Buone feste e buon anno a tutti. Sapendo però che il Natale ha almeno 5.000 anni e stando attenti a non buttare via lo spirito critico come vorrebbero invece i vari cleri, a partire da Ratzinger
E’ Natale. Festa che esiste da almeno 5.000 anni, come dimostra tra molto altro anche il libro “Il Natale ha 5.000 anni”. Esiste cioè da quando gli esseri umani si sono accorti non solo che il sole morente al tramonto risorge all’alba successiva, ma anche che dopo il solstizio d’inverno – che nel nostro emisfero accade il 21 dicembre – il sole dopo tre giorni riprende nel suo precorso quotidiano ad alzarsi rispetto la linea dell’orizzonte. Come si suol dire, le notti riprendono ad accorciarsi e i dì ad allungarsi. In quei tre giorni la traiettoria del sole pareva fissata sempre al livello più basso rispetto l’orizzonte, perché quei nostri progenitori non disponevano certo di telescopi o altri attrezzi di precisione. Poiché le osservazioni le facevano ad occhio nudo o con attrezzi rudimentali, in quei tre giorni il sole a loro pareva sconfitto: ovvero, “morto”. Poi l’occhio ne percepiva la nuova ciclica ascesa nel cielo…. E poiché 21 più 3 fa 24, ecco che alla mezzanotte del 24 inizia il Natale, che si festeggia quindi il 25.
Sono decine, se non centinaia, i “Natali” del mondo antico, tutti centrati sul 25 dicembre o nelle immediate vicinanze, a seconda dell’abilità e della precisione degli osservatori “astronomi” antichi. Nell’antica Roma si festeggiava il “dies natalis Solis invictis”, cioè il “giorno del natale del Sole invitto”, dove il sole era un Dio, che la religione mitraica, nata in Medio Oriente, associava al Dio Mitra. E nei giorni delle nostre feste natalizie c’erano le feste dette saturnali, nome che deriva dal Dio Saturno. Per chi vuole saperne di più, direi che questo link va benissimo:
http://209.85.129.132/search?q=cache:QlV2gb7YRAwJ:www.materterra.it/Article44.htm+natalis+solis+invictis&hl=it&ct=clnk&cd=2&gl=it&lr=lang_it
Insomma, nulla di nuovo sotto il Sole invitto, cioè post solstizio. Il cristianesimo – una volta diventato religione di Stato, grazie a Costantino che lo ha sdoganato e a Teodosio che ha cominciato la messa al bando delle altre religioni – non ha fatto altro che impossessarsi dei riti e delle usanze preesistenti. Del mitraismo ha copiato tutto, compreso il termine “missa” della messa (“ite, missa est”), il rito della comunione, la figura del papa e perfino del suo copricapo, che non a caso ancora oggi si chiama appunto mitria. A un certo punto il prefetto di Roma ha confiscato ai legittimi proprietari e regalato al vescovo di Roma – tra molti altri templi e annessi tesori – anche il tempio mitraico che sorgeva sul colle Vaticano, che si chiama così perché i sacerdoti mitraici andavano a “vaticinare” il futuro osservando il volo degli uccelli. I vati osservavano il cielo, poi con la bacchetta chiamata se non ricordo male sistro delimitavano un “tempulum”, cioè una porzione di cielo, e vaticinavano il futuro da come si svolgeva il volo degli uccelli in quel “tempulum”, che non a caso ha poi dato il nome alla parola “tempio” così come del resto anche a “tempo”. Il motivo per cui fino alla scoperta della stele di Rosetta è andata persa, tra molta altra ricchezza culturale, anche la capacità di scrivere, leggere e capire i geroglifici egiziani, è appunto il fatto che le religioni egiziane vennero messe fuori legge al pari di tutte le altre “pagane”, i loro templi distrutti o regalati alla Chiesa, assieme alle ricchezze formate dai “tesori” accumulati con le donazioni dei devoti, e il clero di quelle religioni perseguitato e disperso anche ferocemente. Quindi, nessuno più sapeva nulla dei geroglifici, visto che la parola significa “segni sacri”.
L’origine astronomica del Natale è dimostrata ancora oggi dal rito della messa di mezzanotte. Perché mezzanotte e perché il 25 dicembre, se nessuno sa in che giorno e tanto meno a che ora è nato Gesù detto il Cristo, del quale – pur ammettendo che sia storicamente esistito – non si sa neppure se sia nato a Nazaret o nella “Casa del pane”, cioè a Betlemme. Lo si dice nato a Nazaret perché lui era un “nazireo”, vale a dire un sacerdote di una certa setta ebraica, cosa che però non ha nulla a che spartire con il paese che si chiama Nazaret. E lo si dice nato alla “Casa del pane” solo perché si vuole far finta che si sia avverata la profezia biblica secondo la quale il Messia che avrebbe liberato gli ebrei sarebbe nato dalla stirpe di re Davide, che aveva casa a Betlemme. Il fatto che il padre di Gesù fosse in cielo Iddio e in terra il putativo Giuseppe fa a cazzotti con la discendenza da Davide, ma tant’è….
Di fatto Gesù si può dire sia nato a Roma, tali e tante sono le manipolazioni eseguite a Roma che riguardano lui, i vangeli e le storie annesse connesse. E’ a Roma che si è sempre deciso cosa e come i cristiani devo credere, con dogmi inventati nel Duemila come l’ascesa al cielo della Madonna e il suo essere nata senza “peccato originale” o inventati al concilio di Trento, come l’ostia della comunione che diventa “carne di Cristo in forma di ostia di farina” o inventati prima ancora, come la natura divina di Gesù: una invenzione, questa, che ha permesso alla Chiesa di mettere fuori gioco la concorrenza degli ebrei lanciando contro di loro l’accusa infamante di deicidio, caduta come è noto solo pochissimi anni fa.
Questa faccenda del Sole è più importante di quel che potrebbe parere, perché mostra altre sovrapposizioni forzate che il cristianesimo a fatto a sbafo e a spese di ciò che esisteva prima e da gran tempo. Quella che noi chiamiamo domenica era infatti al tempo dei romani il dies Solis, cioè il giorno del Sole, così come il lunedì è ed era il giorno della Luna, il martedì quello di Marte, il Mercoledì quello di Mercurio, il Giovedì quello di Giove, il venerdì quello di Venere, il sabato quello di Saturno. Fu Costantino che quando decise di puntare le sue fortune sui cristiani per ingraziarseli ulteriormente adottò la settimana di sette giorni e quello che era il “dies Solis” lo chiamò “dies Domini”, “giorno del Signore”, facendo contenti i cristiani senza però scontentare i mitraici: infatti, se per i cristiani il Signore era Dio, o Gesù, per i mitraici il Signore era Mitra, visto che anche così lo chiamavano. E a credere in Mitra era lo stesso Costantino, che prima dell’apparizione della croce e della scritta “In hoc signo vinces” nella battaglia di ponte Milvio ebbe la stessa apparizione da parte di Mitra in una battaglia precedente, in nord Europa. Costantino oltre che sdoganatore del cristianesimo, che rese “religio licita” mentre prima era illegale, è anche l’inventore del Credo, recitato ancora oggi come professione di fede dei cattolici. Se lo inventò al concilio di Nicea, peraltro convocato da lui – e non idea spontanea della Chiesa – quando cominciò a pensare al cristianesimo come collante dell’impero e perciò “instrumentum regni”, inventando perfino il termine “cattolicesimo”. Anche se ogni tanto spunta l’idea di farlo santo visto anche che, modestamente, si definiva “il tredicesimo apostolo” o “l’apostolo esterno”, a Roma lo hanno ripagato assai male: Lorenzo Valla, che era il segretario di un papa e non un assatanato scoprì infatti che la “donazione di Costantino” non era latro che un testamento falsificato: con il quale però il papato aveva potuto rivendicare alla Chiesa di Roma la proprietà, ricevuta in eredità da Costantino, dell’intera Italia, della parte occidentale dell’impero, vale a dire la futura Europa, e le quattro diocesi più importanti dell’impero, compresa se non ricordo male quella di Alessandria. Non a caso Indro Montanelli ha definito la Donazione di Costantino la truffa più colossale dell’intera Storia del genere umano. Una truffa che il papa agitò sotto il naso di Carlo Magno per convincerlo a invadere l’Italia e battere i longobardi per evitare che unificassero l’Italia lasciando al vescovo di Roma solo la carica di vescovo di Roma e le terre donategli con la Donazione di Sutri, primo piccolo nucleo del futuro Stato pontificio. Da notare che Valla, per evitare di finire al rogo o comunque in galera a vita, si guardò bene dal pubblicare il libro con il quale dimostrava che la Donazione di Costantino era un falso: il volumetto per venire alla ,luce dovette aspettare quasi un secolo, e un editore tedesco….
Costantino riforma dunque anche i nomi della settimana: tutti contenti, anche gli ebrei con il giorno del “sabato” che prende il nome dal loro Shabbat. Tutti comunque avevano copiato dai babilonesi, e chi ne vuole sapere di più può andare su questo link:
Se la nascita astronomica del Natale è documentata dal rito della messa di mezzanotte, il fatto che la domenica fosse il giorno del Sole è che il Sabato fosse quello di Saturno è documentato dai nomi in inglese e tedesco di questi due giorni: rispettivamente sunday e saturday in inglese, Sonntag e Samstag in tedesco. Del resto, anche il giorno della Pasqua è fissato con criteri astronomici, fissati per decreto dell’imperatore Costantino. Nessuno sa quale sia il giorno della asserita resurrezione di Gesù, se lo si sapesse allora la Pasqua avrebbe un giorno fisso, sempre lo stesso nel calendario. Ecco perciò che come ci si è impadroniti del Natale altri così ci si impadronisce della Pasqua altrui. Non solo di quella ebraica, ma anche e soprattutto di quella “pagana”, che in quel periodo festeggiava la “resurrezione” della natura, cioè l’arrivo della primavera, del tempo delle semine, ecc., tutte cose da fissare con criteri astronomici (ancora oggi i bravi agricoltori tengono d’occhio le fasi lunari e non solo quelle per decidere quando fare alcune cose). Da dove credete che venga l’usanza delle uova pasquali? Da Marte? Dalla bibbia? Dai vangeli? Nossignori! E’ la vecchia usanza degli antichi romani di sotterrare uova per propiziare la fertilità della terra. Anche Madre Natura veniva dotata di ovaie…. Ulteriore antropomorfizzazione del creato. Gli Dei che nell’antichità muoiono e resuscitano sono molti, e quasi tutti dopo tre giorni. Il perché dei tre giorni lo abbiamo visto: sono infatti tre i giorni durante i quali il sole sembra “morto” sul punto più basso della sua traiettoria quotidiana rispetto l’orizzonte. Numeri a parte, non si capisce proprio perché – se non grazie all’ignoranza imposta per secoli dopo avere spazzato via le religioni pagane – la Chiesa insiste a declamare che la morte e la resurrezione di Cristo era per gli antichi “uno scandalo inaudito” perché era “inconcepibile che un Dio morisse”. Nulla di più falso. Tanto per cambiare.
