Perché non sprangare i baristi, i gioiellieri e i tabacchini che ci derubano non solo di un pacchetto di biscotti, ma frodando pantagruelicamente il fisco? Il ministro Alfano calunnia Sabia Guzzanti, mentre i suoi colleghi Carfagna e La Russa vaneggiano

1) – “L’omicidio di Abdoul Salam Guiebre, il ragazzo italiano figlio di immigrati del Burkina Faso, fa riflettere per la futilità delle motivazioni: l’aggressione è avvenuta dopo che il giovane aveva rubato dei biscotti in un negozio di Milano. Voi che ne pensate?”. I giornali soprattutto on line pongono questa domanda e per realizzare un sondaggio su cosa ne pensi “la ggente” sollecitano una delle seguenti risposte:

- Non ci si può stupire di una reazione esagerata quando gli italiani vivono tutti i giorni nel senso di insicurezza

- È stata una tragedia e i colpevoli vanno condannati, ma non si può giudicare una città per il gesto di due persone violente

- L’aggressione è stato un atto vergognoso, figlio della cultura dell’intolleranza di cui questa maggioranza politica spesso è portavoce

Strano che venga definita “reazione esagerata” quella che è in realtà una reazione criminale, ma ormai il senso civico, civile, penale, morale, il senso della misura e della decenza viene meno perfino in testate di grande prestigio. Io comunque aggiungerei un’altra domanda: “Perché non andare a sprangare a dovere i baristi e simili che non danno gli scontrini fiscali e quindi rubano a tutti noi ben più di una scatola di biscotti?”.

Poco tempo fa sono stato proprio in quel bar, ho ordinato una consumazione piuttosto consistente, e al momento di pagare NON mi è stato dato lo scontrino, bensì un pezzo di carta con annotata una cifra. Purtroppo non ho preso a sprangate i due baristi, e me ne pento: se li avessi mandati all’ospedale o al creatore non avrebbero avuto modo di ammazzare Abdoul, che sarebbe quindi ancora vivo continuando a non fare del male a nessuno.

Lo stesso discorso vale per i gioiellieri assassini di via Ripamonti, uno dei quali corse in strada per uccidere a revolverate un poveraccio che aveva tentato di spaccargli la vetrina per razziare la mercanzia esposta, e per il tabacchino assassino di piazzale Baracca, che inseguì in strada un ladruncolo disarmato e sparando tra la folla lo uccise, con il rischio di ammazzare anche altra gente. Non ricordo se i ladruncoli fossero due, nel qual caso li uccise entrambi. Le statistiche dicono che perfino i gioiellieri dichiarano al fisco introiti risibili, da morti di fame. Ma se evadono così massicciamente, rubando a tutti noi moooooooolto di più di una scatola di biscotti o di una vetrina di ori o di una manciata – peraltro mancata – di quattrini nel registratore di cassa di una tabaccheria, perché non sprangarli fracassandogli almeno le mani da ladri? Con quelle mani ci derubano infatti talmente tanto e talmente in continuazione che ogni italiano che nasce nasce già gravato da un debito pubblico mi dicono di quasi 25 mila euro a testa. “Occhio per occhi, dente per dente”, acclamano i pii amanti della bibbia? Bene: restituiamo a sprangate in testa le sprangate sul fisco che questi ladri matricolati sferrano in testa a tutti noi.

2) – Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha annunciato che non concederà il nulla osta alla richiesta di processare Sabina Guzzanti per avere vilipeso il papa, motivando così la sua decisione: “Il papa ha grandi capacità di perdono”. Fossi nei panni di Sabina, denuncerei per calunnia il ministro. Alfano infatti ha implicitamente definito la Guzzanti colpevole, e senza né processo né indagine istruttoria. E sì, colpevole, perché dire che il papa ha “grande capacità di perdono” significa dire che il capo di Stato del Vaticano ha sicuramente ha perdonato la cittadina italiana Sabina Guzzanti, che quindi è colpevole: non si perdona infatti un innocente, ma solo un colpevole. Ecco perché Alfano ha calunniato Sabina Guzzanti ed ecco perché io nei suoi panni lo querelerei. Invece l’ipocrisia è talmente congenita in tutti noi, specie quando si tratta di papi, che nessuno ha colto questo aspetto e tutti hanno semmai lodati Alfano per la sua misura ed equità. Bella misura ed equità definire colpevole chi non ha commesso nessun reato!

3) – Il ministro Mara Carfagna vuole moralizzare le strade italiane dichiarando guerra alla prostituzione fino al punto da prevedere multe salate per le “lucciole” e per i loro clienti. A parte il fatto che sarebbe meglio moralizzare le strade dai negozianti che non pagano le tasse e non solo le strade da ministri che diventano tali solo perché amici intimi del capo di governo, in totale un danno ben più grave dell’esercizio della prostituzione, resta il fatto che questo miserabile moralismo clerical-carfagnesco è un altro brutto segnale dopo quello della caccia allo zingaro varata dai razzisti impuniti della Lega. Da sempre infatti una società quando inizia a sprofondare in una crisi alla quale non sa porre rimedio, o meglio alla quale la sua classe dirigente non sa o non vuole porre rimedio, comincia a dare giri di vite “morali”. Comincia a predicare l’ordine e la legalità a bastonate anziché formare i cittadini fin dalle scuole elementari o – magari fosse! – fin dall’asilo.

Credo che il mestiere della prostituta vada scoraggiato, ma per scoraggiarlo non a chiacchiere o a pompini all’aria fritta ci dovrebbe essere la possibilità di avere un lavoro e un salario decente per tutti. E in particolare per tutte. Poiché comunque è un mestiere antico quanto il genere umano, in molte società ed epoche storiche, comprese quella greca e romana, anche apprezzato, meglio sarebbe legalizzarlo come qualunque altra professione. Facendo anche pagare le tasse, si noti bene. Così i puttanieri in particolare di passione leghista, assieme ai filo clericali e ai fascisti più o meno neo il vero nerbo dei clienti del marciapiedi, non potrebbero farsi fare più scopare o farsi fare pompini a prezzi stracciati, molto inferiori a quello delle prostitute italiane che ormai lavorano solo in appartamento lasciando il marciapiedi e i suoi pericoli alla extracomunitarie. Anche il puttaniere tutto casa e famiglia dovrebbe pagare l’Iva, e le signore professioniste pagare finalmente le tasse. Se poi i magistrati cominciassero a perseguire anche chi usa la parola “puttana” per offendere a sangue qualcuno, ecco che cominceremmo a essere più civili non solo con i filoisraeliani duri e puri o con i “negri” che non si possono più chiamare impunemente così.

Voglio essere chiaro: il mestiere della prostituta non mi pare sia un bel mestiere, non lo raccomanderei a donne cui voglio bene, ma è sicuramente un mestiere che non fa male a nessuno, anzi, fa sicuramente meno male dei fabbricanti e venditori di armi, dei fabbricanti e dei venditori di sigarette e superalcolici, fa sicuramente meno male perfino di certo giornalismo, che mentendo e leccando spiana e asfalta la strada alle invasioni militari utili allo zio Sam o alla premiata ditta Usa&England. C’è un vangelo – forse non uno dei quattro cosidetti sinottici – nel quale Gesù della Maddalena dice che comunque facendo il suo mestiere “ha molto amato”.

Ci dica la Carfagna se tutti coloro che vanno a prostitute perché purtroppo non hanno alternative devono diventare asceti, votarsi alla castità o se per caso vuole provvedere lei ai loro bisogni. Non basterebbe neppure se con lei si prestassero come volenterose volontarie altre ministre degne di lei. Gratis, naturalmente, visto che ci ha tenuto a dire che a lei “come donna il mestiere della prostituta fa orrore”. Più che farci sapere cosa le fa orrore o no, cosa di cui non frega nulla a nessuno perché sono solo affari suoi, meglio sarebbe se la ministra ci facesse sapere quali buone leggi scritte intende fare approvare per migliorare – migliorare, non far finta di migliorare – la condizione femminile, le pari opportunità e quindi la società italiana nel suo complesso. Sappiamo che il ministro Carfagna preferisce gli esami orali a quelli scritti, ma anziché auto incensarsi con sermoncini di chiacchiere alla stampa ci delizi con le prove scritte, cioè con testi di legge decenti.

Viene da ridere che certi discordi moralisti e auto laudatori – Oddio, quanto sono morigerata, timorata e sensibile! – vengano declamati da chi fa o ha fatto parte in modo non trascurabile di quella fiera della carne e della gnocca chiamata elezione di Miss Italia, tracimata ormai anche ad elezione delle Veline. Che pena tutte quelle povere criste costrette a mostrare il culo al pubblico, ad esibirsi come scimmiette ammaestrate, a sorridere a comando e a dire scempiaggini per far vedere che – oibò – anche le donne possono essere “‘ntelliggenti”. Con i presentatori maschi e con i maschi delle giurie che hanno un modo di fare che se mi dicessero che è da ruffiani o prosseneti non saprei cosa ribattere. Per non dire delle vallette del presentatore…

Il culo e la fica vanno bene se gestiti con maestria e grandi fatturati dall’industria della pubblicità, della moda – pardòn, “fashion” – e dello smutandamento in tv, o dell’industria del blablablà e dell’ingordo guardonismo nazionale sui mega pompini del Cavaliere di turno. Ma se il corpo e annesse delizie se lo gestiscono le legittime proprietarie, a esclusivo vantaggio personale oltre che dei clienti che vanno a scopare come possono anziché restare seduti a guardare la tv, allora butta male: meglio vietare!

Il declino di Milano è riassunto bene anche dalla parabola che ha portato la città dal progetto di “città del sesso” in una parte del decaduto quartiere Isola o alla altrettanto decaduta Bovisa all’ipocrisia moralista del sindaco berlusconian-carfagnesco signora Letizia Moratti, la tizia che ha iniziato lo scardinamento della scuola pubblica a favore della privata e che ha fatto assumere in blocco dallo Stato italiano le decine di migliaia di insegnanti di religione nominati dai prefetti dello Stato estero Vaticano noti con il nome di vescovi. Ora c’è la ghiotta occasione dell’Expò. Che sia ghiotta per il giro berlusconiano e annessi e connessi è sicuro. Che sia ghiotta anche per il rilancio effettivo della città e del suo futuro lo speriamo, ma non è affatto certo.

4) – Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ogni tanti ci tiene a dichiarare che la presenza dei militari nelle città in funzione di ordine pubblico serve a “far sentire agli italiani la presenza dello Stato”. Dichiarazione pessima. Caro La Russa, la presenza dello Stato preferiremmo sentirla PRIMA di arrivare a tanto, e anche adesso preferiremmo sentirla non tramite un supplemento in pubblico di divise, pistole o fucili e stellette, bensì – visto anche che paghiamo le tasse – tramite servizi i istituzioni funzionanti a dovere, dagli sportelli degli uffici comunali agli ospedali e scuole pubbliche, dall’assistenza sanitaria dei medici di base alla distribuzione della pillola del giorno dopo alle giovani che ne hanno bisogno, dai treni decenti ai voli della “compagnia di bandiera” che non faccia pensare a Bossi che con la bandiera italiana ama dire “mi ci pulisco il culo”, dalle metropolitane non sporche come la Suburra di una volta allo Stato che sappia farsi rispettare dal clero dello Stato estero Vaticano e di altri Stati esteri, dal Parlamento che funzioni al Governo composto da ministri e ministre non solo amici o amiche più o meno intimi e intime, più qualche avvocato personale, da una politica verso l’immigrazione ala certezza della pena non solo per “gli altri”. Fino a un Fisco che sappia farsi rispettare anche dai baristi ladri e sprangatori.

Altrimenti, caro ministro La Russa, siamo solo alle solite chiacchiere. Che non risolvono nessun problema e anzi aggravano la situazione esasperando la popolazione con altre promesse mancate e altro diluvio di blablablà. Lei che non è un novellino cerchi di non limitarsi e imitare le carfagne. Anche se le piacciono le discoteche e annessi e connessi, non è detto ci si debba limitare alla oralità: la politica è fatta di concretezza. Esattamente come i problemi della gente.

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  1. Vox
    Vox says:

    Il berlusconismo è fascismo o è dittatura del semiocapitale?

    Mi sembra un quesito interessante e attuale.
    Ecco una interpretazione data da Franco Berardi Bifo
    su Liberazione, con cui si puo’ concordare o meno,
    ma che sicuramente propone una questione su cui
    bisognerebbe riflettere a fondo.

    PARTE I

    All’inizio di agosto è venuta fuori una discussione che meriterebbe di essere approfondita: il regime instaurato dalla terza vittoria di Berlusconi può essere considerato come un regime fascista? In un articolo uscito sul Manifesto all’inizio di agosto Alberto Asor Rosa rispondeva di sì, anzi sarebbe «anche peggio».

    In un’intervista uscita sul Corriere della sera Massimo Cacciari reagiva facendo spallucce. Macché fascismo e fascismo, figuriamoci. Mica si mettono in carcere gli oppositori, e poi Berlusconi non porterebbe mai l’Italia in un conflitto mondiale.
    La risposta di Cacciari, poche battute forse travisate o mal comprese dal giornale, m’è parsa, più che codarda, superficiale.

    Ma la posizione di Asor Rosa, fondata su una visione noceventesca della democrazia, rischia di interpretare con un concetto vecchio le forme attuali del totalitarismo.

    Cacciari, un pensatore che un tempo suscitava ammirazione profonda, da alcuni anni sembra divenire tanto più tranchant quanto più inconcludente e futile si fa il suo ragionamento.

    Il precipitare della crisi internazionale in cui l’Italia è coinvolta, è sempre più vicina a trasformarsi in un conflitto generalizzato.
    E cosa induce l’ottimo Cacciari a garantire che l’Italia non sarà trascinata a combattere per il solito vincitore, che poi, strada facendo diventa lo sconfitto?

    Perché insistere a chiederci se si tratta o no di fascismo?
    Quello prodotto da trent’anni di bombardamento televisivo è probabilmente peggio del fascismo storico, perché non si fonda sulla repressione del dissenso, non si fonda sull’obbligo del silenzio, ma tutto al contrario, si fonda sulla proliferazione della chiacchiera, sull’irrilevanza dell’opinione e del discorso, sulla banalizzazione e la ridicolizzazione del pensiero, del dissenso e della critica.

    Il totalitarismo di oggi non è fondato sulla censura del dissenso ma su un immenso sovraccarico informativo, su un vero e proprio assedio all’attenzione.

    Non si può in alcun modo assimilare l’attuale composizione sociale del paese con la composizione sociale, prevalentemente contadina e strapaesana dell’Italia degli anni Venti. Nei primi decenni del secolo ventesimo, il modernismo futurista dei fascisti introduceva un elemento di innovazione e di progresso sociale, mentre oggi il regime forzitaliota non porta dentro di sé alcun germe di progresso, e la sua politica economica si fonda sulla dilapidazione del patrimonio accumulato nel passato.

    In questo Asor Rosa ha visto giusto. Il fascismo è un fenomeno di modernizzazione totalitaria, il berlusconismo è un fenomeno di devastazione della civiltà sociale della modernità. Mentre il fascismo avviò un processo di modernizzazione produttiva del paese, il regime forzitaliota ha dissipato le risorse accumulate dal paese negli anni dello sviluppo industriale, come aveva fatto Carlos Menem in Argentina nel decennio che ha preceduto il crollo di quell’economia e di quella società. Ma questo carattere dissipativo è perfettamente coerente con la tendenza principale che si manifesta nel pianeta nell’epoca neoliberista.
    (continua)

  2. Faust
    Faust says:

    L’aggressione è stato un atto vergognoso, figlio della cultura dell’intolleranza di cui questa maggioranza politica spesso è portavoce

    …. sottoscrivo la terza, e aggiungerei, di condannarli avvita, ai lavori forzati x pagare la pigione, spese di mantenimento e pagare il mangiare, come propone l amico marco tempesta!!
    Faust

  3. Vox
    Vox says:

    Il berlusconismo è fascismo o è dittatura del semiocapitale?

    PARTE II

    Il capitalismo moderno era fondato su alcune regole direttamente riconducibili all’etica protestante. Regole su cui si fondava la fiducia, elemento decisivo dell’economia borghese moderna.
    Ma ora la forma weberiana dello sviluppo si esaurisce per il capitalista post-borghese il quale sa che il credito non dipende dai valori protestanti dell’affidabilità, dell’onestà, della competenza, ma dal ricatto, dalla violenza, dalla protezione familiare e mafiosa.

    Non si tratta di una temporanea caduta del rigore morale, di un’ondata di corruzione. E non si tratta neppure di un fenomeno di arretratezza. Si tratta di un mutamento della natura profonda del processo di produzione. La determinazione del valore ha perduto la sua base materiale, oggettiva (il tempo di lavoro socialmente necessario, come dice Marx), e ora dipende dal gioco di simulazione linguistica, dei media, della pubblicità, della produzione semiotica, ma anche dalla violenza.

    Ecco allora che la prospettiva in cui vedemmo l’Italia nella passata epoca moderna ora si ribalta: proprio ciò che aveva fatto dell’Europa meridionale controriformata un luogo arretrato, ora ne fa laboratorio delle forme di potere postmoderno. Proprio ciò che aveva messo l’Italia alla retroguardia dello sviluppo capitalistico moderno, diviene il motivo della sua capacità di anticipazione. Proprio perché predomina la cultura del familismo immorale, della violenza mafiosa e del raggiro mediatico, negli anni Novanta di Berlusconi l’Italia diviene il laboratorio culturale e politico del capitalismo criminale iperliberista.

    La scarsa penetrazione dell’autorità statale nelle pieghe della società e dell’economia è sempre stata considerata un fattore di arretratezza e di debolezza, ma il neo-liberismo ha creato una situazione in cui gli interessi privati, gli interessi di famiglia e di clan prevalgono sugli interessi pubblici. In nome di un’ideologia della libera impresa e del libero mercato si è in effetti aperta la strada a una sorta di privatizzazione dello stato. La macchina statale non è stata ridimensionata, ma si è messa al servizio di interessi di famiglia. Questo processo non si è svolto solamente in Italia, ma qui le condizioni culturali erano particolarmente ben predisposte.

    La deregulation economica ha liberato immense energie produttive, e al tempo stesso ha indebolito o distrutto le difese che la società moderna aveva costruito per proteggersi dall’aggressività predatoria del capitale.

    Come al capitalismo proprietario si addiceva il decoro gotico e severo, così al capitalismo finanziarizzato si confanno sembianze barocche. A partire dagli anni ottanta, lo spirito barocco della Controriforma, che aveva impacciato le società meridionali fino a tutto il novecento, non è più un elemento di arretratezza.

    Il borghese moderno era legato alla sua impresa perché le macchine, i luoghi, i lavoratori dell’industria erano la sua proprietà. Il CAPITALISMO VIRTUALE separa la proprietà dall’impresa, l’impresa si finanziarizza e si immaterializza. La corporation globale può spostare il suo investimento in pochi istanti senza render conto ai sindacati, alla comunità, allo stato.

    Il capitale non ha più alcuna responsabilità verso la società, e ormai, come abbiamo visto nel caso Enron, neppure nei confronti dei suoi azionisti. L’etica protestante non è più redditizia. E’ molto più efficace l’etica della compromissione mafiosa, del ricatto e dello scambio illegale.

    Nel processo di globalizzazione l’Italia non è sfavorita dall’illegalismo e dall’immoralità della sua nuova classe dirigente, come la sinistra moralista paventa. Al contrario, l’Italia diviene il paese nel quale la dittatura tardo-liberista meglio può svilupparsi.

    Qui il regime incorpora comportamenti del fascismo (la brutalità poliziesca, che abbiamo visto a Genova nel 2001, l’irresponsabilità che portò l’Italia di Mussolini alla guerra catastrofica del 1940-45, il servilismo che ha sempre caratterizzato la vita intellettuale italiana). Incorpora caratteristiche proprie della mafia (il disprezzo per il bene pubblico, la tolleranza per l’illegalità economica).

    Ma non per questo è una riedizione del regime fascista né come un sistema di mafia. Neoliberismo aggressivo e media-populismo sono i suoi ingredienti decisivi, ed esso funziona obiettivamente come laboratorio delle forme culturali e politiche che accompagnano la formazione del semiocapitale.

  4. Vox
    Vox says:

    Le ipocrisie, il caos (a)morale, la regola dei due pesi e cinquanta misure, la volgarita’ di pensiero edi comportamento, il furtoe l’omicidio legalizzati e telepromossi descritti piu’ sopra a tinte forti e veritiere da Pino fanno tutte capo al nuovo “sistema” di cui siamo tutti testimoni.

    Una delle manifestazioni peggiori e piu’ pericolose del “sistema” distruttivo e disgregante che dirige il paese e’ la violenza, una delle prime luci di allarme rosso che segnalano una decadenza profondissima e una societa’ malata.

    Una pietra tombale sulla convivenza
    fra neri e bianchi. L’ha messa la camorra
    (Liberazione)

    Castelvolturno, Caserta (nostri inviati)
    E’ stato un avvertimento: 6 nordafricani morti ammazzati, massacrati da una selva di pallottole. L’azione serviva proprio a questo, a mettere le cose in chiaro. Il Clan dei Casalesi non poteva sopportare oltre: inammissibile per “O’ sitema” tollerare la (presunta) ascesa di un paio di bande di nigeriani, il loro sconfinamento nello spaccio e nella gestione della prostituzione locale.

