Io lo ricordo così

Come tutti sapete già, è morto Carlo Caracciolo, nume tutelare del settimanale L’Espresso e padre fondatore assieme a Eugenio Scalfari del quotidiano la Repubblica. Nonché, di conseguenza, del piccolo impero editoriale di carta stampata della annessa catena di quotidiani. NON desidero unirmi al coro delle prefiche, dei beneficiati, degli adottivi, degli adottati e dei becchini che pare siano in procinto di bastonarsi a sangue per spartirsi le spoglie, ricche non solo del 10% di azioni del gruppo editoriale. Di fatto, e certo molto ma molto meno che per altri, Caracciolo è stato parte della mia vita professionale. Perciò, nel mio piccolo, anche della mia vita tout court. Cosa di cui gli sono e sempre gli sarò grato.
Non ricordo esattamente quando l’ho conosciuto. Ricordo bene che all’inizio del 1979, quando ero già collaboratore fisso de L’Espresso e corrispondente di Repubblica, dopo avere contribuito a far nascere il quotidiano Il Mattino di Padova per conto di Giorgio Mondadori gli telefonai per dirgli che ero stato contattato da Rino Serri, dirigente del Partito comunista veneziano, che con un gruppetto di suoi concitadini influenti voleva anche per  Venezia un quotidiano concorrente del Gazzettino. Volevano però lo facesse lui, Caracciolo, e non Mondadori. Rimasi d’accordo con Caracciolo che avrei portato a casa sua a Roma Serri, ma poche settimane dopo arrivò la mia disavventura giudiziaria del 7 aprile di quell’anno: accuse di rapimento e uccisione di Aldo Moro, direzione strategica delle Brigate Rosse, Prima linea, Autonomia e non ricordo più quanti ammazzamenti, anzi non riuscii neppure a contarli tutti.
La botta fece saltare i piani con Serri&C. Caracciolo però non si lasciò impressionare dalla valanga di accuse demenziali piovutemi, tutte prive anche della sola ombra di uno straccio di prova, e d’accordo con il direttore de L’Espresso, Livio Zanetti, e con Eugenio Scalfari, non solo mi fece difendere dal miglior penalista italiano di allora, cioè dall’avvocato Adolfo Gatti che era anche il legale del gruppo editoriale, ma lasciò che io continuassi a figurare nel tamburino dei collaboratori fissi de L’Espresso. Che mi pubblicò due articoli da me scritti in carcere: una tavola rotonda con i miei coimputati e una intervista a Valerio Morucci, arrestato nel frattempo e vero autore delle telefonate a me addebitate da un magistrato delirante.  L’unica “accusa” contro di me era infatti l’impressione di due padovani, Renato Trilo e Severino Galante, che fosse mia la voce di un telefonista delle Brigate Rosse – Morucci, appunto – che durante il caso Moro telefonava ai congiunti del rapito. Le sue telefonate erano state intercettate e diffuse via radio e televisione dal ministero dell’Interno per sollecitare gli ascoltatori a dire se riconoscevano quella voce. Che a Roma era nota quasi anche ai sassi, tante e tali erano state le frequentazioni di Morucci. Stendiamo un pietoso velo. Basti dire che Morucci era stato ospite a Capri nella villa di Gatti per qualche giorno assieme a Gianni Agnelli.
Il 7 luglio dello stesso ‘79, uscito dal carcere, Caracciolo mi consigliò di mollare Padova: “Ti mando nella redazione de L’Espresso a Milano, a fare lo Scialoja del Nord”. Mario Scialoja era forse la firma più famosa del settimanale, scatenato com’era sulle “piste nere” che avevano portato alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre ’69 a Milano. Ed era il mio scopritore e mentore, diventato l’amico fraterno al quale devo poco meno di tutto. Saputo che sarei andato in vacanza alle Eolie sulla barca di Mario, Caracciolo mi disse divertito: “Vai a Lipari e guarda com’è bella e strana la miniera di pietra pomice che ha sventrato il monte Pilato”. Ci andai. E gli portai in regalo un pezzo di pietra pomice che lui tenne a lungo sul cruscotto o nel porta oggetti della sua auto. Un piccolo legame quindi un po’ abrasivo…
Alle Eolie ci andai subito, ma a Milano solo a marzo dell’anno dopo. Se dovevo andar via da Padova, città cui ero molto legato, preferivo andare a Roma, dove c’erano Mario, Paolo Mieli e altri de L’Espresso con i quali avevo legato, anziché a Milano dove non conoscevo nessuno. Ma Caracciolo e Zanetti erano perché andassi a Milano, dove uno come me serviva di più che a Roma. A dicembre saltai il fosso. Contro il parere di amici e colleghi romani, che insistevano perché mi facessi rilasciare da Caracciolo un impegno scritto “anche solo su un tovagliolino di carta del bar”, mi dimisi da caposervizio del Mattino di Padova fidandomi della parola di Zanetti e Caracciolo, ai quali si era unito Scalfari, lui però più che altro perché desiderava sbolognarmi da Repubblica, dove senza mai licenziarmi non mi fece più scrivere – e pagare lo stipendio – perché non avevo seguito il suo “disinteressato consiglio” (!) di non impicciarmi del 7 aprile. Scoprii così che perfino i miei tre idoli – Eugenio, Livio e Carlo – potevano essere bugiardi e tirare bidoni. Tutti e tre! In definitiva, per quanto miei idoli, erano uomini di carne eossa come tutti, me compreso.
A Milano ci andai sì, ma mi ci mandarono come collaboratore fisso, quale già ero. Però mi piazzarono in redazione: via Cino del Duca 5, sul bordo di piazza S. Babila. A Roma c’erano “i ragazzi di via Po 12”, a Milano quelli di  via Cino del Duca 5. Dopo tre anni Caracciolo mi scodellò finalmente il contratto di redattore, contro il parere di Scalfari, che s’era legato al dito il mio “gran rifiuto” (Beh, non esageriamo). La redazione, con in testa Scialoja e Mieli, era pronta a dichiarare sciopero a oltranza se non avessero finalmente rispettato gli impegni e la realtà del lavoro da me svolto. Scalfari mi fece proporre dal direttore amministrativo de L’Espresso, l’indienticabile Milvia Fiorani, di trasferirmi in Sardegna, nel quotidiano locale del gruppo….
Che Caracciolo fosse un signore, oltre che un editore di giornali come in Italia non ce ne saranno più, non c’è bisogno che lo dica io. Ma non ho mai capito la sua amicizia con Federico Umberto D’Amato, l’ex capo dell’Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno che lo stesso L’Espresso non aveva esitato a indicare come coinvolto in storiacce molto poco chiare, strage di piazza della Loggia a Brescia compresa e depistaggi della strage di piazza Fontana non esclusi. Caracciolo diede a D’Amato, che si piccava d’essere un gran gourmet, la rubrica d’arte culinaria de L’Espresso e la direzione della sua guida dei ristoranti italiani. Mah. A me, nel mio piccolo, la cosa pareva imbarazzante. I casi della vita, di cui anche Caracciolo era ovviamente ingordo. Da qualche parte ho letto che una volta qualcuno chiamò la polizia o i vigili del fuoco perché dalle finestre della propria abitazione aveva visto uscire del fumo da un appartamento di fronte e subito dopo schizzarne fuori, in terrazza, una allegra combriccola di donne e uomini non propriamente molto vestiti, tra i quali vennero individuati dai soccorritori D’Amato e “un noto editore”.
Mi piaceva di più l’amicizia di Caracciolo con Cavallo Pazzo, al secolo Mario Appignani, di professione “indiano metropolitano”, imbucato presenzialista ubiquitario, materializzatosi perfino sul palco del festival di San Remo, e fornitore di coca alla Roma vitaiola “de sinistra”. Molto diverso da un altro noto fornitore anche di ragazze dall’approfondimento dell’amicizia non molto difficile, il finanziere sardo  Flavio Carboni invischiato perfino nello scandalo del “suicidio” londinese di Roberto Calvi. Mentre i suoi ospiti si sollazzavano, Carboni scattava di nascosto foto diciamo imbarazzanti. Ma ricattare o anche solo fare pressioni su Caracciolo era impossibile: non era il tipo chi si abbassava a tanto. Con un Carboni ci poteva fare al massimo il falò di qualche nottata brava, senza per questo farsi invischiare dai rimasugli della cenere.
Di Caracciolo non ho mai capito il suo far figli un po’ qua e un po’ là, ne conosco tre, due donne e un uomo, tutte persone tra loro diversissime anche per carattere, ma tutte squisite, una in particolare. Leggo su Dagospia in questi giorni che di figli ne ha altri due. In totale, dunque, cinque: tre maschi e due femmine. Che io sappia, nessuno riconosciuto da lui come suo e tutti rimasti con le rispettive madri. Umberto Eco ha scritto in questi giorni che Caracciolo amava più divertirsi che essere felice. Come che sia, qui siamo nel campo degli affari suoi privati, e quindi è bene non entrarci. Del resto, che l’alta borghesia, nobile o meno, abbia metri di giudizio e di vita molto diversi da quelli dei comuni mortali è cosa nota.
Caracciolo amava molto gli scacchi, cosa che fece la fortuna di Gianluigi Melega, collega simpatico e intelligente rimastogli sempre nelle grazie se non altro perché lo allietava a quel gioco di re e regine. E lui aveva anche un titolo di  un principe e uno di duca: principe di Castagneto e duca di Melito. La sua signorilità era aliena da passioni troppo evidenti, tanto da poter parere, a chi degli esseri umani capisce poco, distaccato e freddo. Giampaolo Pansa, forse geloso perché a scacchi non ci sapeva fare, di lui su Il Riformista ha scritto: “A volte anche i principi democratici e di sinistra possono comportarsi da gelidi padroni. Accadde così quando Carlo Caracciolo, scomparso ieri a 83 anni, decise di licenziare il direttore dell’Espresso, Giulio Anselmi. Lavoravo in via Po con Giulio e avevo potuto apprezzare quanto fosse bravo. Il settimanale funzionava, tutto sembrava andare per il meglio. Poi una sera il Principe invitò a cena Anselmi, nella propria casa romana, davanti all’Isola Tiberina. E un attimo prima di sedersi a tavola, gli disse: «Da domani non sarai più il direttore dell’Espresso». Non volle rivelargli chi avrebbe preso il suo posto. Soltanto il giorno dopo, Giulio seppe che era Daniela Hamaui, la prima donna a guidare il settimanale”.
A parte la penultima virgola che non c’entra niente, e la p iniziale di principe ora minuscola ora maiuscola come un palloncino che si gonfia, il prodissimo Pansa, quello del sangue dei vinti “forse” perché sono i vincitori di oggi, così prosegue: “Era il 20 febbraio 2002, un giorno palindromo. Con una data che può essere letta al contrario senza cambiare. Pare sia rarissimo, così giurano gli esperti. Ma fu altrettanto raro il gesto di Caracciolo. La mattina successiva, quando Anselmi m’informò del licenziamento, rimasi stupefatto. Lavoravo per il Principe dal 1° novembre 1977, data della mia assunzione a Repubblica, ossia da quasi venticinque anni. E non lo avevo mai visto comportarsi da padrone delle ferriere”.
Nel mio piccolo, neppure io. Anzi, quando passò la mano, o meglio le azioni a un altro Carlo, l’ingegner De Benedetti, tutti capimmo che era finita un’era. Accade. Lo avevamo già intuito quando le redazioni passarono prima a Milano da via Del Duca, a ridosso di S. Babila e delle sue febbri, a via De Alessandri, a ridosso del nulla, e poi a Roma dalla storica via Po all’anomima e catastale via Colombo. Accade. Quando vennero fatti fuori i dirigenti amministrativi e del personale, Milvia Fiorani e Roberto Paris, rimasti sempre semplici e disponibili nonostante la bella carriera, in molti cominciammo a sentirci ancor più pesci fuor d’acqua.  E’ accaduto.
Ho avuto la fortuna sfacciata di vivere tutta la mia vita professionale in un giornale dove lavoravano e vivevano signori di grande levatura anche professionale, il direttore, i colleghi tutti, i dirigenti amministrativi e l’editore. Una fortuna, ma anche un po’ una sfortuna. Le rare volte che mi è stato proposto di cambiare giornale non sono stato capace di farlo perché mi pareva un gesto sconveniente. A parte che per nulla al mondo mi sarei separato da alcuni colleghi amici fraterni, pur se magari nel corso della vita possono essere stati loro a spiccare il volo e ad allontanarsi, in qualunque altra redazione, compresa quella open-space e alluminio e vetro di Repubblica, mi sarei sentito a disagio. Privo di calore umano. A L’Espresso mi sono sempre sentito a casa mia, nella ma famiglia. A un certo punto, della “mia famiglia” ero però rimasto l’unico. Accade. E’ inevitabile si resti orfani. La vita ti supera. Da L’Espresso si passa a L’espresso. Accade. Anzi, è accaduto (stavo per scrivere “ ‘E accaduto”….). Largo ai giovani.
Carlo Caracciolo è sempre stato la garanzia, discreta e per nulla invadente, che l’ambiente, lo stile e la professionalità de L’Espresso, e credo anche dell’intero gruppo editoriale, non scendessero mai sotto un certo livello. Ne derivava per tutti noi che ci lavoravamo un senso di responsabilità, il dovere di essere all’altezza della situazione. Per tutto questo gli devo dire grazie. Speravo volesse prendere le redini del giornale on line che un gruppo di giovani coraggiosi, o incoscienti, mi ha chiesto di dirigere, www.giornalettismo.com, ma col suo solito stile privo di allarmismi mi ha risposto così: “gli impegni di lavoro più recenti e qualche richiesta dei medici mi occupano a fondo, e non ritengo di poter fare altro”. L’anno prima mi aveva scritto che era occupato “anche
lontano dall’Italia”, ma senza specificare se per lavoro o per i medici e io per delicatezza non glielo chiesi.
Ho così capito che era arrivato anche il suo tempo. Ora purtroppo il tempo è scaduto e lui è andato via. Succede.

