Il berlusconismo interpreta ed esprime il nuovo, per brutto che sia. La sinistra è rimasta in mezzo al guado, legata al c’era una volta

Credo di avere capito cosa è successo in Italia negli  ultimi tempi, politicamente parlando, e perché la sinistra è conciata come è conciata. In soldoni, mentre le nuove realtà economicamente importanti hanno trovato una loro rappresentanza politica, cioè nuovi partiti e anzi sono riuscite e esprimerli in prima persona fino a conquistare buona parte dei nuovi strati sociali, la maggioranza del parlamento e il governo del Paese, la sinistra è rimasta ferma alla difesa dell’esistente. Crollata l’Urss, il Partito comunista s’è trovato senza il suo referente principale. il suo azionista di riferimento. E man mano che è cambiata la realtà produttiva, dalle grandi industrie e dalle grandi fabbriche al “piccolo è bello” e all’uso selvaggio della manodopera extracomunitaria, il partito comunista si è mana mano trovato la sua base sociale di consenso sempre più erosa e frantumata. Il Pci è diventato “la Cosa”, “la Quercia”, ecc., fino ai DS e al PD, ma avendo come riferimento più che altro se stesso, cioè le sue strutture di partito, che le nuove realtà sociali. Idem i vari partitini che nel nome sono rimasti comunisti, oggi ben quattro.Fausto Bertinotti è diventato presidente della Camera, ma non ha mai saputo spiegare come intendeva rifondare il comunismo il suo partito che pure si chiamava Rifondazione comunista. Rifondare cosa, come? Mistero. E giochi di vertice, di politici di professione, di apparati di partito, di nomenclature, mentre la base sociale si frantumava, cambiava composizione, diventava cosa e cose diverse da ciò che era prima. Ricordo che una volta si andava davanti ai cancelli delle grandi fabbriche, il Petrolchimico di Marghera, quello di Porto Torres, la Fiat di Torino, ecc., e si volantinava, si dialogava, si organizzava modellando gli interventi sui bisogni dei lavoratori e sulle caratteristiche delle singole fabbriche e singole realtà produttive. Le cellule di partito affondavano cioè le loro radico nel robusto corpo del mondo dei lavoratori i cui arti e le cui articolazioni erano i luoghi di lavoro, ben precisi e di massa, cioè con un grande numero di tute blu.