    E il fatto che tra gli assassinati non ci fosse neanche un nigeriano, e nessuna vittima che in alcun modo fosse coinvolta in attività criminali, nulla cambia ai fini della lettura della “strage di San Gennaro”, come chiamano qui a Castelvolturno l’eccidio della notte di giovedì. La camorra non fa distinzione di etnia. «La cosa bella de O’ Sistema – commenta cinico un castellano – è che non è razzista: bianchi o neri che siano, li ammazza comunque»…

    E adesso arriveranno altre centinaia di forze dell’ordine. Già, questo governo è fermamente convinto che ogni problema possa essere risolto con l’uso della forza, con l’ennesima azione di propaganda destinata a durare il tempo necessario a far dimenticare quanto avvenuto la notte scorsa…

    uno scenario da sempre esplosivo, ora deflagrato improvvisamente a causa della mancanza di integrazione ma anche della concorrenza nell’illegalità. E allora la camorra ha reagito, a suo modo: uccidendo barbaramente sei ragazzi arrivati in Italia solo per lavorare…

    I killer hanno definitivamente ucciso qualsiasi tentativo di convivenza tra le migliaia di migranti che vivono lungo la via Domiziana e gli abitanti Castelvolturno, i castellani, che anche in questi giorni se ne stanno arroccati tra le loro mura. Una convivenza che fino alla sera scorsa era poco più di una reciproca indifferenza…

    ***

  5. Vox
    Vox says:

    La mia opinione personale, in questo caso come in quello della carita’ che abbiamo discusso nei giorni precedenti, va un po’ oltre il rammarico e la condanna, perche’ io amo guardare i quadri a grande distanza, nel loro significato complessivo, d’insieme, e preferisco risalire alle radici dei mali, piuttosto che fermarmi alle pezze d’appoggio.

    Come quando dicevo che mi da fastidio il concetto di carita’ in quanto non dovrebbero esistere i presupposti che la rendano necessaria, cosi’ in questo caso mi da fastidio il continuo battere sul tasto della necessita’ dell’accoglienza.

    Mi spiego meglio. Va da se’ che la solidarieta’ e l’accoglienza, quest’ultima presa nel suo significato piu’ generale di fratellanza umana, sono cose positive. Ma non dovrebbero esistere i presupposti che rendano necessario che uomini, donne, bambini e bambine vengano spinti dal bisogno e dalla miseria, da guerre e dalla fame, a lasciare la terra natia, la famiglia, le proprie tradizioni e il proprio mondo per dover vivere in condizioni umilianti, pericolose, spesso disumane altrove o, nel migliore dei casi, doversi piegare a un’integrazione ostica e qualche volta mal sopportata.

    Ogni individuo dovrebbe essere libero di poter vivere dove vuole, specialmente se vuole vivere nel proprio paese, come avviene nella stragrande maggioranza dei casi. Perche’ la maggior parte della gente che emigra lo fa per disperazione, non per semplice amor di turismo.

    Dunque, il suo paese dovrebbe poter costruire la propria struttura economica, politica e sociale liberamente e per il bene della propria popolazione,assicurando a tutti i cittadini condizioni di vita tali che ogni uomo, donna, bambino possa avere una prospettiva, un’esistenza dignitosa in casa sua.

    O, per contro, le popolazioni non dovrebbero essere messe l’una contro l’altra in questo modo drammatico e artificiale, PER BISOGNO, ma per scelta: libere di comunicare e, laddove e’ possibile, col tempo, integrarsi volontariamente e pacificamente, nelpieno rispetto reciproco.

    Ora, perche’avviene quello che avviene? Da un lato, perche’ i paesi di provenienza sono spesso incapaci di offrire alcunche’ alla propria popolazione. Si tratta spesso di paesi afflitti da debiti enormi, magari usciti da decenni o secoli di colonizzazione, retti da governanti non casualmente piazzati la’ per conservare lo status quo, corrotti e avidi, supini davanti al ricatto delle grandi multinazionali e delle loro pratiche iper-liberiste che razziano le ricchezze del posto; le varie organizzazioni bancarie, eccetera.

    Dall’altro lato, ci siamo noi, “i bianchi”, europei, anche noi soggiogati dallo stesso esatto sistema. Anche noi lottiamo per sopravvivere, per conservare un lavoro, uno stipendio, la nostra dignita’, all’interno di un sistema che ha volutamente aperto le porte all’immigrazione – legale o clandestina – perche’ CONVIENE a una ristretta fetta delle nostre popolazioni (lavoro a costi stracciati, creazione di concorrenza tra i lavoratori, con i lavoratori locali costretti a venire sempre piu’ a patti, abbassando le proprie richieste, e a vedersi restringere diritti e salari).

    Metti insiemedue poveraccie si azzanneranno per il classico pezzo di pane, mentre quello che ha gettato tra loro quel pezzo di pane se ne sta alla larga, indisturbato. Questa e’ la logica,oalmenouna delle logiche del sistema.

    Dunque, alla radice di tutta questa situazione sta un sistema economico/politico completamente, fondamentalmente sbagliato, ipertrofico e mostruoso.
    Ed e’ contro quello che bisogna combattere per aiutare veramente noi stessi e gli altri popoli del mondo.

  6. alessandro
    alessandro says:

    A marco tempesta(((((((con ritardo)))))):

    Hai fatto bene a fare quelle precisazioni sul concetto di verita'(assoluta e relativa)……..ecc.ecc.,ma
    ci aggiungerei pure una cosa:esiste una verita’ tutta psicologica
    e interiore che non puo’ dirsi ne’ verita’ relativa ne’ opinione.

    L’esempio che mi hai fatto(quello del cretino ecc.ecc.) calza fino
    a un certo punto.
    Anzitutto bisogna chiarire se cio’ che si dice sia gratuito o meno:
    se cioe’ e’ per fondare un discorso o no;qualora non sia gratuito
    e si voglia iniziare un discorso
    io accetto tutto:anche l’offesa
    anche l’ingiuria:che offesa e ingiuria rispondano a verita’ o no
    non mi interessa:mi interessa la buona fede dell’ interlocutore
    e nient’altro.
    E’ una cosa sbagliata,per me, chiudere le porte
    a chi dice una cosa perche’ ci crede:e con certe persone
    bisogna parlarci.
    In questo discorso c’e’ un qualcosa di morale:e’ il cambiamento,
    ovvero la possibilita’, continuando il dialogo, di poter cambiare
    opinione e idee in base agli ulteriori sviluppi della conversazione;
    ma chiudere la porta e’ immorale peche’ non da piu’ possibilita’
    di cambiare:ecco perche’ con i fascisti e con gli immorali
    e con i preti
    bisogna continuare a parlarci
    perche’,in caso contrario, essi rimarranno sempre tali e quali.
    Insomma se qualcuno mi dice cretino non me ne frega niente:
    ci parlo per fare dei discorsi:se non viene fuori nessun discorso
    e continua la cosa
    e non c’e’ niente da fare io chiudo il discorso
    senza nemmeno dirgli cretino.
    Si chiude il discorso non per le offese (gratuite o meno)
    ma per l’impossibilita’ d’un qualsiasi discorso.

  7. Faust
    Faust says:

    Alfano per la sua misura ed equità. Bella misura ed equità definire colpevole chi non ha commesso nessun reato!

    …. se ne avessi lopportunita… sprangherei alfano e gli taglierei una mano, quella cche usa x giurare e farsi le seghe!! anche lui, AI CEPPI E LAVORI FORZATI… vista limpossibbilita di sprangarlo x bbenino!!
    Faust

  8. Peter
    Peter says:

    xNicotri

    qualche commento sparso sul suo articolo che, come al solito, condivido in gran parte.
    Non e’ il caso di invitare a prendere a sprangate gli evasori fiscali: si tratterebbe pur sempre di un grave reato! E ci potrebbe essere gente che in epoca di crisi, come adesso, potrebbe persino pensare di seguire il suo consiglio…
    I gesti barbarici dei baristi e negozianti italiani mi ricorda, purtroppo, certi resoconti delle bidonvilles brasiliane, dove i vigilantes sparano (o sparavano) a vista su bambini e ragazzi ‘di strada’ che si aggiravano nei paraggi dei negozi. Siamo ancora a livelli sudamericani, come sempre.
    Sulla piu’ antica delle professioni, ha ragione: andrebbe legalizzata e regolata. Come nei Paesi Bassi, per esempio, dove peraltro nessuno si sogna di insultare o aggredire le ragazze (o i ragazzi) che lo fanno. Le quali pagano tasse e contributi pensionistici. Mi pare succeda anche in Germania.
    Quello del ministro della Giustizia e’ pur sempre un gesto benevolente e magnanimo, nel clima politico attuale in Italia. Quelle parole servono solo a dare un contentino al Vaticano, per salvargli la faccia. Non mi pare il caso di giudicarla diffamazione o calunnia!
    un saluto

    Peter

  9. frncescon
    frncescon says:

    xNicotri

    mi spiego meglio. Leggevo su un blog americano (all fine ne ho trovato uno!) dell’incriminazione della sig. Guzzanti. Le opinioni erano diverse: alcuni dicevano che le stava bene, cosi’ avrebbe imparato a parlare con rispetto del papa…Altri dissentivano dai primi. Pero’ aggiungevano: prima di accusare di oscurantismo gli italiani, guardiamoci in casa: un tale (mi pare in Florida) venne accusato (e condannato) per aver fatto battute sul presidente Bush. Era un gioco di parole sul nome, che in inglese significa cespuglio. Un cespuglio che potrebbe essere incenerito dal fulmine divino: riferimento ironico alla religiosita’ del presidente. Pare che la battuta venne presa, e giudicata, come una minaccia di morte…

    Peter

  10. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Hi,
    ho solo inserito su Google: Incrimination of Mrs. Sabina Guzzanti and I found many articles and blogs.

    Ciao, Anita

  11. Peter
    Peter says:

    XAnita

    ciao Anita

    si’, a suo tempo l’ho fatto anch’io. Cosa ne pensi di quel poveraccio che e’ stato condannato per una innocente battuta?
    A questo punto, preferisco la giustizia italiana…

    Peter

  12. alex
    alex says:

    Grido d’accusa dello scrittore dopo la strage di Castel Volturno
    “Davvero pensate che nulla di ciò che accade dipenda dal vostro impegno?”
    Saviano, lettera a Gomorra
    tra killer e omertà
    di ROBERTO SAVIANO

    I RESPONSABILI hanno dei nomi. Hanno dei volti. Hanno persino un’anima. O forse no. Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino, Pietro Vargas stanno portando avanti una strategia militare violentissima. Sono autorizzati dal boss latitante Michele Zagaria e si nascondono intorno a Lago Patria. Tra di loro si sentiranno combattenti solitari, guerrieri che cercano di farla pagare a tutti, ultimi vendicatori di una delle più sventurate e feroci terre d’Europa. Se la racconteranno così.

