Io lo ricordo così
Come tutti sapete già, è morto Carlo Caracciolo, nume tutelare del settimanale L’Espresso e padre fondatore assieme a Eugenio Scalfari del quotidiano la Repubblica. Nonché, di conseguenza, del piccolo impero editoriale di carta stampata della annessa catena di quotidiani. NON desidero unirmi al coro delle prefiche, dei beneficiati, degli adottivi, degli adottati e dei becchini che pare siano in procinto di bastonarsi a sangue per spartirsi le spoglie, ricche non solo del 10% di azioni del gruppo editoriale. Di fatto, e certo molto ma molto meno che per altri, Caracciolo è stato parte della mia vita professionale. Perciò, nel mio piccolo, anche della mia vita tout court. Cosa di cui gli sono e sempre gli sarò grato.
Non ricordo esattamente quando l’ho conosciuto. Ricordo bene che all’inizio del 1979, quando ero già collaboratore fisso de L’Espresso e corrispondente di Repubblica, dopo avere contribuito a far nascere il quotidiano Il Mattino di Padova per conto di Giorgio Mondadori gli telefonai per dirgli che ero stato contattato da Rino Serri, dirigente del Partito comunista veneziano, che con un gruppetto di suoi concitadini influenti voleva anche per Venezia un quotidiano concorrente del Gazzettino. Volevano però lo facesse lui, Caracciolo, e non Mondadori. Rimasi d’accordo con Caracciolo che avrei portato a casa sua a Roma Serri, ma poche settimane dopo arrivò la mia disavventura giudiziaria del 7 aprile di quell’anno: accuse di rapimento e uccisione di Aldo Moro, direzione strategica delle Brigate Rosse, Prima linea, Autonomia e non ricordo più quanti ammazzamenti, anzi non riuscii neppure a contarli tutti.
La botta fece saltare i piani con Serri&C. Caracciolo però non si lasciò impressionare dalla valanga di accuse demenziali piovutemi, tutte prive anche della sola ombra di uno straccio di prova, e d’accordo con il direttore de L’Espresso, Livio Zanetti, e con Eugenio Scalfari, non solo mi fece difendere dal miglior penalista italiano di allora, cioè dall’avvocato Adolfo Gatti che era anche il legale del gruppo editoriale, ma lasciò che io continuassi a figurare nel tamburino dei collaboratori fissi de L’Espresso. Che mi pubblicò due articoli da me scritti in carcere: una tavola rotonda con i miei coimputati e una intervista a Valerio Morucci, arrestato nel frattempo e vero autore delle telefonate a me addebitate da un magistrato delirante. L’unica “accusa” contro di me era infatti l’impressione di due padovani, Renato Trilo e Severino Galante, che fosse mia la voce di un telefonista delle Brigate Rosse – Morucci, appunto – che durante il caso Moro telefonava ai congiunti del rapito. Le sue telefonate erano state intercettate e diffuse via radio e televisione dal ministero dell’Interno per sollecitare gli ascoltatori a dire se riconoscevano quella voce. Che a Roma era nota quasi anche ai sassi, tante e tali erano state le frequentazioni di Morucci. Stendiamo un pietoso velo. Basti dire che Morucci era stato ospite a Capri nella villa di Gatti per qualche giorno assieme a Gianni Agnelli.
Il 7 luglio dello stesso ‘79, uscito dal carcere, Caracciolo mi consigliò di mollare Padova: “Ti mando nella redazione de L’Espresso a Milano, a fare lo Scialoja del Nord”. Mario Scialoja era forse la firma più famosa del settimanale, scatenato com’era sulle “piste nere” che avevano portato alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre ’69 a Milano. Ed era il mio scopritore e mentore, diventato l’amico fraterno al quale devo poco meno di tutto. Saputo che sarei andato in vacanza alle Eolie sulla barca di Mario, Caracciolo mi disse divertito: “Vai a Lipari e guarda com’è bella e strana la miniera di pietra pomice che ha sventrato il monte Pilato”. Ci andai. E gli portai in regalo un pezzo di pietra pomice che lui tenne a lungo sul cruscotto o nel porta oggetti della sua auto. Un piccolo legame quindi un po’ abrasivo…
Alle Eolie ci andai subito, ma a Milano solo a marzo dell’anno dopo. Se dovevo andar via da Padova, città cui ero molto legato, preferivo andare a Roma, dove c’erano Mario, Paolo Mieli e altri de L’Espresso con i quali avevo legato, anziché a Milano dove non conoscevo nessuno. Ma Caracciolo e Zanetti erano perché andassi a Milano, dove uno come me serviva di più che a Roma. A dicembre saltai il fosso. Contro il parere di amici e colleghi romani, che insistevano perché mi facessi rilasciare da Caracciolo un impegno scritto “anche solo su un tovagliolino di carta del bar”, mi dimisi da caposervizio del Mattino di Padova fidandomi della parola di Zanetti e Caracciolo, ai quali si era unito Scalfari, lui però più che altro perché desiderava sbolognarmi da Repubblica, dove senza mai licenziarmi non mi fece più scrivere – e pagare lo stipendio – perché non avevo seguito il suo “disinteressato consiglio” (!) di non impicciarmi del 7 aprile. Scoprii così che perfino i miei tre idoli – Eugenio, Livio e Carlo – potevano essere bugiardi e tirare bidoni. Tutti e tre! In definitiva, per quanto miei idoli, erano uomini di carne eossa come tutti, me compreso.
A Milano ci andai sì, ma mi ci mandarono come collaboratore fisso, quale già ero. Però mi piazzarono in redazione: via Cino del Duca 5, sul bordo di piazza S. Babila. A Roma c’erano “i ragazzi di via Po 12”, a Milano quelli di via Cino del Duca 5. Dopo tre anni Caracciolo mi scodellò finalmente il contratto di redattore, contro il parere di Scalfari, che s’era legato al dito il mio “gran rifiuto” (Beh, non esageriamo). La redazione, con in testa Scialoja e Mieli, era pronta a dichiarare sciopero a oltranza se non avessero finalmente rispettato gli impegni e la realtà del lavoro da me svolto. Scalfari mi fece proporre dal direttore amministrativo de L’Espresso, l’indienticabile Milvia Fiorani, di trasferirmi in Sardegna, nel quotidiano locale del gruppo….
Che Caracciolo fosse un signore, oltre che un editore di giornali come in Italia non ce ne saranno più, non c’è bisogno che lo dica io. Ma non ho mai capito la sua amicizia con Federico Umberto D’Amato, l’ex capo dell’Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno che lo stesso L’Espresso non aveva esitato a indicare come coinvolto in storiacce molto poco chiare, strage di piazza della Loggia a Brescia compresa e depistaggi della strage di piazza Fontana non esclusi. Caracciolo diede a D’Amato, che si piccava d’essere un gran gourmet, la rubrica d’arte culinaria de L’Espresso e la direzione della sua guida dei ristoranti italiani. Mah. A me, nel mio piccolo, la cosa pareva imbarazzante. I casi della vita, di cui anche Caracciolo era ovviamente ingordo. Da qualche parte ho letto che una volta qualcuno chiamò la polizia o i vigili del fuoco perché dalle finestre della propria abitazione aveva visto uscire del fumo da un appartamento di fronte e subito dopo schizzarne fuori, in terrazza, una allegra combriccola di donne e uomini non propriamente molto vestiti, tra i quali vennero individuati dai soccorritori D’Amato e “un noto editore”.
Mi piaceva di più l’amicizia di Caracciolo con Cavallo Pazzo, al secolo Mario Appignani, di professione “indiano metropolitano”, imbucato presenzialista ubiquitario, materializzatosi perfino sul palco del festival di San Remo, e fornitore di coca alla Roma vitaiola “de sinistra”. Molto diverso da un altro noto fornitore anche di ragazze dall’approfondimento dell’amicizia non molto difficile, il finanziere sardo Flavio Carboni invischiato perfino nello scandalo del “suicidio” londinese di Roberto Calvi. Mentre i suoi ospiti si sollazzavano, Carboni scattava di nascosto foto diciamo imbarazzanti. Ma ricattare o anche solo fare pressioni su Caracciolo era impossibile: non era il tipo chi si abbassava a tanto. Con un Carboni ci poteva fare al massimo il falò di qualche nottata brava, senza per questo farsi invischiare dai rimasugli della cenere.
Di Caracciolo non ho mai capito il suo far figli un po’ qua e un po’ là, ne conosco tre, due donne e un uomo, tutte persone tra loro diversissime anche per carattere, ma tutte squisite, una in particolare. Leggo su Dagospia in questi giorni che di figli ne ha altri due. In totale, dunque, cinque: tre maschi e due femmine. Che io sappia, nessuno riconosciuto da lui come suo e tutti rimasti con le rispettive madri. Umberto Eco ha scritto in questi giorni che Caracciolo amava più divertirsi che essere felice. Come che sia, qui siamo nel campo degli affari suoi privati, e quindi è bene non entrarci. Del resto, che l’alta borghesia, nobile o meno, abbia metri di giudizio e di vita molto diversi da quelli dei comuni mortali è cosa nota.