205 commenti
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  1. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Non capisco però come mai lei ritenga grave se Bush si prende una scarpata in faccia e invece per nulla grave il fatto che qualche milione di iracheni si sia preso da Bush bombe sulla testa, con un numero imprecisato ma enorme di morti e case distrutte e con milioni di sfollati.
    Capisco i due pesi e due misure, ma qui si esagera….
    Un saluto.
    pino

  2. x Anita
    x Anita says:

    Nicotri mi ha preceduto d’un soffio! Ha detto quello che volevo dirle io. Io però sarei stato meno morbido.
    Shalom

  3. Linosse
    Linosse says:

    X M.T. e il benvenuto Giovanni Vaschi
    Quale governo si è contrapposto alle iniziative di buona parte dell’Europa?
    Quale sarà il programma dello stesso governo tanto sbandierato come soluzione per far fronte al futuro fabbisogno energetico?
    Quali industrie di automobili stanno proponendo accordi e finanziamenti per un doveroso cambio nella locomozione (con un potenziamento di reti di distribuzione di energia elettrica ed uso di motori elettrici per auto?
    Questo per cominciare l’approccio al problema che si impone giorno dopo giorno e che purtroppo con questo “governo” non solo non viene preso in considerazione ma ci farà arretrare ulteriomente e con gran velocità rispetto alle altre Nazioni che hanno Politici che si interessano coerentemente ai problemi del loro Paese,altrimenti ..che ci stanno a fa?
    Saluti L.

  4. Sylvi
    Sylvi says:

    Buongiorno.

    Il governatore Tondo nei guai:
    Roma ,nella figura di Sacconi, minaccia rotture nel Governo centrale, se il Friuli reclama la sua autonomia in materia sanitaria.
    In Friuli spianano fucili metaforici se Tondo ubbidirà a Roma, minando quell’autonomia faticosamente conquistata.
    Fior di luminari accanto a papà Beppino.
    I Preti (maiuscolo) colonne del sostegno morale e materiale di tutti gli ultimi, simbolo dell’accoglienza e dell’associazionismo cattolico nelle quattro Province della Regione,stilano una lettera di Natale che chi vuole potrà trovare su Internet intitolata “del nascere e del morire” tra i primi firmatari don Pierluigi Di Piazza di Pozzuolo del Friuli e don Mario Vatta di Trieste.

    E’ una letterea da meditare, sul significato del libero arbitrio, sulla sacralità della vita umana nella sua “totalità”: la corporeità e la dimensione dello spirito.
    “Sulla prudenza nei confronti della scienza e delle sue tecnologie senza limitarne lo sviluppo e l’esigenza di porsi più in ascolto della vita e di tutte le sue situazioni… e per questo di aprirci con rispetto a diverse possibilità…..e che nessuno sia obbligato a vivere anche in quelle condizioni estreme che inducono a desiderare la morte come una liberazione da una vita considerata impossibile…”.

    Io non ho altro da aggiungere, se non che sono stata a fare gli auguri a mia zia suora, 50 anni di professione infermieristica fra Bolzano e Brescia.
    Avevamo parlato altre volte dell'”accanimento terapeutico”.
    Mi ha solo detto che da tempo prega per l’anima di Eluana.

    Nel “gallinaio”politico e inconcludente io invece ci metto i Buttiglione, i Formigoni e tutto l’esercito degli ipocriti, scribi e farisei!
    Un gallinaio affollato!

    Sylvi

  5. Controcorrente
    Controcorrente says:

    NON DISTURBATE IL MANOVRATORE ….tanto andrà a Schiantarsi da solo….!!