Poi il blu delle tute si è man mano stinto, perché il padronato ha cambiato il modo di produrre, le grandi fabbriche sono finite, a Milano oggi ciò che era grande fabbrica è un posto che “produce moda” o una città commerciale o un polo universitario o un’area da fiera, a Sesto S. Giovanni ancora peggio, a Torino i terroni sono stati ricacciati a Sud. E sostituiti con gli extracomunitari, che nei cantieri edili sono la norma. Quelle che una volta erano le cellule di partito, e di sindacato, cioè gli elementi costitutivi dell’organizzazione di partito modellata sulla fisionomia delle realtà produttiva italiana, si sono sfaldate o sono diventate – rispetto ai nuovi “dannati della Terra” arrivati dal Sud del mondo per prendere il posto di quelli che erano stati i terroni del sud dell’Italia –  realtà privilegiate. Oggi avere ancora gli scatti in busta paga è un privilegio, un lusso che viene additato con ludibrio dai datori di lavoro, un volta si chiamavano sfruttatori, perché vengano eliminati in nome dell’eguaglianza livellata verso il basso anziché verso l’alto. Il ritornello è: “Non è giusto che tu  abbia gli scatti d’anzianità e io no”. Dalla solidarietà di classe si è passati all’egoismo e all’invidia personale. La conclusione infatti non è che tutti lottano per avere tutti gli scatti decenti in busta paga, ma reclamano in maggioranza, aizzati dal padronato, l’eliminazione degli scatti per tutti. L’eguaglianza intesa come impoverimento generale e non come sviluppo del reddito per tutti.
Al contrario, le nuove realtà produttive, dall’illegalità di massa alla pubblicità e alle televisioni, hanno saputo costruire strumenti politici nuovi, vedi  Forza Italia e la cosiddetta Casa delle Libertà, che non si sono posto il problema di come far sopravvivere un “vecchio e glorioso” partito, come per esempio la Dc o il Psi, ma di fondare un partito nuovo. Anziché rifondare, come emblematicamente si illudeva anche nel nome Rifondazione comunista, si sono posti il problema di fondare. Vale a dire: anziché rifondare l’esistente, e i pregresso, fondare il nuovo,  dargli fondamenta partitiche. Quello che chiamiamo berlusconismo è un fenomeno nuovo, anche se afflitto dai tipici vizi italiani, mentre la sinistra è rimasta un fenomeno non nuovo. Quello che chiamiamo berlusconismo ha saputo dare voce al nuovo, anche se si tratta della voce del padrone, quello di Arcore&C, e il nuovo pare proprio effimero. La sinistra, o quella che chiamiamo la sinistra, non ha saputo dare voce al nuovo perché non ha saputo sostituire nulla alla vecchia struttura per cellule sui luoghi di lavoro per il semplice motivo che i luoghi di lavoro sono stati cambiati, profondamente cambiati, e gli attivisti non sapevano più dove cercarli i lavoratori, a partire dalle tute blu. E infatti oggi c’è un enorme numero di lavoratori, non solo la massa di immigrati, privi di rappresentanza e tutela sindacale reale, anzi privi perfino di definizione professionale e quindi contratti di lavoro decenti. Massimo D’Alema si illuse di fa emergere il lavoro nero, invece è stato “immerso”, verso il basso, anche il lavoro “bianco”, cioè contrattualizzato, con busta paga regolare. Se ci pensiamo bene, il governo D’Alema non ha fatto latro che anticipare, nel mondo del lavoro, quello che Uolter Veltroni ha combinato a livello partitico: convinti entrambi che “se po’ fa”, si sono accorti che invece “non se po’ fa gnente”. Il dramma è che non se ne sono accorti solo loro, ma i molti milioni di italiani rimasti col sedere per terra e privi di rappresentanza politica, e sindacale, adeguata, vale a dire adeguata ai tempi che sono cambiati.
Così stando le cose, le prospettive non mi pare siano rosee. Il centro destra è una accozzaglia, ma in sintonia con l’accozzaglia del Paese. Il centro sinistra è una serie di orsi che non abitano più il Polo, grande e compatto, ma tanti iceberg che si stanno liquefacendo, la prospettiva cioè è del naufragio. O dell’imparare a nuotare nel freddo mare nuovo pena l’affogare.
Il dramma supplementare è che in un Paese come la Francia o la Germania o l’Inghilterra o la Spagna o gli Usa il centro destra e la stessa destra hanno idee, programmi, strategia, giuste o sbagliate che siano, ma hanno disegni comunque ancorati alla realtà. Il centro destra e la destra italiana sono la corte del signor Berlusconi, che sta stremando e impoverendo sempre di più gli italiani, ipnotizzati dalle sue tv e dal mondo irreale che decantano, pur di tenersi per intero lui il bottino accumulato in molti anni e in modo non sempre limpidissimo.
Intanto non investiamo sulla scuola, sulla ricerca, sulle Università, sull’ammodernamento tecnologico, ecc., non investiamo cioè sul futuro e sui giovani, sempre più tra i meno preparati (ed educati) d’Europa mentre i marziani della Cina, dell’India, ecc., sfornano laureati e brevetti in quantità mostruose.
Sta per bussare alle porte anche il gigante sudamericano trainato dal Brasile e magari alimentato dal petrolio venezuelano oltre che dalla volontà di emancipazione dagli “yankees”  inoculata dal molto resistente germe cubano. E se gli sciiti riusciranno a unificare il blocco Iran-Iraq busserà o meglio riprenderà a bussare il gigante islamico.
Credo che anziché pensare a cosa fa di scritto od orale la Carfagna, se Veronica molla o no Berlusconi e se la magistratura riuscirà a presentare al ribaldo almeno il conto Mills, dovremmo preoccuparci di cosa fare. Cosa fare noi. E’ il famoso “Che fare?”. A sinistra vedo poche risposte e ben confuse.