Caracciolo amava molto gli scacchi, cosa che fece la fortuna di Gianluigi Melega, collega simpatico e intelligente rimastogli sempre nelle grazie se non altro perché lo allietava a quel gioco di re e regine. E lui aveva anche un titolo di un principe e uno di duca: principe di Castagneto e duca di Melito. La sua signorilità era aliena da passioni troppo evidenti, tanto da poter parere, a chi degli esseri umani capisce poco, distaccato e freddo. Giampaolo Pansa, forse geloso perché a scacchi non ci sapeva fare, di lui su Il Riformista ha scritto: “A volte anche i principi democratici e di sinistra possono comportarsi da gelidi padroni. Accadde così quando Carlo Caracciolo, scomparso ieri a 83 anni, decise di licenziare il direttore dell’Espresso, Giulio Anselmi. Lavoravo in via Po con Giulio e avevo potuto apprezzare quanto fosse bravo. Il settimanale funzionava, tutto sembrava andare per il meglio. Poi una sera il Principe invitò a cena Anselmi, nella propria casa romana, davanti all’Isola Tiberina. E un attimo prima di sedersi a tavola, gli disse: «Da domani non sarai più il direttore dell’Espresso». Non volle rivelargli chi avrebbe preso il suo posto. Soltanto il giorno dopo, Giulio seppe che era Daniela Hamaui, la prima donna a guidare il settimanale”.
A parte la penultima virgola che non c’entra niente, e la p iniziale di principe ora minuscola ora maiuscola come un palloncino che si gonfia, il prodissimo Pansa, quello del sangue dei vinti “forse” perché sono i vincitori di oggi, così prosegue: “Era il 20 febbraio 2002, un giorno palindromo. Con una data che può essere letta al contrario senza cambiare. Pare sia rarissimo, così giurano gli esperti. Ma fu altrettanto raro il gesto di Caracciolo. La mattina successiva, quando Anselmi m’informò del licenziamento, rimasi stupefatto. Lavoravo per il Principe dal 1° novembre 1977, data della mia assunzione a Repubblica, ossia da quasi venticinque anni. E non lo avevo mai visto comportarsi da padrone delle ferriere”.
Nel mio piccolo, neppure io. Anzi, quando passò la mano, o meglio le azioni a un altro Carlo, l’ingegner De Benedetti, tutti capimmo che era finita un’era. Accade. Lo avevamo già intuito quando le redazioni passarono prima a Milano da via Del Duca, a ridosso di S. Babila e delle sue febbri, a via De Alessandri, a ridosso del nulla, e poi a Roma dalla storica via Po all’anomima e catastale via Colombo. Accade. Quando vennero fatti fuori i dirigenti amministrativi e del personale, Milvia Fiorani e Roberto Paris, rimasti sempre semplici e disponibili nonostante la bella carriera, in molti cominciammo a sentirci ancor più pesci fuor d’acqua. E’ accaduto.
Ho avuto la fortuna sfacciata di vivere tutta la mia vita professionale in un giornale dove lavoravano e vivevano signori di grande levatura anche professionale, il direttore, i colleghi tutti, i dirigenti amministrativi e l’editore. Una fortuna, ma anche un po’ una sfortuna. Le rare volte che mi è stato proposto di cambiare giornale non sono stato capace di farlo perché mi pareva un gesto sconveniente. A parte che per nulla al mondo mi sarei separato da alcuni colleghi amici fraterni, pur se magari nel corso della vita possono essere stati loro a spiccare il volo e ad allontanarsi, in qualunque altra redazione, compresa quella open-space e alluminio e vetro di Repubblica, mi sarei sentito a disagio. Privo di calore umano. A L’Espresso mi sono sempre sentito a casa mia, nella ma famiglia. A un certo punto, della “mia famiglia” ero però rimasto l’unico. Accade. E’ inevitabile si resti orfani. La vita ti supera. Da L’Espresso si passa a L’espresso. Accade. Anzi, è accaduto (stavo per scrivere “ ‘E accaduto”….). Largo ai giovani.
Carlo Caracciolo è sempre stato la garanzia, discreta e per nulla invadente, che l’ambiente, lo stile e la professionalità de L’Espresso, e credo anche dell’intero gruppo editoriale, non scendessero mai sotto un certo livello. Ne derivava per tutti noi che ci lavoravamo un senso di responsabilità, il dovere di essere all’altezza della situazione. Per tutto questo gli devo dire grazie. Speravo volesse prendere le redini del giornale on line che un gruppo di giovani coraggiosi, o incoscienti, mi ha chiesto di dirigere, www.giornalettismo.com, ma col suo solito stile privo di allarmismi mi ha risposto così: “gli impegni di lavoro più recenti e qualche richiesta dei medici mi occupano a fondo, e non ritengo di poter fare altro”. L’anno prima mi aveva scritto che era occupato “anche
lontano dall’Italia”, ma senza specificare se per lavoro o per i medici e io per delicatezza non glielo chiesi.
Ho così capito che era arrivato anche il suo tempo. Ora purtroppo il tempo è scaduto e lui è andato via. Succede.
x Pino
Caro Pino,
l’ho letto fino a fondo…ha avuta una vita interessante, non priva di successi e di amarezze.
Le porgo le mie condoglianze per la perdita di Carlo Caracciolo, una persona che ha vissuto come la canzone di Frank Sinatra: “My way”.
http://www.youtube.com/watch?v=sEbgB6X6S5c
Un abbraccio,
Anita
Israele espelle il relatore O.N.U. per i diritti umani nei territori palestinesi…
Leggeremo questa notizia su qualche giornale?
Espulso ieri da Israele Richard Falk, giurista statunitense, relatore dell’ONU per i diritti umani
Il 10 dicembre, il Consiglio ONU per i diritti umani ha chiesto ad Israele di compiere passi per togliere il blocco di Gaza e liberare molti palestinesi detenuti. Lo speciale relatore ONU per i diritti umani nei Territori palestinesi, Richard Falk, ha definito la politica israeliana verso la popolazione araba molto simile a un “crimine contro l’umanità”. In una sua dichiarazione al Consiglio per i diritti umani a Ginevra, egli ha detto che “sarebbe obbligatorio per una Corte criminale internazionale investigare sulla situazione e determinare se i leader politici israeliani e i comandanti militari responsabili dell’assedio di Gaza non andrebbero accusati e processati per violazioni contro le leggi criminali internazionali”.
Falk è un ebreo americano, professore di diritto internazionale. Egli ha anche suggerito che l’Onu faccia uno sforzo per assicurare protezione alla popolazione di Gaza.
Il Consiglio ONU per i diritti umani, composto di 47 membri, ha portato avanti la discussione su Israele per 2 giorni. Alla fine sono stati consegnati al rappresentante israeliano 99 raccomandazioni per migliorare il rispetto dei diritti umani verso i palestinesi. In marzo, Israele dovrà presentare una risposta sul modo in cui intende attuare le raccomandazioni.
Secondo le agenzie dei giorni scorsi, l’ambasciatore israeliano all’ONU aveva detto, da parte sua, che “Israele è impegnato a rafforzare le aree in cui stiamo avendo successo e a migliorare i punti che necessitano miglioramenti”, aggiungendo che il dialogo nella Commissione era stato “positivo e produttivo”.
Invece, la risposta israeliana alle raccomandazioni dell’ONU è stata di tutt’altro segno e non ha atteso il prossimo marzo: il 15 dicembre, come riporta il sito del quotidiano Haaretz, il Professor Falk è stato espulso dallo Stato ebraico, con l’accusa di aver dichiarato che esistono similitudini fra il trattamento riservato dagli Israeliani ai Palestinesi e quello che i nazisti riservavano agli Ebrei. Non solo: il governo israeliano ha anche accusato il relatore ONU di “limitare le sue denunce alle violazioni israeliane dei diritti dei Palestinesi e di non includervi le violazioni dei Palestinesi verso Israele”.
http://www.forumpalestina.org
Il post n 2 fa chiaramente capire qual’è il comportamento del governo israeliano in merito alle proteste ed in quale considerazione possa mai tenere una serie, per quanto folta, di e mail di protesta!
Caro Nicotri
e un altro grande ci ha lasciati.
Purtroppo mi sembra che con qualche eccezione una certa mediocrità e molto conformismo nei confronti di un potere strutturato e sempre più escludente e autoreferenziale sia ormai la caratteristica della carta stampata.
Non mi piacciono i toni gridati di Beppe Grillo, ma non posso che condividerne molti argomenti. Il libro di beha “Italiopoli” mi sembra assai vero: una sinistra succube e di fondo complementare alla destra bananica, con una classe dirigente arraffona e incompetente.
Splende il cielo azzurro qui, ma le pioggie torrenziali meglio si addicono all’inverno di questo paese desolato.
A milano sono previsti 20 milioni di metri cubi di cemento, una enorme torta da mangiare con l’Expo. Nel silenzio fragoroso della stampa e verso una popolazione attonita e stordita, che preferisce dormire dolcemente cullata da una televisione cafona e seducente. Si prepara il sacco della nazione futura, si imbosca la monnezza a napoli in buchi dove nessuno può controllare, si pulisce il centro di Napoli ma si lasciano le periferie allo sbando. e nessuno informa, parla, controlla.
I conti non tornano: i soldi si sprecano malamente mentre l’evasione fiscale (circa 12 miliardi di euro) torna a ruggire. E nessuno si lamenta.
Sevirebbero 22 miliardi per sostenere l’economia e salvare forse 3-4 milioni di posti di lavoro. Ma se ne sono persi 3.5 per alitalia, 3 per l’ICI e 1.5 per la decontribuzione degli straordinari, che nessuno fa più, visto che le fabbriche chiudono.
nel Nord-ovest e nel nordest le fabbriche chiudono.
In brianza dopo la befana, molte fabbriche sono senza ordini. e chiuderanno. Molti imprenditori esposti con le banche faranno fatica a salvaguardare i loro patrimoni.
Nel silenzio di tutti il paese si ferma. E sogna…
…il sonno della ragione genera mostri…
La lotta politica ormai è nelle mani di Di Pietro e Grillo, oppure della CGIL che con limiti e ritardi tenta di fare qualche cosa. Poi solo silenzio. La debacle abruzzese, gli arresti napoletani azzerano un partito mediocre e personalista, senza idee e senza onestà.