    Cari amici,
    mi sono assentato in questi due giorni , poichè nel mio piccolo volontariato ho dovuto mettere a posto alcune praticuccie rigurdanti le solite “truffe” “truffette” e ammenicoli vari,che quotidianamente affliggono i cittadini vari ,da parte dei grandi e dei piccini che in nome dell’accellerazione del “progresso”,si vanno vieppiù intensificando.

    Non mi stupisce, nè mi scandalizzo più di tanto, fa parte della “Logica di sistema”.
    Diciamo che forse un “tempo”,l’azienda “leader”,la banca leader, l’assicurazione leader , la burocrazia di stato, conservavano un non so che di “Etico”, e anche la truffa aveva un so che di “etico”,tale da far “passare” il soggetto come un Uomo di fantasia, che un creativo, diciamo che forse esisteva pure un’Etica della truffa creativa , storicamente dadata.

    (Diamo che così ho sistemato e inquadrato il “concetto di Etica e di morale,dimostrando che appellarsi a “tal ” cosa a volte si finisce per concludere che esistono miliardi di Etiche” per giunta diverse da loro , ovvero pure a seconda dei tempi)

    Oggi è diverso,ti fanno lavorare di più in senso burocratico,al posto di una sola raccomandata , bisogna inviarne almeno tre , per cui sovente una sola pagina serve a malapena per gli indirizzi incrociati , sperando che nel frattempo , le sedi legali (pure quelle non siano cambiate).
    Ma ripeto non è una quastione di come sono diventati cattivi,e questione di “aggiornamenti” e di tecniche che vanno di pari passo con i tempi.

    Detto ciò , per ritornare a bomba sull’argomento del Blog di Nicotri , diciamo che a livello inconscio mi ha fatto ritornare in mente un vecchio adagio che ..Recitava : é una guerra per bande”…senza con questo voler ritornare alla celebre ..lotta in cui frazioni della Borghesia si alleano a volte con il proletariato per il raggiungimento di “determinati scopi” e viceversa…

    Oggi che il proletariato non esiste più e che Marx è obsoleto, tutto questo si direbbe non abbia proprio senso …che dite voi?..

    Purtuttavia mi rimane un sospetto (e diciamo che per parte mia sto cominciando a fare delle riletture..)per cui sostanzialmente i “salariati tutti quasi non importa il livello di salario, diciamo percettori di reddito dipendenti, sentino “strani formicolii al fondo schiena..!

    Vedo che su questo Blog , molti si sforzano di proporre “soluzioni” etiche e pratiche di varia “natura e qualità , che si propongno di suprerare L’EMPASSE…
    In Italy poi viviamo pure la situazione curiosa dove gli sviluppi “politici” ci garantiscono una Visione della cose che unisce l’inerzia economica e pure pressapochista del governo che in mancanza di una opposizione che si sta facendo £travolgere” dal mito della Soccietà “onesta” ovvero…non si sa più se l’Etica della Casalinga di Voghera assurta al potere ..sia così superiore ai Vecchi Brontosauri”..ci porterà presumo ad un brillante “2009”.

    Non so a voi ma a me “MI” sembra che che il mezzo con cui arrivare a certe conclusioni sia vieppiù diventato “obsoleto” per cui un mare di “creativi” aDX e SX stanno governando il paese.

    Mah, diciamo che Le pale Eoliche ” del buon Marco ci portino serenità con l’anno nuovo , semprechè viste le dimensioni non ci aggravino i dolori..!!

    Per parte mia , rileggendo quel po di storia che va dall’800 ai gg nostri, direi che non dobbiamo temere di disturbare il Manovratore mondiale ,tanto il convoglio è avviato a schiatarsi lo stesso,,,,non hanno mai previsto il freno di emergenza e mi sembra manchino delle rotaie…

    cc

  6. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Ps- frasi un pò lunghette , pessima analisi del periodo,soggetti complenti con aggiuta di verbi , che fanno fatica ad essere individuati , chiedo venia , vado di fretta..)

    cc

  7. Vox
    Vox says:

    @ GV

    E’ vero, infatti ho postato solo una parte di quell’articolo che mi e’ apparsa generalmente condivisibile. Poi gli autori hanno preso una tangente totalmente diversa dal mio modo di vedere. Tuttavia, se qualcosa e’ valido e aiuta a capire, anche le parole di chi non la pensa come noi possono essere utili.
    Pensi poi alla soddisfazione di usare contro la destra brani dei suoi stessi articoli…
    Cari saluti

  8. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    X Tempesta e Linoesse

    Carissimi

    come non concordare con voi. Le cose da fare sono molte, e in europa il governo italico rappresenta la parte che più si oppone all’applicazione di politiche ecologiste sul risparmio energetico.
    Sostenuti dalla nostra ineffabile Marcegaglia il cui fratello evade allegramente le tasse.

    Che dirvi: informiamoci e informiamo, cerchiamo di far passare il messaggio e diamoci da fare con il consumo responsabile.
    Pochi esempi:
    1. boicottaggio delle 5 sorelle (sono rimaste 5 da 7 che erano);
    2. riciclaggio e raccolta differenziata
    3. gestione energetica
    4. risparmio (anche economico)
    5. selezione attenta dei prodotti da acquistare

    Io comincio con il mio piccolo, poi cercherò di convincere anche gli altri

    cordialità

  9. Vox
    Vox says:

    @ GV

    Siamo tutti “territori occupati”. E la scrpa e’ un bene comune, accessibile al povero e al meno povero, facilmente trasportabile. Nel preferire una sana e robusta scarpa maschile N.46, possibilmente chiodata, non dovremmo tuttavia sottovalutare l’elegante stiletto femminile che, se lanciato con buona mira, potrebbe risultare perfino piu’ convincente.

    Ho sentito dire che certi lunapark piu’ sensibili agli umori popolari si siano gia’ affrettati ad aprire baracchini in cui, invece delle paperelle, sfilano target-Bush e invece dei soliti anelli o palle, vengano date ai lanciatori delle scarpe.
    I premi sono scarpe nuove, alla moda e piu’ robuste.
    Donna, uomo e bambino.

    Sulle bandiere sventola
    la scarpa rossa
    della riscossa

  10. Vox
    Vox says:

    Gli acquisti fatti secondo un certo criterio, snobbando i marchi che si siano macchiati di comportamenti disonesti, che sostengano politiche deleterie per i lavoratori, che inquinino, che licenzino o si spostino in nuovi territori, anche quando i loro profitti sono in salita, sono molto utili e sono una delle armi migliori del consumatore.

    Per questo, e’ importante informarsi sulle corporation, sui loro prodotti e via dicendo, divulgando il piu’ possibile queste informazioni.
    Oggi, tra i marchi piu’ meritevoli di essere lasciati sugli scaffali dei supermerati ci sono Coca-Cola, Nestle’, Danone, Mulino Bianco Barilla, Good Year e molte altre.
    Appena rintraccio un po’ di info, le metto sul blog. Se lo facciamo un po’ tutti, le informazioni saranno magari piu’ ampie e complete.

  11. Uroburo
    Uroburo says:

    Con buona pace dello huato van ghetz, io non compero da molto tempo nessun prodotto israeliano (almeno per quanto di mia conoscenza).
    E da ancor più tempo non compero MAI benzina delle sette sorelle (anche se sono rimaste cinque).
    [A proposito: quali sono?]
    Giusto tanto per essere un po’ coerenti. U.

  12. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Le 5 sorelle sono:

    Exxon Mobil, Royal Dutch Shell, Chevron, British Petroleum e Total

    Anita

  13. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    naturalmente sarei assai felice se il “governatore” del Friuli potesse mantenere la sua autonomia “da Roma”.
    Quando la faccenda sarà finita potremo trarre le nostre conclusioni, fino ad allora sarà meglio aspettare gli eventi.
    Sa, il Friuli è piccolo, Roma è grande, la Chiesa è potente ed il Banana non è una persona di troppi scrupoli nel rispettare i diritti altri.
    Siccome lui è stato eletto, ha dei diritti che gli altri – tutti gli altri: la magistratura, la burocrazia ecc. – non hanno. Lui fa quello che vuole perchè ha la delega di cinque anni dal poppppolo.
    Si chiama democrazia bananiera e piace molto agl’ittagliani. Com’è giusto che sia: la botte dà solo il vino che ha e da noi dà soprattutto il vino dell’incoscienza. Gli ittagliani sono famosi per fare scelte di cui non vedono mai le conseguenze. E’ già capitato con Crispi, col Truce, col Crassi e, da anni, con il Banana ….
    Solo che i nodi della storia arrivano SEMPRE al pettine, prima o poi. E’ solo una questione di tempo. Anche noi pagheremo a carissimo prezzo la nostra insipienza ma stavolta non potremo dare la colpa ai padroni come già ottant’ani fa perchè, brogli a parte, stavolta ha scelto tutto il poppppolo. U.

