le vere padrone del mondo e sono mostri fagocitanti che tentano di acquistare un controllo sempre piu’ globale sulle produzioni, e di diminuire sempre piu’ il costo del lavoro, quindi per loro la poverta’ e’ una cosa positiva, da incentivare., soprattutto nel III Mondo.
Allora, qui non si tratta solo di combattere o boicottare multinazionale per multinazionale, ma combattere il sistema stesso che le genera, le rende possibili e le sostiene.
Domani postero’ qualcosa sui giganti Wal-Mart, Disney, ecc.
A tutti, buona serata
Gentile Anita
guardi che sulla Coca-cola le cose sono un po’ più complesse di come le presenta lei.
a parte il fatto che il glucosio contenuto è assai elevato: in una bottiglietta sono presenti circa l’equivalente di 10 cucchiai di zucchero: una dose elevatissima che “stressa” le cellule pancreatiche responsabili della secrezione di insulina. La dolcezza pazzesca dello zucchero è attenuata dall’acidità della coca-cola.
La cocacola è praticamente acqua e zucchero per cui lo zucchero viene assorbito rapidissimmente causando in circa 10-15 min un picco di glicemai altissimo, cosa che è molto diabetogena.
In realtà il Ph della coca cola è tamponato dall’acido carbonico e dal citrato presente per cui il suo Ph è atotrno a 5.5-6 (ho misurato io personalmente con un pH-metro), questo non toglie che l’acido fosforico complessi il ferro e ne diminuisca l’assorbimento nonchè interagisca con il calcio dello smalto dentario
Sulla corrosività della coca-cola poi posso confermare che dissolve la ruggine, però questo lo fa anche l’aceto, e una qualsiasi bevanda gasata cola-like e molti solventi che usiamo normalmente.
Per cui non ci venga a dire che la coca-cola è come l’acqua perchè se ne estraggo i pigmenti e li spedisco in uno spettrometro di massa ci trovi veramente di tutto (…e so di cosa parlo…).
confesso di esserne ghiotto proprio perchè è una bibita eccitante potentissima però so che fa piuttosto male
cordialità
GV
x Vox: infatti il valore dei nitrati è la prima cosa che controllo in un’acqua minerale.
Di solito prediligo alimentari prodotti nelle vicinanze della mia città.
Qualcuno sa qualcosa in più sui prodotti a marca Selex? Sono venduti in una catena di grandi magazzini e per ora quel poco che ho comprato mi è sembrato buono. Lo yogurth ad esempio è prodotto da un’azienda di Merano che usa latte della Val Passiria e produce anche sotto un proprio nome commerciale.
In teoria ci sarebbe un prodotto locale che ha anche un buon sapore, ma temo che i pascoli qui nella Murgia barese siano inquinati.
x Giovanni Vaschi
Dove ho scritto che la Coca-Cola e’ come l’acqua?
Ho scritto che ha casa mia non abbiamo mai usato bevande effervescenti.
Beviamo acqua, la nostra e’ buona. Nostra come, in questa citta’.
Anita