518 commenti
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  1. Anita
    Anita says:

    Commento solo sulla parola Yankees…

    “Used predominantly in Rhode Island and eastern Connecticut, and occasionally in Southeastern Massachusetts, to describe “a rural dweller — one of stubborn, old-fashioned, frugal, English-speaking Yankee stock, of good standing in the rural community, but usually possessing minimal formal education and little desire to augment it.”

    Parola offensiva ed in particolare si riferiva agli abitanti di tre’ stati del nord Atlantico, inglesi, testardi, frugali, rurali, in generale con poca educazione e senza alcun desiderio di fare progresso. “zoticoni”

    Anita

  2. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Certo, l’esperienza di Antonio Zaimbri nel mondo del lavoro in fabbrica gli permette di vedere la situazione da una prospettiva privilegiata rispetto alla mia. Lui stesso, però, riconosce che il movimento operaio non ha saputo esprimere al suo interno delle personalità in grado di proporre alternative valide alla maniera solita di concepire il lavoro dipendente.
    Esiste anche il problema dell’incapacità dei grandi gruppi di pensare in termini sociali, considerando la gente, tutta la gente compresi i loro clienti, solo polli da spennare. Vedi la telefonia mobile, ad esempio. O anche il cosiddetto ‘digital divide’.
    L’imprenditoria italiana è, come giustamente è stato già esposto, un’imprenditoria miope. Cosa significa un’imprenditoria miope?
    Significa gente che bada ai massimi profitti in tempi brevi, che bada a spremere il limone finchè dura, ad accumulare ricchezze da portare all’estero e chi se ne frega se poi la società va in malora. Quella stessa società che è invece come una vacca da mungere, mentre loro puntano direttamente a macellarla.
    L’idea di Controcorrente di organizzare dei corsi per imparare a spendere, non verrà mai dalle istituzioni. Perchè non la organizzano i sindacati? Perchè il mondo del lavoro non si organizza in cooperative d’acquisto, ad esempio? Potrebbero farlo i partiti cosiddetti di sinistra.
    Anch’io ritengo che l’educazione alla spesa sia essenziale, in una società che deve fare i conti con una situazione di tempi grami.
    Pensiamo all’Italia del dopoguerra, per capire cosa significa vivere in ristrettezze.

  3. Uroburo
    Uroburo says:

    Il blog dell’Espresso a me risulta chiuso ed il mio account cancellato. Chiedo conferma anche agli altri. U.

  4. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Il blog de L’espresso mi pare cancellato. Trovo infatti questa scritta, chissà perché solo in inglese :
    “This user has elected to delete their account and the content is no longer available”.

    Credo quindi che possa iniziare la navigazione di questo sito e del suo forum. La rubica MusiCat, che tratta di musica, è già in funzione, la titolare è ancora un po’ in vacanza fino a metà mese, poi sarà più presente e regolare. Ho inserito sul lato destro della home page alcuni link che ritengo interessanti, utili da seguire. Man mano farò in modo di apportare migliorie, sia estetiche che di sostanza.
    Un saluto. Con una certa emozione: doppia, per il taglio di un lungo cordone ombelicale e per lo scrutare l’orizzonte.
    pino nicotri

  5. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Sul blog de L’espresso avevo postato questa risposta per Attilio:

    E’ un onore che ho avuto anch’io. Compreso l’onore di subirne poi la punizione per essere uscito e rimasto autonomo.
    Il mondo continua a girare. Dobbiamo aggiornarci e guardare al futuro. Servono idee, strategie, uomini nuovi.
    Non è un bel panorama.
    Un saluto.
    pino nicotri

  6. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Nel blog de L’espresso avevo postato anche questa risposta per Furtaya:

    Mi pareva implicito. Non ho nominato i cinesi, gli indiani, i sudamericani e il blocco sciita solo per fare folclore, ma per sottolineare che la concorrenza economica ci può schiacciare, anche perché NON investiamo nulla sui giovani e sul futuro. Prima o poi ci si risveglierà dal ventennio berluscone, in camicia azzurra o verde anziché nera, e dovremo fare i conti con la realtà anziché continuare a sfare seduti e fare i guardoni davanti allo “splendore” della realtà raccontata dalle tv. E temo saranno cavoli amari quando ci accorgeremo, ancora una volta, che non si può rifare l’Impero in Africa o invadere l’Urss con le pezze al sedere e una mentalità da latifondisti, cioè da parassiti, anche se benedetti dal Vaticano che come sempre promette protezione divina a chi gli dà spazio (e quattrini).
    Ho voluto piuttosto mettere l’accento sul fenomeno e di converso sull’inadeguatezza della sinistra ad ancorarsi all’oggi ed esprimere il nuovo. Il dramma è che questo nuovo ha una enorme componente di illegalità varie, che possono essere espresse e rappresentate dal centro destra, dal berlusconismo in modo “splendido”, certo non dalla sinistra. Quando parlo di illegalità non parlo necessariamente di mafia e affini, ma anche e soprattutto di mentalità, dallo scontrino fiscale del bar non dato al conto del ristorante pure non dato, dall’evasione delle tasse al non rispettare i divieti, regolamenti, leggi, ecc. Anzi, quando la sinistra scende a patti con certi principi pur di prendere voti poi succede che il guasto si allarga. E fa più scandalo una sinistra che arraffa qualche primario in più o una velina alla Rai che un berluscone che fa di molto peggio: questi passano sempre per vittime, anche quando strarubano o comprano sentenze, quelli invece sempre per corrotti e mascalzoni.
    Ripeto: servono idee, programmi, strategie e nomi nuovi. Ma non ne vedo molti.
    Un saluto.
    pino nicotri

  7. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x marco tempesta

    Avevo postato anche una risposta per lei, sulla differenza tra i Gava di una volta e i Berluscones di oggi. Ma il blog è stato disabilitato prima che la copia del commento da me postato mi arrivasse via mail, quindi non ho il testo. Era una risposta un po’ lunga. Cercherò di recuperarla o di ripeterla a memoria.
    Intanto un saluto.
    pino

  8. controcorrente
    controcorrente says:

    Alea Jacta Est

    da wilkipedia…..Tale traduzione, pur generalmente divulgata in ogni contesto in Italia, in realtà è frutto di errori e non lascia intuire immediatamente il senso della locuzione; la traduzione corretta fedele alla lingua latina sarebbe Il dado è stato lanciato, che indica una decisione ormai irrevocabile, il fatto che “quel che è fatto è fatto” e spetta solo alla sorte compiere il proprio corso.

    caro Nicotri,allora da oggi è ufficiale, il Blog di A ruota libera è stato definitivamente “cancellato”dall’espresso,così come preannunciato.
    In tal senso ho cominciato questo mio “post” con l’allocuzione “alea jacta est” , da interpretatare nel senso che ho riportato.
    Nel senso che la decisione di lanciare il dado è venuta dall’alto.
    Rimane valida però la “sfida”di continuare a RRuotalibera e non tanto di “affidarsi alla sorte.

    Sono proprio curioso a questo punto di vedere quanti “critici”resteranno, adesso che è venuta a mancare una “copertura”mediatica quale quella dell?Espresso.