  14. Uroburo
    Uroburo says:

    Mannò cara: Total no di certo. Le Sette sorelle erano tutte anglosassoni e le Cinque rimaste pure. [La Shell, ch’io sappia, è a prevalente capitale inglese.] U.

  15. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro Uroburo,

    speriamo solo di non finire le “p”prima del “nostro” tempo.
    Sarà pure una piccola soddisfazione, ma non vorrei che finisse pure quella!

    cc

    Ci rimangono ancora le “c” di socccccietà !

  16. Anita
    Anita says:

    Caro Uroburo,
    Faccia lei. Questo leggo e questo riporto.
    Il termine 7 sorelle e’ stato coniato da l’Italiano Enrico Mattei.

    Le nuove 7 sisters sono:

    Saudi Aramco (Saudi Arabia)
    JSC Gazprom (Russia)
    CNPC (China)
    NIOC (Iran)
    PDVSA (Venezuela)
    Petrobras (Brazil)
    Petronas (Malaysia)

    Anita

  17. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Le TRE SORELLE…..

    Maria Grazia, Grazia Maria e grazie al …..!

    WASHINGTON
    Il Tesoro degli Stati Uniti erogherà finanziamenti per 13,4 miliardi di dollari a favore di Gm, Ford e Chrysler tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio.

    Una seconda tranche di 4 miliardi verrà inoltre erogata a febbraio. I prestiti dovranno essere restituiti dai produttori di auto se entro il 31 di marzo non avranno dimostrato di essere in grado di risanare le proprie attività.

    Il presidente americano George W. Bush: «permettere la bancarotta dell’auto ora non sarebbe responsabile».

  18. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro Az,
    tu forse mi puoi capire, anche se mi “par” di intendere sei “specificatamente” un “preparatore atletico”, …
    In passato ho allenato squadre “giovanili e femmili” :
    Tutti gli anni all’apertura della “preparazione ” invernale ,facevo lo “stesso” discorso.
    Quest’anno partiremo con la “ripetizione ” dei fondamentali e…
    puntuale arrivava la solita domanda e poi…?

    E poi, dicevo io, faremo fondamentali e poi ancora fondamentali…!!
    Tu cosa ne pensi?

    cc

  19. Fiat... la miseria
    Fiat... la miseria says:

    FIAT: FIOM, A CASA 5 MILA PRECARI; CIG PER 50 MILA

    Ilavoratori complessivi in cassa integrazione ordinaria del gruppo Fiat Italia a gennaio- febbraio 2009 saranno 48/50 mila. A questi si aggiungono oltre 5 mila precari che usciranno entro gennaio 2009. Sono i dati forniti dalla Fiom-Cgil nel corso di una conferenza stampa che tracciano un futuro “nero” per il settore auto del nostro paese. “Dall’inizio della crisi – ha spiegato Enzo Masini, coordinatore nazionale dell’auto della Fiom – i lavoratori in somministrazione, contratti a termine o contratti di inserimento, che non lavorano piu’ o usciranno entro gennaio 2009 sono 5.076″. A questi su un totale di circa 88 mila dipendenti del gruppo Fiat si devono aggiungere quelli che andranno in cassa integrazione ordinaria nei primi mesi del nuovo anno: “Si tratta di circa 48-50 mila dipendenti – ha aggiunto Masini -. Nel corso del 2008 sono state effettuate circa 6 milioni di ore di cassa nel gruppo. E le prospettive per il 2009 sono ancora piu’ pesanti. Il caso piu’ evidente dello scorso anno e’ stato la Fma di Avellino dove nel 2008 sono state effettuate 83 giornate di cassa su 220 giornate lavorative, cominciando cosi’ a sfiorare gia’ il 50%”. La Fiom ha anche denunciato il fatto che la Fiat e’ venuta meno agli impegni presi con i sindacati. Il 23 ottobre infatti il gruppo aveva assicurato alle segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic di pagare l’intera tredicesima mensilita’, senza cioe’ decurtarla dai periodi di cassa integrazione fatti o futuri. “Nell’incontro del 16 dicembre la Fiat – ha spiegato il segretario generale Gianni Rinaldini – ha dichiarato di non poter rispettare questo impegno. Non era mai accaduto in questa azienda che si rimangiassero qualche cosa, nel bene o nel male”.

  20. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    La Royal Dutch Shell, Shell e’ Dutch e British.
    Ha o aveva molte filiali negli US e per tutto il mondo.
    Nella mia zona ne vedo poche.

    Anita

  21. Controcorrente
    Controcorrente says:

    UN “Noto” per aver capito tutto…fin da giovane…..

    da L’Unità di oggi art di Crotoneo..

    Succede di tutto, è in corso una direzione del Partito Democratico che si preannuncia drammatica, il paese sta cambiando. Fausto Bertinotti, riguardo al caso sugli appalti e la politica, da vecchio politico quale è (ed è un titolo di merito) dice che purtroppo la colpa sta nel pensare che gli amministratori siano dei politici e nel non aver messo al centro del lavoro politico un’idea strategica e fondata della società. Così siamo passati dai partiti azienda ai partiti degli assessori e dei sindaci, e naturalmente anche ai partiti degli ex Pm, e raramente si ha il privilegio di trovarsi di fronte ai partiti dei cittadini.

    Dieri che l’upmo ha una logica “stringente”…si è accorto del dell’importanza del “mezzo” ..peccato abbia lasciato il suo in un dibattito più ancor stingente sulla “Quaestio”… ma che cazzo è questa società a cui far riferimento , mi pare abbia lasciato a quel punto e non se ne vedono ancora i risultati …

    cc

  22. Sylvi
    Sylvi says:

    a proposito di auguri…

    Sedici anni forse avevo e credevo già di amar…

    Rodolfo, anche se è arrabbiato con me,si ricorderà di questa canzone che sentivo cantare da mia madre con struggente nostalgia.
    A sedici anni mi era permesso andare al cinema, tre passi da casa,con gli amici.
    La compagnia della zia però vegliava!

    Avevo amici naturalmente un po’ hippies e molto imbranati.
    Amici, con i quali facevamo i festini in casa, musica con il mangiadischi e dischi racimolati chissà dove!
    I Beattles indimenticabili,ma anche i francesi di “je entend soufflè le train” o delle” feuilles mortes” di Prevert e Montand,e le belllisime canzoni italiane.
    Creavamo l’atmosfera spegnendo la luce e ballavamo la mattonella con il trasporto di operai a cottimo.
    Gli impulsi cardiaci erano da cardiopalma!
    Sul “più bello” arrivava il papà di turno che spalancava la porta, accendeva la luce ed esclamava con ammirevole giovialità:
    -bene, ragazzi, vi divertite???-

    Dunque andavamo al cinema!
    Ma ce n’era uno, un po’ più dègagè degli altri, liceo strapazzato, fotografo e pittore dilettante che sognava Van Gogh ma imitava Vasarely e gli astratti incomprensibili!
    Ci siedavamo vicini, mano nella mano e ci annegavamo, lui nei miei occhi neri, io nei suoi verdi incredibili.
    Non abbiamo mai parlato, non abbiamo mai visto la fine di un film!

    Erano i film strappalacrime del dopoguerra o di Gianni e Pinotto, di Stallio e Ollio.
    Mi hanno fatto pensare ai nostri simpatici bloggher Uroburo e controcorrente, ma anche al gioco di sponda più soft di Peter, ai quali faccio affettuosissimi auguri di Buone Feste e di un Anno di proficue polemiche!

    Ad Anita e a Faust rinnovo i miei auguri ringraziandoli per i momenti gioiosi e impegnativi che mi hanno regalato!

    Ad AZ; sono contenta di non aver preso una cantonata: ha la mia stima e i miei più cari auguri “di cuore”!

    Alle giovani Segolene e a Marta (spero mi legga anche Ele) l’energico invito a “tener duro”, siete la “mia” speranza!E un affettuoso abbraccio!

    A Vox, a Gio Vaschi e a Alex (a cui sto cordialmente sulle “Schachtel”, a Ber (ovunque sia) un cordialissimo Buon Anno.
    E vi accludo tutti coloro che non cito, o non ricordo, perdonatemi!

    A marco tempesta: sono nata il 28 agosto alle ore 21,15; ti chiedo un’ultima fatica.
    Divorzierò dopo la Spagna dove mi toccherà sempre guidare perchè mio marito non ha rinnovato la patente in tempo?
    Grazie della compagnia e affettuosissimi auguri.
    Sei un’ottima persona!

    A Rodolfo e ai suoi figli i miei più affettuosi auguri, sinceri; nonostante le divergenze!

    Al blogmaster un grazie non formale per quello che fa e un affettuoso augurale abbraccio anche ai suoi cari.

    Buone Feste a tutti!!!
    Sylvi

  23. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Creaattivo della Socciettà civvile…

    Dal Corriere della seradi oggi..