Nessuno parla dei pochi provvedimenti utili per incentivare il mercato e l’economia e debellare l’evasione fiscale:
1. conflitto di interesse tra il cliente e il prestatore d’opera che emette la fattura. Se il cliente può dedurre fiscalmente, sarà lui il primo ad essere interessato che la fattura venga regolarmente emessa.
2. deducibilità fiscale sugli interventi strutturali per migliorie ecologiche e ambientali sulle abitazioni;
3. investimenti seri nel settore energetico, nei trasporti e nelle infrastrutture. La freccia rossa sfreccia per pochi stronzi, e noi pendolari ad aspettare in campagna.
ogni giorno si accumulano minuti di ritardo, PIL non prodotto.
4. deducibilità fiscale delle contribuzioni volontarie;
5. informatizzazione dei sistemi tributari, indagini fiscali puntuali sui patrimoni.
E abbiamo fatto di corrotti e corruttori degli eroi e delle vittime.
Che tristezza
Cordialità
GV
Caro Uroburo,
ci tengo a risponderle con questo mio ultimo post, continuerò però a leggere “arruotalibera”,non sicuramente i lunghi copia e incolla, per mancanza di tempo ed anche perchè dopo due o tre righe ci si può immaginare il testo, ma i ragionamenti dei postisti si. Altri scrivono, “non ti leggo” oppure “non ti leggo più”, però continuano a farlo. Io no, sono sincero.
–
Il mio rammarico è, non essere stato capito, ancora più grande è il rammarico di aver rivevuto sempre risposte dove l’offesa, la menzogna e la minaccia era il solo contenuto prevalente e mai il ragionamento.
Io posso scrivere:-“Tu sei un idiota, perchè le cose, invece stanno cosi, cosi , e cosi”, allora si instaura una discussione,nonostante l’offesa.
Ma scrivere solo ” tu sei un idiota”, non vale.
–
Non ricordo più quando ho scritto il primo post in questo blog.
Con il tempo però, (secondo me) si instaura un qualcosa di speciale che, nonostante i contrasti , assomiglia molto all’amicizia, come avere dei fratelli e delle sorelle. Certamente se mi trovo a parlare, con una persona che non conosco, per mettere in risalto il problema da me proposto, non parlerei di “donne a gambe aperte” di “oche” o di”troie”, ma troverei altri termini per esprimere lo stesso concetto.
Lei crede che io non ne sia capace?
Cosa si legge nel post Nr. 287 di gio vaschi (argomento:- “Lo strano e pericoloso ping pong……) che rasenta la demenza?
Cosa si legge nel post Nr.350? (Argomento:-L’egoissmo della chiesa”)
Quali pensieri si possono leggere in tanti altri post a me indirizzati?
Nessuno, non uno. Solo offese.
Io mi sento un narcisista della propria coscienza, un autentico, non mi piace bleffare, se ho a tratti esagerato, è perchè sentivo di pensare in quella maniera ed ho scritto quello che mi passava nel cervello, sicuro di essere capito, ed ho continuato perchè per un pò ho avuto l’illusione di trovare almeno qualcuno al mio fianco, qualcuno che avesse capito l’antifona.
silvi, nome che io scrivo di proposito minuscolo, togliendo anche la y, perche non se lo merita, sostiene che io ho educato male i miei figli.
Come se lei fosse stata presente alla discussione tra me e mio figlio, come se lei avesse potuto vedere il viso di mio figlio e sentito il timbro della sua voce, quando mi ha detto,:-” Ihr seid alle alte Schachtel”.
–
Per finire e”forse” anche per rendere comprensibile le frasi da me dette e che hanno suscitato tanto incomprensibile sdegno dirò che:-
“se una donna avesse scritto in questo blog, che gli uomini sono degli oconi, dei porci e chi più ne ha più ne metta, io non avrei battuto ciglio, perchè in effetti esistono anche uomini che sono dei porci e degli oconi.
Il problema sarebbe poi,di stabilire e analizzare quando e come sono gli uni e gli altri, nocivi per la nostra società.
Secondo me, e secondo i miei argomenti espressi nel passato, sono le donne ad essere più nocive. E con questo chiudo.
Le auguro una buona giornata, un Buon Natale, e di tutto cuore un
Buon Anno Nuovo, salute sopratutto. Rodolfo
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L’Italia si avvita su se stessa. Come un panno quando viene strizzato. Più che una repubblica fondata sul lavoro, è un regno fondato sull’inettitudine e sul furto.
Si pensa a distribuire elemosine, non a ristrutturare l’economia. Non ci sono idee ma, soprattutto, non c’è coraggio nè lungimiranza. Si guarda ad un palmo dal proprio naso e ci si ferma lì. Tutti: destre, sinistre, centro e quant’altri.
E’ finito, o almeno sospeso, il momento dei grandi guadagni. La redistribuzione della ricchezza dovrebbe adeguarsi alle necessità contingenti. Stipendi da favola e privilegi da sceicchi dovebbero essere pesantemente ridimensionati se non annullati e, contemporaneamente, dovrebbero essere alzate le soglie di rischio per chi truffa nelle amministrazioni e commissariate tutte quelle amministrazioni che non rispettino standard di spesa ottimali. Dopodicchè, dovrebbe essere messo in moto un ‘cantiere’ a livello nazionale, che dia lavoro alla maggior parte di gente possibile. Un cantiere del genere potrebbe essere quello delle istallazioni di generatori di energia alternativa, sempre di proprietà statale ma in uso al cittadino, con lo Stato come datore di lavoro senza lucro. Naturalmente anche qui elevando soglie di rischio tali da scoraggiare un’amministrazione allegra. Otterremmo posti di lavoro in ogni centro abitato e una utilizzazione capillare delle energie alternative, con enormi risparmi nell’acquisto di combustibili per le centrali. Una maniera per affrontare la crisi in maniera costruttiva e non con le elemosine. Poi, di maniere ce ne sarebbero altre, ma una cosa alla volta.
Caro Tempesta
mi trovo d’accordo con lei.
Un esempio: tra i paesi occidentali, cosnderando le pirme 20 posizioni OCSE si scopre che quelli a più alto indice di sviluppo umano sono i tre paesi scandinavi, che hanno mantenuto una fortissima progressività dell’imposizione fiscale, con welfare “pesanti” e una legislazione sociale altamente regolata. E guarda caso sono quelli che hanno conosciuto una crescita misurata come PIL tra le più alte dell’occidente.
Personalmente ritengo che opere strutturali strategiche sarebbero un ottimo modo di spendere i soldi nostri: pagare per pagare questa crisi, preferirei rimetterci per avere anche delle strutture che poi in un futuro mi siano utili e possano essere occasione di sviluppo dell’economia e della qualità di vita dei contribuenti.
Nei paesi civili si stanno ripensando le legislazioni delle corporate e del settore finanziario per combattere la gigantesca collusione e corruzione che è ormai un male diffuso in tutto il mondo, sopratutto finanziario.
Ovviamente in italia si pensa a far diventare il PM avvoccato dell’accusa e le forze di ps le uniche responsabili dell’accertamento penale.
L’italia è sempre in controtendenza
Cordialità
GV
Buonasera,
Qui è la BBC….a tutti gli amici dei territori occupati….
comunicato di resistenza n°1
una crisi economica catastrofica perturba l’economia mondiale e distrugge il risparmio di anni.
Una fase di sobrietà nella sepsa pubblica è auspicata dalle più parti.tagli consistenti e pesanti a salari, pensioni, servizi sono elementi strutturali della finanziaria 2008 del governo italiano.
Da fonte assolutamente credibile a coloro che sono in ascolto che il costo della cena di gala offerta dal sindaco Sig.ra Moratti agli invitati dopo la Prima alla scala è costata 360000 (trecentossessantamila) euro.
vi innoltriamo questa notizia con l’invito a farla rimbalzare ai quattro angoli del globo
buona sera
caro Uroburo,
ho aspettato , con la tastiera a portata di mano per scrivere al Messaggero V., che il signor Tondo, governatore del FriuliVeneziaG. ricordasse al Ministro Sacconi che la Sanità della Rergione è “completamente autonoma” da Roma dal 1996 , non chiede un soldo, perciò il Ministro tenesse le minacce per sè.
Finalmente il Governatore ha chiarito, mettendo anche a tacere l’assessore fondamentalista.
Il “città di Udine” è struttura privata con convenzione regionale.
Non chiederà alla Regione rimborsi per il ricovero di Eluana!
Vede che il privato ben gestito e un buon federalismo possono portarci a servizi civili ed europei?
Saluti
Sylvi
caro Rodolfo,
ho chiesto a mio figlio, che scrive e legge e parla correttamente tedesco, il senso della frase del tuo.
Ha tradotto con “vecchie bertucce”,non esattamente un complimento, anche se ha specificato che questo nel Tedesco ufficiale e letterario.
Forse nella zona dove abiti ha altro significato:
“alte “ochen?
“alte” troien?
“alte” imbecillen?
“alte idioten”?
Puoi togliermi tutte le y che vuoi, ma resta il fatto che , pelo o non pelo sullo stomaco,i miei figli hanno imparato a rivolgersi al vecchietto che mi aiutava in giardino con lo stesso rispetto che dedicavano al Preside della loro scuola!
E’ l’educazione!!!
sempre con simpatia
sylvi
x Rodolfo
significa anche “vecchie scatole, vecchi cartoni” certamente non “vecchi simpaticoni”!
s.
caro Pino,
certamente Caracciolo sarà stato un Editore illuminato, una brava persona;
Da quassù ho solo letto i giornali che ha guidato.
Di Scalfari ho anche letto i libri: mi è sempre stato antipatico; un arrogante con tutti i difetti del meridionale potente e la prosopopea dell’italiano standart!
Posso aver preso una cantonata, e me ne assumo la responsabilità.