    Ma Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino e Pietro Vargas sono vigliacchi, in realtà: assassini senza alcun tipo di abilità militare. Per ammazzare svuotano caricatori all’impazzata, per caricarsi si strafanno di cocaina e si gonfiano di Fernet Branca e vodka. Sparano a persone disarmate, colte all’improvviso o prese alle spalle. Non si sono mai confrontati con altri uomini armati. Dinnanzi a questi tremerebbero, e invece si sentono forti e sicuri uccidendo inermi, spesso anziani o ragazzi giovani. Ingannandoli e prendendoli alle spalle.

    E io mi chiedo: nella vostra terra, nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti. Cinque, sei persone, sempre le stesse. Com’è possibile? Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina? Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l’amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, “così è sempre stato e sempre sarà così”?

    Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient’altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire “non faccio niente di male, sono una persona onesta” per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull’anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?

    Questo gruppo di fuoco ha ucciso soprattutto innocenti. In qualsiasi altro paese la libertà d’azione di un simile branco di assassini avrebbe generato dibattiti, scontri politici, riflessioni. Invece qui si tratta solo di crimini connaturati a un territorio considerato una delle province del buco del culo d’Italia. E quindi gli inquirenti, i carabinieri e poliziotti, i quattro cronisti che seguono le vicende, restano soli. Neanche chi nel resto del paese legge un giornale, sa che questi killer usano sempre la stessa strategia: si fingono poliziotti. Hanno lampeggiante e paletta, dicono di essere della Dia o di dover fare un controllo di documenti. Ricorrono a un trucco da due soldi per ammazzare con più facilità. E vivono come bestie: tra masserie di bufale, case di periferia, garage.

    Hanno ucciso sedici persone. La mattanza comincia il 2 maggio verso le sei del mattino in una masseria di bufale a Cancello Arnone. Ammazzano il padre del pentito Domenico Bidognetti, cugino ed ex fedelissimo di Cicciotto e’ mezzanotte.

    Umberto Bidognetti aveva 69 anni e in genere era accompagnato pure dal figlio di Mimì, che giusto quella mattina non era riuscito a tirarsi su dal letto per aiutare il nonno. Il 15 maggio uccidono a Baia Verde, frazione di Castel Volturno, il sessantacinquenne Domenico Noviello, titolare di una scuola guida. Domenico Noviello si era opposto al racket otto anni prima. Era stato sotto scorta, ma poi il ciclo di protezione era finito. Non sapeva di essere nel mirino, non se l’aspettava. Gli scaricano addosso 20 colpi mentre con la sua Panda sta andando a fare una sosta al bar prima di aprire l’autoscuola. La sua esecuzione era anche un messaggio alla Polizia che stava per celebrare la sua festa proprio a Casal di Principe, tre giorni dopo, e ancor più una chiara dichiarazione: può passare quasi un decennio ma i Casalesi non dimenticano.

    Prima ancora, il 13 maggio, distruggono con un incendio la fabbrica di materassi di Pietro Russo a Santa Maria Capua Vetere. È l’unico dei loro bersagli ad avere una scorta. Perché è stato l’unico che, con Tano Grasso, tentò di organizzare un fronte contro il racket in terra casalese. Poi, il 30 maggio, a Villaricca colpiscono alla pancia Francesca Carrino, una ragazza, venticinque anni, nipote di Anna Carrino, la ex compagna di Francesco Bidognetti, pentita. Era in casa con la madre e con la nonna, ma era stata lei ad aprire la porta ai killer che si spacciavano per agenti della Dia.

    Non passa nemmeno un giorno che a Casal di Principe, mentre dopo pranzo sta per andare al “Roxy bar”, uccidono Michele Orsi, imprenditore dei rifiuti vicino al clan che, arrestato l’anno prima, aveva cominciato a collaborare con la magistratura svelando gli intrighi rifiuti-politica-camorra. È un omicidio eccellente che fa clamore, solleva polemiche, fa alzare la voce ai rappresentanti dello Stato. Ma non fa fermare i killer.

    L’11 luglio uccidono al Lido “La Fiorente” di Varcaturo Raffaele Granata, 70 anni, gestore dello stabilimento balneare e padre del sindaco di Calvizzano. Anche lui paga per non avere anni prima ceduto alle volontà del clan. Il 4 agosto massacrano a Castel Volturno Ziber Dani e Arthur Kazani che stavano seduti ai tavoli all’aperto del “Bar Kubana” e, probabilmente, il 21 agosto Ramis Doda, venticinque anni, davanti al “Bar Freedom” di San Marcellino. Le vittime sono albanesi che arrotondavano con lo spaccio, ma avevano il permesso di soggiorno e lavoravano nei cantieri come muratori e imbianchini.

    Poi il 18 agosto aprono un fuoco indiscriminato contro la villetta di Teddy Egonwman, presidente dei nigeriani in Campania, che si batte da anni contro la prostituzione delle sue connazionali, ferendo gravemente lui, sua moglie Alice e altri tre amici.

    Tornano a San Marcellino il 12 settembre per uccidere Antonio Ciardullo ed Ernesto Fabozzi, massacrati mentre stavano facendo manutenzione ai camion della ditta di trasporti di cui il primo era titolare. Anche lui non aveva obbedito, e chi gli era accanto è stato ucciso perché testimone.

    Infine, il 18 settembre, trivellano prima Antonio Celiento, titolare di una sala giochi a Baia Verde, e un quarto d’ora dopo aprono un fuoco di 130 proiettili di pistole e kalashnikov contro gli africani riuniti dentro e davanti la sartoria “Ob Ob Exotic Fashion” di Castel Volturno. Muoiono Samuel Kwaku, 26 anni, e Alaj Ababa, del Togo; Cristopher Adams e Alex Geemes, 28 anni, liberiani; Kwame Yulius Francis, 31 anni, e Eric Yeboah, 25, ghanesi, mentre viene ricoverato con ferite gravi Joseph Ayimbora, 34 anni, anche lui del Ghana. Solo uno o due di loro avevano forse a che fare con la droga, gli altri erano lì per caso, lavoravano duro nei cantieri o dove capitava, e pure nella sartoria.

    Sedici vittime in meno di sei mesi. Qualsiasi paese democratico con una situazione del genere avrebbe vacillato. Qui da noi, nonostante tutto, neanche se n’è parlato. Neanche si era a conoscenza da Roma in su di questa scia di sangue e di questo terrorismo, che non parla arabo, che non ha stelle a cinque punte, ma comanda e domina senza contrasto.

    Ammazzano chiunque si opponga. Ammazzano chiunque capiti sotto tiro, senza riguardi per nessuno. La lista dei morti potrebbe essere più lunga, molto più lunga. E per tutti questi mesi nessuno ha informato l’opinione pubblica che girava questa “paranza di fuoco”. Paranza, come le barche che escono a pescare insieme in alto mare. Nessuno ne ha rivelato i nomi sino a quando non hanno fatto strage a Castel Volturno.

    Ma sono sempre gli stessi, usano sempre le stesse armi, anche se cercano di modificarle per trarre in inganno la scientifica, segno che ne hanno a disposizione poche. Non entrano in contatto con le famiglie, stanno rigorosamente fra di loro. Ogni tanto qualcuno li intravede nei bar di qualche paesone, dove si fermano per riempirsi d’alcol. E da sei mesi nessuno riesce ad acciuffarli.

    Castel Volturno, territorio dove è avvenuta la maggior parte dei delitti, non è un luogo qualsiasi. Non è un quartiere degradato, un ghetto per reietti e sfruttati come se ne possono trovare anche altrove, anche se ormai certe sue zone somigliano più alle hometown dell’Africa che al luogo di turismo balneare per il quale erano state costruite le sue villette. Castel Volturno è il luogo dove i Coppola edificarono la più grande cittadella abusiva del mondo, il celebre Villaggio Coppola.

    Ottocentosessantatremila metri quadrati occupati col cemento. Che abusivamente presero il posto di una delle più grandi pinete marittime del Mediterraneo. Abusivo l’ospedale, abusiva la caserma dei carabinieri, abusive le poste. Tutto abusivo. Ci andarono ad abitare le famiglie dei soldati della Nato. Quando se ne andarono, il territorio cadde nell’abbandono più totale e divenne tutto feudo di Francesco Bidognetti e al tempo stesso territorio della mafia nigeriana.

    I nigeriani hanno una mafia potente con la quale ai Casalesi conveniva allearsi, il loro paese è diventato uno snodo nel traffico internazionale di cocaina e le organizzazioni nigeriane sono potentissime, capaci di investire soprattutto nei money transfer, i punti attraverso i quali tutti gli immigrati del mondo inviano i soldi a casa. Attraverso questi, i nigeriani controllano soldi e persone. Da Castel Volturno transita la coca africana diretta soprattutto in Inghilterra. Le tasse sul traffico che quindi il clan impone non sono soltanto il pizzo sullo spaccio al minuto, ma accordi di una sorta di joint venture. Ora però i nigeriani sono potenti, potentissimi. Così come lo è la mafia albanese, con la quale i Casalesi sono in affari.

    E il clan si sta slabbrando, teme di non essere più riconosciuto come chi comanda per primo e per ultimo sul territorio. Ed ecco che nei vuoti si insinuano gli uomini della paranza. Uccidono dei pesci piccoli albanesi come azione dimostrativa, fanno strage di africani – e fra questi nessuno viene dalla Nigeria – colpiscono gli ultimi anelli della catena di gerarchie etniche e criminali. Muoiono ragazzi onesti, ma come sempre, in questa terra, per morire non dev’esserci una ragione. E basta poco per essere diffamati.

    I ragazzi africani uccisi erano immediatamente tutti “trafficanti” come furono “camorristi” Giuseppe Rovescio e Vincenzo Natale, ammazzati a Villa Literno il 23 settembre 2003 perché erano fermi a prendere una birra vicino a Francesco Galoppo, affiliato del clan Bidognetti. Anche loro furono subito battezzati come criminali.

    Non è la prima volta che si compie da quelle parti una mattanza di immigrati. Nel 1990 Augusto La Torre, boss di Mondragone, partì con i suoi fedelissimi alla volta di un bar che, pur gestito da italiani, era diventato un punto di incontro per lo spaccio degli africani. Tutto avveniva sempre lungo la statale Domitiana, a Pescopagano, pochi chilometri a nord di Castel Volturno, però già in territorio mondragonese. Uccisero sei persone, fra cui il gestore, e ne ferirono molte altre. Anche quello era stato il culmine di una serie di azioni contro gli stranieri, ma i Casalesi che pure approvavano le intimidazioni non gradirono la strage. La Torre dovette incassare critiche pesanti da parte di Francesco “Sandokan” Schiavone. Ma ora i tempi sono cambiati e permettono di lasciar esercitare una violenza indiscriminata a un gruppo di cocainomani armati.