    L’ex pci col foulard
    e l’ultima festa con la «sua» Napoli
    Tutta la città che conta al party prima dell’arresto

    DA UNO DEI NOSTRI INVIATI NAPOLI — Qualcuno era comunista, e non approvava l’abbigliamento decisamente controcorrente del ragazzo venuto dalla provincia. Negli anni Settanta, Alfredo Romeo entrava nella sezione Chiaia-Posillipo del Pci addobbato di cravatta, foulard e pochette infilata nella giacca principe di Galles. Le masse, la lotta di classe, i testi gramsciani, ma anche digressioni che ai tempi venivano considerate bizzarre, come la medicina alternativa, affidarsi all’iridologo anche per un mal di pancia. Ne derivò un soprannome che ancora gira tra i vecchi compagni, l’equivalente dialettale di «fighetto».

  24. Vox
    Vox says:

    Qualche notizia:

    IRAQ
    Nel 1929, la Turkish Petroleum Company cambiò il proprio nome in Iraq Petroleum Company e continuò a mantenere il controllo sul petrolio iracheno fino al 1966. Fu proprio in quell’anno che il governo iracheno decise di optare per la nazionalizzazione della società (completata nel 1972, con la nascita definitiva dell’’Iraq National Oil Company) e di consolidarne l’operato attraverso l’”Iraq-Soviet Protocol” (1967), un accordo di cooperazione tecnica con l’URSS.

    L’Iraq National Oil Company ha dovuto affrontare gli ostacoli che la prima e la seconda Guerra del Golfo hanno posto alla commercializzazione del petrolio iracheno. Il 6 agosto 1990, con la risoluzione n. 660, le Nazioni Unite imposero un embargo totale sul petrolio iracheno e kuwaitiano e, contestualmente, chiesero il ripristino dello status quo, ossia la liberazione del Kuwait. L’Iraq restò fuori dal mercato mondiale del petrolio sino alla fine del 1996, riducendo la produzione fino al 20% del suo potenziale e mantenendo un modesto livello di esportazioni, sotto forma di contrabbando, verso le vicine Giordania e Turchia. Nel dicembre 1996, Saddam Hussein accetta il programma ONU conosciuto come “Oil-for-food”, che consentiva al paese di esportare petrolio per due miliardi di dollari nell’arco di sei mesi ed attribuiva a una Commissione delle Nazioni Unite la gestione dei ricavi, da impiegare per l’acquisto di medicine e cibo a favore della popolazione irachena. Infine, solo con la risoluzione n. 1284 del 1999 fu eliminato ogni vincolo all’esportazione del greggio iracheno…
    (si sa com’e’ andata dal 2001 in poi)

    IRAN
    Il 7 gennaio 1979 il Consiglio Rivoluzionario decretò la fine di ogni concessione petrolifera precedentemente stipulata con le compagnie straniere, attribuendo piena ed esclusiva sovranità in materia alla National Iranian Oil Company.

    Le attività della società sono state fortemente ostacolate dallo scoppio, il 22 settembre 1980, della prima Guerra del Golfo: i ripetuti attacchi da parte irachena hanno danneggiato e/o distrutto siti petroliferi vitali, nonché rilevanti infrastrutture, come la raffineria di Abadan. La National Iranian Oil Company è, tuttavia, riuscita ad uscire da una fase di stallo ed ha puntato su una ristrutturazione infrastrutturale, giungendo, così, a beneficiare di impianti moderni come quelli situati nelle tre isole di Kharg, Lavan and Siri, dotati di 17 moli da cui salpano le petroliere dirette verso i principali mercati di esportazione.

    GB – BP
    La BP è una società del Regno Unito affermatasi, nel tempo, come uno dei maggiori attori mondiali nel settore del petrolio e del gas naturale. Con sede legale a Londra, la BP è nata dalla fusione, avvenuta nel 1998, tra la British Petroleum e la Amoco (acronimo di American Oil Company), formando la BP Amoco. Nonostante fosse stata formalmente presentata come una fusione, l’operazione finanziaria venne considerata, piuttosto, un acquisto della Amoco da parte della British Petroleum, tanto che la parola “Amoco” venne rimossa dal nome della società già dopo pochi anni.

    Le prime tracce della compagnia risalgono al 1901, quando un uomo d’affari irlandese, William Knox D’Arcy, riuscì ad ottenere dallo Shah di Persia una concessione esclusiva, della durata di sessant’anni, per cercare e sfruttare il petrolio. Il greggio fu trovato nel 1908 e tale scoperta – la prima scoperta commercialmente significativa nel Medio Oriente – portò alla costituzione, nel 1909, dell’Anglo-Persian Oil. Il governo britannico non si sentiva sollevato al pensiero che il petrolio persiano fosse nelle mani di una società privata…Tali timori spinsero Churchill a proporre l’acquisizione del 51% dell’Anglo-Persian Oil e la sua proposta venne approvata dal parlamento britannico il 17 giugno 1914, proprio quando, durante il primo conflitto mondiale, la compagnia era diventata la maggior fornitrice di carburante della Marina Reale.

    Quando, nel 1936, la Persia fu ribattezzata Iran, l’Anglo-Persian Oil Company diventò Anglo-Iranian Oil Company; contestualmente, nel paese aumentò il malcontento per il rifiuto della compagnia inglese di concedere una quota maggiore delle sue entrate al governo iraniano e di applicare la formula del Fifty-Fifty. Nel 1954, la società cambiò nuovamente nome in British Petroleum Company e continuò ad operare in Iran con una compartecipazione al 40% in un consorzio di compagnie occidentali – l’Iranian Consortium – fino al 1979. Con la salita al potere dell’Ayatollah Khomeini, la British Petroleum perse ogni diritto contrattuale precedentemente acquisito sul territorio iraniano.

    […]l’immagine della BP come una delle imprese leader nel settore energetico è stata offuscata dalla controversa questione dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan [3], in cui fu criticata per la violazione dei diritti umani e per non aver rispettato gli standard ambientali.

    USA – CHEVRON
    Il suo quartier generale si trova a San Ramon, in California, ed essa è attiva in più di 180 paesi, tanto da essere considerata una della compagnie “supermajor” che operano nel settore petrolifero a livello mondiale. Va evidenziato che la Standard Oil of California venne inserita da Enrico Mattei nel gruppo delle “Sette Sorelle”, definizione coniata dal Presidente dell’ENI per riferirsi alle grandi multinazionali anglo-americane del petrolio, protagoniste nella creazione dell’ordine petrolifero post-bellico.

    Dal 1984, la Socal sarà conosciuta come Chevron Corporation ed avvierà un importante processo di acquisizioni, che le consentirà di consolidarsi ulteriormente a livello globale. Tra le più rilevanti si possono citare la fusione con Gulf Oil Corporation (1984) e quella, più recente, con Texaco (2001) che portò a cambiare il nome dell’impresa in ChevronTexaco fino al 2005, per poi tornare alla denominazione Chevron Corporation.

    USA – CONOCOPHILLIPS
    ConocoPhillips è una compagnia americana operante nel settore Oil&Gas a livello mondiale, nata il 30 agosto 2002 dalla fusione tra Conoco Inc. e Phillips Petroleum Company. Ha sede legale a Houston, in Texas, mentre la sua filiale canadese, ConocoPhillips Canada, si trova a Calgary, Alberta.

    ITALIA – ENI
    L’ENI, acronimo di Ente Nazionale Idrocarburi, è una società per azioni (ex ente pubblico) creata dallo Stato italiano nel 1953, inizialmente presieduta da Enrico Mattei e privatizzata in maggioranza in cinque fasi, dal 1995 al 2001. Lo Stato italiano conserva una quota minoritaria del capitale, circa il 38%, detenendo comunque il controllo effettivo della società.

    USA – Exxon Mobil
    La più grande società petrolifera degli Stati Uniti.
    La Exxon Mobil Corporation è nata, nel 1999, dalla fusione delle due compagnie petrolifere americane Exxon e Mobil, entrambe discendenti dalla Standard Oil, il colosso di John D. Rockefeller fondato nel 1870 e scorporato, nel 1911, in seguito alla sentenza della Corte Suprema, in 34 imprese indipendenti. Due di queste imprese indipendenti erano proprio la Standard Oil Company of New Jersey (diventata poi Exxon) e la Standard Oil Company of New York (successivamente Mobil).
    L’accordo raggiunto tra le società in questione rappresenta un unicum nella storia del petrolio in America, perché ha riunito due delle compagnie del cartello che, quasi un secolo prima, un provvedimento dell’Antitrust aveva abolito.