C’è una cosa, però, che non ho mai capito:
è vero, l’Espresso faceva e fa delle inchieste coraggiose;
su Repubblica ci scrivevano e ci scrivono fior di giornalisti “con la schiena dritta”; editoria di grandissimo potere!
Ma allora perchè siamo arrivati a questo livello di impunita corruzione a tutti i livelli e di tutte le parti politiche?
Dare soltanto la colpa a Berlusconi mi pare una sciocchezza.
E se anche fosse solo colpa sua, dove governava la sinistra perchè siamo giunti a tanto?
La stampa ha fatto il possibile?
E il Vaticano comanda anche alla stampa di sinistra?
Non sono domande facili, ma noi senza potere non capiamo!
saluti Sylvi
x Rodolfo
Caro Rodolfo,
mi dispiace che abbia deciso di lasciarci.
Lei a volte ha usato un linguaggio irriverente, verso le donne in genere, cosa che non avrebbe fatto con amici in persona.
E’ stato giustamente ripreso, tutto li’.
Non scarichi la colpa ad altri…..
Le auguro Happy Hanukkah, otto giorni di celebrazione, le auguro che ogni giorno possa accendere una candela sulla Menorah con i suoi famigliari.
Anita
CLASS ACTION
Sempre meno potere al cittadino-consumatore.
Della serie: consuma e zitto.
La class action [azione collettiva risarcitoria per consumatori], introdotta con la finanziaria per il 2008, sarebbe dovuta entrare in vigore a giugno di quest’anno, poi con il decreto estivo sulla manovra il nuovo strumento era stato sospeso fino al 31 dicembre 2008. Con il decreto di oggi e’ arrivato un ulteriore slittamento di sei mesi.
Oltre allo slittamento, il governo ha varato una class action che riduce i margini di operatività. La possibilità per i consumatori di ricorrere ad un’azione collettiva di risarcimento scatterà soltanto per gli illeciti avvenuti a partire dal primo luglio 2008 (!)
L’esecutivo depotenzia così la norma che era stata introdotta con l’ultima finanziaria di Prodi. CON LA FORTE LIMITAZIONE DELLA RETROATTIVITA’ SI VIETA DI FARE RICORSO COLLETTIVO sulle più note vicende che hanno colpito i risparmiatori, da CIRIO a GIACOMELLI, da PARMALAT ai BOND ARGENTINI.
Furiosi i consumatori. “Vergogna! Siamo indignati – dicono i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti – Il Governo e la Confindustria vogliono rendere impossibile l’azione di risarcimento per i danni subiti dai cittadini nelle truffe Cirio, Parmalat e vogliono rimandare il più possibile l’attuazione della legge stessa”.
***
Azioni Collettive: l’introduzione di un simile strumento processuale è la possibilità di fare giudizi collettivi, nell’interesse di interi gruppi di danneggiati, con evidente risparmio di costi.
La class-action era e rimane un’istanza sociale, voluta dalla gente come necessario strumento di governo del mercato.
Questo e’ il sito di vlass avtion sul quale i consumatori possono segnalare il loro problema:
http://www.class-action.it/
Purtroppo, a quanto sembra, pero’, la soluzione giuridica e l’eventuale risarcimento dovranno attendere ancora e, per tutto quello che riguarda fatti avvenuti prima del 2008, sara’ un addio.
Per il futuro mai, per il presente poi.
Questa e’ la regola italiana.
@Rodolofo
E’ davvero inutile che lei cerchi di incolpare noi, perche’ non abbiamo “apprezzato” o compreso certe sue esternazioni. Lei dice che avrebbe potuto parlare diversamente, perche’ non l’ha fatto? Chi glielo ha impedito? Da quando in qua e’ amicizia o democrazia fare e consentire di fare qualunque cosa, anche se offensiva e volgare? E da quando in qua e’ una colpa reagire a cose del genere?
Oltre tutto, lei e’ recidivo: fino all’ultimo non ha resistito e non si e’ astenuto dal fare sfoggio della sua misoginia: le donne, oltre che oche, troie, intralcio al lavoro dei giovani, sono pure “nocive”.
Nessun uomo che si rispetti e men che meno una donna, qualunque sia la sua occupazione, resterebbero indifferenti a tutto questo. Forse lei dovrebbe farsi un esame di coscienza, invece di fare il bambino offeso. Oltre tutto, non mi sembra che lei sia stato cacciato da questo blog. E’ una decisione sua e solo sua. La invito a riflettere.
Un po’ di arte, va’…
Scoperta eccezionale al Louvre. Sul retro del celebre quadro “La Vergine con il Bambino e Sant’Anna” di Leonardo da Vinci, sono stati rinvenuti tre disegni che potrebbero essere stati realizzati dallo stesso genio del Rinascimento. Grazie a un esame a raggi infrarossi condotto dal Centro di ricerca del museo, è stato possibile identificare gli schizzi altrimenti nascosti all’occhio umano. Le tre figure sembrerebbero disegnate dalla mano del maestro: una testa di cavallo di 18 cm x 10, che rimanda a quella della Battaglia di Anghiari, un cranio umano di 16 cm x 10, tra i temi più ricorrenti in Leonardo, e un bambino, che assomiglia molto a quello raffigurato nel quadro.
vedi foto su
http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/spettacoliecultura/davinci-louvre/3.html
A giudicare dalla testa del cavallo, mi sembra proprio che sia la mano di Leonardo. Un quadro straordinario, quello di S.Anna, S.Maria e il Bambino, una rappresentazione simbolica delle generazioni che nascono una dal grembo dell’altra. L’agnello che “nasce” dal bambino e’ il suo messaggio di pace.
Insomma, questa struttura piramidale umana ci parla di amore che produce vita, che produce amore.
Qualcosa di positivo, a volte, accade:
mai smettere di combattere e sperare
AUSTRALIA- Protezione dell’ambiente e della biodiversità.
Un gruppo di aborigeni vince la battaglia contro un colosso minerario 1-0
La società anglo-svizzera Xstrata aveva progettato di deviare il corso del fiume McArthur per espandere una miniera di zinco, ma il progetto, inizialmente approvato nel 2006, e’ stato bloccato dalla corte federale sotto le pressioni dei gruppi aborigeni.
http://www.corriere.it/esteri/08_dicembre_18/australia_aborigeni_causa_colosso_minerario_fiume_f97b783e-cce1-11dd-95df-00144f02aabc.shtml
Insomma, a volte qualcosa di positivo accade.
Quando, in Italia?
Scusate l’Inglese, non ho tempo di tradurre.
L’eroe lanciatore di scarpe, Muntadhar al-Zeidi, ha scritto a al-Maliki per un “perdono” da parte sua e di G.W.Bush.
BAGHDAD — Developing: A spokesman for Iraq’s prime minister says the journalist who threw his shoes at President George W. Bush has asked for a pardon.
Spokesman Yassin Majid says that in a letter sent Thursday to Prime Minister Nouri al-Maliki the journalist described his behavior as “an ugly act” and asked to be pardoned.
Majid says that Muntadhar al-Zeidi in the letter recalls the kindness the prime minister once showed him during an interview in 2005 and asked for al-Maliki to show him kindness once again.
Al-Zeidi, a correspondent for an Iraqi-owned television station based in Cairo, Egypt, could face two years imprisonment for insulting a foreign leader.
Anita
Grazie Vox,
questo quadro è per me forse il più bello del Leonardo.
La sensibilità “femminile”della maternità raggiunge il sublime!
Il Genio va oltre il genere, va oltre l’esperienza umana, E’ Amore!
Vado al “restauro”!!
Sylvi
E per concludere su una nota positiva,
ecco un simpatico video natalizio:
http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Scienze&vxClipId=2524_dc6c2c62-cce5-11dd-95df-00144f02aabc&vxBitrate=300
per la seria il toro chiama cornuto l’asino
Mons. Amato critica il governo Zapatero e le sue “leggi etiche” in un’intervista
alla rivista Consulente Re. “Per fortuna la Chiesa spagnola è reattiva”
Il Vaticano attacca la Spagna
“Indottrinamento laico e statolatria”
CITTA’ DEL VATICANO – In Spagna sta avanzando l’indottrinamento laico, la “statolatria”, cioè l’ingerenza dello Stato nella vita personale di ognuno. A sostenerlo è monsignor Angelo Amato, l’attuale prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, già ex segretario della Dottrina della Fede, ed amico personale di Papa Ratzinger.
In un’intervista alla rivista “Il Consulente Re” il presule esprime questo giudizio sulla Spagna partendo dalle cosidette “leggi etiche” del governo Zapatero, tra cui l’introduzione nelle scuole dell'”Educazione alla cittadinanza”, l’educazione civica resa obbligatoria per tutti gli studenti.
“Ovviamente qui a Roma noi sappiamo bene di questo grave problema”, ha osservato monsignor Amato, che quasi certamente diverrà cardinale nel prossimo concistoro. “Fortunatamente – ha aggiunto – possiamo contare su una Chiesa spagnola che ha approfondito seriamente il problema e ha dato una risposta pubblica e chiara”. Monsignor Amato definisce la Chiesa spagnola “molto reattiva” perché sta rispondendo “con fermezza a un’intrusione statale assolutamente illegittima sul tema dell’educazione dei propri giovani”.
Il problema, secondo l’esponente della Santa Sede, è “che in tutta Europa si sta introducendo la categoria della cosiddetta biopolitica: lo Stato cioè entra sempre più nella vita personale di ognuno”. Questo significa, ad esempio, che lo Stato “obbliga le famiglie a scegliere determinate scuole con determinate materie, non d’istruzione ma d’indottrinamento”.
ma hanno proprio la faccia come il culo questi.
Dean Martin canta una delle mie preferite canzoni Natalizie.