    Si, sono proprio curioso !
    Per questo” L’empirista dinamico” rimane da oggi qui, magari a dire “fregnacce”,ma in fregnacce in perfetta buona fede!

    saluti
    cc

  9. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Io piazzo le tende.
    E tra poco pure la komare .
    Mi ci gioco tre dita della mano.

    C.G.

    C.G.

  10. Anita
    Anita says:

    Che tristezza.
    Si, il forum e’ chiuso. Ecco il messaggio che ricevo:

    “This user has elected to delete their account and the content is no longer available.”

    Un abbraccio a tutti,
    Anita

  11. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Le sue dita sono salve.

    Mi sono svegliata tardi questa mattina, mi succede sempre cosi’, quando mi sveglio troppo presto e poi riprendo il sonno, dormo sempre un oretta larga in piu’.

    Anita

  12. controcorrente
    controcorrente says:

    X marco tempesta

    Vedo con piacere che hai giudicato favorevolmente la mia “utopica” proposta di sostituire ai grembiulini le 6 ore di EDUCAZIONE AI CONSUMI nella SQUOLA DELL’OBBLIGO,pur valutando decisamente la cosa come di “difficilissima attuazione”.
    Sono d’accordo con te,anche se IL MERCATO,già oggi impone ai derelitti “NUOVI POVERI”una educazione “imposta” da necessità.
    Ecco la mia idea ,invece come spero si sia compreso tenta di andare un pochino oltre, senza per questo voler”mettere le mutande al mondo”come si diceva “scherzosamente un tempo.
    Il guaio è che a forza di “non voler più mettere le mutande al mondo”mi pare che oggi stia accadendo che “ci stanno” mettendo la “camicia di forza” a noi poveri tapini.
    L’idea era quella “utopica” in cui una Educazione al consumo non nasca da 2UNA IMPOSIZIONE ECONOMICA, bensì da una libera scelta,ovvero da empirista dinamico ,quale io sono , direi dalla “coscienza” di non acquistare “una cagata”anche se si hanno i soldi.
    Nell’immediato mi trovo d’accordo con quanto afferma oggi Vincenzo Cerami sull’Unità, e che cioè molta parte dei destini di una sinistra che non c’è si giocherà appunto sulla capacità di capire “questa nuova classe”,nel senso di 2essere in grado di offrire a queste persone la sicurezza reale e non di facciata , del governo.
    C’è sintonia in questo anche con quanto afferma Nicotri nel suo “pezzo” di apertura e cioè che si impone una analisi in questi giorni un’analisi nuova della nostra società, che ha ben pochi aggangi con il passato.
    Dice ancora Cerami che L’omolagazione ” pasoliniana è avvenuta per cui l’Italia è ormai ben altra COSA”rispetto anche solo dico io non solo al fascismo , ma anche al più recente passato.

    Per ritornare e chiudere all?educazione ai consumi”lo so che é GRANDE UTOPIA” PENSA SOLO ALLA POTENZA di un impatto rispetto al Governo economico che avrebbe una rivolta dei consumatori nel Bocciare e promuovere nel vero senso i consumie non con questa ridicola “pantomima di Libertà del consumatori!
    Per adesso pare che si riscoprino “i mercatini rionali”per tagliare le filiere ; è poco lo sono, ma di questi tempi “bisogna per il momento sapersi accontentare.

    saluti
    cc

  13. marta
    marta says:

    Anchio voglio augurare a Pino tutto il successo che merita con questa nuovo lavoro o avventura, malgrado ogni tanto me la filo all’inglese, come dice Uroburo…. ma anche contenta di tornare……accettatemi cosi`.Va bene o è troppo banale come giustificazione?
    Un abbraccio a Pino

  14. Anita
    Anita says:

    Quando chiusero il forum di Bocca, non permanentemente, i suoi seguaci invasero un’altro forum de L’Espresso.
    Anche li’ si comportarono male e non fini’ in bene.