    RUSSIA – LUKOIL
    Lukoil è la più grande compagnia petrolifera russa e una delle maggiori al mondo. La società ha avuto origine, nel 1991, dalla fusione di tre aziende – la Langepasneftegaz, la Uraineftegaz e la Kogalymneftegaz – e, nel nome, ha mantenuto le iniziali delle imprese accorpate.
    Lukoil conduce le sue attività di esplorazione ed estrazione del greggio e del gas non soltanto in Russia, ma anche in altri nove paesi: Kazakhstan, Azerbaijan, Uzbekistan, Egitto, Iran, Iraq, Colombia, Venezuela e Arabia Saudita.
    Sponsorizza iniziative culturali e ricerca scientifica.

    VENEZUELA
    Petróleos de Venezuela S.A. (PDVSA) é la compagnia petrolifera statale del Venezuela…È palese che il petrolio rappresenta, per il Venezuela, una risorsa strategica con cui uscire dalla paralisi economica e non stupisce, quindi, che lo stesso Chavez abbia optato per un “nazionalismo petrolifero”. Tra il 2005 e il 2006, il Presidente ha cominciato ad introdurre condizioni sempre più restrittive per l’operato delle società straniere, imponendo che la PDVSA entrasse a maggioranza in progetti detenuti dalle multinazionali.

    Il business della società è in continua espansione e, ormai da due anni, è approdato anche Cina, al fine di conquistare, vista la sua elevata domanda di greggio, un mercato strategico. Proprio nel febbraio 2006 PDVSA ha ottenuto la certificazione ISO 9001:2000 per il suo sistema di distribuzione a livello globale.

    BRASILE
    Petróleo Brasileiro S.A (Petrobras) è una compagnia petrolifera brasiliana, fondata, nel 1953, per impulso dell’allora Presidente del Brasile Getúlio Vargas…oggi, il governo federale controlla [solo] il 32,2% del suo pacchetto azionario.
    In Brasile, Petrobras sponsorizza numerose iniziative artistiche, culturali e volte alla difesa dell’ambiente. Tra quest’ultimo tipo di programmi, di particolare rilievo è il finanziamento di progetti per lo studio e la salvaguardia delle balene, attraverso il “Brazilian Right Whale Project” e il Brazilian Humpback Whale Institute.

    CINA
    Petrochina è un’impresa cinese nata, il 5 novembre 1999, dal processo di ristrutturazione aziendale che ha interessato la China National Petroleum Corporation (CNPC)…Nel maggio 2007, l’impresa ha annunciato di aver scoperto il più grande giacimento mai trovato, nell’ultimo decennio, sul territorio cinese, situato sulla costa nord-orientale in un campo denominato Jidong Nanpu.

    PASI BASSI – TAMOIL
    Tamoil è il marchio con il quale è conosciuta la società olandese Oilinvest B.V. Group, una società petrolifera con sede nei Paesi Bassi e siti estrattivi in Libia. Oilinvest opera principalmente in Europa ed Africa. Nel 2004 Oilinvest aveva circa 3000 stazioni Tamoil in Europa ed oltre 150 in Africa.

    Nel 2005 ha sottoscritto un accordo da 130 milioni di euro (per 3 anni) per diventare lo sponsor della Juventus, ma a seguito dello scandalo del 2006 (calciopoli) l’accordo è stato rescisso.

    FRANCIA – TOTAL
    La Total è una società petrolifera francese, con sede a Parigi. È una delle prime quattro multinazionali del petrolio e del gas naturale (insieme a Royal Dutch Shell, BP ed ExxonMobil).

    GB/OLANDA – SHELL
    La Royal Dutch Shell plc è una multinazionale anglo-olandese che, il 20 luglio 2005, ha assunto una struttura di proprietà unica, con l’unione delle due società partner, diventando la terza più grande corporation esistente al mondo ( dopo Wal-Mart ed ExxonMobil)…La società è presente in oltre 140 paesi del mondo e il suo mercato principale sono gli Stati Uniti d’America, in cui opera la sussidiaria Shell Oil Company, con sede a Houston (Texas).
    La Shell nasce nel 1833 a Londra commerciando conchiglie orientali. Nel 1898 incominciò con successo la ricerca del petrolio nel Borneo. Divenne anglo-olandese nel 1907 quando si fuse con la Royal-Dutch.

    Un impero che si dirama dal controllo delle fonti energetiche alla ricerca-applicazione nel settore biotecnologie; attraverso questo settore… riesce a porsi in maniera dominante nel settore agricolo, anche e soprattutto nel sud del mondo, nella creazione di sementi “brevettate” oltre al classico mercato dei concimi, pesticidi ed insetticidi.

    Inoltre produce le materie ultime per la fabbricazione del napalm e di gas lacrimogeni.

    (su cosa combinano nel mondo Shell e altre, un post a parte)

    Notizie trovate qua e la’ su Google

  25. radio londra
    radio londra says:

    Parla Londra

    a tutti gli amici dei territori occupati

    Le sette sorelle rimaste (sono solo quattro ormai) sono:
    1 ExxonMobil,
    2 Chevron,
    3 Royal Dutch Shell,
    4 BP

    qualcuno propone ora

    1. Saudi Aramco (Saudi Arabia)
    2. JSC Gazprom (Russia)
    3. CNPC (China)
    4. NIOC (Iran)
    5. PDVSA (Venezuela)
    6. Petrobras (Brazil)
    7. Petronas (Malaysia)

    Buona sera

  26. carlino
    carlino says:

    leggevo uno dei commenti di sopra dove si affermava che di pietro non porta idee nuove anche se e’ in crescita come movimento.

    Sono d’accordo in parte perche’ e vero che di pietro e l’idv si fanno portatori di valori tradizionali pero’ e’ anche vero che sono gli unici a muoversi, a fare opposizione vera ed a promuovere idee che al confronto quelle del pd sembrano i pacchi di pasta che si regalavano a napoli.

    pero’ sentite questa:

    Oggi, la Camera dei Deputati ha negato gli arresti domiciliari per il deputato del PD, Salvatore Margiotta, richiesti dal Pm di Potenza Woodcock nell’ambito dell’inchiesta delle supposte tangenti per la concessione di estrazioni petrolifere. Ad opporsi sono stati soli i deputati dell’Italia dei Valori.

    Di seguito i dati della votazione presso la Camera dei Deputati (nota: sono “favorevoli” i voti per la non autorizzazione a procedere):
    Votanti Maggioranza Favorevoli Contrari
    454 226 430 21*
    * i soli deputati dell’Italia dei Valori

    tra l’altro difende a spada tratta l’operato di de magistris e della procura di salerno.

    Di pietro e’ stato tra l’altro uno dei primi ad avere capito l’importanza della rete ed il suo sito (a differenza di quelli di altri politici) e’ aggiornato quotidianamente, segno che lui ci tiene veramente. I risultati lo stanno premiando, visto che in abruzzo (sua terra d’origine va sottolineato) a raggiuntpo numeri che farebbero invidia ai vecchi ds (ma esistono ancora? nella sinistra non si capisce piu’ niente).

  27. Vox
    Vox says:

    A Vox, a Gio Vaschi e a Alex (a cui sto cordialmente sulle “Schachtel”

    @ Cara Sylvi,
    mi dissocio energicamente dalle “Schachtel”, perche’, anche se abbiamo vedute differenti su molte cose (ma anche simili su altre), lei mi sta molto simpatica e apprezzo molto la sua presenza sul blog, il suo umorismo e la sua tenacia. Continui cosi’.
    Cordiali saluti a lei e Buoni Anni futuri (perche’ limitarsi a uno?)
    VOX

  28. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    Gentile Vox

    concordo con lei che è bene ampliare il più possibile le fonti: il fatto di essere di destra non vuol mica dire avere torto a priori

  29. Vox
    Vox says:

    @ Carlino
    In effetti, Di Pietro, pur essendo tutt’altro che un progressista, un innovatore, e men che meno di sinistra, punta su un valore basilare e che abbiamo ormai perduto: la legalita’ e la sua osservanza.

    Se non si ritorna alla legalita’, non si riuscira’ mai a ricostruire nulla di valido in Italia e si sprofondera’ sempre di piu’ nel baratro dello stato-mafia, il quale non potra’ altro che essere, di fatto, una forma di dittatura.

    Le non -azioni del PD la dicono lunga sulle loro effettive non-posizioni politiche, ma questo, purtroppo, era chiaro fin dall’inizio, da quando, creando questa chimera politica, hanno di fatto assassinato la sinistra e gettato nella confusione piu’ totale i cocci che ne restano.

  30. Vox
    Vox says:

    @ Caro GV,
    dovrebbe forse chiedere chiarimenti a Sylvi.
    Il mio post (83) era una risposta a lei (Sylvi), la cui frase non ho ben afferrato nemmeno io, tranne che forse la gentile signora ha creduto io l’avessi in antipatia.

  31. Anita
    Anita says:

    x VOX

    Texaco/Chevron sono una Compagnia.

    Importiamo circa il 18% dal Canada e il 17% dal Saudi Arabia, il 12% dal Venezuela, il 12 dal Messico, il 12 dalla Nigeria, il 4% dall’ Angola.

