Oasis novità: viva il rock, oltre ‘sti benedetti Beatles
Gli Oasis non mi sono mai piaciuti, fin dall’inizio. Un po’ perché sono una bastian contraria, piacciono a tutti dunque a me no, poi perché rifanno troppo il verso ai Beatles, ma soprattutto perché i due fratellini mi stanno caldamente sui marroni, presuntosi, boari, arroganti, insomma due stronzi. Perché allora li ho voluti scoprire solo adesso, quando probabilmente hanno già dato il meglio? Sono incappata sul primo singolo del nuovo album, “The shock of the lightning”, e improvvisamente mi sono diventati simpatici. Tosti i ragazzi: meno pop (che se non è sublime non mi acchiappa) e più rock. Sì, lo so, è sempre la solita solfa ma che ci posso fare ogni volta ci ricasco (“Mamma mia”).E poi non posso non riconoscere che gli Oasis un merito, da sempre, ce l’hanno. Quello di saper fare come si deve una Canzone: sembra facile…Ci basta accendere la radio e sentire che di fatte bene ne circolano sempre meno (a proposito, con i Gallagher non c’entra niente, sta spopolando un pezzo di Kid Rock, l’ex marito di Pamela Anderson, una cover di “Sweet home Alabama” suonato dai Lynyrd Skynyrd negli stessi anni in cui è nato il Kid, chissà quanti ragazzini non lo sanno e credono invece sia una novità e non una canzone scritta dai loro nonni). Torniamo a “Dig out your soul”. Viva il rock, dicevo, ma i Beatles continuano a farsi sentire, eccome. A partire dalla prima canzone del cd, “Bag it up”: suona come un “outtake” del White album del ’68 (il disco in effetti si chiama “The Beatles” ma com’è noto deve il suo “titolo” alla copertina bianca), ha un po’ di “Helter Skelter” (il brano di MacCartney che Manson citò come ispirazione per i suoi delitti), una discesa di accordi alla “Back in the Ussr” (sempre Macca, sempre ’68), il suono dei celli nel finale ricorda “I am the walrus” (John), ma complessivamente il ritmo e i celli ricordano anche i T. Rex di Marc Bolan prodotti da Tony Visconti. Per i beatlesiani, il fascino di questa canzone forse sta nel ricordare allo stesso tempo idee di Macca e di Lennon; d’altronde i Beatles sembrano essere un’eredità di cui i gruppi inglesi (e americani) sembra non riescano a liberarsi, un po’ come Battisti per i nostri cantautori pop. Tra tutte le canzoni dei Fab Four comunque direi che la canzone che mi ricorda di più è la lennoniana “Glass onion”(sempre 68). Più che plagio diretto, abbiamo quello che nella legge americana si chiama “plagio d’intenzione”, cioè il ricreare un’atmosfera, piuttosto che la melodia o l’armonia di una composizione. I Beatles tornano a più riprese, addirittura con tanto di dedica a Lennon come in “I’m outta time” scritta da Liam. Nonostante Noel abbia dichiarato che stavolta no, chiamando in causa Stooges, Stone Roses, Doors. I pezzi per me più riusciti: “Waiting for the rapture”, “Ain’t got nothing”, la psichedelica “To be where there’s life”. Niente di sconvolgente ma “verghene”…
Voto: stavolta niente voto né giudizio, per solidarietà con gli insegnanti che si stanno battendo contro il maestro unico.
Ottimo post, caterina!
Con gli oasis mi sento chiamata direttamente in causa, essendo un gruppo nato proprio durante gli ultimi anni della mia adolescenza (metà anni ’90).
Li hO conosciuti col loro primo album, ‘definitely maybe’, e nn li ho + lasciati. Direi ch hanno dato il massimo con il secondo album, ‘what’s th story morning glory’, ricco di brani memorabili com ‘wonderwall’ e ‘cast no shadow’, ma soprattutto ‘don’t look back in anger’, beatlsiana al 100%, una delle mie canzoni preferite.
Poi poco altro, la fonte creativa si è inaridita.. Dall’album seguente (‘Be here now’)poco da segnalare, quello successivo davvero scarso, un po’ meglio ‘heaten chemistry’ e decente l’ultimo, con ‘the importance of being idle’ e qualcos’altro.
Non ho ancora ascoltato il nuovo cd, ma spero di farlo presto e mi auguro che i litigiosi fratelli gallagher non mi deludano (visto che, insieme ai green day e agli aerosmith, sono i punti fermi del mio mondo musicale).
Cavolo, mi sono dilungata parecchio! scusate la prolissità, ma, come si sarà capito, è un argomento che mi sta molto a cuore.
mi han fatto notare che uso troppi termini veneti incomprensibili a chi non vive nei miei paraggi. Ben detto! Ecco dunque un paio di traduzioni al volo: “boari” = bifolchi, cafoni, buzzurri; “vèrghene” = avercene
per sègolene: quando hai sentito l’ultimo Oasis fammi sapere che ne pensi, visto che tu li ami ben più di me. Alla prossima!