Nulla di più falso quindi anche riguardo le balle sulle “radici cristiane” che si vuol fare credere siano le uniche dell’Europa, per continuare a imporre il potere che è nato dalla distruzione per secoli e secoli delle altre radici: quelle ben più antiche e solide, radicate nella terra e nei ricordi ancestrali. E che pertanto tendono ancora oggi a riemergere nonostante il paganesimo sia stato bandito e lungamente perseguitato, anche con l’Inquisizione visto che non erano bastati i molti secoli di persecuzioni che avevano ridotto le antiche religioni a sopravvivere solo in campagna, nei villaggi, cioè nei “pagus”che pare abbiano dato il nome alla parola “paganesimo”. Se il Natale ha almeno 5.000 anni, poco meno ne ha la figura della Madonna madre di un Dio, a partire da Iside che allatta il piccolo Horus. E del resto proprio Iside con Osiride e uno degli esempi mediterranei di santa trinità. Iside secondo alcuni non era vergine, così come secondo costoro Horus non è davvero risorto perché Iside ne ha sì ricomposto il cadavere fatto a pezzi dal solito congiunta invidioso (versione diventata poi quella di Caino e Abele), ma il fallo non è riuscita a ricomporlo, ha dovuto ripiegare su uno di legno, mentre a me una guida egiziana ha spiegato che Iside il fallo lo ricompose tenendone in bocca i pezzi ritrovati in una palude. Sta di fatto che il mito della resurrezione in area mediterraneo-romana così nasce e da qui si propaga. E del resto nel soffitto di certe tombe dei faraoni si vede come gli egizi si rappresentavano il ciclo del giorno e della notte: il sole tramonta perché ingoiato da una lunga Dea poggiata mani e piedi sulla terra e lunga quanto il cielo stellato, poi al mattino risorge perché rinasce, nuovamente partorito dal sesso della Dea. Un affresco molto ma molto emozionante…. vari metri sotto terra. Da restarne affascinati per sempre soprattutto per ciò che esso sottende riguardo la cultura e la religiosità di quell’epoca.
Il sorprendente libro “Il Natale ha 5.000 anni” dimostra anche che nel cristianesimo la resurrezione era emblematizzata dalla capacità del fallo maschile di avere nella vita molte erezioni, ognuna delle quali è considerabile una sua “resurrezione” post coitum precedente. Il libro mostra statue e dipinti di Cristo, sul trono o in croce, con il Padre o con la Madonna, molto esplicite e significative sotto questo profilo, ma prudentemente fatte sparire o nascoste dalla Chiesa diventata in seguito sessuofoba.
Riguardo il Natale cristiano, non ho mai capito cosa ci sia da gioire per la nascita del Bambinello, visto che è destinato a essere massacrato nella salita al Golgota e sulla croce. Ancor meno lo capisco da quando ho provato cosa sia la paternità. L’aberrazione del sacrifico umano come necessario per la redenzione, rielaborato con la vicenda di Dio che si fa Gesù, cioè uomo, ed ereditato dalla “teologia del sangue” della bibbia, secondo la quale non c’è perdono divino senza versamento di sangue, sia pure magari “solo” del caprone espiatorio, è una aberrazione che a mio avviso è il peccato originale del monoteismo. Anzi, dei monoteismi. Che tra le varie assurdità annoverano in particolare quella di combattersi a sangue da secoli pur rifacendosi tutti allo stesso identico Dio! Un Dio che per i musulmani e gli ebrei che si odiano a morte ha addirittura lo stesso nome: la parola ebraica Eloah, singolare di “divinità”, è chiaramente uguale ad Allah, che da quella deriva. Le religioni possono essere una bella cosa, i vari cleri invece sono solo un potere. Terreno e mondano. Repressivo, quindi, e spesso – come ben sappiamo – sanguinario. L’altra assurdità è la pretesa che la bibbia sia stata scritta o ispirata da Dio, ne è insomma la parola. Una pretesa strana, non solo perché offende in primis lo stesso Dio, per quanto quello della bibbia sia lui stesso una offesa, al genere umano, ma perché la bibbia è in gran parte copiata da miti mesopotamici preesistenti. Un Dio quindi che copia a man bassa….. Per giunta dagli Dei pagani! La prima volta che il Dio della bibbia compare viene nominato al plurale – Elohim, cioè “le divinità”, e non al singolare Eloah – chiaro segno “archeologico” che anche la religione nata dalla bibbia era in origine politeista, dato anche che Abramo e i suoi erano solo degli emigrati dalla politeista e mesopotamica città di Ur, ed è diventata monoteista solo per motivi politici, che nulla hanno a che vedere con il divino.
Le stranezze che fanno sorridere sono molte, compresa l’intera narrazione della creazione che è ormai dimostrato essere solo una serie di favole, completamente illogiche come tutte le favole, e compreso il fatto che Dio avrebbe creato solo Adamo, cioè un essere umano di sesso maschile, pur sapendo bene che si sarebbe annoiato a morte, e anzi non si capisce perché mai lo avrebbe dotato di apparto genitale visto che non aveva cerato anche la donna. Se ne dovrebbe dedurre che Dio riteneva che l’uomo dovesse essere dedito alla masturbazione, e chissà come pensava che si sarebbe moltiplicato, come avrebbe fatto per avere figli…..
Ci si interroga da sempre sul perché della durezza e della ferocia del Dio della bibbia. Ma la risposta è semplice: si tratta della trasposizione al divino della figura tipicamente orientale, mesopotamica, del Gran Re, o Re dei Re, come Ciro il Grande e simili, che dei propri sudditi poteva fare quel che più gli pareva, con un potere assoluto anche feroce. Figura che Abramo e i suoi emigranti, posto che siano esistiti per davvero, si sono evidentemente portati appresso, nel dna. Tant’è che i dieci comandamenti, che in origine erano più di dieci, iniziano con la formula “Io sono il signore Dio tuo, non avrei altro Dio all’infuori di me”, formula che oltre a confermare l’esistenza del politeismo perché sottintende l’esistenza di altri Dei, da ripudiare in blocco, ricalca in pieno la formula dei contratti tra i re e i propri sudditi: “Io sono il signore Re tuo….”. Del resto il cristianesimo ha fatto altrettanto con il mondo pagano romano e mediterraneo: s’è impadronito dei miti e dei riti di quel mondo, oltre che di quasi tutti i templi, tant’è che le principali chiese cristiane sorgono su templi pagani preesistenti, a quanto pare a partire dalla stessa basilica di S. Pietro. Dei tre monoteismi, il cristianesimo è il più politeista: non solo c’è da annoverare divinità come Gesù, lo Spirito Santo e la Madonna, ma c’è anche l’infinita orda di santi, beati e angeli…. Di fatto, migliaia e migliaia di Dei di varia grandezza e importanza, con le varie divinità locali, i santi protettori dei vari paesi e paesini che li celebrano ancora oggi con processioni festose e ricche di folclore, che altro non sono se non il travestimento di antiche divinità pagane, a partire se non ricordo male da S. Tecla.
Nonostante non capissi cosa ci fosse da gioire per la nascita natalizia di Gesù, il presepe ha allietato la mia infanzia. Tant’è che a casa mia lo si è fatto fino a uno o due anni fa. Ora preferiamo l’albero e Babbo Natale. Più festosi, non anticamera di future morti crudeli e privo di madri espropriate e ridotte a barattolo come la povera disgraziata ragazzina di nome Maria. Però, a parte le mie preferenze, ritengo che il presepe possa essere una bella tradizione, a patto di avere ben chiaro e spiegare con chiarezza ai bambini che nessun Dio può essere così sciocco e feroce da avere bisogno di ammazzare qualcuno, sia pure sotto forma di un’altra forma di se stesso, anziché accontentarsi di un mazzo di fiori e – insuperabile meraviglia delle meraviglie – del sorriso dei bambini. O degli adolescenti. O degli anziani, così fragili e indifesi.
Sì, lo so: avevo promesso di parlare del papa, questo strano signore tedesco che accusa la Spagna di “statolatria” e di “inammissibile invasione di campo” perché organizza la scuola per educare i bambini anziché imbottirli di favole, miti e fregnacce varie, cosa che può avvenire tranquillamente tra le mura domestiche, nelle parrocchie, sinagoghe, moschee, ecc., sotto forma di belle tradizioni familiari, belle finché non si sputa sulle tradizioni altrui. Questo strano Ratzinger che scopre coraggiosissimamente l’acqua calda e rigira la frittata: “Galilei non era contro la fede….”. Ma va! Non mi dire! In effetti, era la fede contro Galilei, ma il papa non lo dice. Prudentemente. Così come è sempre stata ed è contro il sapere, il progresso scientifico, medico, anatomico, perfino contro il progresso legislativo, non a caso è stato uno degli ultimi Stati che ha abolito la tortura, la pena di morte, e la diseguaglianza tra gli esseri umani, visto che da S. Paolo al papa che autorizzò lo riduzione in schiavi degli africani è sempre stato tutto un legittimare lo schiavismo, abolito infatti non dalla Chiesa, ma dalla Rivoluzione francese e dalla guerra civile made in Usa. Questo inammissibile pontefice tedesco che vuole resti fuorilegge l’omosessualità, fottendosene del fatto che per i gay e le lesbiche c’è la pena di morte in molti Paesi, che tuona contro il controllo delle nascite e i preservativi, aumentando così la responsabilità della Chiesa nella pandemia africana e nell’epidemia mondiale dell’Aids, oltre che nella nascita di milioni di poveri cristi destinati non a vivere, ma a morire subito di fame, stenti e malattie. Questo strano papa che pare sappia molto di teologia, quanto di più distante dagli esseri umani, ma nulla sa della Natura, dove l’omosessualità è vissuta da decine di migliaia di specie viventi. Questo strano papa che tuona contro le “perversioni” sessuali, senza rendersi conto che la perversione peggiore è il voto di castità cui costringe il suo clero e al quale incita i suoi fedeli. La castità forzata, imposta, che oltre a essere impossibile, tanto da facilitare la pedofilia e altri abusi, è un insulto a Dio: perché mai avrebbe creato il sesso anche dello stesso Ratzinger, oltre che in tutti gli uomini e le donne che scelgono l’abito talare o suoresco, se poi costoro lo umiliano in modo così brutale? Oppure se poi sono costretto a viverlo – papi compresi – in modo ipocrita e clandestino. A parte il fatto che molti papi lo hanno vissuto niente affatto in segreto, a volte morendo tra le braccia del proprio amante. Loro avevano il coraggi odi non limitarsi a indossare le scarpette rosse.