    Anita

  32. Vox
    Vox says:

    il fatto di essere di destra non vuol mica dire avere torto a priori
    @ GV

    Beh, almeno non su tutto.
    Dal mio punto di vista, pero’ su molto.
    E alcune posizioni della destra dovrebbero essere comprese meglio e studiate (specie nel successo di queste posizioni e idee tra la gente), per poter fare della nostra debolezza una forza.

  33. Vox
    Vox says:

    LA VENDETTA DI FIDEL: C’E’ PETROLIO NEL MARE CUBANO

    Le compagnie cinesi, spagnole, canadesi e di altri paesi pronte a estrarre l’oro nero nello stretto della Florida a due passi da Key West. Dove gli Usa non possono trivellare per via di una loro legge. E masticano amaro.

    […]In pochi anni Cuba potrebbe produrre 525.000 barili al giorno di greggio e diventare una nazione esportartrice», ha dichiarato Jorge Piñón esperto di questioni petrolifere dell’Università di Miami. Attualmente Cuba consuma 140.000 barili al giorno di petrolio, 92.000 provenienti dal Venezuela e acquistati a un prezzo «politico» al di sotto dei 30 dollari al barile.
    «E’ la vendetta di Castro», aveva ammesso la rivista Fortune. Ironia a denti stretti. Perché è proprio il greggio che rischia di mettere in crisi l’embargo – il boicottaggio statunitense contro Fidel che, dal 1962, costituisce il caposaldo della politica di Washington nei confronti della revolucion. Un mare di petrolio, in una fase storica in cui i prezzi dell’ «oro nero» vanno alle stelle. Insomma, una bonanza petrolifera, nelle mani del governo cubano.

    […]le società petrolifere americane non possono perforare nella piattaforma continentale della Florida in base a una moratoria – almeno fino al 2010- decisa da una legge federale. Così, le majors statunitensi masticano fiele all’annuncio che il consorzio spagnolo Repsol-YPF sta per iniziare a perforare – nei primi mesi dell’anno prossimo, conferma il ministero dell’Industria basica dell’Avana- in acque profonde cubane del Golfo del Messico per mettere in produzione i giacimenti di greggio e gas naturale accertati già da due anni. La Repsol-YPF, dal 2006 è associata con la norvegese Norks-Hydro e l’indiana ONGC.

    […]altre sei compagnie, compresa la cinese Sinopec, hanno firmato accordi con la cubana Cupet e potrebbero seguire le orme degli spagnoli in altri «blocchi» (vedi cartina) già assegnati nell’off-shore cubano. E’ anche probabile – dopo l’avvicinamento tra l’attuale presidente Raul Castro e il brasiliano Lula – che al business partecipi la potente Petrobras (che ha esperienza in perforazioni in acque profonde e non dipende dalla tecnologia statunitense).

    Un senatore democratico, Byron Dorgan, e un suo collega repubblicano, Larry Craig, hanno proposto un progetto di legge per l’energia (Safe Energy Act) che contempla un allentamento dell’embargo, di modo che le compagnie petrolifere americane possano partecipare all’estrazione del greggio in acque cubane.
    L’azione dei due senatori -«ispirati» soprattutto da Exxon-Mobil – ha avuto l’appoggio di alcuni deputati degli Stati del Midwest e dell’Ovest, i quali rappresentano gli interessi di un agro-business da anni interessato, e parzialmente impegnato, a vendere i propri prodotti a Cuba. La loro argomentazione è che l’embargo si è dimostrato inutile politicamente mentre «ha tenuto lontano compagnie americane da un mercato potenzialmente lucrativo».
    di Guillermo W. Moldor

    tutto l’articolo su
    http://www.senzasoste.it/internazionale/la-vendetta-di-fidel-c-petrolio-nel-mare-cubano.html

  34. carlino
    carlino says:

    caro vox a proposito di sinistra…

    dal corriere

    Veltroni: «Scuola di politica al Sud»
    «Giovedì ho chiesto a Saviano di partecipare a questa iniziativa e lui ha accettato»

    ROMA – «Abbiamo intenzione di creare una nuova scuola di formazione politica nel Mezzogiorno. Così il segretario del Pd, Walter Veltroni, alla direzione del Pd: «Giovedì ho chiesto a Roberto Saviano di partecipare a questa iniziativa e lui ha accettato».

    LA LEGALITÀ – La scuola si occuperà di formare «una nuova leva di amministratori» e avrà il centro «i temi della legalità». Veltroni ha reso noto di aver chiesto all’autore di Gomorra di partecipare ai lavori della scuola ricevendo un sì. «Sono segni di speranza che dobbiamo incoraggiare – ha commentato Veltroni – e dai quali dobbiamo attingere energie».

    comprano l’ultima stella e la presentano al pubblico.

    A veltroni vorrei chiedere perche’ si rivoldono a saviano: perche’ e’ la star del giorno o perche’ non gli e’ rimasto nessuno col cervello in quella che era una volta una grande scuola politica?

    Che credenziali ha saviano? ha scritto un libro coraggioso pieno pero’ di fatti che al sud sono sulla bocca di tutti (quelli che si informano ovviamente) buono per una impennata di orgoglio che e’ durata il tempo necessario alla gente per far vedere che il libro lo ha letto.

    Possibile che debbano ricorrere a questi trucchi?

  35. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    @ Sylvi

    gentile Sylvie, ricambio di cuore gli articoli.
    In un suo post precedente lei cita un mio precedente post 287 “a propostio di qullo strano ping pong” in cui dal suo testo sembra che io ho parlato in modo irrispettoso delle donne e che l’abbia coperta di insulti.

    “pigliato dai turchi” come direbbe Camilleri ho ricontrollato ma non mi sembra di aver fatto nè l’uno nè l’altra cosa….
    se fosse me ne scuso, avrò scritto senza rileggere

    cordialità

  36. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    @ Vox (post 89)

    Gentile Vox, acconsento MA ANCHE (in veltornesco) disento.

    Ritengo che la destra, sopratutto quella Neo-Con e neo-liberista abbia raccontato un sacco di bugie. Però sta a noi andare a verificarle e quindi falsificarle. Molti miti neoliberisti si sono rivelati delle assolute menzogne, rinnegate poi da quelli stessi che le avevano sparse copiosamente.

    é interessante, a mio avviso, notare come non c’è stata dottrina più smaccatamente ideologica e scollegata dalla realtà come il cosidetto neo-liberismo.

    Ribadisco però che una teoria vada verificata (e falsificata) nei fatti.
    Cordialità

  37. Vox
    Vox says:

    COSA COMBINA NEL MONDO LA SHELL

    SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: nel 1991 la Shell violava il codice di condotta della Comunità Europea, pagando ai lavoratori neri del Sudafrica dei salari inferiori al minimo legale. Inoltre è una delle tre multinazionali coinvolte nella causa intentata da 500 contadini del Costarica resi sterili dai pesticidi. La Shell e la Dow Chemical avevano sviluppato e prodotto il pesticida DBCP, che è proibito negli U.S.A. e che ha causato la sterilità nei lavoratori delle piantagioni di banane. La Shell e la Dow Chemical hanno bloccato il processo nel Texas per 7 anni. Negli U.S.A. la Shell Mining Co. era nel 1989 una delle 5 imprese minerarie con le peggiori misure di sicurezza.

    DIRITTO ALLA TERRA: secondo un rapporto dell’ottobre 1991, una vasta area di foresta tropicale intatta è minacciata da una serie di 10 dighe idroelettriche, progettate per fornire energia ad un complesso di miniere di bauxite e fonderie di alluminio nel Parà, in Brasile. La miniera di bauxite è il primo di molti progetti minerari in Amazzonia, ed è controllata da ALCOA (U.S.A.) e da una filiale della Shell, Billiton…La diga inonderà anche terre abitate da 23 gruppi di popoli indigeni, alcuni dei quali non sono ancora venuti in contatto con l’uomo bianco. Secondo Survival International, la Shell è coinvolta nelle ricerche di gas naturale sul fiume Camisea in Perù, sulle terre degli Indios Machiguenga, vicino alla zona degli Indios Kugapakori, non ancora contattati, e quindi vulnerabili alle malattie. Nel 1990, secondo “The Ecologist”, la Shell ammise di aver scelto una zona in Thailandia per una piantagione di eucalipti perchè sarebbe stato relativamente economico sfrattare e risarcire più di 4.000 indigeni. Fu consentito agli agenti della Shell di usare la corruzione e le minacce di violenza per indurre gli indigeni a lasciare le loro terre.