    Chiedo di nuovo alla mia terra che immagine abbia di sé. Lo chiedo anche a tutte quelle associazioni di donne e uomini che in grande silenzio qui lavorano e si impegnano. A quei pochi politici che riescono a rimanere credibili, che resistono alle tentazioni della collusione o della rinuncia a combattere il potere dei clan. A tutti coloro che fanno bene il loro lavoro, a tutti coloro che cercano di vivere onestamente, come in qualsiasi altra parte del mondo. A tutte queste persone. Che sono sempre di più, ma sono sempre più sole.

    Come vi immaginate questa terra? Se è vero, come disse Danilo Dolci, che ciascuno cresce solo se è sognato, voi come ve li sognate questi luoghi? Non c’è stata mai così tanta attenzione rivolta alle vostre terre e quel che vi è avvenuto e vi avviene. Eppure non sembra cambiato molto. I due boss che comandano continuano a comandare e ad essere liberi. Antonio Iovine e Michele Zagaria. Dodici anni di latitanza. Anche di loro si sa dove sono. Il primo è a San Cipriano d’Aversa, il secondo a Casapesenna. In un territorio grande come un fazzoletto di terra, possibile che non si riesca a scovarli?

    È storia antica quella dei latitanti ricercati in tutto il mondo e poi trovati proprio a casa loro. Ma è storia nuova che ormai ne abbiano parlato più e più volte giornali e tv, che politici di ogni colore abbiano promesso che li faranno arrestare. Ma intanto il tempo passa e nulla accade. E sono lì. Passeggiano, parlano, incontrano persone.

    Ho visto che nella mia terra sono comparse scritte contro di me. Saviano merda. Saviano verme. E un’enorme bara con il mio nome. E poi insulti, continue denigrazioni a partire dalla più ricorrente e banale: “Quello s’è fatto i soldi”. Col mio lavoro di scrittore adesso riesco a vivere e, per fortuna, pagarmi gli avvocati. E loro? Loro che comandano imperi economici e si fanno costruire ville faraoniche in paesi dove non ci sono nemmeno le strade asfaltate?

    Loro che per lo smaltimento di rifiuti tossici sono riusciti in una sola operazione a incassare sino a 500 milioni di euro e hanno imbottito la nostra terra di veleni al punto tale di far lievitare fino al 24% certi tumori, e le malformazioni congenite fino all’84% per cento? Soldi veri che generano, secondo l’Osservatorio epidemiologico campano, una media di 7.172,5 morti per tumore all’anno in Campania. E ad arricchirsi sulle disgrazie di questa terra sarei io con le mie parole, o i carabinieri e i magistrati, i cronisti e tutti gli altri che con libri o film o in ogni altro modo continuano a denunciare? Com’è possibile che si crei un tale capovolgimento di prospettive? Com’è possibile che anche persone oneste si uniscano a questo coro? Pur conoscendo la mia terra, di fronte a tutto questo io rimango incredulo e sgomento e anche ferito al punto che fatico a trovare la mia voce.

    Perché il dolore porta ad ammutolire, perché l’ostilità porta a non sapere a chi parlare. E allora a chi devo rivolgermi, che cosa dico? Come faccio a dire alla mia terra di smettere di essere schiacciata tra l’arroganza dei forti e la codardia dei deboli? Oggi qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta, un po’ nervoso, un po’ triste e soprattutto solo.

    Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede. Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale. Ormai si è aperta una voragine nel tempo e nello spazio, una ferita che non potrà mai rimarginarsi. E penso pure e soprattutto a chi vive la mia stessa condizione e non ha come me il privilegio di scriverne e parlare a molti.

    Penso ad altri amici sotto scorta, Raffaele, Rosaria, Lirio, Tano, penso a Carmelina, la maestra di Mondragone che aveva denunciato il killer di un camorrista e che da allora vive sotto protezione, lontana, sola. Lasciata dal fidanzato che doveva sposare, giudicata dagli amici che si sentono schiacciati dal suo coraggio e dalla loro mediocrità. Perché non c’era stata solidarietà per il suo gesto, anzi, ci sono state critiche e abbandono. Lei ha solo seguito un richiamo della sua coscienza e ha dovuto barcamenarsi con il magro stipendio che le dà lo stato.

    Cos’ha fatto Carmelina, cos’hanno fatto altri come lei per avere la vita distrutta e sradicata, mentre i boss latitanti continuano a poter vivere protetti e rispettati nelle loro terre? E chiedo alla mia terra: che cosa ci rimane? Ditemelo. Galleggiare? Far finta di niente? Calpestare scale di ospedali lavate da cooperative di pulizie loro, ricevere nei serbatoi la benzina spillata da pompe di benzina loro? Vivere in case costruite da loro, bere il caffè della marca imposta da loro (ogni marca di caffè per essere venduta nei bar deve avere l’autorizzazione dei clan), cucinare nelle loro pentole (il clan Tavoletta gestiva produzione e vendita delle marche più prestigiose di pentole)?

    Mangiare il loro pane, la loro mozzarella, i loro ortaggi? Votare i loro politici che riescono, come dichiarano i pentiti, ad arrivare alle più alte cariche nazionali? Lavorare nei loro centri commerciali, costruiti per creare posti di lavoro e sudditanza dovuta al posto di lavoro, ma intanto non c’è perdita, perché gran parte dei negozi sono loro? Siete fieri di vivere nel territorio con i più grandi centri commerciali del mondo e insieme uno dei più alti tassi di povertà? Passare il tempo nei locali gestiti o autorizzati da loro? Sedervi al bar vicino ai loro figli, i figli dei loro avvocati, dei loro colletti bianchi? E trovarli simpatici e innocenti, tutto sommato persone gradevoli, perché loro in fondo sono solo ragazzi, che colpa hanno dei loro padri.

    E infatti non si tratta di stabilire colpe, ma di smettere di accettare e di subire sempre, smettere di pensare che almeno c’è ordine, che almeno c’è lavoro, e che basta non grattare, non alzare il velo, continuare ad andare avanti per la propria strada. Che basta fare questo e nella nostra terra si è già nel migliore dei mondi possibili, o magari no, ma nell’unico mondo possibile sicuramente.

    Quanto ancora dobbiamo aspettare? Quanto ancora dobbiamo vedere i migliori emigrare e i rassegnati rimanere? Siete davvero sicuri che vada bene così? Che le serate che passate a corteggiarvi, a ridere, a litigare, a maledire il puzzo dei rifiuti bruciati, a scambiarvi quattro chiacchiere, possano bastare? Voi volete una vita semplice, normale, fatta di piccole cose, mentre intorno a voi c’è una guerra vera, mentre chi non subisce e denuncia e parla perde ogni cosa. Come abbiamo fatto a divenire così ciechi? Così asserviti e rassegnati, così piegati? Come è possibile che solo gli ultimi degli ultimi, gli africani di Castel Volturno che subiscono lo sfruttamento e la violenza dei clan italiani e di altri africani, abbiano saputo una volta tirare fuori più rabbia che paura e rassegnazione? Non posso credere che un sud così ricco di talenti e forze possa davvero accontentarsi solo di questo.

    La Calabria ha il Pil più basso d’Italia ma “Cosa Nuova”, ossia la ‘ndrangheta, fattura quanto e più di una intera manovra finanziaria italiana. Alitalia sarà in crisi, ma a Grazzanise, in un territorio marcio di camorra, si sta per costruire il più grande aeroporto italiano, il più vasto del Mediterraneo. Una terra condannata a far circolare enormi capitali senza avere uno straccio di sviluppo vero, e invece ha danaro, profitto, cemento che ha il sapore del saccheggio, non della crescita.

    Non posso credere che riescano a resistere soltanto pochi individui eccezionali. Che la denuncia sia ormai solo il compito dei pochi singoli, preti, maestri, medici, i pochi politici onesti e gruppi che interpretano il ruolo della società civile. E il resto? Gli altri se ne stanno buoni e zitti, tramortiti dalla paura? La paura. L’alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla.

    Ma non avere più paura non sarebbe difficile. Basterebbe agire, ma non da soli. La paura va a braccetto con l’isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina.

    “Si può edificare la felicità del mondo sulle spalle di un unico bambino maltrattato?”, domanda Ivan Karamazov a suo fratello Aljoska. Ma voi non volete un mondo perfetto, volete solo una vita tranquilla e semplice, una quotidianità accettabile, il calore di una famiglia. Accontentarvi di questo pensate che vi metta al riparo da ansie e dolori. E forse ci riuscite, riuscite a trovare una dimensione in cui trovate serenità. Ma a che prezzo?

    Se i vostri figli dovessero nascere malati o ammalarsi, se un’altra volta dovreste rivolgervi a un politico che in cambio di un voto vi darà un lavoro senza il quale anche i vostri piccoli sogni e progetti finirebbero nel vuoto, quando faticherete ad ottenere un mutuo per la vostra casa mentre i direttori delle stesse banche saranno sempre disponibili con chi comanda, quando vedrete tutto questo forse vi renderete conto che non c’è riparo, che non esiste nessun ambito protetto, e che l’atteggiamento che pensavate realistico e saggiamente disincantato vi ha appestato l’anima di un risentimento e rancore che toglie ogni gusto alla vostra vita.

    Perché se tutto ciò è triste la cosa ancora più triste è l’abitudine. Abituarsi che non ci sia null’altro da fare che rassegnarsi, arrangiarsi o andare via. Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini.

    Quegli uomini possono strapparti alla tua terra e al tuo passato, portarti via la serenità, impedirti di trovare una casa, scriverti insulti sulle pareti del tuo paese, possono fare il deserto intorno a te. Ma non possono estirpare quel che resta una certezza e, per questo, rimane pure una speranza. Che non è giusto, non è per niente naturale, far sottostare un territorio al dominio della violenza e dello sfruttamento senza limiti. E che non deve andare avanti così perché così è sempre stato. Anche perché non è vero che tutto è sempre uguale, ma è sempre peggio.

    Perché la devastazione cresce proporzionalmente con i loro affari, perché è irreversibile come la terra una volta per tutte appestata, perché non conosce limiti. Perché là fuori si aggirano sei killer abbrutiti e strafatti, con licenza di uccidere e non mandato, che non si fermano di fronte a nessuno. Perché sono loro l’immagine e somiglianza di ciò che regna oggi su queste terre e di quel che le attende domani, dopodomani, nel futuro. Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più.