Ma bando alle ciance, alle mie inutili chiacchiere. Auguro a tutti
Buon Natale e Buon Anno
Joyeux Noël et Bonne Année
Merry Christmas and Happy New Year
Frohe Weinachten und gutes neues Jahr
Feliz Navidad y feliz año nuevo
С Рождеством Христовым и с Новым Годом
عيد ميلاد سعيد وسعيد السنة الجديدة
חג מולד שמח ו שנה טובה ו
Καλά Χριστούγεννα και καλή χρονιά
God Jul och ett Gott Nytt År!
Hyvää joulua ja onnellista uutta vuotta!
x Uroburo
erano rapporti ‘illegali’ fino a 10 anni fa in RI, non 20.
Credo che in altri stati siano tuttora illegali.
Puo’ darsi che in Occidente il sesso conti relativamente troppo, ma non direi che i costumi sessuali siano troppo liberi o licenziosi (e mi creda, Londra ed il resto di UK non sono posti di educande, ho una vaga idea di cosa parlo). I giovani, specie quelli della mia (ed ancora di piu’ sua!) generazione
erano ancora molto ‘limitati’ nelle loro espressioni, per cui questo ci ha resi forse piu’ dipendenti dal sesso dei giovani d’oggi. E poi c’erano ancora le ristrettezze postbelliche.
Auguro a tutti del’ottimo sesso nel 2009, perche’ no?
Tanto per cambiare (si’ d’accordo, anche la salute, i soldi, etc etc)
un saluto
Peter
xCC
scusa caro, di quale legge parli? mai sentita, anche se da qualche giorno mi trovo in Italia. Non ci sono stati preavvisi di leggi proibizioniste in materia di materiale ‘osceno’ (qualunque cosa significhi. Per esempio, io bandirei le vecchie ed anche attuali immagini vestite della signora Thatcher, ed altre cosette del genere).
Deve essere tutto un malinteso
Ciao e Buon Anno
Peter
xNicotri
proprio a fine anno, da qualche giorno mi sto leggendo ‘God is not great’ di Hitchens. Un libro molto interessante. Pare di leggere i suoi posts!
un caro saluto e Buon Anno
Peter
Torno ad inviare auguroni di buon 2009 a tutti, mancava Sylvi quando ieri li ho inviati, bentornata. Io sono in un paesello del Grigioni immerso nella neve, bianchissima e soffice.Sono seduta vicino al camino, acceso naturalmente, con un buon bicchiere di prosecco…. faccio la guardia al fuoco, altri sono impegnati ai fornelli.
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Menu delle 21:30 copioso antipasto, fondue chinoise accompagnata da vini rossi e bianchi (non tutti amano il rosso.
a mezzanotte zuppa di pomodoro, zampone con lenticchie, uva bianca, panettone, biscottini natalizi chez Marta e champagne!!!!!
Prosit Marta
PS: che bello sono del segno del Leone…..
x Anita
Buon Anno e spero che ti rimetta presto. Dicono che il Gelsemium omeopatico aiuti coi sintomi influenzali.
un caro saluto
Peter
Dios que ha nacido, por la salud, la paz y la felicitad.
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Che poi sono proprio le cose che mancano.
Beh, non si può dire che i suoi intenti abbiano avuto successo; direi anzi che è proprio nato invano, se lo poteva (e ce lo poteva) risparmiare.
Però quelle che contano sono le buone intenzioni e il buon esempio, che la Chiesa si è ben guardata dal mettere in pratica…anzi.
Mah, più che la persona, osanniamo l’Idea. Anche se, purtroppo, è destinata a rimanere tale ancora per un bel po’.
Noi uomini di buona volontà (4 gatti) però ce la mettiamo tutta, sia per la salud (la nostra) che per la paz (sempre la nostra) e specialmente la felicidad (ovviamente la nostra).
Così va il mondo.
WOW, sentire Peter che consiglia rimedi omeopatici è musica…
Peccato che Anita non regga l’aglio: uno spicchio d’aglio crudo masticato, ammazza l’influenza in 2 giorni. Supersperimentato.
Sai Marta, il Grigioni è l’unica zona della Svizzera che mi manca. Tutto il resto lo conosco passo-passo.
Il più bel capodanno della mia vita l’ho passato in Svizzera, a Neuchatel per l’esattezza, con amici carissimi e il mio amore romano. Era il mitico Capodanno 2000, dove cambiava l’anno, cambiava il secolo e cambiava il millennio.
Cambiava anche il mio stato civile: mi sono sposato.
Buon Anno a tutti.
Questa volta, evito di fare elenchi…
Qui ci ingozziamo prevalentemente di roba di mare , come al solito, comprese delle ostriche discrete. E’ molto bello passare l’ultimo dell’ anno coi miei spiritosissimi e vivacissimi nipoti. Mio fratello non mi ha pero’ lasciato procurare Champagne dato il clima generale di austerity. Brindiamo con prosecco, vini bianchi e qualche rosato, ed abbondanza di moscati
Peter
Ok, vado. Ci si legge domani. Non abboffatevi troppo.
Un buon cenone a tutti!
Happy New Year a Tutti!! ” from, Anita
http://llerrah.com/auldlangsyne.htm
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x Peter
Credo di avere an upper respiratory infection with sinuses complications.
Not a simple cold.
No fever, just a major nuisance….
Now I’ll go out to buy my New Year’s Dinner, a nice lobster already prepared.
I’ll forgo the champagne, one bottle is too much for me.
I’ll stick with Santa Margherita Pinot Grigio.
The snow is really coming down…visibility very poor.
Cheers…..
Anita
x Anita
Oh, adesso sì che va meglio! Grazie per lo scherzo dell’elfo ballerino. Lo mando agli amici come inusuale augurio di buon anno.
Un abbraccio. E di nuovo auguri.
pino
p. s. Ho trovato il suo commento bloccato dall’antispam, e dat che c’ero l’ho sbloccato. Meglio uno in più che uno in meno.
x TUTTI
AUGURISSIMI!
Volevo scrivere la nuova puntata, ma lo farò domani. Altrimenti corro forse il rischio di guastare la festa a qualcuno, me compreso.
Per questa sera dunque solo AUGURI A TUTTI. Penso proprio che ne avremo tutti bisogno.
E per gentile concessione di Anita:
http://elfyourself.jibjab.com/view/desbBEJ3cq3vdb55
LE ULTIME PAROLE DI SADDAM – “ARMI NASCOSTE? COSÌ HO INGANNATO TUTTO IL MONDO. DOVEVO SPAVENTARE L’IRAN” – IL RACCONTO DELL’ULTIMO CARCERIERE DEL RAIS: “MAI AVUTO CONTATTI CON BIN LADEN, DEI FANATICI RELIGIOSI NON CI SI PUÒ FIDARE”
E. Follath, J. Goetz, V. Windfuhr, B. Zand per “La Stampa” (Copyright Der Spiegel)
Metà dicembre 2003: Saddam Hussein è stato catturato e viene tenuto prigioniero in una cella provvisoria nella zona di massima sicurezza dell’aeroporto di Baghdad. Intanto, nelle stanze del potere di Washington, Casa Bianca, Segreteria di Stato, Cia e Fbi si combattono aspramente sul trattamento da riservare al prigioniero. Sono tutti d’accordo su un aspetto: dev’essere umiliato. Ma come procedere? Saddam è la loro unica carta vincente, un’isola nel mare di notizie catastrofiche, non la si vuole giocare malamente. Alla fine decidono di lasciarlo a Baghdad sotto la custodia americana e di farlo processare da giudici iracheni. Si tratta però di scegliere con particolare cura l’uomo che dovrà interrogarlo in cella.
Si cerca un americano con genitori arabi, leale verso gli Stati Uniti e familiare con la mentalità irachena. Un uomo capace di guadagnarsi la fiducia di Saddam, magari carpirgli qualche segreto. Fbi e Cia, a sorpresa, arrivano allo stesso nome: George L. Piro, patriota americano ma anche cittadino del mondo arabo, conversatore gioviale ma agente spietato, il genero ideale ma anche un latin lover – un cocktail di Pierce Brosnan, Enrique Iglesias e molto, molto James Bond.
E’ nato a Beirut, ma ai tempi della guerra civile, quando aveva 12 anni, fugge con la famiglia negli Stati Uniti. A vent’anni si arruola nell’Aviazione militare, poi lavora come poliziotto e, studiando di sera, completa quegli studi che gli aprono le porte dell’Fbi e della Cia.
Subito dopo l’ingresso a Baghdad Piro ha la sua prima occasione per studiare i rapporti in Iraq: raccoglie informazioni e viene istruito su che cosa è «classified» e che cosa no. Lavora in modo così professionale e sensibile che i servizi segreti scelgono proprio lui per affidare il compito più delicato: l’interrogatorio di Saddam. All’epoca Piro aveva appena compiuto 36 anni e ne aveva appena sei di servizio: una carriera davvero folgorante.
Nel gennaio 2004 Piro torna dunque in Iraq. Per sei mesi – fino al processo – visiterà Saddam Hussein in cella quasi ogni giorno. Il prigioniero, dopo i primi giorni di disorientamento, ha recuperato il suo sangue freddo, è tornato a essere il grande manipolatore che cerca di giocare le sue carte, nulla concede, si tiene coperto.