    AMBIENTE: nell’agosto 1989 la Shell fu accusata di aver causato un’eruzione di petrolio alla raffineria di Stanlow…che inquinò 20 km dell’estuario del fiume Mersey. Nel primo processo da parte della National Rivers Authority, la Shell ebbe una multa di 1 milione di sterline. Fu giudicata incapace di “compiere il proprio dovere di rispetto dovuto alla comunità”. Secondo l’Autorità Nazionale dei Fiumi, la Shell era più preoccupata di salvare l’oleodotto che non di impedire la perdita, con un incremento nella fuoriuscita di 7 tonnellate di petrolio…Fu scoperta ad inquinare illegalmente su 42 dei 275 campioni di acqua prelevati dalla NRA. Fu scoperta anche a scaricare tre sostanze chimiche proibite senza autorizzazione.

    nel giugno 1993 la Shell interruppe gli accordi per riconoscere i diritti dei lavoratori ad essere rappresentati dai sindacati, nella raffineria Haven nell’Essex. Il sindacato TGWU lanciò nell’agosto 1993 il boicottaggio della Shell, finchè non saranno restaurati i diritti democratici dei lavoratori. In precedenza Shell e’ stata colpta da un fortissimo boikottaggio a causa del suo sostegno strategico al regime dell’apartheid in SudAfrica.

  38. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Cara Sylvi, io sono sempre favorevole ai divorzi, è nella mia natura. Comunque, so che non si chiede l’età alle donne, ma l’anno di nascita purtroppo è indispensabile poichè, come sai, i pianeti camminano sempre, alcuni corrono, quindi bisogna ‘bloccarli’. Puoi scrivermi al mio indirizzo e-mail 6marte6@libero.it se non vuoi divulgare la tua età.

    Ho letto il tuo amarcord che in parte è anche il mio, benchè io non amassi ( nè amo tuttora) ballare. Dicevo sempre, a proposito del ballo: o ascolto musico o sto abbracciato ad una donna, le due cose insieme mi riescono male. Per il resto, il tuo vissuto è molto simile al mio, per certi versi.
    Ricambio molto cordialmente gli auguri, ti considero in ogni caso una ‘maestra di vita’, anche con le nostre divergenze.
    Buon viaggio e buone vacanze. Le mie le passerò a casa a consolare qualche anima persa. Il 2009 sarà un anno pieno di fondamentali cambiamenti per tutti. Speriamo di cavarcela…
    Un abbraccio!

  39. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Ribadisco però che una teoria vada verificata (e falsificata) nei fatti
    ————
    Dal chè si intuisce che G.V. ha letto Carl Popper!

  40. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro Vox,

    ti leggo sempre volentieri, però non “afferro” il concetto di legalità.
    Ovvero mi sembra che “storicamente” esistano tipi diversi di legalità.
    Ovvero ,credo , che tu affermi quindi che è importante ,ritornare a quella legalità che si è andata affermando dopo la Costituzione italiana .
    Diversamente è ben noto che anche durante il “fascismo” il concetto di legalità non è mai venuto meno, per quanto mi risulta.
    Mi risulta anche che al momento non esistono Leggi che abbiano stravolto il senso della legalità che si ispira alla Costituzione Italiana, salvo magari che si voglia stravolgerla come sembra che sia in corso.
    Dopodichè ,anche se il tentativo dovesse riuscire una Legalità, sarà sempre una nuova legalità.
    In un certo senso anche le leggi mafiose , garantiscono una legalità,quella mafiosa ,appunto.
    Pertanto il problema è come al solito decisamente “politico”, quale legalità all’interno di quale Stato?
    Scorporarne il “concetto” dal resto, niente aggiunge e nulla toglie!
    Quando Le legalità “vanno strette” magari a certi “andazzi economici” si cambiano con le buone o con le cattive, così almeno mi paree di aver capito (poi posso sempre sbagliarmi)
    Ma sempre legalità deve esserci.
    Si tratta solo di capire quale ed in questo caso (per capire quale), bisogna necessariamente ricorrere ad altri concetti o no ?
    Tutto sommato una vecchia disputa,si tratta di capire se riusciremo a salvare la Legalità democratica nata dalla Costituzione e ad affermarne e difenderne i principi attraverso appunto Questa legalità.
    Ora dipende da quali principi vogliamo difendere dello stato democratico e con “ovviamente” quali rapporti economici vogliamo salvagurdare, per esempio I Rapporti Sindacali, il diritto di Sciopero e tanto altro..
    Quando sarà chiarito questo allora sarò d’accordo per una battaglia sulla legalità, fino ad allora rimarrò perplesso su battaglie Ideali sulla legalità.
    Se poi se per legalità ci si limita a dire che i ladri devono andare in galera , beh penso che almeno su questo Blog siamo tutti d’accordo..
    Credo però non basti…

    cc

  41. Vox
    Vox says:

    NIGERIA: LA RESPONSABILITA’ DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE

    Fonte : THE GUARDIAN (Andy Rowell)

    La repressione e’ la risposta contro chi osa sfidare il potere delle
    multinazionali.

    La Shell, in Nigeria, e’ da lungo tempo al centro delle proteste. Il
    malcontento ha spinto, nel 1990, gli etche a protestare nel villaggio di Umuechem. La Shell ha chiesto l’intervento della brutale Mobile Police Force (MPF) che ha massacrato 80 persone e distrutto 495 abitazioni.

    La Shell si e’ autoassolta da ogni responsabilita’, anche se aveva chiesto esplicitamente alla MPF di reprimere la manifestazione. Nel marzo del 1992 la comunita’ di Omudiogo si lamentava per la mancanza di assistenza da parte della multinazionale. Quattro mesi piu’ tardi la MPF veniva nuovamente inviata a zittire chi protestava contro la multinazionale.

    Nel febbraio del 1994, un’altra manifestazione pacifica della popolazione di Rumuobiokani contro gli stabilimenti della Shell e’ finita con l’arrivo dei soldati, della MPF e della forze aeree e navali.

    Ma le proteste delle comunita’ non si sono rivolte unicamente alla shell. Ci sono altre compagnie petrolifere che lavorano nel delta, e la SHELL, la ELF e la CHEVRON sono solo le piu’ importanti. Nell’ottobre del 1993, cinquemila persone hanno manifestato contro la raffineria della ELF a Obagi. La risposta della MPF e’ stata dura: case bruciate, saccheggiate, distrutte; gente picchiata e ferita.

    Il mese successivo, tremila persone che manifestavano a Brass davanti allo stabilimento dell’AGIP, sono state accolte dai candelotti lacrimogeni sparati dalla MPF e dalla marina. I
    manifestanti sono poi stati dispersi a colpi di manganello. Tutte le strade che conducevano al villaggio sono state chiuse per punizione per i successivi nove mesi…

    la Shell e’ profondamente coinvolta nella situazione
    politica nigeriana.

    Un tribunale militare ha condannato a morte e fatto uccidere lo scrittore nigeriano Ken Saro-Wiwa e altre otto persone. Lottavano contro i danni ambientali provocati in Nigeria dalla Shell.

    FONTE : Der Spiegel, 12 ottobre 1995
    LA SHELL HA RUBATO LA NOTTE NIGERIANA

    Quando piove su Ebubu, i bambini si ammalano. E in autunno, nella regione del delta del Niger, piove continuamente… “Soffrono di ogni sorta di allergie cutanee”, spiega il medico che da tredici anni lavora in questo misero villaggio… “Poi le piaghe s’infettano e il bambino e’ morto”, spiega il dottor Kamalu. A Ebubu, come quasi dappertutto nel sud-est della Nigeria, la sofferenza e la morte fanno parte della quotidianita’.

    Le multinazionali del petrolio, come la Royal Dutch Shell,
    sfruttano da parecchi anni le riserve petrolifere del delta del Niger. Fiamme gigantesche appestano l’aria e mandano una luce intensa sulla foresta, anche di notte. Di tanto in tanto delle esplosioni, dovute alla vetusta’ degli impianti, distruggono campi e foreste. Le perdite che si producono negli oleodotti arrugginiti contaminano i terreni. Le raffinerie emettono direttamente nell’atmosfera sostanze tossiche non filtrate e i
    residui chimici vengono scaricati nel fiume e nelle sue ramificazioni.

    I regimi militari che si succedono trovano in tutto questo fonti
    considerevoli di profitto…
    Dopo aver dovuto subire le pressioni degli avversari dell’apartheid in Sudafrica, dopo essere stata costretta, in tempi piu’ recenti, a riportare sulla terraferma la piattaforma petrolifera Brent Spar, la SHELL deve ora fare i conti con le proteste dei nigeriani. Il gruppo e’ bersagliato da richieste di risarcimento e, ancora una volta, da appelli al boicottaggio.

    http://web.peacelink.it/shellnig.html

  42. Sylvi
    Sylvi says:

    x Gio Vaschi,

    io mi riferivo soprattutto ad Alex, con il quale ho avuto qualche divergenza, ma sono contenta che anche Vox accetti la mia “diversità” nel blog.
    Lei è una persona che arricchisce con intelligenza il contradditorio e gliene sono grata.
    rinnovo gli auguri
    sylvi

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