Dean Martin – Silent Night, Holy Night
http://www.youtube.com/watch?v=mgro6XcL1-s&feature=related
Anita
Abbiamo a bordo containers, pieni di ogni tipo di mercanzia, e vecchi rotabili. Camions, furgoni, bus, auto………..e qui la prima perplessita’. Mentre in Italia e Europa tutta si combatte l’inquinamento rinnovando il parco macchine, quelle vecchie si commercializzano e si spediscono in Africa. Insomma e’ come spazzare e nascondere la polvere sotto i tappeti. Ma l’atmosfera sopra l’Africa non e’ la stessa di quella sopra l’Europa!? L’aria di li’ non e’ fatta come quella nostra?
Che ipocrisia! Ambientalisti, verdi ed affini cosa dicono di questo controsenso?
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Già, cosa dicono gli ambientalisti?
E’ un brano estratto dal ‘giornale di bordo’ privato del mio amico comandante di un mercantile. Ne pubblichiamo una pagina in ogni numero del nostro giornale.
Monsignor Amato definisce la Chiesa spagnola “molto reattiva” perché sta rispondendo “con fermezza a un’intrusione statale assolutamente illegittima sul tema dell’educazione dei propri giovani”.
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E già, l’istruzione legittima è l’indottrinamento per fidelizzare la propria clientela. Se alla Messa insieme alla comunione dessero delle tessere con chessò, 5 euro di spesa in un magazzino della Curia, tutta l’Italia si ritroverebbe improvvisamente cattolica praticante. Una buona operazione di marketing, di questi tempi.
Spokesman Yassin Majid says that in a letter sent Thursday to Prime Minister Nouri al-Maliki the journalist described his behavior as “an ugly act” and asked to be pardoned.
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Naturalmente è un escamotage per giustificare la liberazione del giornalista in nome della magnanimità di chi governa. Tanto, ormai, gli avranno già fatto passare la voglia di fare il bis o di ispirare imitatori.
Parla Londra
a tutti gli amici dei territori occupati alcuni messaggi speciali
Tappone ha tappato la Giustizia
Baffino ha scirro il Pizzino
Croce ha venduto il mondo a Rockfeller
Portento non è contento
Occupato è più disoccupato
Buonasera
Per ‘addicirarvi’ un po’, uno spassoso pezzo di Marcello Veneziani, sulla Gazzetta del Mezzogiorno di oggi:
Roma-Bisceglie il treno più pazzo del mondo
di Marcello Veneziani
Ragazzi, ho preso l’altro ieri il nuovo magnifico treno da Roma per la Puglia in evidente stato di commozione celebrante. Avevo saputo infatti che l’Eurostar neonato non solo impiegava appena tre ore e mezzo per arrivare a Barletta ma faceva un miracolo in più. Fermava pure a Bisceglie. Dico, Bisceglie, la mia città natale. Era da bambino che non fermava un rapido da Roma.
L’ho detto ai miei e non ci credevano, ho detto che era scritto su Internet ma loro credono che internet sia una diceria, un gioco. Che ne sa il computer, vogliamo parlare con le ferrovie. E via ricerche per notizie ad personam da voce umana; telefonate alle stazioni locali fino alla sede centrale di Roma. Ho chiamato piazza della Croce rossa mi dice mia sorella e annuncia: è vero, ferma a Bisceglie. Un minuto di raccoglimento per la raggiante conferma. Allora Dio esiste, c’è un paradiso per i ferrovieri. Così, munito dei conforti famigliari, annebbiato nella vista dalla mistica apparizione del nuovo treno sul binario otto della stazione Termini, sono salito sull’Etr. Ci aggiriamo come indios dell’Amazzonia tra sofisticate tecnologie ferroviarie ma alla fine scopriamo dove sono scritti i posti a sedere, come si accende la luce nei sedili che sembra quella che usano gli oculisti per vederti dentro l’iride; e dopo ricerche di gruppo, troviamo perfino la presa per il computer. Bello bello. Si parte, alle 4 spaccate, non un secondo in più. Da oggi comincia il futuro. Ma tre secondi dopo si sente un urlo, è uno che dice di aver sbagliato treno, pensava fosse quello per Napoli. Esce di corsa dalla carrozza e un attimo dopo si ferma il treno, rientra di corsa, prende le sue valigie e scende. Miracolo di San Gennaro o ha tirato il freno d’emergenza? Boh. Ma no, è un treno così sofisticato che misura l’angoscia dei viaggiatori e ripara gli errori con un radar, forse. Fermata facoltativa. Si riparte. Che dico si riparte, si vola, neanche un’ora per Caserta. Anche se sbanda paurosamente, roba da maldimare. Vengo da 24 di volo dal Messico, e le perturbazioni che ho incontrato lungo la rotta sono nulla rispetto a quelle che incontriamo sulla tratta casertana. Però appena si arriva a Caserta avviene uno strano movimento, poliziotti che vanno e vengono, macchinisti che escono continuamente dalla cabina e corrono lungo il treno, avvisi misteriosi ai naviganti che il treno per soli due minuti sarà senza luce perché stiamo «resettando». Che succede, è entrato un virus nel comando? Chi si ricorda Cassandra Crossing, il film sugli appestati, chi altre tragedie ferroviarie, sorgono strane dicerie: hanno visto un povero islamico… Mezz’ora di sosta, poi riparte come un pazzo e ogni tanto si ferma come un imbecille. Mistero. Poi riparte a velocità scomposta. La gente risbanda paurosamente.
Nessuno osa andare al bar perché non vuol mettere a repentaglio la vita per un thè; così resta terrorizzata al proprio posto. Né passa il carrello bar perché evidentemente farebbe strage di passeggeri ad ogni curva. Bere è nocivo su questo treno, anche l’acqua nuoce alla salute. Cerco inutilmente le cinture di sicurezza. Non ci sono. Ho un colpo della strega e ogni ondulazione del treno sono dolori, vorrei un cerotto voltaren ma non c’è la farmacia in questo razzo per Marte. Chi cerca di andare in bagno arriva giusto in tempo per vomitare. A me è capitato di perdere il telefonino perché appena sono entrato in bagno una violenta sbandata mi ha fatto saltare il cellulare che stava squittando e così fra una mano sulla cerniera e l’altra troncata dal treno incazzuso, il telefono ha rischiato di morire affogato nel water. Non vi dico la destinazione della pipì, ma sull’astronave per Bisceglie non c’è la forza di gravità, tutto viaggia nell’atmosfera.
Ogni tanto il treno barrisce, emette strani suoni, non si capisce se stiamo passando sopra le nuvole o ventimila leghe sotto i mari. Alla fine il treno impiega come sempre, ma alternando momenti in cui si ferma a momenti di volo; non sarebbe meglio una via di mezzo ma costante? Quando arrivo a destinazione, in forte ritardo, bacio la terra e accendo mentalmente un cero a san Trifone. Mamma mia, dicevano, non prendere l’auto e nemmeno l’aereo con questo maltempo; meglio il treno, è più sicuro. Alla faccia.
x Marco
Caro Marco,
dissentire e’ una cosa, tirare oggetti e’ un altra.
Berlusconi se la cavo’ con un ematoma, e se il cavalletto avesse colpita una tempia?
Sarebbe meglio scoraggiare questi atti violenti e non incoraggiarli.
Il muratore padovano l’ha fatto come prova di bravura per la sua ragazza…insomma un cretino.
Il giornalista Iracheno per pubblicita’, era stato imprigionato da Saddam, come pure la sua famiglia.
Era gia’ stato fermato dagli MP Americani, adesso cerca il perdono.
La figura dello spostato ce la fa’ lui.
A me dispiace anche che le sue scarpe abbiamo colpita le nostra bandiera.
Anita
cara Anita, sono convinto che il perdono non lo ha cercato di sua iniziativa, il giornalista irakeno. Glie lo hanno imposto, per evidenti motivi, ovvero per dimostrare che il suo è stato un gesto sbagliato che non si doveva fare.
Io sono contro la violenza, ma in certi casi altro che scarpe ti vien voglia di tirare!
Questa è una notizia, sempre dalla Gazzetta, che interesserà il nostro storico:
Il 13 dicembre 1250 moriva
il primo “terrone” della Storia
di MARISA INGROSSO
Federico II, imperatore di Germania e re di Sicilia, era figlio di Costanza d’Altavilla e del sovrano del Sacro Romano Impero Enrico VI. Il suo rivale, Ottone di Brunswick, lo accusò d’interessarsi solo del Mezzogiorno, anziché della Germania, e lo soprannominò “puer Apuliae”, cioè “figlio del Mezzogiorno” o “terrone”
UN AVVOCATO IN GALERA PER “NEGAZIONISMO” – Parte I
di Claudio Moffa
Sylvia Stolz è ormai in prigione da quasi un anno nel carcere di Heidelberg, Germania[…]Ma differentemente da David Irving – il noto storico inglese che nel 2005 di passaggio per l’Austria venne condannato per lo stesso reato a tre anni e fu liberato “appena” un anno dopo grazie all’abiura delle sue tesi – e di altri personaggi che si sono voluti cimentare con il rischioso discorso dell’ “Olocausto”, la Stolz non vanta alcun titolo di studiosa, e non è nemmeno una dilettante più o meno ideologizzata di storia della II guerra mondiale.
Sylvia Stolz infatti è un avvocato, e in questa veste aveva incontrato due altri condannati in Germania per REATI DI OPINIONE, il tedesco Germar Rudolf e il fiammingo Siegfried Verbeke, prima di decidere di difendere di fronte a un Tribunale tedesco un terzo “negazionista”, Ernest Zundel.