    Copyright 2008
    by Roberto Saviano
    Published by arrangement
    of Roberto Santachiara
    Literary Agency

    (22 settembre 2008)

  13. Linosse
    Linosse says:

    X Peter
    Altro che Paesi Bassi e Germania ,le scelte
    della maggi(gno)ranza dei nostri connazionali dopo lo smottamento di aprile ci sta portando lentamente ma senza soste ed inevitabilmente alla barbarie,per cui anche i riferimenti sudamericani per noi stanno perdendo i contorni.
    Questo si è un vero buco nero nero che si sta fagocitando ,da parassita, lo stato democratico di DIRITTO che,per una manciata di favori o pretestuose voglie di “decisionismo”, gli ittagliani ci stanno sottraendo lentamente.
    Come finira?
    Linosse

  14. Faust x Alex
    Faust x Alex says:

    …grazie Alex x aver ripostato larticolo di Saviano, in ogni caso sarebbe ppiu pratico “allegare” un link… con il primo pezzo dellarticolo.

    Grande il coraggio di Saviano…. si parla di un piccolo territorio dove si nascondono e agiscono, criminalmente, i casalesi…
    Dove sono le FFAA, laviazione, i paracadutisti, le guardie forestali, la marina, e le truppe dassalto,,, ddove ssono?¿?¿
    in questo caso lopinione pubblica e al percezione dinsicurexxa, sarebbero daccordo,,,,, o no!?¿?
    Saviano dice cche questi vanno a prendere il caffe, nel solito bar vivono vicini alle loro famiglie…. non ccè bisogno di chiedere coraggio agli abitanti…
    Faust

  15. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Dice Vox:
    “… non dovrebbero esistere i presupposti che rendano necessario che uomini, donne, bambini e bambine vengano spinti dal bisogno e dalla miseria, da guerre e dalla fame, a lasciare la terra natia, la famiglia, le proprie tradizioni e il proprio mondo per dover vivere in condizioni umilianti, pericolose, spesso disumane altrove…”
    —————
    Sembra che, utilizzando solo un pezzo delle aree desertificate dell’Africa, si possano installare impianti del tipo inventato da Carlo Rubbia, di una tale estensione da poter garantire energia a tutto il mondo. L’Africa, come centro di produzione di energia, risolverebbe i problemi degli africani ed anche i nostri. Ovvero, niente più emigrazione selvaggia.
    Ovviamente non passa per la testa a nessuno di ricorrere a questa soluzione, sia perchè si creerebbe una dipendenza come per il petrolio, sia perchè il petrolio perderebbe il suo interesse strategico. Non solo, ma il sistema diventerebbe piuttosto vulnerabile. Ok, va bene per l’Africa, ma i deserti delle altre nazioni, perchè non sfruttarli? Australia e Cina, ad esempio.

  16. Vox
    Vox says:

    All’inizio degli anni 90 toccò agli operai, quando sull’onda della “storica” marcia dei 40.000 colletti bianchi di Torino venne soppressa la scala mobile ed un’intera categoria di lavoratori iniziò a perdere i propri diritti acquisiti nel tempo, mentre la altre categorie plaudivano il ridimensionamento dei troppi [?] privilegi di cui si riteneva gli operai godessero.

    Qualche anno dopo fu la volta dei piccoli commercianti, costretti al fallimento a decine di migliaia, per creare spazio ai nuovi potentati della grande distribuzione. Piccoli commercianti spacciati dalla politica come il vero male del Paese e additati dalle altre categorie come evasori fiscali, ladri e truffatori la cui sparizione avrebbe reso più ricca la nostra economia.

    Alla fine degli anni 90 fu il turno dei precari, creati dalla legge Treu e condannati a vita dalla Riforma Biagi. Lavoratori in affitto, come le vetture di un autonoleggio, privati di qualsiasi diritto e qualsiasi prospettiva, con la compiacenza del mondo sindacale e l’acquiescenza dei lavoratori a tempo indeterminato [molti dei quali] ritennero si trattasse di un sacrificio indispensabile a creare la giusta flessibilità che potesse sostenere la crescita economica…

    La scorsa estate è toccato ai dipendenti statali, milioni e milioni di “assenteisti, impostori e malati immaginari” che hanno fatto grande (impresa ai limiti dell’impossibile) il ministro Brunetta, ertosi a giustiziere…

    Negli ultimi giorni è stata la volta dei dipendenti di Alitalia, privilegiati fra i privilegiati, che in quanto tali avrebbero dovuto accettare ogni genere di accordo, non fosse altro per espiare tutte le colpe accumulate in decenni di privilegi.
    I 18.000 dipendenti Alitalia hanno inspiegabilmente puntato i piedi, come un bambino viziato, e pertanto sarà loro e solamente loro la colpa del fallimento della compagnia di bandiera italiana e di tutte le catastrofiche conseguenze che verranno.

    Nel disfacimento del mondo del lavoro intervenuto nel corso degli ultimi venti anni si possono apprezzare ovviamente molte sfumature. Non sono mancati… i piccoli commercianti che evadevano le tasse, i dipendenti statali assenteisti, i piloti Alitalia con stipendi da nababbi [?], ma la classe dirigente del Paese non è mai stata interessata a normalizzare le situazioni limite, al contrario ha ritenuto utile sfruttarle per “criminalizzare” ad una ad una tutte le categorie dei lavoratori al fine di giustificare il progressivo esproprio dei diritti e l’altrettanto progressivo ridimensionamento dei salari il cui potere di acquisto risulta essere oggi fra i più bassi d’Europa.

    Il gioco al massacro praticato selettivamente, secondo la logica del dividi et impera, ha prodotto la palude nella quale oggi tutti i lavoratori delle categorie retributive medie e basse si ritrovano immersi fino al collo. Una palude fatta di salari asfittici, mobbing, lavoro precario, ricatti, licenziamenti, paura del futuro e rassegnazione.

    Tutto ciò mentre, per una strana ironia del destino, le categorie ad elevata retribuzione quali politici, grandi industriali, finanzieri, banchieri, petrolieri, grandi imprenditori, alti dirigenti, funzionari di rango, attori, calciatori, cantanti, personaggi della TV, ma anche notai, avvocati, dentisti, architetti e molti altri, hanno continuato durante gli ultimi due decenni ad incrementare i propri profitti e la quantità dei veri privilegi di cui essi soli evidentemente hanno diritto ad essere depositari, senza che la cosa crei alcun problema agli equilibri economici del Paese.

    Tratto da un articolo di
    Marco Cedolin
    su http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=2836

  17. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Per quel che riguarda il post di Nicotri, ho diverse obiezioni da fare. Capisco l’emotività del momento, ma credo che i problemi siano leggermente diversi da quelli esposti dall’emotività generosa di Pino.
    Prostituzione.
    Intanto, usciamo dalla logica della ‘vendita del proprio corpo’.
    La prostituzione è una prestazione non dissimile da qualsiasi altra prestazione di tipo infermieristico.
    Una massaggiatrice usa le mani o l’intero corpo ( massaggi thailandesi) con l’intento di far star bene il cliente. Una prostituta usa parte del corpo o l’intero corpo, per far star bene il cliente.
    Prendiamo una escort, per esempio. Pagatissima, è una donna brillante, colta, buona conversatrice e, in più, buona scopatrice. Allora? Se io trovassi una donna che di mestiere faccia la escort non avrei proprio nulla da eccepire, me la sposerei tranquillamente se lei fosse così pazza da mettersi con me. Vogliamo chiamarla ‘puttana’ e disprezzarla? Io me ne guarderei bene. A Milano ho conosciuto una escort proveniente dal Caucaso, bellissima donna, socievolissima, brillante, molto cordiale e simpatica. Se avessi soldi, me la porterei tranquillamente in giro nei week-end, da cliente; una come lei la si può presentare anche alla mamma.
    Alcuni miei amici svizzeri mi hanno fatto conoscere della ragazze simpatiche, cordiali e del tutto a modo, che facevano le prostitute in casa. Erano loro a scegliersi il cliente. Ma parliamo anche delle prostitute di strada. Ci sono quelle che lo fanno perchè costrette, ma allora è un altro discorso, si parla di riduzione in schiavitù, non di prostituzione. Ci sono però quelle che lo fanno per libera scelta. Pur potendo praticare altre attività, preferiscono fare le prostitute sia perchè a loro piace (ho sentito diverse interviste in proposito, di ragazze romane che si prostituivano per scelta), sia perchè lavorano solo poche ore al giorno, sia perchè guadagnano bei soldi. Loro sono contente, il cliente è contento, dov’è il problema? Usare una parte del corpo piuttosto che un’altra, perchè dovrebbe essere disdicevole? Questo proprio non lo capisco.

  18. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Caro Peter,
    ho sentito del caso sulla battuta interpretata come una minaccia verso il Presidente.
    Non so altro.
    Scrivero’ due righe al mio amico Floridiano, lui sa TUTTO, controlla tutto, non gli scappa niente. ;-)
    Non scherzo…!!

    Le minacce di morte sono costanti verso persone come Rush Limbaugh, Bill O’Reily, Sean Hannity, e molti altri di destra sia pure moderati, anche verso semplici talkmasters locali.
    Spendono enormi somme per bodyguards.
    Ma queste sono minacce vere.

    Ciao, Anita

  19. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Parliamo adesso della violenza.
    Di violenza è intriso tutto. Violenza nei film, nella letteratura, nelle soap operas, al telegiornale, in famiglia.
    Chiaro che un cervello debole fa ricorso alla violenza come prima chance, non come ultima.
    La disonestà è un altro elemento di cui è permeato il nostro quotidiano. Noi vediamo la disonestà spicciola e, poichè riusciamo a vedere solo quella, è solo verso quella che ci scagliamo. Esiste una disonestà molto più estesa, piùviolenta e più vigliacca: vogliamo parlare di finanza allegra? Vogliamo parlare di elusioni? Vogliamo parlare di privilegi da sceicchi di certi amministratori anche pubblici?
    Ci attacchiamo allo scontrino del bar, ma è come vedere la pagliuzza invece di vedere la trave. Non è neanche vero che tante pagliuzze formano una trave. O, al massimo, di travi ne formeranno una, contro le cento e le mille travi che devastano l’economia della nazione.
    I due bestiali baristi che hanno ammazzato il povero Abba, sono a loro volta delle vittime. Quando il padrone scaglia il cane ad azzannare il mendicante, il colpevole non è il cane che azzanna, ma il padrone che lo scaglia.
    Ora, capisco la giustissima indignazione contro gli atti di violenza gratuita, ma è violenza anche spaccare la vetrina di un’oreficeria, anche rapinare un tabaccaio ( non possiamo trincerarci dietro l’evidente fatto che il tabaccaio a sua volta è un criminale perchè vende un prodotto mortifero). La violenza è violenza per tutti, non c’è una violenza di serie A ed una di serie inferiore. Bisogna combattere innanzitutto la enorme e quotidiana pubblicità che si fa alla violenza. Questo è il vero bersaglio, non la declassazione del reato, per cui rubare biscotti è meno grave che rapinare una gioielleria.
    Rubare anche un solo cerino, è un atto di violenza la cui gravità è determinata da colui che la subisce, non dal valore economico dell’oggetto rubato.
    Scippare una borsetta con 5 euro è la stessa cosa, in fatto di gravitò, che scipparne una con 5000 euro. E’ lo scippo in sè che è violenza, anche se nella borsetta non c’è una lira.
    Qualsiasi genere di violenza deve essere fermamente condannato, anche la violenza nascosta che amareggia la vita di famiglia quotidianamente in tutte le civiltà, ach ein quelle più evolute. Il nemivo da combattere in tutte le forme è proprio il concetto di violenza, ancor prima che i violenti, dai quali ci si deve difendere, certo, ma che sono a loro volta vittime sia del loro cervello debole, sia dell’acqua in cui navigano.