Piro viene preparato alla sua missione da esperti della Cia, che gli mostrano il profilo psicologico di Saddam, sottolineando i suoi punti deboli: è un egomane con una volontà di ferro che, cresciuto senza padre e senza denaro, si è ferocemente aperto la strada verso l’alto. Ha manie di grandezza che si nutrono del suo potere senza limiti e degli onori che gli vengono tributati. Tutto questo l’ha accecato al punto che si considera l’erede del re di Babilonia Nabucodonosor II.
La prima visita di Piro avviene nella cella provvisoria all’aeroporto di Baghdad. Si rivolge al prigioniero con molto rispetto ma lo chiama «Mister Saddam», senza titoli. Lui si presenta come «Mister George». L’ex presidente non gli chiede il rango, capisce da sé che dev’essere alto, certamente un agente con accesso diretto al presidente Bush. Piro rafforza questa impressione dando ordini concisi alle guardie, che eseguono in un battibaleno. «D’ora in poi sono io responsabile per qualunque aspetto della sua vita», gli dice. Sarà lui ad occuparsi di tutto ciò che gli serve, cibo, abiti, generi di conforto.
Il primo colloquio verte sull’intera storia della Mesopotamia. Quel giorno non parlano della politica di Saddam, ma della storia dell’Iraq, delle poesie dell’ex dittatore, dei suoi quattro romanzi, dei versi che continua a scrivere in cella. I due uomini si testano a vicenda. Saddam saggia la forza e le possibilità di manovra dell’agente che gli siede davanti, gli chiede ad esempio della carta da scrivere – che ottiene subito – e dei fazzolettini umidi, con cui si deterge continuamente mani e viso. Teme i virus.
Il primo incontro è un successo. Piro ha centrato il suo obiettivo: Saddam è disposto a continuare a parlare con lui, non lo rifiuta. Per giorni e giorni si parlerà delle nuove poesie d’amore che va scrivendo, e di donne. Dell’infermiera che gli ha fatto i prelievi di sangue, Saddam dice che è «carina». Poi aggiunge che in generale trova le americane indipendenti: sono capaci, a differenza delle irachene, «di cavarsela senza uomini».
Nei confronti degli Stati Uniti l’ex dittatore manifesta un odio-amore. Disprezza i politici di Washington, soprattutto i due Bush. Reagan invece è l’eccezione: «Era un uomo d’onore». Ammira però gli americani «normali». Non essendo mai uscito dai confini del Medio Oriente, la conoscenza che ha dell’America è quella che gli viene dai film, in particolare dal «Padrino», il suo preferito. Gli piace Don Corleone, e ci si identifica.
Lentamente, Piro si avvicina all’interrogatorio vero e proprio. Usa i soliti mezzi – niente sonno, rumori continui, freddo estremo, magari anche quell’annegamento simulato che è il «waterboarding»? No: Piro va contro le procedure dell’Fbi perché «con uno come Saddam Hussein uno scenario di paura non porta da nessuna parte». La sua arma segreta è la noia del criminale – e il tempo. E’ Piro che lo controlla. Né a Saddam né alle sue guardie è concesso l’orologio, mentre lui sfoggia un enorme cronometro, che Saddam guarda fisso, ipnotizzato, continuando a chiedere che ora è.
Saddam, il prigioniero disorientato, comincia a simpatizzare con George, l’inquisitore simpatico. E in quelle interminabili sedute si mette a raccontare le sue imprese eroiche e la sua ardimentosa fuga da Baghdad già occupata dagli Americani. Racconta nei dettagli come ha beffato gli americani che gli davano la caccia: ha attraversato a nuoto le impetuose acque del Tigri, con un coltello tra i denti, opponendosi alle correnti che volevano trascinarlo via, poi si è arrampicato per forre e burroni fino al villaggio dove si è nascosto. Tra interrogante e interrogato si va formando un legame di fiducia, quasi di dipendenza. Piro lo sfrutta, ma a un certo punto cambia registro: vuole provocare Saddam, farlo infuriare, portandolo sulle montagne russe delle emozioni.
Così gli mostra le immagini del nuovo governo, i resoconti negativi su di lui, anche il video dell’abbattimento della sua statua nella piazza centrale di Baghdad. «Pensavo che il popolo ti amasse – lo irride -, me lo hai sempre detto, invece guarda come balla sulla tua testa di bronzo staccata dal corpo…».
Quando poi aggiunge che forse già quando aveva il potere aveva perso il contatto con la gente, ignorava che cosa pensasse davvero, che cosa succedeva nel Paese, Saddam vede rosso, «i suoi occhi divennero freddi e pieni di odio». «Avevo tutto sotto controllo. Ero io che davo gli ordini», dice. «Anche quello di gassare i curdi?», gli chiede Piro.
Saddam non vuole scendere nei dettagli, dice solo: «Quelle erano le mie indicazioni. Questo dovevano fare i miei uomini, perché io avevo detto loro che l’attacco era necessario. E lo era davvero». Poi si parla dei suoi sosia: non si è mai servito di loro nei discorsi pubblici così spesso come scriveva la stampa occidentale perché, spiega, «non era necessario».
Parla poi della sua diffidenza verso tutti, di come suscitasse contese tra i suoi fedelissimi per vedere chi gli era contrario e farlo uccidere. Nemmeno dei suoi figli si fidava, sebbene li avesse designati suoi eredi: «Non possiamo sceglierci i figli». L’unica persona di cui non aveva mai dubitato era sua madre.
Il 28 aprile, giorno del suo compleanno, Piro arriva con un regalo a sorpresa. «Dobbiamo festeggiare noi, sennò in tutto il Paese non c’è nessuno che lo fa», e gli mostra i giornali nei quali non c’è più traccia dell’anniversario. Allora tira fuori dalla tasca un pacco di biscotti e gli dice, mentendo: «Li ha fatti la mia mamma libanese e me li ha spediti perché te li dessi. Li ha fatti secondo un’antica ricetta araba». Ha portato anche un altro regalo: un sacchetto di semi. Vanno insieme nel piccolo giardino che Saddam ha a disposizione per l’ora d’aria, l’ex dittatore scava la terra, li pianta, li ricopre, poi si chiede ad alta voce se riuscirà a vederli germogliare, se la terra è buona. E dice che nemmeno i suoi figli l’hanno mai conosciuto così bene «come lei, Mister George». Il dittatore crudele che ha tenerezze da giardiniere.
A quel punto Saddam passa da un tema tabù all’altro – tutti accuratamente registrati nelle 700 pagine del rapporto segreto di Piro, ovviamente «classified» – e comincia dal suo primo errore tattico: aver ritirato le sue truppe di terra dopo l’invasione del Kuwait. Il secondo era stato non credere all’invasione del 2003, sottovalutando l’effetto degli attentati dell’11 settembre 2001 sugli americani, la politica Usa e «la perfidia di alcuni uomini a Washington», che a lui, il laico, attribuivano legami con Al Qaeda e i fondamentalisti islamici. «Non ho mai avuto contatti con Bin Laden – dice a Piro – Dei fanatici religiosi non ci si può fidare».
Poi arriva il momento di parlare delle armi di distruzione di massa, il motivo ufficiale utilizzato dagli Stati Uniti per la dichiarazione di guerra all’Iraq. Cinque mesi dopo il primo interrogatorio arriva il crollo. Saddam ogni giorno scrive una poesia, che mostra tutto fiero all’agente. Quello lo loda e, mentendo, gli dice che «è una grande opera letteraria». Lo liscia, gli chiede se, con quelle capacità, non si scrivesse da solo anche i discorsi ufficiali. Non tutti, risponde Saddam. Ma è lusingato. E le armi? lo incalza allora.
«Erano solo parole. Erano un trucco per ingannare il mondo». E racconta, asciutto, che la maggior parte delle sue armi di distruzione di massa erano state rimosse già negli Anni 90 dagli ispettori dell’Onu e le poche rimaste le aveva fatte distruggere lui stesso. Allora perché mettere a rischio il destino dell’Iraq e la propria vita? Secondo Piro, «Saddam era convinto di poter tenere a distanza il nemico iraniano solo facendogli credere che poteva distruggerlo. In questo modo contava di conservare anche il suo potere». Dunque, Saddam temeva Teheran, non Washington – almeno non lo temette, finché non vide arrivare i suoi aerei e le sue truppe.
Il primo luglio 2004, dopo sei mesi di incontri quasi quotidiani, Piro conduce Saddam in tribunale, per consegnare il suo destino giuridico, almeno formalmente, in mani irachene. L’agente Fbi si congeda. Prima dell’ultimo incontro compra, nel sukh di Baghdad, per sei dollari al pezzo, due sigari Cohiba, la marca preferita dell’iracheno. Li fumano insieme nella cella. Poi si dicono addio alla maniera araba: baciandosi le due guance.
x Peter
ma che sesso è senza una “atletica” salute?
E un’allegra convivialità?
E un’armonia di sentimenti?
E una riscoperta delle curiosità comuni?
E una rivisitazione degli antichi batticuori?
E lo stesso sorriso antico fra le nuove rughe?
E baruffare per gli stessi motivi di sempre; lui infantile astratto, pressapochista,complicato, creativo; lei pratica , concreta, organizzata e…anche incazzata!
E , infine, ma non ultimo, guardarsi e avere ancora qualcosa di piacevole da dirsi?
PS: Diventerò nonna, finalmente! Sarà un/a Vergine come me e …anche Pino!
Buon fine a tutti!
Sylvi
Ecco qualche perché dei guai del giornalismo italiano, per esempio del Corriere della Sera per bocca del suo comitato di redazione (è l’organo sindacale interno dei giornalisti).
pino nicotri
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Come azionisti del patto di sindacato, che controlla il 63,5 per cento di Rcs MediaGroup, avete deliberato in Consiglio di amministrazione, il 16 dicembre, di dismettere il piano industriale triennale che avevate approvato nel 2007 e di rinviarne alla seconda metà del 2009 la revisione o «rimodulazione». Lo avete deciso nella convinzione che il piano sia ormai superato, a causa della grave crisi economica internazionale, e nella speranza che il quadro del mercato sia più stabile e rassicurante nel medio periodo.
Tuttavia, la crisi dell’Azienda non è dovuta soltanto all’erompere, negli ultimi mesi, di una congiuntura sfavorevole e di una recessione sferzante, che hanno fatto cadere verticalmente la raccolta pubblicitaria. L’azzardo di acquisizioni rivelatesi per il momento disastrose, come quelle effettuate in Spagna proprio alla vigilia del crollo del mercato dei quotidiani (meno 42 per cento in nove mesi), ha già portato l’indebitamento del gruppo a sfiorare il valore dell’intero patrimonio.