Una storia incredibile, quella di Zuendel, che inizia in Canada dove l’oggi 67enne scrittore viveva ed aveva vinto una causa in cui era stato accusato di falsificazione storica; prosegue poco dopo con un misterioso incendio della propria casa, da cui la sua fuga di fatto negli Stati Uniti e infine – ecco l’ultimo capitolo – l’estradizione coatta in Germania, dove viene condannato a cinque anni di galera per quelle stesse tesi già assolte dalla corte di Toronto.
La Stolz ha difeso Zuendel e ha pensato quel che pensa qualsiasi bravo avvocato: che bisogna in qualche modo anche entrare nel merito del reato contestato, dimostrando non la “verità” storica (non dovrebbe essere questo il compito di quale che sia Tribunale) ma la piena legittimità di un dibattito su quale che sia questione storiografica.
Così dice anche la Costituzione tedesca.
(continua)
UN AVVOCATO IN GALERA PER “NEGAZIONISMO” – Parte II
Ma è a questo punto che l’articolo 130 del Codice Penale tedesco – che in combinato con il 226 punisce con la prigione da 1 a 5 anni chiunque “neghi” crimini quali quelli definiti dall’ormai abusatissimo Tribunale di Norimberga – ha travolto anche lei: tre anni e mezzo di prigione, e la sospensione per ben 5 anni dalla professione di avvocato. Una morte civile, motivata con espressioni di sapore inquisitorio…
Comunque la si voglia mettere, il caso Stolz è di una gravità inaudita per i principi di un’Europa che ciancia ogni giorno di libertà e di democrazia da esportare in tutto il mondo…Chi l’ha visitata in carcere (come Gerard Menuhin, figlio del famoso violinista Yehudi Menuhin – un ebreo “contro” per parafrasare il titolo di un film di Francesco Rosi ) ha riferito di pasti assai poco gradevoli, di letture obbligate di Hegel, e insomma di condizioni di detenzione che sfiorano un possibile sadismo carcerario, una malattia che forse colpisce con più piacere i colpevoli di “negazionismo” che l’assassino della cella accanto.
a un primo livello c’è la codificazione del reato di “negazionismo” contenuta nell’art. 130 (che vuol dire “negare”? Quali i confini fra la banalizzazione del crimine storico, e la sua contestualizzazione? Chi decide della verità storica, il giudice?) e quella ancora più magmatica di “genocidio” dell’art. 226, copiata più o meno letteralmente dalla Convenzione sul genocidio del 1948: il fatto è che in una casistica così ampia come quella indicata dalla locuzione per la quale si avrebbe “genocidio” quando c’è il “tentativo di distruggere in tutto o in parte” un gruppo etnico, religioso etc. può rientrare qualsiasi, ma proprio qualsiasi conflitto odierno, anche e soprattutto in considerazione dell’enorme sviluppo tecnologico degli armamenti degli ultimi decenni.
(continua)
UN AVVOCATO IN GALERA PER “NEGAZIONISMO” – Parte III
Tutto dunque si sposta sul piano massmediatico: è la grande stampa e chi la controlla, prima ancora dei Tribunali, a decidere di volta in volta quel che è e quel che non è “genocidio”. C’è genocidio nel Darfur del Sudan islamico; non c’è genocidio nel Congo orientale occupato dal Ruanda pro-americano. C’è genocidio nella Jugoslavia di Milosevic; non nell’Iraq occupato e bombardato da americani e inglesi. E’ genocidio quello ovvio di Hitler; non è genocidio “al minuto secondo”, di Hiroshima e Nagasaki.
Su un piano più specifico il caso Stolz presenta i tratti inauditi di un processo e condanna di un avvocato nell’esercizio delle sue funzioni.
Nel convegno su “Le opinioni imbavagliate” del 7 luglio scorso, promosso dal Comitato 21 e 33 presso l’Ordine degli Avvocati di Roma, due avvocati, Francesca Romana Fragale e Elisabetta Rampelli dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura hanno evocato e stigmatizzato una strana tendenza presente in alcuni casi giudiziari italiani, ad attribuire al legale lo stesso tipo di reato contestato al proprio assistito.
Fragale in particolare sottolineava, con tanto di citazione da un testo di diversi secoli fa, che i processi dei tempi dell’Inquisizione funzionavano proprio così e finivano perciò per impedire una vera difesa dell’incolpato di turno.
Ecco dunque il terzo livello della questione, il preoccupante scenario che sembra diffondersi sempre più in tutta l’Europa come ricordava un paio di settimane fa Mellini: un’ Europa…che sicuramente ha un tasso di democrazia elevato rispetto a tante altre realtà del pianeta, ma che, tuttavia, quando si affronta un quale che sia tema legato alla tragedia della II guerra mondiale, fa riemergere i tratti di un dogmatismo e di un’intolleranza inquietanti.
C’è invero da rabbrividire a sentire un deputato del PD sostenere, con riferimento al pur criticabile filone negazionista, che “in Italia c’è un problema, che è l’art. 21 della Costituzione che difende la libertà di espressione” (sic!)
Sarebbe opportuno considerare con attenzione la gravità della situazione: la possibilità cioè (di) uno schema apparentemente impossibile e tuttavia confermato da una pluralità di episodi repressivi degli ultimi anni – che la democrazia europea sia in qualche modo “a macchia di leopardo”, perché non diffusa a tutto campo, ma segmentarizzata ed esistente solo su alcuni scacchieri tematici.
Una democrazia che si accompagna a una sorta di “totalitarismo settoriale”, alimentato da forme di misticismo molto pericolose che riguardano la storia recente e meno recente del continente: che non è ben percepito dalla massa solo perchè poco se ne parla, ma che nondimeno è tale, visto che – come nel caso Stolz – sfocia alla fine nella violazione plateale dei più banali e basilari principi dello Stato di Diritto.
Fonte: http://www.giustiziagiusta.info
@ Anita
Quel giornalista irakeno chissa’ quante botte si e’ preso, magari anche delle minacce alla sua famiglia (sistema, peraltro, molto frequente per piegare i prigionieri).
Quelle “scuse” sono necessarie alla diplomazia del governo fantoccio irakeno, forse un giorno sapremo come sono davvero andate le cose.
lei dice che se egli ha potuto gettare quelle scarpe e la gente e’ potuta uscire a protestare e a sostenerlo, cio’ e’ dovuto agli americani.
Non si culli in questa illusione, perche’ gli irakeni oggi dicono che stanno ancora peggio che con Saddam. E non finga di dimenticare un piccolo particolare senza importanza: gli irakeni hanno oggi un paese distrutto fin nelle fondamenta, depauperato, diviso, con oltre un milione di morti e milioni di invalidi, la maggior parte civili.
La “liberta’ ” di tirare una scarpa contro un ipocrita assassino e’ una ben magra consolazione. Una liberta’, oltre tutto, condita dalla prigione e dalle torture, che razza di liberta’ sarebbe?
La liberta’, quella vera, e’ un’altra cosa. E gli irakeni, che oggi non sono piu’ padroni in casa propria, non ce l’hanno.
Bush, Cheney, Rumsfeld e tutti i loro accoliti sono bugiardi, assassini e ladri: hanno organizzato una guerra di invazione adducendo FALSE SCUSE, lo hanno fatto SENZA il beneplacito dell’ONU, e tutto questo per promuovere gli ineterssi di corporation di cui loro stessi detengono i pacchetti azionari, guadagnando miliardi di dollari, sia sulla pelle degli irakeni, sia su quella dei propri soldati.
Oggi in tutto il mondo si levano voci che chiedono una nuova Norimberga che punisca questi criminali. Altro che due scarpe.
Se la son cavati con poco.
Parla Londra
a tutti gli amici in ascolto nei territori occupati
Usare destro taglia 46
Il carnico torna nel friuli
Sto sui dieci calli di Callisto
la scarpa è il nuovo metodo di lotta.
Uniamoci nell’informzione e nella resistenza
Buona notte
@Vox
Gentile Vox,
grazie per i suoi post sempre molto interessanti.
Ho salvato i link e mi sono andaot a gardare quei siti con calma.
Ieri, se non sbaglio, lei ha postato una cosa sull’economia che veniva da un Blog: il George Washington ‘s Blog (http://georgewashington2.blogspot.com).
Oggi per esempio pubblicano un blog nel di impronta come dire eterodossa e liberista. Ultraliberista. La scuola Austriaca o Scuola Viennese i economia è una scuola eterodossa nota per rifiutare approcci di tipo matematico statistico e modellistiche basate su algoritmi complessi di calcolo (anche inferenziale)
(http://en.wikipedia.org/wiki/Austrian_School).
E’ anche una scuola ultra liberista e propositrice di una deregolazione pressochè totale dell’economia
cordialità
GV
Caro Rodolfo,
rispondo solo ora al suo messaggio n. 5. Non posso condividere la sua decisione di lasciare il blog perché penso che questo sarebbe comunque un impoverimento, come lo fu la partenza di Popeye anche se quel modo di scrivere era del tutto inaccettabile.
Soprattutto non posso accettarlo perché ritengo che i suoi argomenti siano complessivamente sbagliati.
Lei ha scritto delle frasi improponibili in un blog del XXI secolo, soprattutto se di indirizzo progressista. Per nessuno di noi sarebbe accettabile quel che lei ha scritto sulle donne, perché per noi l’uguaglianza tra uomini e donne (uguaglianza di diritti e di dignità, ovviamente; non proprio in tutto …) è un punto irrinunciabile del nostro modo di veder il mondo. Lei può anche avere idee diverse ma allora deve argomentarle in modo ben concatenato, deve farlo in modo accettabile da tutti noi (e quindi non deve usare quelle espressioni volgari che ha usato) e deve anche accettare delle critiche magari violente. Su questo punto tornerò più avanti.