  20. marco tempesta
    marco tempesta says:

    …Tutto ciò mentre, per una strana ironia del destino, le categorie ad elevata retribuzione quali politici, grandi industriali, finanzieri, banchieri, petrolieri, grandi imprenditori, alti dirigenti, funzionari di rango, attori, calciatori, cantanti, personaggi della TV, ma anche notai, avvocati, dentisti, architetti e molti altri, hanno continuato durante gli ultimi due decenni ad incrementare i propri profitti e la quantità dei veri privilegi di cui essi soli evidentemente hanno diritto ad essere depositari, senza che la cosa crei alcun problema agli equilibri economici del Paese…
    —————–
    Infatti.

  21. Peter
    Peter says:

    xMarco T

    lei ha la dote di banalizzare, anzi direi glorificare e normalizzare, tutto, anche delle cose non disdicevoli (non sono un’educanda o un moralista), ma certo sgradevoli o degradanti per chi le fa o subisce.
    Le ragazze (ed i ragazzi, e’ bene ricordarli) che fanno il mestiere non sono necessariamente vittime o schiavi. Poche/i o pochissime/i possono realmente scegliere i clienti, specie in clima di crisi economica e competizione crescente.
    Da sempre, fanno uso di droghe o farmaci (ed alcool) per tirare avanti, un motivo ci sara’ pure.
    Lei cita le solite eccezioni, le generalizza come se fossero le regole, e da’ una versione edulcorata di praticamente tutto. Mi sorprende che non ci abbia decantato il modo civilissimo di fare il mestiere nella libera repubblica di Bisceglie…
    Chiamare infermiere le squillo puo’ essere un complimento. Conosco molte infermiere ed infermieri: se la sentissero equipararli a p. le darebbero tutti una sberla. E con ragione, visto che loro assistono malati, li lavano in tutto il corpo, li puliscono, li vestono, li nutrono, gli parlano per confortarli (altro che in Italia, dove i malati subiscono l’umiliazione di dover chiedere ‘l’assistenza’ ai parenti, almeno dalle parti nostre). E lo fanno per pochi spiccioli. E no, loro non possono scegliere

    Peter

  22. marco tempesta
    marco tempesta says:

    È storia antica quella dei latitanti ricercati in tutto il mondo e poi trovati proprio a casa loro. Ma è storia nuova che ormai ne abbiano parlato più e più volte giornali e tv, che politici di ogni colore abbiano promesso che li faranno arrestare. Ma intanto il tempo passa e nulla accade. E sono lì. Passeggiano, parlano, incontrano persone.
    —————–
    E portano voti.
    Non esiste una parte sana della Nazione, perchè se esistesse non solo rifiuterebbe di far entrare in Parlamento certi personaggi a noi ben noti, ma si ribellerebbe proprio contro il sistema, che invece fa comodo a tutti.

  23. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro Peter, non ci siamo.
    Intanto, la prostituzione è vissuta come un malessere, proprio perchè è considerata un malessere. Mentre non lo è.
    La prostituta viene colpevolizzata ‘a prescindere’, perchè in teoria non ci si dovrebbe prostituire.
    Perchè poi non ci si debba prostituire, in nome di cosa la prostituzione sia considerata un’attività disdicevole, è esattamente ciò che non riesco a capire.
    Esiste una funzione, una prestazione se vogliamo chiamarla così, che ha lo scopo di dare sollievo ad un’esigenza fisica, lo scopare,(non menatemela col fare l’amore, che è altra cosa) che ha la stessa dignità del bere e del mangiare. Perchè la si deve considerare invece un’esigenza aberrante? Scopare è brutto? E’ aberrante? E perchè mai?
    E’ qui il nocciolo del problema. E’ da qui che parte tutto. E’ questo, il concetto che mi si deve chiarire.
    Nel momento in cui esiste una libera scelta, nel momento in cui non c’è costrizione, cos’ha di strano la prostituzione? Cos’ha di malato, di cattivo?
    Ovvio che, criminalizzando l’attività, si crea un’atmosfera drogata, si creano sensi di colpa, disprezzo e quant’altro.

  24. alessandro
    alessandro says:

    Per Peter e Marco Tempesta.

    Quando si decide di trattare un argomento forte c’e’ il problema
    dell’ INTERPRETAZIONE.
    E’ chiaro che dietro alla prostituzione c’e’ un giro di denaro sporco
    infinito,come sono vere alcune affermazioni di Peter.
    Ma Marco Tempesta diceva un’altra cosa:parlava dell’ uso del proprio corpo e della liberta’ di farne cio’ che si vuole.
    Ora, il discorso e’ lungo e mi tocca,invece, stringerlo alle corde:ridurlo all’osso.
    Posso detestare il mercato della prostituzione e amare ,nello stesso tempo,la prostituta senza giudicarla negativamente per quello che fa.

  25. alessandro
    alessandro says:

    Per Marco Tempesta:
    il problema non e’ la prostituzione in se':e’ lo sfruttamento della prostituzione:il mercato della prostituzione…………..
    il corpo non viene vissuto come corpo ma come semplice cosa
    di desiderio.
    Nella maggior parte dei casi non c’e’ nemmeno la liberta’ di poter
    usare il proprio corpo come scelta
    m come brutale e ultima necessita’ per mangiare.

  26. marco tempesta
    marco tempesta says:

    xMarco T

    lei ha la dote di banalizzare, anzi direi glorificare e normalizzare, tutto, anche delle cose non disdicevoli (non sono un’educanda o un moralista), ma certo sgradevoli o degradanti per chi le fa o subisce.
    ————
    Questo è un altro bel pregiudizio: perchè mai dovrebbe essere sgradevole o degradante scopare a pagamento?
    Fare un massaggio a pagamento non è degradante, fare un clistere a pagamento non è degradante, scopare invece si.
    Se non è una distorsione mentale questa!…

  27. Anita
    Anita says:

    Sulla prostituzione.

    Si legge sulla prostituzione, in certi luoghi si vedono prostitute…ma mi domando quanti si chiedono degli orrori della prostituzione.
    Non parlo delle prostitute di lusso, parlo della prostituzione maschile a femminile di quelli che battono le strade, abusati dai PIMPS e dai clienti.
    Drogati, ammalati, minorenni, bambini, donne anziane, povera gente che lavora per i loro pimps per protezione, se ne trovano morti giornalmente.
    Questa e’ la grande maggioranza delle prostitute/i.

    Di recente ho visto un documentario on HBO, mi ha ben aperto gli occhi sulla prostituzione…un orrore.
    Vedere per credere.

    Anita

  28. peter
    peter says:

    xMarco T

    non ho mai detto ‘disdicevole’, che implica un giudizio morale.
    Pero’ lei trascura che chi lo fa non vende solo il proprio tempo o una prestazione, ma da’ libero accesso a parti intime del proprio corpo a degli estranei, a volte disgustosi e detestabili, o persino violenti. Cio’ che in genere si fa per piacere, divertimento, passione, motivi cioe’ piuttosto personali…A costo di sembrare bigotto, non credo fosse tanto sbagliato dire ‘il corpo e’ il tempio dello spirito’, di S. Paolo.
    Dicevo sopra, farlo in condizioni sicure, controllate (anche come orari e numeri di prestazioni) puo’ essere un modo accettabile per chi fa quella scelta. Tenga presente che proprio in Olanda chi fa quel mestiere e’ considerato ‘vittima’ dal codice civile o penale, e chiunque vada da loro e’ pertanto uno ‘sfruttatore’ a priori. Pertanto, leggevo che le denunce contro le p. (o i p. maschi) da parte di clienti ‘trattati male’ non vengono in genere prese in seria considerazione.
    E’ un mestiere estremamente stressante ed avvilente. Chi lo fa, smette in genere dopo qualche anno, altrimenti la loro vita di relazione va a p…

    Peter

  29. x marco tempesta
    x marco tempesta says:

    Non mi pare che Nicotri abbia condannato la prostituzione in quanto tale, ma l’ipocrisia che la sfrutta e la condanna anziché legalizzarla. Mi pare anche che lui lo consideri un mestiere migliore di moltoi altri, ovviamente se esercitato in condizioni dingitose come gli altri mestieri e professioni. Forse le è sfuggito che nella home page c’è la copertina di un libro di Nicotri, “Lucciole nere”, cliccando sulla quale si apprendono cose interessanti.
    Shalom

  30. alessandro
    alessandro says:

    Per Peter:
    dietro il modo di scrivere c’e’ ,spesso,tutta una psicologia:
    basti,in questo caso, le sue p. al posto della parola prostituta;
    la p. ha sostituito il termine:basta una p. per bollare una persona.
    Mi viene in mente La lettera scarlatta e allo stomaco
    un’indecifrabile ansia.

  31. Vox
    Vox says:

    Fare un massaggio a pagamento non è degradante, fare un clistere a pagamento non è degradante, scopare invece si.
    Se non è una distorsione mentale questa!…
    @Marco T.

    Be’, francamente io trovo che sia una distorsione proprio il suo punto di vista. A sentire lei, sembra che la prostituzione debba essere quasi una passeggiata al chiaro di luna, una cosa facile facile (e perfino gradevole) per ogni donna che voglia lavorare poche ore e guadagnare bene…

    A me invece sembra che ogni donna, anche la piu’ spregiudicata, (o, in generale, qualsiasi essere umano) debba superare ogni volta una barriera interiore non facile, specialmente se si presenta qualche tipo sgradevole e ripugnante, o qualcuno col pallino della sprimentazione spinta,o con la tendenza a menare le mani.