La Rcs sconta ogni giorno l’inadeguatezza di un azionariato che non ha saputo disegnare una prospettiva affidabile per il futuro e che non ha avuto il coraggio di guardare avanti pianificando un «new deal» editoriale basato su investimenti, anche e soprattutto quelli tecnologici, adeguati ai tempi nuovi. Adesso annunciate l’intenzione di «puntare su un notevole sviluppo della multimedialità», ma l’Azienda ha latitato per anni e accumulato gravi ritardi. Forse anche voi, come gli altri editori, attendete che un annunciato, miope contratto nazionale di lavoro azzeri ogni possibilità di trattativa e di programmazione condivisa. Mentre, al contrario, è evidente che nessuna forma di multimedialità potrà essere introdotta nella nostra testata senza passare attraverso il confronto e l’accordo con la Redazione.
Avete deciso di sostenere il management in «una forte azione di contenimento ad ogni livello dei costi e di recupero di efficienza». Ci saremmo aspettati una rigorosa e saggia strategia diretta a tagliare gli sprechi di gestione e di amministrazione così come gli sperperi della produzione e della diffusione mirata ad alzare il numero dei lettori, a migliorare il livello di prodotti collaterali scelti e imposti dal marketing in una crescente disaffezione del pubblico, a bloccare i giri di valzer di dirigenti che entrano ed escono giusto in tempo per raccogliere superliquidazioni d’oro.
Invece di salvaguardare l’autorevolezza del Corriere, minata tra l’altro dal preoccupante asservimento del giornale al marketing e ad una pubblicità sempre più invasiva degli spazi, della titolazione, degli articoli; invece di rilanciare i ricavi editoriali, erosi dal calo delle copie vendute, il piano di risparmi prospettato da Azienda e Direzione rischia proprio di penalizzare la qualità e la completezza del servizio ai lettori riducendo gli spazi dell’informazione.
I redattori del Corriere della Sera, riuniti in assemblea, hanno comunque confermato la disponibilità a fare la propria parte con un surplus di impegno e con senso di responsabilità, per il bene del giornale, accettando temporaneamente gli interventi che incidono più direttamente sulla loro attività.
In quanto azionisti, avete anche auspicato «un contesto di maggiore sensibilità istituzionale per il settore dell’editoria ». Una formula elegante per sollecitare più ampie provvidenze a carico della collettività e nuovi aiuti pubblici, da aggiungere ai fondi dei quali già beneficiate. È vero, fra voi azionisti di Rcs non c’è nessun editore puro, che abbia nei giornali e nei media il proprio «core business ». Siete banchieri, imprenditori, finanzieri e capitani d’azienda che hanno altrove i propri principali interessi.
Non ci meraviglia, perciò, che bussiate al governo e ai partiti per farvi aprire le casse dello Stato, ma ci preoccupa e ci inquieta perché questo non vi renderà più liberi ma semmai più obbedienti. In una fase confusa e delicata, la Redazione continua ad avere chiaro che il Corriere della Sera non è uno strumento nelle mani degli azionisti e vi ricorda ancora una volta che la missione di un giornale è di assicurare un’informazione libera, pluralista e, sempre e ovunque, indipendente.
Il Comitato di Redazione del Corriere: Paola Pica Elisabetta Soglio Claudio Colombo Pietro Lanzara
x TUTTI
Un bel terzetto, Pino & Co.
http://elfyourself.jibjab.com/view/TqgNs3ruBIWJzsOk
Mille auguri per il 2009 !!
Anita
X peter con tanti auguri per il 2009
http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/esteri/londra-porno/londra-porno/londra-porno.html
L’intervista di George Piro su Saddam.
Era su 60 minutes CBS NEWS.
(CBS) For a man who drew America into two wars and countless military engagements, we never knew what Saddam Hussein was thinking. But you are going to hear more than has ever been revealed before.
Video URL
http://www.cbsnews.com/video/watch/?id=3756675n
Anita
Cara Anita ,
Grazie per gli auguri di buon anno e ti inviamo tutti,…
oltre a un BUON 2009,…un forte abbraccio,sperando che
il nuovo anno sia molto migliore del vecchio.
Ciao,Ber
Capodanno “mesto”, la famiglia è un’infermeria figlio nuora nipoti tutti con l’influenza, io e mia moglie tosse e raffreddore, lei anche un po’di febbre abbiamo brindato con latte caldo e miele, io sono uscito mezzora per fare gli auguri agli amici in servizio al pronto soccorso e sulle ambulanze, per ora niente di grave, qualche dito sbruciacchiato dai petardi un paio di malori da “strafogamento” alimentare, ma niente di grave ordinaria amministrazione.
UN SALUTO E TANTI TANTI AUGURI DI UN FELICE 2009 A TUTTI GLI AMICI DEL BLOG
Poi si va a nanna.
Antonio - – - antonio.zaimbri@tiscali.it
Caro Antonio,
io ho passato la vigilia, il Natale, la fine d’Anno ed anche domani da sola.
Anch’io ho un bel raffreddore o qualcosa di piu’.
Sono uscita per fare delle spese necessarie, a parte che portare l’auto era un’avventura, tra la neve, il vento ed il giaccio, mi credevo di stare benino ma e’ durato poco, avevo le gambe fiacche, fiacche…meno male che mi hanno data una mano a mettere la spesa nel portabagagli.
Il latte non va bene per il raffreddore, produce mucosa…
Gli amici milanesi mi hanno chiamata alla vostra mezzanotte, mi hanno gia’ mandato le foto dei fuochi artificiali di Milano.
Qui dobbiamo attendere ancora due ore, sono le 10:00 PM.
Io sono ancora nel 2008.
Buona notte,
Anita
x Anita
So then, no ‘Auld Lang Syne’ tune this year?
BUON ANNO A TUTTI
Che il 2009 sia per tutti noi un anno pieno di felicità, tranquillità, e soddisfazioni (in tutti i campi)
Dopo la maratona gastronomica di iersera, oggi me ne aspetterebbe un’altra, ma io cercherò di trasformarla in una ‘corsa a ostacoli’
mah, la stampa…
se ci si potesse fidare, sarebbe una buona cosa.
Purtroppo già tutto è soggettivo e due persone con indole diversa guardano uno stesso avvenimento con occhi diversi; quando poi ci si mette anche la necessità di non scontentare quello o di accontentare quell’altro…
La copia in edicola è un ‘filtrato’ ben poco attendibile.
La disaffezione del lettore è dovuta anche alla consapevolezza di aver a che fare con imbonitori, ancor prima che con giornalisti.
Accidenti, l’aano comincia come e peggio del 2008:
Anche il 2009 si apre con il triste bollettino degli incidenti causati da botti e spari. E anche quest’anno si apre con una vittima e decine di feriti. Un giovane di 24 anni è rimasto ucciso a Napoli durante i festeggiamenti del Capodanno. Nicola Sarpa è stato colpito alla testa da un proiettile vagante mentre era affacciato al balcone della sua abitazione in Vico Lungo Trinità degli Spagnoli. Il corpo senza vita è stato trovato dalla madre. A una cinquantina di metri di distanza dall’edificio è stato rinvenuto un bossolo.
Sarpa, che avrebbe compiuto 25 anni il prossimo 24 gennaio, è giunto presso l’ospedale Vecchio Pellegrini con una ferita da arma da fuoco nella regione orbitale ed è morto poco dopo. Secondo quanto ricostruito finora, il giovane era in casa solo con la madre. Si era affacciato al balcone per assistere ai festeggiamenti ma anche, probabilmente, per cercare alcuni suoi amici. Nessuno ha distinto il rumore dei botti da quello dei proiettili. Quando ci si è resi conto di cosa era successo, molta gente è scesa per strada urlando per la disperazione.
(…)
Il bilancio dei festeggiamenti insensati è anche quest’anno pesantissimo. Solo nella provincia di Napoli 70 persone sono rimaste ferite dall’esplosione dei botti, 115 in tutta la Campania, dove almeno altre tre persone sono state colpite da pallottole vaganti, ma non sono in gravi condizioni. Nel napoletano un’auto con l’impianto a Gpl è esplosa a causa dello scoppio di un botto: cinque i feriti, di cui uno in prognosi riservata. Nel Casertano un ragazzo di 14 anni ha perso tre dita della mano destra per lo scoppio di un petardo. Nel Salernitano i feriti sono sette, uno dei quali perderà un occhio.
[Cinicamente, potrei consolarmi notando che anche al nord non sono da meno:
Tre feriti da colpi d’arma da fuoco anche a Milano. Il primo episodio è accaduto a Limbiate, centro dell’hinterland milanese, dove una donna di 35 anni è stata raggiunta da un colpo d’arma da fuoco all’addome ed è stata ricoverata all’ospedale Niguarda di Milano. Le sue condizioni appaiono gravi, anche se non correrebbe pericolo di vita. Ricoverata alla clinica Humanitas di Rozzano (Milano) anche una bambina di dieci anni, raggiunta da un colpo d’arma da fuoco mentre stava festeggiando l’ultimo dell’anno con la famiglia in via Donna Prassede, in zona Ticinese a Milano. Ferito al collo, infine, un uomo di 42 anni, G.R., a Cologno Monzese (Milano). E’ ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano. Nessuno dei tre sarebbe in pericolo di vita. Un uomo di 34 anni, invece, ha perso il dito indice della mano destra raccogliendo davanti a una discoteca un petardo che gli è scoppiato in mano.
Potenza delle donne: al cenone di ieri sera, in tre donne delle 4 presenti, c’erano cinque lauree.
Io, l’altro uomo ed una delle donne, semianalfabeti!
Due delle donne erano gay conviventi (quelle con due lauree a testa).
Nel napoletano, patria dei botti, la notte di Capodanno è sempre bollettino di guerra.
Anche a Bisceglie qualche anno fa un padre, sparando col fucile la notte di Capodanno, ha ucciso il figlio adolescente.
Quest’anno però, a differenza degli altri anni, qui i botti sono stati molto pochi e di breve durata. C’è crisi…
Nuovamente buon anno a tutti, sono fuori dal letto da 10 minuti, qui tutto tace, tutti dormiglioni…..si è mangiato troppo e parecchio bevuto.Mi sa che oggi si mangiucchierà soltanto, ognuno dovrà arrangiarsi!!!