Lei non può dire che non è stato capito perché le espressioni che lei ha usato erano inequivocabili. Tocca a lei scrivere in modo da farsi capire, magari rileggendo con calma le sue lettere ed imparando ad essere meno impulsivo.
La invito a rileggere con calma il messaggio n. 13 di Anita: è un messaggio ponderato ed equanime, scritto da una persona che le è sempre stata vicina e che non ha mai manifestato ostilità preconcetta nei suoi confronti.
Lei può chiedere di essere capito solo dopo un grande sforzo da parte sua per farsi capire.
Sono poi del parere che andare a cercare i colpevoli quando si parla di fenomeni di massa come la divisione di genere non abbia senso. Gli uomini e le donne si condizionano reciprocamente e tendono ad essere quello che l’altro/a ci chiede di essere o che noi abbiamo capito ci venga chiesto.
Veniamo ora alle reazioni degli altri blogger. Le ho già scritto che conosco personalmente AZ, che rimane una delle persone che più stimo da quando scrivo nella rete, e che non è affatto una persona rancorosa. AZ in realtà non l’ha neppure minacciata, se mai ha risposto a quella che sembrava una minaccia da parte sua, e lo conosco abbastanza bene da credere a quello che ha scritto a proposito delle ingiurie “familiari” nei suoi confronti.
Sono invece del parere che la Silvy abbia esagerato nel criticare suo figlio. I ceffoni non si possono più usare nei confronti di un figlio adulto ed è possibile che suo figlio volesse dire qualcosa di diverso dal significato letterale dei termini usati: in una lettera non si può tradurre la mimica….
Così come sono del parere che sia Faust sia Nicotri, anch’esse due persone molto più disponibili di come sembra dai loro scritti, a volte nei suoi confronti esagerino.
Forse dovremmo incominciare a pensare che l’intolleranza di sinistra non è migliore dell’intolleranza di destra, ma soprattutto che non è possibile continuare a menare il torrone con le espulsioni in un blog di una ventina partecipanti!
Mi auguro veramente che lei riprenda la sua partecipazione al blog anche perché condivido pienamente una frase che lei ha scritto di se stesso: “Io mi sento … un autentico, non mi piace bleffare”. Sì, questo sembra vero anche a me: lei non è un artefatto.
Colgo l’occasione per ricambiare anche a lei e ad Alessandro i miei più sinceri auguri di Buon Natale e Buon Anno. Uroburo
da repubblica:
Il presidente del Consiglio dei ministri, vista la legge 896/2008, comma K, considerato che risulta scoperto il ruolo di “avversario legalmente riconosciuto” bandisce un concorso pubblico per il posto di leader dell’ opposizione. I candidati dovranno superare una prova scritta che prevede le seguenti domande: 1) Ha mai sofferto di malattie contagiose, disturbi psichici o passioni politiche? 2) Ha mai organizzato cortei, scioperi, girotondi o genocidi? 3) Lei o qualcuno dei suoi parenti o amici è mai stato iscritto al Pci-Pds-Ds-Pd? 4) E’ mai stato processato per il reato di corruzione, beneficiando poi di indulti, condoni, leggi ad personam o prescrizioni? La risposta «Sì» alle domande 1, 2 e 3 comporta l’ esclusione dal concorso. La conoscenza delle lingue, un piazzamento a Miss Italia e la risposta «Sì» alla domanda 4 costituiscono titoli preferenziali.
SEBASTIANO MESSINA
ma soprattutto che non è possibile continuare a menare il torrone con le espulsioni in un blog di una ventina partecipanti!
..capisco e mi adeguo… AUGURI!!!!
… preciso cche ho la sensazione o la percezione che Uroburo non legge i miei post e in altre parole… non segue lazione… questo dovuto anche che al poco tempo che dispone in questi tempi… comunque continuero… il probema non è ppiu mio… ma di cchi si dovra sciroppare un maleducato cche pretende di insegnare al blog quello cche lui ssa!!! (si vva bbene, si puo saltare il post cche non si vuol leggere, conosco la risposta) e cosa vuole insegnarci?¿? la sua maleducazione e mettere in mostra sfrontatamente il suo ego, cioe… il nulla trifolato e affumicato, farcito di gniente..
Caro Uro, non capisco ma mi adeguo, saluti e…
Auguri Blog.!!!!.
Faust
Caro vecchio Faust,
soprattutto cerca di non capire sbagliato perchè ci mancherebbe solo che si dovesse scegliere tra te e Rodolfo.
Questo è un blog di quattro gatti che dovrebbe cercare di integrare, non di espellere. Siamo troppo pochi per fare gli snob, e soprattutto è regola dei blog che ci debba essere una certa diversità perchè un blog sia vivo.
Se dovessi rivalutare le cose retrospettivamente, penso che si dovrebbe chiedere a tutti coloro che ne hanno fatto parte in passato di rientrare, solo chiedendo a tutti un esplicito impegno al rispetto delle regole delle civile convivenza.
Quanto a Rodolfo, io penso che lui scriva male ma anche che noi l’abbiamo spesso criticato ferocemente. Rodolfo più che insegnare espone un punto di vista, proprio come fai anche tu, io, Nicotri ecc. Dovremmo imparare e dissentire senza scomunicare ma permettendo ad ognuno di esporre la sua visione del mondo. Guarda che Rodolfo ha scritto che, alla fine, ci ritiene tutti degli amici….
Ti ripeto: un blog può essere solo luogo di scambio di idee diverse e questo richiede accettare che gli altri pensino diversamente da te.
Un carissimo saluto ed a presto da Giulia … U.
x Uroburo, Rachamim e Rodolfo
E’ arcinoto che io ammetto critiche, anche pesanti, nei miei confronti. Sapete bene cosa e chi ho sopportato per mesi nel blog precedente e per un pezzo anche in questo. Die però che esprimo odio – e diconseguenza, si badi bene, è sottinteso che aizzo all’odio – contro qualcuno, in particolare contro una certa etnia, non lo tollero. Per il semplice motivo che si tratta di una affermazione massimamente falsa, poi anche perché è offensiva, infine perché è calunniosa. Mi sono rotto i coglioni di questa solfa che dura da un paio di anni, da quando ho ricordato la miserabile figura fatta dal signor Leone Paserman per avere pubblicamente accusato di antisemitismo Michele Santoro, chiedendone per giunta il licenziamento dalla Rai: Paserman venne condannato dal tribunale di Roma a risarcire i danni morali a Santoro. Analoga canea, come sapete bene, si è mossa contro di me. Con gli stessi obiettivi.
Non è mio costume cacciare nessuno, e anzi do sempre il benvenuto a tutti, ma non trattengo a viva forza nessuno né lo prego in ginocchio. Specie chi pretende di potermi calunniare ogni volta che gli zompa in mente.
‘Notte a tutti.
pino nicotri
GIAN ENRICO RUSCONI
La questione morale esplose nel momento in cui si pose una questione politica enorme, scriveva ieri Emanuele Macaluso sulla Stampa. Parlava della crisi del Psi di Craxi e dell’implosione che ne è seguita per l’intero sistema partitico della Prima repubblica. E proiettava la stessa sindrome e la stessa diagnosi sul Pd di Veltroni oggi. Un’analisi acuta.
Ma forse i conti non tornano del tutto. Macaluso segue puntualmente la paralisi partitica interna di un Pd che non sa decidere nulla sulle grandi questioni (Europa e Pse, giustizia, bioetica, alleanza con Di Pietro e – aggiungo – l’ambivalenza verso la Lega). Ma dimentica che il contesto in cui tutto ciò avviene non è paragonabile a quello in cui si consumò l’ultimo craxismo e il tracollo del sistema partitico della Prima Repubblica. Oggi ci sono il berlusconismo vincente e un disorientamento depressivo della società civile che creano un contesto inconfrontabile con quegli anni.
Cominciamo dalla giustizia. È di moda prendere le distanze con toni di sufficienza dalla stagione di Mani pulite, ma si dimentica che – con tutti i suoi errori – fu un soprassalto di emozione collettiva, cui nessuno si sottrasse. Oggi la sfiducia verso la magistratura è diventata endemica. L’accusa di una giustizia politicizzata da arma di parte è diventata un sospetto sistematico. Questo è il regalo avvelenato del berlusconismo agli italiani sia che lo votino o no. Il nuovo attivismo della giustizia non ha l’effetto liberatorio di anni fa. E non è questione di colore politico. Il risultato è che quando tutte le parti partitiche parlano a turno di «riforma della giustizia» nessuno ci crede. Anzi si cerca il trucco.
Questo non vuol dire che i cittadini non reagiscano più alle denunce di corruzione o di cattiva amministrazione. Ma la loro reazione non si trasforma in plusvalore politico come fu negli Anni Novanta. Dà luogo ad astensionismo di protesta o al fenomeno Di Pietro, che non pare abbia le caratteristiche di un’autentica forza politica innovatrice. Da questo punto di vista, Berlusconi ha vinto la sua battaglia contro la giustizia. Deve solo formalizzarla, con l’aiuto tecnico dei suoi zelanti sostenitori.
Passiamo alla grande politica estera. La crisi degli Anni Novanta fu determinata dall’incapacità di reagire al radicale mutamento geopolitico internazionale ed europeo del dopo 1989. L’implosione politica all’interno era insieme il segno e la causa di questa incapacità. Nel giro di pochi anni il peso dell’Italia è drammaticamente diminuito in Europa e nel mondo. Per un certo tempo una parte del ceto diplomatico italiano ha parlato e ha scritto con toni preoccupati di «declassamento» dell’Italia. Con il berlusconismo vincente è proibito parlarne. Il corpo diplomatico si è allineato, confondendo la politica estera con i buoni rapporti economici italiani con il resto del mondo, finché durano.