    Anita

  15. Vox
    Vox says:

    Caro Pino e cari tutti, vedo che il blog Aruotalibera non esiste piu’ sull’Espresso e, malgrado ce lo aspettassimo ormai da giorni, trovo che sia un cosa triste e sconfortante, anche per il suo significato recondito: fuori le voci che non si mescolano al coro. Credo che da oggi l’informazione nel nostro paese sia diventata ancora un po’ meno diversificata, ancora un po’ piu’ povera di liberta’ e di controcanto. E’ bello che Pino abbia creato qui un rete di sicurezza in cui ritrovarci e continuare cosi’ questa nostra tradizione.

  16. controcorrente
    controcorrente says:

    Girovagando!

    Grande pulpito!
    Ecco come è diventata avvocato La “Gelmini dei Grembiulini!con santa pace di Sylvi!

    ….Novantatré per cento di ammessi agli orali! Come resistere alla tentazione? E così, tra i furbetti che nel 2001 scesero dal profondo Nord a fare gli esami da avvocato a Reggio Calabria si infilò anche Mariastella Gelmini. Ignara delle polemiche che, nelle vesti di ministro, avrebbe sollevato con i (giusti) sermoni sulla necessità di ripristinare il merito e la denuncia delle condizioni in cui versano le scuole meridionali. Scuole disastrose in tutte le classifiche «scientifiche» internazionali a dispetto della generosità con cui a fine anno vengono quasi tutti promossi.

  17. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Ho lascito questo commento su tutti i blog d’autore agibili.
    Per Tutti

    L’espresso ha chiuso il blog “Aruotalibera” gestito da Pino Nicotri. Non voglio qui minimamente entrare nel merito dei rapporti tra Nicotri e la direzione de L’espresso sono questioni di rapporti di lavoro che saranno eventualmente discusse in sede di rapporti sindacali.
    Quello che voglio qui, e con forza, sottolineare alla direzione del giornale, qualora avesse la bontà di leggermi, e l’enorme, inqualificabile, inaccettabile scorrettezza che hanno operato nei confronti di noi lettori/utenti del blog.
    Chiudere uno spazio dove si svolgeva un pubblico dibattito, cancellare e rendere inaccessibili i nostri scritti senza un minimo di preavviso, quelli erano l’espressione dei pensieri di un piccolo gruppo di cittadini, probabilmente modesti ma per noi importanti e comunque NOSTRI, VOI li avete azzerati senza preavviso senza darcene notizia, senza neppure una doverosa parola di scusa, non ci avete neppure lasciato la possibilità di scambiarsi un arrivederci, un ciao un addio.
    È un’azione che non mi sarei aspettato da L’espresso, non da quel L’espresso che conoscevo e seguivo dai tempi della denuncia del tentato golpe di De Lorenzo, da un giornale che è stato nel tempo qualcosa di più di un semplice mezzo di informazione, ed ha rappresentato un punto di riferimento per molti cittadini democratici.
    Questo episodio mi costringe a prendere atto del fatto che i tempi cambiano e purtroppo in peggio, i cittadini, lettori fruitori dei sevizi contano sempre meno ansi se sono persone che intervengono si esprimono, dibattono, rischiano di essere sgraditi, di risultare scomodi, oggi va di moda chi beve tutto quanto gli vene servito paga e sta zitto. Mi spiace per voi ma io non sono tra questi e ve ne voglio informare.