Marco anche per me il Capodanno del 2000 è stato indimenticabile….. pero`non mi sono sposata!!!!
Caspita che shock appena alzata dopo aver letto il tuo post508….e al primo giorno del 2009.
Di tutto potevo immaginare, dal grande amatore ed estimatore del gentil sesso biscegliese, ma non il matrimonio.Ma poi che fine ha fatto la poveretta?(in senso buono intendo e scusa l’impertinenza)
Ti consiglio se ne hai occasione di visitare questo cantone che io trovo molto bello, molto ben organizzato a livello turistico.Soprattutto il periodo invernale mi piace, un sacco di piste per sciare, un bel comprensorio insomma.
Ancora tanti auguri a tutti e buona giornata M.
Un Buon Anno a tutti.
Apro dunque questo nuovo anno con un proverbio Siciliano:-
“U lupu di mala cuscienza comu opira accussì pensa”.
(Il lupo con la coscienza sporca pensa che gli altri agiscano come lui).
–
Caro Nicotri, presumo che gli amici Ebrei (?e famiglia) che lei ha invitato a casa sua per il cenone di Capodanno, la invitino a sua volta a casa loro per Rosch ha Schana .
Molto bello che sua moglie abbia evitato di preparare crostacei.
Poi però, lei aggiunge:-“che invece loro preparano benissimo (cinque anni fa feci una scorpacciata di gamberoni memorabile”.
Non capisco………………..
x Rachamim
A metà settembre di solito non siamo a Milano e a volte non lo sono loro. A parte questo, a parte cioè le “feste comandate”, usiamo trovarci a cena ora da noi ora da loro più volte l’anno.
Cos’è che non capisce? Che loro preparino gamberoni, cioè gli “immondi” crostacei? Essendo gente sana di testa, mangia ciò che le piace e prepara per gli ospiti ciò che per gli ospiti è più gradito. Io amo i cibi di mare, e uso mangiare crudi perfino i polipi, le seppie, le cozze, ecc., faccende che per me sono anche un piccolo rituale. Il “cannibalismo ancestrale” e per “sostituzione”? Forse. Non è un problema. Il mio particolare “capro espiatorio”, detto anche “agnello sacrificale” per alcuni e “agnello di Dio” per altri? Può darsi. Non è un problema.
So che lei lo troverà strano, fors’anche incredibile, ma è ebreo perfino il mio ortopedico di fiducia. Quando era nudo in fila per la camera a gas di non ricordo quale lager ha notato una ragazza anch’essa nuda e in fila che tremava come una foglia, e le ha gridato di getto e da incosciente: “Se ci salviamo ti sposo!”. Il caso ha voluto che qualcosa si sia inceppato quella volta nell’atroce e molto occidentale meccanismo industriale dell’assassinio di massa e che di conseguenza varie persone, compresi quei due, non siano state gasate. Il caso ha voluto anche che quei due non siano più stati chiamati per rimettersi in fila… E così una volta usciti dall’inferno si sono sposati per davvero. Vicenda formidabile.
Quando me la racconta il mio ortopedico la riferisce sempre in terza persona, come fosse capitata ad altri. E a un certo punto piange e tace. Mi ha chiesto di scrivere un libro sulla sua vita, ma non ha insistito: sa che ci starei troppo male io, e credo sappia anche che ci starebbe molto male pure lui.
Ha un grande senso dell’umorismo. Ma qui devo fermarmi, per non violare intimità altrui.
Un saluto.
pino nicotri
P.S. Non si permetta più di dire che è bene che mia moglie non mi prepari gamberoni! E’ invece gravissimo. Ogni volta il pesce e tutti il resto di mare mi tocca prepararmelo da solo…. Però lei se lo pappa mooolto volentieri, se prima lo pulisco a dovere in modo che “non sembri più quello che era da vivo” e che non ci sia neppure l’ombra di una spina o di una scaglia. Mah. Io dei gamberetti e gamberoni di stazza non grande mastico e mangio anche la “scorza”, specie se fritti. La evito solo per le “cicale di mare” e per i gamberoni piuttosto grandi. Mia moglie dice che sono un selvaggio. Bene.
x Rachamim
Buon Anno a te caro R.
“Il lupo di mala coscienza di che opera pensa” era il detto giornaliero di mia suocera.
Mi e’ rimasto indelebile perche era lei che era sempre la malpensante, non per cattiveria ma per ignoranza.
Tutti i miei amici ebrei mangiano crostacei, io chiedevo sempre, infatti quando sono invitata chiedo come posso contribuire al pranzo, gli scampi erano sempre graditi come primo appetizer, adesso costano troppo e non ci fidiamo della provenienza.
Anita
x Peter
Buon Anno Peter.
In tutti gli anni che sono stata sposata non ho mai celebrato la fine d’anno.
Mio marito lavorava, avevamo tre saloni per parties.
Alla mezzanotte scappava a casa per un sorso di champagne con me e via di corsa.
Oggi, il primo dell’anno, mi pesa di piu’.
Da quando i miei figli erano piccoli, per New Year’s Day andavamo in un ristorante di lusso, era diventata una tradizione che continuo’ anche dopo che i miei figli erano sposati e fini’ bruscamente per le ragioni che sai.
Abbiamo la mattina piu’ fredda da diversi inverni, col wind chill da -15 a -25 *F.
Tutto e’ ghiaccio, ieri sera i preparativi della citta’ capitale hanno visto la meta’ degli spettatori, driving was treacherous.
Bye, Anita
“Hamas ha confermato l’uccisione di Nizar Rayyan, uno dei suoi maggiori esponenti, in un attacco aereo israeliano che ha colpito il palazzo di quattro piani in cui abitava. Nel raid sono stati uccisi, a quanto pare, una delle sue quattro mogli, tre dei suoi figli e cinque vicini di casa; i feriti sarebbero alcune decine”.
———————————–
Un massacro di 9 persone innocenti per colpirne una forse colpevole e comunque non condannata da nessun tribunale legale.
Questa è la civiltà dei governi israeliani da vari anni.
Shalom
Cara Anita ,
con la saggezza dimostrata nel “post”532 , nulla ti dovrebbe pesare più di tanto!
E’ il mio augurio personale!
cc
Tanto per cominciare un 2009 dove “qualcuno dice ” che “suonano sempre le stesse campane”
A proposito di errori e non errori ecct,ectt
Buona lettura
http://www.monasterodibose.it/index.php/content/view/2755/26/lang,it/
cc
Concerto di capodanno alla Fenice (Venezia).
Dirige George Pretre.
Se Pretre non fosse un nome di prestigio nell’ambito della direzione d’orchestra, avrei liquidato il tutto come ‘il solito parvenu che vuole strafare e guasta la minestra’.
Però…
Rallenta la Barcarola di Offenbach fino a cancellarne completamente il fascino.
Accelera la Farandole dall’Arlesienne, fino a farla diventare la carica del 7° Cavalleggeri.
Ma fin qui il danno sarebbe anche liquidabile come tentativi mal riusciti di interpretazione.
Ha poi affrontato Và pensiero, e Verdi si sarà rivoltato nella tomba.
Il pathos del pezzo è nel sostegno dell’orchestra al coro nei momenti strategici, nonchè nella variazione di volume durante l’interpretazione. Macchè: l’orchestra si è sempre tenuta in secondo piano e il coro sembrava quello della Caritas durante le serate di beneficenza.
Gli hanno fatto anche ‘standing ovation’, forse ‘alla memoria’ di ciò che è stato.
Dobbiamo dire che anche Karajan, dopo l’infarto, ha reinciso le 9 sinfonie di Beethoven, completamente ammazzando il pregevolissimo lavoro che aveva inciso prima dell’infarto. Esiste un momento in cui anche i Grandi devono avere il coraggio di ritirarsi, quando non hanno più niente da dire.
x marco tempesta
E qual è la migliore incisione delle 9 sinfonie di Beethoven dirette da von Karajan? Io ho quella del 1963, della Polydor, con il Berliner Philarmoniker. E a parte Karajan, qual è il migliore dvd con le 9 sinfonie?
A Venezia però Pretre ha evitato di fare il ferroviere, cosa che avrebbe ancor più deliziato i miracolati della laguna.
Un saluto.
pino
Cara Marta, la ‘poveretta’, brillantemente laureata alla Sapienza di Roma e proveniente da famiglia della buona borghesia romana, all’epoca aveva 26 anni ed io 52. Ci siamo conosciuti in chat il 19 Novembre di quell’anno e, senza mai esserci incontrati prima, abbiamo deciso di trascorrere il Capodanno insieme presso dei mieie amici fraterni in Svizzera. E’ stata una storia bellissima, perchè quando ci siamo incontrati, alla Stazione Termini, in partenza per la Svizzera, è come se ci conoscessimo da sempre. Avevamo già deciso di ‘sposarci’ e infatti lei aveva portato le candele rituali. Non si pensi alla classica goliardata. No, tra di noi c’era e c’è qualcosa di molto più profondo ed antico, assolutamente inspiegabile con una conoscenza via internet. E’ come se ci fossimo reincontrati dopo esserci persi in vite precedenti e ci sono stati in seguito episodi che mi hanno convinto di questo, ed hanno convinto anche lei. Le avevo detto, quando abbiamo parlato di noi in chat, che io avevo già un amore che non intendevo rinnegare per nessuna ragione e lei ha accettao la situazione. Con lei ho capito, se ancora ce ne fosse stato bisogno, cosa significhi l’Amore con l’A maiuscola. E’ un sentimento che tra di noi non si è mai affievolito, da nove anni a questa parte. Dopo di me lei si è messa con un coetaneo (giustamente), pur continuando regolarmente a frequentarmi. Da un paio d’anni ha un altro compagno, più grande di lei ma decisamente più piccolo di me. Si è abbastanza stabilizzata, come anch’io mi sono moltissimo ridimensionato nella mia vita disordinata. Ho dedicato a lei il mio primo romanzo, nonostante non fossimo più insieme da due anni e nonostante continuasse sempre con la massima intensità il mio primo Amore, quello che ormai dura da 35 anni. L’ho fatto per dimostrare che se la donna che amo da 35 anni è, è sempre stata e resta una Numero Uno come importanza, lei non è una Numero Due, ma è anch’essa Numero Uno a pari merito. Ora aspetto un’altra donna, un’ultima ‘tessera’ per completare il puzzle. Non so nè come nè quando: so solo che, se c’è, al momento giusto comparirà e completerà il quadro. Spero sia una violinista o una direttrice d’orchestra, ancora meglio!