Ma si può negare che da qualche tempo l’Italia riesca a «fare bella figura»? In effetti si è prodotta una singolare situazione. A suo agio nelle grandi rappresentazioni mediatiche internazionali ed europee, cui si è ridotta la grande politica, Berlusconi ha sempre modo di farsi notare con posizioni magari stravaganti nella forma, tuttavia mai dirompenti nella sostanza. L’ha capito Nicolas Sarkozy che lo conosce bene (per qualche inconfessata affinità elettiva?) quando dice: «Berlusconi inizialmente dice sempre di no, ma poi si adegua». Naturalmente ci si può chiedere se e come le «figure» berlusconiane servano davvero alla politica estera italiana, altrimenti affidata all’onesto lavoro di routine di Franco Frattini. Sì, servono sinché l’economia tiene e reggono le reti di collegamento con l’economia mondiale. Ma proprio su di esse è scesa la mazzata della grande recessione.
Il governo italiano sta reagendo in modo cauto e modesto, sottodimensionato, nascondendosi dietro la grinta intimidente di Giulio Tremonti, l’altra faccia del berlusconismo. Ma la gente ormai è rassegnata. Non si aspetta nulla di più. Accetta tutto passivamente. Questa è la vera catastrofe politica per il Pd all’opposizione. Siamo così tornati al tema da cui siamo partiti. Mentre negli Anni Novanta, dopo la crisi del sistema partitico, il centrosinistra sembrava poter offrire (con Romano Prodi) un’alternativa al primo berlusconismo, oggi non è più così. Ma il problema cruciale è la mancanza di linea e di energia politica, in un contesto mutato, non la questione morale in sé. O se vogliamo, la questione morale è soltanto un sintomo dell’impotenza politica
C’è invero da rabbrividire a sentire un deputato del PD sostenere, con riferimento al pur criticabile filone negazionista, che “in Italia c’è un problema, che è l’art. 21 della Costituzione che difende la libertà di espressione”
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Com’era quella…: “dai nemici mi guardo io, dagli amici ci guardi Iddio”…o roba del genere.
Qui a Bisceglie sta prendendo piede una lista civica che, se riesce a catalizzare le forze in gioco senza ricadere nel divisionismo tipico delle sinistre, potrà rivelarsi una vera terza forza da prendere ad esempio. E’ una coalizione che raggrupperebbe gli ambientalisti, i grillini e assimilabili. Sta nascendo in questi giorni. Vi terrò al corrente, perchè mi sembra un esperimento estensibile alla Nazione. Se riesce a Bisceglie, città di individualisti assoluti, può riuscire in qualsiasi altra parte del mondo!
E’ anche una scuola ultra liberista e propositrice di una deregolazione pressochè totale dell’economia
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Una deregolazione totale non farebbe altro che accelerare l’estensione della ‘forbice’, col conseguente crollo dell’economia stessa. Non dobbiamo mai perdere di vista il concetto che intanto si produce in quanto c’è chi consuma. Nè dobbiamo perdere di vista l’esistenza di gente molto capace di accentrare ricchezza, a fronte di tanta altra gente capace solo di sopravvivere o non interessata all’accumulo.
Eliminare il consumatore, il chè sarebbe la conseguenza diretta dell’accentramento della ricchezza, significherebbe tornare ad un medioevo di ‘signori’ e di servi della gleba, di padroni e di schiavi, in una realtà estremamente impoverita nelle sue manifestazioni.
Una non-civiltà, se vogliamo. Non conviene a nessuno.
Sono andato a prendere un caffè e chi ti incontro per strada? Il mio amico sitarista indiano, appena tornato da una tournée a Gerusalemme e in Palestina. Mi ha detto che lo hanno fatto vedere su Rai 1.
Gli ho chiesto materiale informativo sulla tournée, per il giornale, anche perchè, gli ho detto, visto che sono 35 anni che vive a Bisceglie ed è pure sposato con una biscegliese, lo possiamo considerare a tutti gli effetti un biscegliese di origine indiana. Si è messo a ridere ed ha convenuto che avevo ragione.
Della serie “c’è chi ci mangia su”.
A Nardò, un comune pugliese, un cittadino ha preso l’iniziativa di svincolarsi dal cappio della luce cimiteriale installando una lampadina votiva alimentata da energia solare.
Apriti cielo!
Evidentemente il comune teme che l’iniziativa possa trovare proseliti e, noncurante del fatto che si risparmierebbe costosa energia elettrica, avversa l’iniziativa con tutte le forze.
Cui prodest? Chi ci mangia su?
Una bella protesta dei verdi…no?
Questo è il momento in cui si dovrebbe essere solidali col cittadino che vede minata la propria libertà in nome di loschi interessi amministrativi.
Buongiorno a tutti
Non sono suscettibile per natura, non sò se questo può essere un pregio o un difetto. Certo ci sono cose , come la maggior parte di voi sapranno, che non si possono e non si devono dimendicare.
Ho scritto, chissà quando, dei miei due più grandi amici. Con uno, furono cazzotti che volarono, l’altro mi insegui per le strade del paese con un coltello in mano. Ogni estate ci siamo sempre ritrovati, e dalla prossima, forse, staremo insieme ogni giorno. Ritorneremo bambini, con le nostre partite di bigliardo e di calcio balilla,e chissà, forse ritorneremo a prenderci a cazzotti.
Dunque , come in quella canzone napoletana direi:-
” Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato , ha dato, scurdammece o passato, simmo e Napule , paisà.
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Devo dirvi, che ho riso di cuore a vedere Busch scansare con maestria le scarpe del giornalista Iracheno, che gridava:-” Questo è il bacio di addio, tu cane, da parte delle vedove , degli orfani e di tutti quelli che sono stati uccisi in Irak”.
La risata però non è scaturita tanto dai quei pronti riflessi, ma da quel suo strano sorriso.
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Poco dopo, ridendo, ha detto:-“Sono molto bravo a scansare, come voi avete ben visto, erano un 44, è stato solo un momento bizzarro, ma durante la mia vita ho vissuto ben altri bizzarri momenti.
E’ rimasto rilassato, affabile e disciplinato, qualità che sicuramente l’hanno portato per due volte alla Casa Bianca.
Mi son dovuto ricordare della frase della “noce di cocco” che disse un giorno parlando di Busch:-” Quest’uomo è buono, finchè ha a che fare con lo sport e con i bambini.
Purtroppo ha avuto a che fare anche con la guerra.
Io lo sempre saputo, ma adesso sappiamo tutti, che per i Mussulmani, le scarpe essendo sudicie sono impure, ecco perchè se le levano prima di entrare in una Moschea.
– Di quale reato sarà incolpato, ancora non è chiaro, ma pare che si sono già presentati una cinquantina di avvocati pronti a difenderlo.
Il problema intanto è , che il giornalista è diventato un eroe, e dunque non si dovrebbe sottovalutare l’effetto che può fare in quel popolo collerico una punizione drastica, che potrebbe farne anche un martire.
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-(collera dovuta alle sofferenze) ((bisogna che io ora ogni qualvolta spieghi quello che voglio veramente dire, se no, si sà quel che succede))
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La giustizia Irachena dovrebbe dunque reagire allo stesso modo di Busch, scansare con maestria.
I binari, sono stati collocati, il giornalista ha chiesto perdono.
Come , perchè e per come, non è chiaro, e non è per adesso importante.
Vedremo come finirà questa vivenda, che entrerebbe nella storia, come ha detto beffeggiando il corrispondente Inglese del “Guardian”, se le prossime conferenze giornalistiche saranno consentite solo in calzette.
Una buona giornata a tutti
„In die Geschichte würde der Bagdad-Schuhwurf nur dann eingehen“, spottete der Chefkorrespondent des britischen Guardian, „wenn in Zukunft Pressekonferenzen nur noch in Socken besucht werden dürfen…“
http://www.supersolar.it/privati/index.php?op=39
Mi informo sulle energie alternative, guardo questo sito e mi chiedo: quanto si risparmierebbe di gas e corrente elettrica, installando batterie del genere ( indifferente la marca usata, mi interessa il sistema) sulle terrazze e sui tetti?
Quanto petrolio risparmieremmo?
Perchè lo Stato non si fa carico di una produzione massiccia di tali strumenti, che in grande serie costerebbero molto meno, curando anche l’installazione, facendo poi pagare l’impianto a minime rate venticinquennali (tanto dura un impianto del genere)? Genererebbe occupazione, risparmierebbe sull’acquisto del petrolio per le centrali, migliorerebbe l’atmosfera.
O è troppo impegnativo, per i microcervelli ministeriali?
@tempesta
caro tempesta
purtroppo credo che per i nostri grandi cervelloni sia troppo chiedere questo.
D’altra parte la manovra di sostegno appena varata rende farragginoso e pressochè impossibile la decontribuzione fiscale dei costi sostenuti per migliorie ecologiche alle case.
cordialità
caro G.V.
visto che si parla di mettere in moto le ‘grandi opere’, invece di costruire strade inutili o ponti ancora più inutili si potrebbe pensare ad una ‘grande opera’ di generazione locale di energia.
Ci sono ad esempio pale eoliche verticali a grande rendimento e minimo ingombro nonchè molto silenziose, nuovi pannelli fotovoltaici anch’essi ad alto rendimento. Lo Stato dovrebbe a mio parere prendersi carico sia della produzione che dell’istallazione di tali aggeggi in ogni comune d’Italia. Li farebbe pagare a rate ai cittadini, come pagare una normale bolletta, ricavandoci magari il lucro che ora viene dalla tassazione dell’energia. Potrebbe addirittura dare l’incarico all’Enel della gestione del tutto. Dall’operazione, io vedo vantaggi per tutti.
Di seguito il link di un tipo di pala eolica verticale con spiegazioni tecniche annesse:
http://www.elmesnc.it/index.php?ID=6