    Antonio Zaimbri – antonio.zaimbri@tiscali.it

  18. Uroburo
    Uroburo says:

    La Repubblica 03 settembre 2008
    È LA DECOMPOSIZIONE IL RISCHIO PER L’ ITALIA
    di Giorgio Ruffolo

    Provo a raccontare in forma di parabola la storia di un grande Paese che abita una penisola troppo lunga. Così la definirono gli arabi, l’ Italia, quando tentarono invano di impossessarsene. Un Paese la cui storia fu spezzata in due. Anzi, in tre. Nell’ antichità c’ erano a Nord i Celti. A Sud i Greci. Al Centro gli Etruschi. I romani lo unificarono per la prima volta, ma immergendolo in un grande impero. Poi l’ impero si sfasciò e quel paese tornò a spezzarsi. In due. Anzi, in tre. A Sud, sempre i Greci. A Nord i Longobardi. Al Centro, la Chiesa. Per quattro o cinque secoli, il Nord fu politicamente unito sotto il segno dell’ impero: dai longobardi, e poi dai franchi e poi dai tedeschi. A Sud invece si frammentò subito tra colonie greche, ducati longobardi e repubbliche autonome, continuamente percorso da eserciti imperiali e da orde saracene. Poi, all’ inizio del secondo millennio, la scena si rovesciò. Il Sud (con la Sicilia) fu conquistato dai normanni e ricomposto in un solo potente Regno. Il Nord cominciò a decomporsi politicamente in liberi Comuni e Repubbliche. Continuarono dunque, Nord e Sud, a procedere per strade opposte. Ci fu un momento, quando gli svevi, e il loro imperatore, Federico II, subentrarono ai normanni, in cui la potenza del Sud avrebbe potuto congiungersi con la ricchezza del Nord. Solo il grande Federico poteva farlo. Ma a tutto pensava meno che ad allearsi con loro. E loro con lui. Si combatterono, anzi, ferocemente. Così, dopo Federico, il grande Regno di Sicilia si ridusse progressivamente al reame di Napoli. Le repubbliche del Nord fiorirono, ma fermandosi politicamente a livello di potenze regionali. Così l’ Italia cadde sotto il dominio straniero. E per quasi tre secoli subì l’ onta e l’ impronta della servitù. Ma ancora una volta, diverso fu il destino del Nord da quello del Sud. Nel Nord l’ eredità politica dei Comuni consentì la formazione di una borghesia colta, civicamente educata, che tuttavia non fu mai capace di guidare, tutt’ al più solo di assecondare un vasto movimento di liberazione. Nel Sud, tra la prepotenza dei baroni e la disperazione dei contadini non si formò mai una vera borghesia, ma quella caricatura di borghesia che si chiama mafia. Maturava dunque al Nord una borghesia politicamente irresponsabile, al Sud una pseudo-borghesia economicamente parassitaria. Quando finalmente venne il momento dell’ unità, ambedue lasciarono le strutture dello Stato nelle mani di una burocrazia cui il Sud forniva i quadri e la monarchia sabauda l’ impronta autoritaria. Ma allora, è giusto domandarsi, come, da chi e perché si compie, malgrado tutto, nei tempi moderni, l’ unità d’ Italia? La risposta è stata data tante volte. Essa è frutto dell’ azione di minoranze. Come sempre, si potrebbe dire. Sì, ma nel caso dell’ Italia, di minoranze particolarmente minoritarie, nel senso che non rappresentano culturalmente le correnti pesanti di questo Paese: non ne sono il “campione”. Certo, esse non sorgono dal vuoto. La civiltà italiana, la nazione italiana, benché priva di Stato, è una realtà storica. Lo è la lingua. La letteratura. L’ arte. La musica. Ma è la spuma di una cultura, non il fondo. Questa si esprime nei grandi episodi della vita politica italiana moderna: il risorgimento, il fascismo, la repubblica. Quello resta torpido, servile, ribelle. Il Risorgimento è un’ antologia di slanci generosi. Forse il meno noto e il più emblematico è quella rivoluzione napoletana del 1799 che rivelò la tragica frattura tra l’ idealismo patriottico dei giacobini e la ripulsa reazionaria dei lazzaroni mobilitati dai preti. Spento il genio di Cavour, contestato l’ eroismo di Garibaldi, il risorgimento decade consumandosi