Autore: Spara Juri
Sabato 27 dicembre rimarrà nella memoria dei palestinesi, degli arabi e del mondo che ha ancora un barlume di umanità e coscienza come il giorno più sanguinario della storia della Palestina degli ultimi 41 anni. Le forze israeliane si sono macchiate di crimini di guerra contro 290 persone, fatte a pezzi. Il bilancio dei feriti è altissimo: 900, molti dei quali versano in gravissime condizioni e sono a rischio di morte imminente. Ai familiari delle vittime spetta il compito orrendo di riconoscere i propri cari fatti a pezzi.
Ieri, oltre un centinaio di F16 made in Usa hanno eseguito attacchi aerei in contemporanea su diversi obiettivi della Striscia: palazzine piene di civili, caserme e quartier generale della polizia, bambini che uscivano da scuola, passanti, moschee. “Colpite le basi del terrorismo”, titolano i nostri media questa mattina, offrendo una mano al carnefice di centinaia di innocenti e mostrando, ancora una volta, tragicamente, che l’informazione italiana è imbavagliata.
Proprio un gran coraggio sta mostrando Israele, stato sionista basato sull’apartheid, super-armato e protetto dal Gran Fratello internazionale, massacrando inermi cittadini. Il coraggio mostrato dai barbari durante le loro scorribande contro città e villaggi medioevali.
La mattanza va avanti. Proseguono, dunque, per il secondo giorno consecutivo i bombardamenti israeliani contro la Striscia di Gaza assediata, il direttore del servizio di pronto soccorso del ministero della Salute di Gaza, Mu’awiya Hasanen, questa mattina ha confermato al corrispondente di Infopal.it che il numero dei morti ha superato i 290, e che i feriti sono 900, di cui 120 molto gravi. Hasanen ha confermato anche che la maggior parte delle vittime sono civili, donne e bambini.
All’alba di oggi, i micidiali aerei da combattimento israeliani hanno bombardato la sede del canale satellitare al-Aqsa, per impedire che le scene dei loro massacri vengano trasmessi al mondo.
Alle ore 9,00, gli aerei hanno bombardato una postazione della polizia nel quartiere ash-Shujaiyah, a est della città di Gaza, radendola al suolo e provocando diverse vittime. Hanno poi distrutto un’altra postazione della polizia marittima, e una postazione della sicurezza nazionale, a est di Rafah, nel sud della Striscia. E’ stato colpito e distrutto anche un deposito di medicinali, sempre a Rafah: un palestinese è stato ucciso e altri 3 feriti. Bombardata pure, e con diversi missili, la stanza che ospita la sicurezza dell’ospedale ash-Shifa e la moschea annessa, con un bilancio di un morto e 7 feriti.
L’aviazione da guera israeliana ha continuato a bombardare la Striscia di Gaza: è stato colpito un palazzo civile a Jabalia, a nord; una fabbrica di materie plastiche a Khan Yunes; la casa della famiglia Hamid nella via Jaffa, a est della città di Gaza; un gruppo di resistenti; diverse aree aperte, in particolare intorno a Beit Hanoun e a nord della Striscia; vetture che trasportavano carburante, nel quartiere al-Jenenah, nella città di Rafah. Molti incendi si sono sprigionati a causa delle bombe. Parallelamente ai micidiali bombardamenti, l’occupazione israeliana ha cercato di terrorizzare gli abitanti di Gaza: decine di cittadini hanno ricevuto chiamate da parte dell’esercito israeliano che li informava che le loro case sarebbero state colpite.
Ieri, nell’ospedale Ash-Shifa di Gaza, i cadaveri accumulati sul pavimento diffondevano odore di morte. Cadaveri mutilati, fatti a pezzi, con teste staccate dai corpi. Le camere mortuarie non riuscivano a contenere tutte le vittime.
In un angolo, scrive in un reportage da Gaza Belal Badwan, inviato speciale per Gulf News, un uomo teneva ciò che restava di suo figlio di 7 anni in una scatola di cartone: l’ospedale non aveva più lenzuola dove avvolgerlo. Un altro padre guardava scioccato suo figlio, giovane poliziotto, decapitato dalle bombe d’Israele mentre partecipava alla cerimonia del diploma della scuola di polizia. Un altro gridava: “Qualunque cosa Israele ci farà, non ci sconfiggerà, non indebolirà il nostro potere”.
I medici di Gaza confermano che la maggioranza delle vittime degli attacchi sono civili, molti dei quali fatti a pezzi, decapitati.
Le scene di orrore ricordano a molti un altro efferato crimine israeliano: il massacro delle libanesi Sabra e Shatila, nel 1982, realizzato con la collaborazione delle milizie falangiste libanesi. Crimini rimasti impuniti, per lo stato più barbaro del Vicino e Medio Oriente, ma con la propaganda mediatico-politica più forte del mondo e con una tecnologia militare tra le più micidiali del pianeta.
Mah, Pino, certamente Karajan sulle 9 sinfonie è il massimo. L’incisione col la Berliner è eccellente. Sono solo titubante sulla 6a, che reputo leggermente inferiore rispetto all’interpretazione del predecessore di Karajan, Wilhelm Furtwangler. Karajan è il milgior interprete in assoluto della Sagra della Primavera di Strawinsky ed è eccellente anche per lo Strawinsky neoclassico ma, per esempio, per i balletti è molto meglio Ansermet con l’orchestra della Suisse Romande.
Karajan (come anche Toscanini) è da evitare per tutto il repertorio dell’Est europeo.
Una eccellente 5a di Beethoven è anche quella di Toscanini del 1934 e di Carlo Maria Giulini.
Per non fossilizarci solo sul repertorio ottocentesco ( a proposito anche Brahms da Karajan è sublime), consiglierei di scoprire il repertorio di concerti per chitarra e orchestra, ce n’è di una bellezza stupefacente, dal Concerto di Aranjuez (rigorosamente da Alirio Diaz), ai concerti di Mario Castelnuovo Tedesco e Manuel Ponce. Poi c’è il repertorio violinistico. Lì, Ughi la fa da padrone, ma va benissimo anche David Oistrach. Ughi su Tchaikowsky è più bravo di Menuhin, che pure è uno dei grandissimi nomi della letteratura violinistica. Interessantissime le interpretazioni del violinista italo americano dell’epoca di Menuhin, Ruggero Ricci, considerato il migliore in assoluto su Paganini. L’ho ascoltato dal vivo, un’esperienza indimenticabile!
[Gaza] la vendetta d’Israele fa strage di civili
da Indymedia Lombardia
“Non è un bombardamento. E’ un crimine di guerra”. A parlare è padre Manuel Musallam, parroco della Santa Famiglia di Gaza City.
La si attendeva da giorni ed infine è arrivata. Sproporzionata, indiscriminata e dunque tutt’altro che chirurgica. La risposta militare delle Forze armate israeliane al rifiuto di Hamas di rinnovare la tregua ed al lancio di razzi Qassam dalla Striscia di Gaza, produce un disastro il cui bilancio delle vittime aumenta di ora in ora.
Mentre scriviamo, i morti sono già 170, secondo quanto riferiscono alcune fonti della regione. Altre 200 persone sono invece rimaste ferite a seguito dei bombardamenti che hanno riguardato una quarantina di obbiettivi.
“Quello in corso a Gaza è un massacro non è un bombardamento. E’ un crimine di guerra e ancora una volta nessuno lo dice”, riferisce padre Musallam.
Un attacco iniziato nella zona Sud della Striscia e dopo pochi minuti trasferitosi al centro e al Nord, ma che nonostante la pausa di queste ore non tarderà a ripartire. A prometterlo sono le stesse autorità militari che adesso studiano le prossime mosse da compiere, mentre sull’altro versante, quello della milizia palestinese di Hamas, viene lanciata la minaccia di una risposta a questa strage devastante e con “ogni mezzo”.
Già dal mese di Novembre, il cessate il fuoco sottoscritto con gli accordi egiziani aveva cominciato a traballare a seguito di uno sconfinamento degli israeliani nella Striscia. Un’azione a cui hanno immediatamente fatto seguito nuovi scontri tra palestinesi e soldati con la Stella di David.
Ma lo scontro aperto è ripartito ufficialmente con la scadenza della tregua, che Hamas non ha voluto rinnovare a causa del mancato rispetto degli accordi da parte d’Israele. Di fronte alla serie di razzi Qassam caduti nella zona Sud dello Stato ebraico, il governo di Ehud Olmert ha atteso soltanto qualche giorno prima di dare il definitivo via libera alla tempesta di fuoco su Gaza.
E con l’inizio di questa pesante offensiva israeliana, principalmente a danno della popolazione civile, sono partite anche le sirene di allarme della comunità internazionale.
La Lega araba ha convocato una riunione d’urgenza, mentre arriva già la netta condanna da parte dell’Egitto per “l’aggressione militare israeliana”. Per conto del movimento islamico libanese di Hezbollah, parla lo sceicco Hashem Safieddine, il quale afferma che “la popolazione di Gaza non è sola, e nei prossimi giorni ve lo mostreremo”.
In giornata si è anche tenuta una manifestazione di protesta nella periferia meridionale di Beirut.
Da Parigi esprime “viva preoccupazione di fronte alla escalation della violenza” il presidente francese Nicolas Sarkozy. L’inquilino dell’Eliseo condanna, inoltre, “con fermezza le provocazioni irresponsabili che hanno portato a questa situazione così come l’uso sproporzionato della forza”e “ricorda che non esiste una soluzione militare a Gaza e chiede l’instaurazione di una tregua duratura”.
Dopo aver incontrato il presidente palestinese Abu Mazen a Ramallah, il segretario del Partito della Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, durante una conferenza stampa tenuta proprio oggi in Palestina, ha affermato che “ciò che sta accadendo a Gaza è gravissimo e, pertanto, chiediamo alla comunità internazionale di condannare subito l’aggressione israeliana”. Da alcuni giorni in visita ufficiale nei territori palestinesi e in Israele, Ferrero, ha inoltre chiesto “al governo italiano di non dare più sostegno a quelle che definisce ‘operazioni militari chirurgiche’ (dichiarazioni del ministro degli Esteri Franco Frattini ndr.) da parte di Israele a Gaza. I fatti stanno dimostrando che i primi ad essere colpiti sono stati i civili palestinesi”.