    Una cosa e’ farlo con chi si sceglie, con chi ci piace, ben altra col primo che capita. Inoltre, lei sembra non tener conto del fatto che la maggioranza delle prostitute non lo fa per libera scelta, nel senso che, se potesse, sarebbe ben felice di fare altro. Mi e’ capitato, ad esempio, di parlare con delle ragazze coinvolte nel giro di certi night che fanno la pole dancing (e non solo). Le assicuro che felici non erano.

    Devo dire che i giudizi che lei scrive in genere sulle donne, sparsi nel tempo qua e la’ per il blog, a raccoglierli tutti insieme (includendo anche quella che le donne non sarebbero portate per mentalita’ e natura a comprendere l’arte astratta), malgrado la sua convinzione di amarle e capirle, creano nell’insieme l’impressione che lei in realta’, forse senza rendersene conto e senza cattive intenzioni, ragioni in modo alquanto maschilista e unilaterale.

  32. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Dice Alessandro: “esiste una verita’ tutta psicologica
    e interiore che non puo’ dirsi ne’ verita’ relativa ne’ opinione.”
    ————
    Io la chiamerei consapevolezza. Che può essere giusta o sbagliata, ma è ciò di cui noi siamo convinti, salvo accorgergi in seguito di essere in errore e quindi di correggerci, raggiungendo un altro livello di consapevolezza.
    Non so se è questo, il concetto che intendevi esprimere.

  33. alessandro
    alessandro says:

    Per VoX:::::::credo che la sua opinione sulla prostituzione sia quella che hanno la maggior parte della gente:quasi tutti anzi.
    Nel suo discorso pare essere tutto chiaro e lineare.
    Non c’e’ niente di nuovo
    niente di scandaloso.E io invece credo che e’ dallo scandalo
    che l’uomo puo’ ancora imparare:imparare soprattutto a liberarsi
    da una certa cultura.

  34. Vox
    Vox says:

    Comunque, sottoporro’ il suo ragionamento sul massaggio, sul clistere, eccetera, alla mia fisioterapista (diplomata) che usa le mani per alleviare i miei frequenti mal di schiena.

  35. Vox
    Vox says:

    Nel suo discorso pare essere tutto chiaro e lineare.
    Non c’e’ niente di nuovo
    niente di scandaloso.E io invece credo che e’ dallo scandalo
    che l’uomo puo’ ancora imparare:imparare soprattutto a liberarsi
    da una certa cultura….
    @Alessandro

    Lei mi fa sempre sorridere.
    Direi perfino con tenerezza.

  36. alessandro
    alessandro says:

    Per Marco Tempesta:
    non credo che sia solo consapevolezza:e’ una verita’ che fa parte
    d’ un unico destino.

  37. Vox
    Vox says:

    @ Alessandro

    Attendo con impazienza un suo
    giudizio (sulla prostituzione o altro)
    nuovo e scandaloso.

  38. carlino
    carlino says:

    Nicotri sta’ proprio incazzato.

    Ne ha ragione da vendere.

    Ottimo l’articolo di liberazione, che condivido in pieno. Ali’ Baba’ ed i suoi accoliti non si accontentan piu’ di fare soldi e sfuggire ai processi, adessono vogliono accedere al potere politico. Espongono idee, fanno leggi, riempiono gli schermi. Ci abituiamo a tutto.
    Poche sono le voci fuori dal coro.

    Lungo “quello” di Saviano. Ha ragione qualcuno sopra e meglio segnalare il link.

    Da un punto di vista sono d’accordo con il sig, Peter: incitare alla violenza in genere non porta a nulla di buono. Pero’ l’esasperazione e’ tanta e, come faceva notare qualcuno (Eco?, Nicotri stesso?) l’evasore ci deruba due volte perche’ non paga le tasse e perche’ senza tasse veniamo derubati di diritti ritenuti universali in altre nazioni.

    Se no sbaglio, con la revisione dei Patti lateranensi, voluta da Craxi, la figura del papa non e’ piu’ equivalente a quella del Presidente Della Repubblica. Mi riprometto di ritrovarla in rete.
    E comunque ce le hanno proprio rotte. Pensassero piuttosto a quello che il Ministro Degli Esteri Iraniano ci ha mandato a dire tramite il nostro vice-ambasciatore a Teheran.

    Purtroppo il nostro sistema scolastico va sempre piu’ assomigliando al sistema dell’istruzione americano di trenta anni fa. Comunque qualcosa pare sia stato fatto negli Stati Uniti (ma di questo la sig.ra Anita mi mandera’ sicuramente qualche articolo che leggero’ con piacere). Ed e’ un peccato. Una solida educazione scolastica e’ la base per una societa’ moderna. Preferiamo pagare i professori della religione dominante (la sola concessa a scuola a quanto mi e’ dato sapere) e scialacquare i soldi in quella privata (che se le paghino da loro le rette al 100%).

    Il carico fiscale, in Italia e’ cosi’ alto che altri Paesi con un simile carico fiscale (vedi i paesi scandinavi, ma anche il Giappone ed il Canada) si ricevono servizi sociali non comparabili con la miseria che si riceve in Italia.

    La Russa, infine, dovrebbe sapere che in Italia siamo costretti a mandare in campo il nostro esercito perche’ non ci sono piu’ i soldi per la Polizia.

    Che pena.

  39. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Vox:
    per ogni mestiere, bisogna esserci portati. C’è tanta gente che fa lavori che detesta, mica solo le prostitute. In quanto popi a lamentarsi e a voler molto più volentieri fare altro, conosco un certo numero di impiegate che, se ne avessero il coraggio si riciclerebbero a prostitute. Qualcuna di queste lo fa come secondo lavoro, ne ho conosciuta una via chat ed aveva amiche che usavano la prostituzione per mantenere un certo standard di vita che il loro stipendio non avrebbe consentito.
    A parte le costrizioni, quando una donna sceglie di prostituirsi è perchè non vuol fare, chessò, la badante o non vuole andare a far le pulizie o un altro lavoro di manovalanza, di cui pure esiste richiesta, visto che sono lavori che stanno impiegando un’infinità di straniere.
    Io non sto discutendo della prostituzione come è ora; sto solo rilevando che, se non fosse considerata disdicevole o aberrante, probabilmente anzi quasi certamente, diventerebbe un mestiere come un altro. Ovvio che una prostituta non necessariamente deve sentirsi in obbligo di accettare tutti. E’ un’attività che ha bisogno di nuovi codici e, vivaddio, di non essere più considerata con disprezzo.
    Altra cosa è la costrizione, ma questo è un altro argomento. Ho seguito delle interviste di Lucignolo a un certo numero di escort ( una escort, come ho già detto, la conosco personalmente) e non mi sembra che fossero dispiaciute del lavoro che fanno, nè che avessero la minima voglia di cambiare.

  40. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Per Marco Tempesta:
    non credo che sia solo consapevolezza:e’ una verita’ che fa parte
    d’ un unico destino
    ————-
    caro Alessandro, questo è un concetto spiritista che io condivido, ma non volevo arrivare a tanto.

  41. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Vox:
    “Comunque, sottoporro’ il suo ragionamento sul massaggio, sul clistere, eccetera, alla mia fisioterapista (diplomata) che usa le mani per alleviare i miei frequenti mal di schiena.”
    ————
    Non è un discorso che regge. Tra il lavorare in banca o fare lo spazzino, io preferirei mille volte fare lo spazzino.
    Se però dicessi all’impiegato di banca se non preferirebbe fare lo spazzino, è ovvio che mi manda a quel paese. Suvvia…

  42. alessandro
    alessandro says:

    Per Marco Tempesta:
    quando parlo d’un unico destino non intendo pero’ “unico” nel senso di tutti gli uomini.Che l’uomo sia inserito nel Tutto e’ una visione greca interessantissima…………ma io parlavo
    d’un unico destino individuale che l’individuo conosce e che NON PUO’ TRADIRE.

  43. Faust x Alitalia vs. Banditi Cordata-nana 1 a 0
    Faust x Alitalia vs. Banditi Cordata-nana 1 a 0 says:

    http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/economia/alitalia-29/offerta-dipendenti/offerta-dipendenti.html
    /////////////////////////////////////////////////////
    …finalmente una geniale notizia,,,,,
    Dipendenti Alitalia – Banditi Cordata-nana :: uno a zero = 1 a 0; palla al centro….

    I dipendenti che aderiscono alle quattro sigle di piloti e assistenti di volo
    disposti a “mettere sul piatto tfr e parte degli stipendi”, 340 milioni di euro
    Piloti, hostess e steward
    “La nostra cordata per Alitalia”
    In corso contatti con imprenditori italiani e stranieri. E’ la prima offerta
    dopo la pubblicazione del bando di gara del commissario Fantozzi
    di CLAUDIA FUSANI
    Le quattro sigle sindacali Anpac, Up, Sdl e Avia che lanciano un\’offerta-proposta per Alitalia
    ROMA – Piloti, hostess e steward di terra e di volo lanciano un’offerta per acquistare Alitalia. O meglio, ci provano: mettono “sul piatto” come dice il comandante Massimo Notaro (Up), “i 340 milioni del Tfr e parte dei nostri stipendi “; offrono se stessi e la loro professionalità come nucleo e garanzia di una nuova cordata “per cui sono in corso contatti sia con attuali azionisti Alitalia che con partner stranieri”. Il tempo a disposizione è poco: “Dobbiamo confezionare la proposta entro mezzogiorno del 30 settembre, ne siamo consapevoli, ma potrebbe essere questa la soluzione” aggiunge Andrea Cavola (Sdl).

  44. carlino
    carlino says:

    Per Marco Tempesta…

    Caro Marco la prostituzione e spesso degrado, una strada senza via d’uscita. Si informi meglio.
    Certo c’e’ la prostituzione volontaria, che diventa un fenomeno sempre piu’ grande, sopratutto da queste parti, in Asia, si sta sviluppando una rete di prostituzione di alto bordo dove una ragazza, ad Hong Kong, Singapore, Shanghai, in un anno mette da parte abbastanza per una vita (un po’ piu’ lungo e’ il tempo per una russa od una Australiana).
    la maggior parte del fenomeno, pero’, e’ composto di umanita’ spesso proveniente da miseria.

    Credo che la prostituzione vada legalizzata e regolamentata, una attivita’ che vada gestita direttamente dallo Stato (ma ve lo immaginate Borghezio ministro della prostituzione?). La ritengo una professione degradante, in genere, per le donne. Se ne potrebbe fare una professione accettata e rispettabile.

    Cordiali saluti.

  45. alessandro
    alessandro says:

    Carlino lo Stato
    mell’eta’ globalizzata non ha piu’ potere decisionale vero e proprio,
    soprattutto in campo economico.
    La prostituzione ,anzi, in realta’, e’ un atto di rivolta contro lo
    Stato e la legalizzazione.
    Cerchiamo di essere quantomeno un po’ piu’ realistici.

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