Da Indymedia
Autore: Gilbert Achcar
Il micidiale assalto compiuto da Israele contro Gaza era talmente premeditato da esser stato annunciato in anticipo ieri mattina su diversi quotidiani arabi. L’informazione più precisa è stata fornita dal giornale nazionalista palestinese e arabo al-Quds al-Arabi (Gerusalemme araba), pubblicato a Londra. Scrivendo a partire da Ramallah, in Cisgiordania, Walid Awad, corrispondente del quotidiano a Ramallah, in Cisgiordania, riferiva di aver appreso «da un’attendibile fonte diplomatica araba che il generale Omar Suleiman, capo dei servizi segreti egiziani, ha informato certe capitali arabe che Israele avrebbe lanciato un’offensiva limitata contro la Striscia di Gaza».
Un’offensiva per far pressione sul movimento Hamas e obbligarlo a accettare una tregua senza condizioni. La fonte ha aggiunto che il generale Suleiman ha insistito presso la ministra israeliana degli affari esteri, Tzipi Livni, sulla necessità di non provocare vittime fra i civili durante l’operazione militare per evitare che foto di innocenti non vengano utilizzate per eccitare la piazza araba».
Questo scenario allestito in anticipo è stato messo in atto il giorno stesso della comparsa dell’articolo: accampando il solito pretesto – i lanci di razzi a partire da Gaza, che sono essi stessi tiri di rappresaglia, e così via – l’aviazione israeliana ha ferocemente attaccato Gaza, concentrando il fuoco sulle forze di sicurezza interne dirette dal governo di Hamas, conformemente alla domanda del capo dei servizi segreti egiziani, più desideroso di attenuare la reazione dell’opinione pubblica nel suo paese che di salvare vite umane palestinesi.
La collusione con Israele da parte degli «Arabi dell’America», come li chiama «la piazza araba», cioè le monarchie petrolifere del Golfo, la monarchia giordana e l’Egitto, è così venuta alla luce. Il generale egiziano mette a punto insieme a Tzipi Livni lo scenario della carneficina offerto da Israele ai palestinesi in questo periodo di feste e di regali, mentre a Washington si fa il bilancio dei doni offerti dalle monarchie arabe al suo omologo americano, Condoleezza Rice: gioielli per diverse centinaia di milioni di dollari, fra cui una collana del costo stimato a 170.000 dollari, una parure di rubini e diamanti di 165.000 dollari da parte del re saudita Abdallah e una parure di smeraldi e diamanti del costo stimato a 147.000 dollari da parte del re giordano Abdallah II (Associated Press, 22 décembre). Dei regali tanto più stravaganti – scandalosi per le popolazioni dei paesi in questione – in quanto quei sovrani sapevano bene che Condoleezza Rice avrebbe potuto sfoggiarli solo durante il suo mandato di segretaria di Stato e che, conformemente alla legge americana, sono proprietà pubblica, e verranno riposti in un deposito del governo alla fine del mandato dell’amministrazione uscente.
Se gli «Arabi dell’America» si comportano in maniera così poco discreta nelle loro servili effusioni verso Washington mentre l’amministrazione Bush è la più odiata della storia dalla «piazza araba» – le popolazioni arabe non sognano altro che offrire un solo tipo di regalo a George Bush e ai membri della sua squadra aborrita: scarpe in faccia, seguendo l’esempio del giornalista iracheno Muntazar al-Zeidi diventato eroe nazionale di tutte le popolazioni arabe – si può immaginare in che modo si comporteranno dopo l’investitura di Barack Hussein Obama: senza ritegno alcuno, con molta probabilità.
Il cambiamento d’amministrazione a Washington, benché non faccia presagire un cambiamento sostanziale della politica statunitense in Medioriente, a giudicare dalla composizione della nuova squadra, porterà sicuramente una ripulitura di facciata: un passaggio dall’imperialismo dal volto orrendo e islamofobo all’imperialismo dal volto umano, nero e islamofilo. È il senso del gran discorso che Obama ha previsto di pronunciare, in direzione del mondo musulmano, dopo essere entrato in carica. L’America, i cui interessi in Medioriente sono stati messi in pericolo dalla goffaggine dell’amministrazione Bush, ha bisogno di ridorare il suo blasone presso i musulmani, per rafforzare il suo dominio militare attraverso una egemonia politica. È una delle ragioni principali per le quali il grande capitale americano ha sostenugo Obama, mentre gli elettori e le elettrici si mobilitavano per lui per tutt’altre ragioni.
Il timing dell’operazione israeliana è stato scelto tenendo conto di queste considerazioni: bisognava colpire duro Gaza prima dell’investitura di Obama, per non compromettere immediatamente la sua operazione di relazioni pubbliche. Il successo di questo attacco dovrebbe rendere più agevoli in futuro simili brutali aggressioni contro un nemico che sarà tanto più facile da demonizzare quanto il presidente americano sarà angelicato.
x 543
Il pericolo più grave sarà il Libano, ben fornito dall’ Iran e dalla Siria.
“Con il leader di Hamas, Nizar Rayyan, sono stati uccisi nel bombardamento israeliano di Jabalya, nel nord della Striscia di Gaza, anche le sue quattro mogli e dieci dei suoi 12 figli. Secondo il capo dei servizi di emergenza di Gaza, Moawiya Hassanein, oltre ai familiari di Rayyan altre due persone sono morte nell’attacco”
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Per uccidere una persona forse colpevole, ma comunque condannato a morte senza nessun processo, gli israeliani non hanno esitato ad assassinarne altre 16. E poi non volete ammetere che la civiltà israeliana è superiore! E’ molto superiore!
Shalom
Gaza, una telefonata poi tre razzi
così è stato ucciso un capo di Hamas
Noto per le posizioni estremiste e per aver sposato apertamente la causa del martirio
era considerato il numero cinque del movimento di resistenza islamico
Nizar Rayyan, il leader di Hamas ucciso in un bombardamento israeliano
GAZA – Ha preferito morire in un bombardamento aereo piuttosto che lasciare la propria abitazione dove viveva con quattro mogli e numerosi figli. Nizar Rayyan, considerato il numero cinque di Hamas, è stato coerente fino in fondo.
Un quarto d’ora prima del raid, secondo fonti locali e stando alla rete televisiva israeliana Canale 10, era stato avvertito con una telefonata di Israele che stava per essere bombardato. Ma lui, uno degli ideatori della tattica degli ‘scudi umani’ da schierare per impedire bombardamenti israeliani, ha preferito restare con le persone a lui più care.
Fra le macerie della sua palazzina di quattro piani, nel campo profughi di Jabalya, sono stati recuperati molti cadaveri fra cui il suo, quello di una moglie e di dieci dei suoi dodici figli (tre secondo alcune fonti, sette secondo altre). Da Tel Aviv fanno sapere che l’edificio era stato trasformato in un deposito di armi. Dopo essere stato colpito dalla aviazione, secondo le fonti militari, si sono verificate altre esplosioni a catena………
http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/esteri/medio-oriente-44/nizar-rayyan/nizar-rayyan.html
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Mah….
Capisco le intenzioni suicida di Nizar Rayyan, non capisco la sua iresponsabilita’ a tenere tutta la sua famiglia con lui sapendo che sarebbe stato attaccato.
Aveva gia’ inculcato un figlio a farsi suicidare nel 2001, suicidio riuscito.
Certo che io ragiono con la mia mentalita’, la famiglia si mette in salvo, non dovrebbe essere vittima delle pazzie del padre.
L’articolo lo defina coerente, incosciente e’ piu’ adatto.
Anita
x TUTTI
E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
BUONA LETTURA (SPERO).
pino nicotri
x Anita
Lo stile. Inconfondibile.
pino
x Pino
Non credo, e’ in volo verso gli US.
Non segue il forum, si immagini poi se lo segue in aereo con la famiglia.
x Rachamim
1) I miei amici ebrei, sia quelli di Milano che di Roma, Venezia e Padova, i gamberoni se li magnano eccome! Pure il maiale, se è per questo. Ripeto: è gente sana di testa.
2) Paragonare uno Stato a un privato è l’errore fondamentale che permette che in Israele/Palestina il massacro reciproco continui. Se io reagissi in modo devastante alla rottura di coglioni lunga 20 anni di un gruppo di teppisti, andrei giustamente in galera. Israele non va in galera, e anzi se ne fotte dell’Onu nonostante sia stata prpprio l’Onu a decretarne la nascita. Se Israele non gradive la rottura di coglioni per 20 anni bastave facesse la pace con Arafat, o almeno con Abu Mazen dopo, anziché pagare Hamas, cioè l’equivalente dei teppisti da lei indicati, per logorare Arafat. Bastava inoltre che non affossasse gli accordi di Oslo scatenando la vergogna degli insediamenti coloniali. E che accettase la presenza dei soldati dell’Onu per separare i contendenti. Invece…..
Carissimo Rachamim-Rodolfo, se io non voglio che i teppisti mi rompano i coglioni per 20 anni, non faccio altro che chiamare la polizia o i carabinieri, in questo caso l’Onu. E mi guarderei bene dal pagare un capo banda dei teppisti per logorarne un’altro, specie se il primo è più delinquente e feroce del secondo.
“Cappittooooo”?
Vede, caro amico, il problema è che io mi baso sulle leggi, codice civile e codice penale, non sulla bibbia e annese leggi del taglione o promesse e patti del cavolo mirabolanti col Padreterno. Gli Stati civili si basano sul diritto internazionale, comprese le leggi di guerra, e sull’Onu. Purtroppo Israele la pensa in altro modo. Come del resto gli Usa. E a proposito di Usa, si legga l’interessante storia dell’antisemitismo negli Stati Uniti. Forse capirà qualcosa di più sul perché gli Usa abbiano cambiato linea, ma solo dopo che Israele ha dimostrato di poter essere il suo gendarme a guardia del petrolio del Medio Oriente.
La giustizia NON c’entra un fico secco in nessuna di queste faccende. Only business as usual. Business and blood.
Cordialmente.
pino nicotri
P.S. Si informi sui movimenti pacifisti dei giovani israeliani e su quello che dicono in questi giorni. Si informi almeno su questo, opperbaccobaccone.