nella grigia mediocrità della monarchia sabauda. Incapace di realizzare l’ unità del Sud e del Nord quella monarchia la sforza con la violenza in una brutale repressione delle plebi meridionali. Il fascismo non è all’ origine un movimento reazionario. Anch’ esso espressione di minoranze intellettuali, è una rivoluzione piccolo borghese intrisa di violenza di classe e satura di letteratura retorica. Esso trascina una borghesia pavida e un proletariato sconfitto all’ avventura e alla catastrofe. La Repubblica. Nata dal riscatto vitale della Resistenza, espressione di minoranze intrepide, trae il suo vigore da due grandi forze popolari in conflitto: quella democristiana e quella comunista. Queste hanno il merito, eccezionale nella storia d’ Italia, di trascendere i termini di quel conflitto dando al Paese una Costituzione socialmente avanzatissima, e di respingere i conati separatisti. La Democrazia cristiana riesce a tenere a bada le pretese clericali e a controllare il qualunquismo eversivo delle maggioranze silenziose. Il partito comunista, a frenare gli impulsi insurrezionali deviando la sua grande forza verso un disegno storico di alleanza con il mondo cattolico. A questo disegno ideologico esso sacrifica però le concrete possibilità aperte al riformismo liberale e solcialdemocratico che si afferma negli altri Paesi d’ Europa. Preservata l’ unità politica del Paese, la repubblica dei partiti si rivela incapace di rifondarla su una vera unità nazionale, affrontando e risolvendo il vero nodo che impedisce la formazione di uno Stato moderno: la questione meridionale, ovvero l’ impasse di una penisola troppo lunga. Questo è il vero fallimento della Repubblica. La grande insurrezione che segue, contro la corruzione politica, inizialmente motivata da un autentico sdegno civile, ha aperto le porte ad una gigantesca jacquerie. Quel terremoto ha travolto i partiti, strutture portanti della Repubblica, senza rigenerare il paesaggio politico. Ha scatenato invece una possente rebelion de las masas scatenata contro i partiti, contro lo Stato, contro la politica. L’ essenza di questa deriva è il privatismo, la riduzione di ogni aspirazione a interesse privato, l’ insensibilità per valori politici che lo trascendono, l’ insofferenza di ogni regola che si imponga alle pretese del “particulare”. Il privatismo è l’ essenza del populismo. Le formazioni collettive cui da luogo non sono strutture; sono mucchi di granelli di sabbia esposti al vento di correnti emotive, di suggestioni demagogiche e mediatiche. Emerge una società informe, senza identità. Una società in senso proprio privata: di sé stessa. Mai come oggi l’ Italia è apparsa così fragile. E la sua unità così in pericolo. I pericoli di secessione non sono svaniti. Dopo il Nord la febbre leghista può investire il Sud promuovendo progetti separatisti come quelli che la Mafia elaborò nel pieno della tremenda crisi del 1992, quando si tramava la fondazione di uno Stato del Sud, una sorta di Singapore mediterranea, ultramercatistica e autoritaria. Porto franco, capitale di tutti i capitali del mondo. Il pericolo non è un nuovo fascismo. È la decomposizione nazionale e sociale. Mazzini aveva detto: l’ Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà. Questa profezia rischia di avverarsi al suo livello più basso. Compito storico della Sinistra avrebbe potuto essere quello di ricomporre l’ unità nazionale in un progetto di società che affronti i grandi problemi dello sviluppo economico, dell’ equilibrio ambientale e del benessere sociale. E di fondare su questo il grande disegno federativo unitario indicato da Carlo Cattaneo, non lo pseudo federalismo separatista implicito nei progetti leghisti. Ma la Sinistra italiana è priva di un progetto. Essa è dilaniata tra due tendenze: alla contestazione e alla mimesi della destra, ambedue subalterne. Il sociologo Durkheim avrebbe detto che il suo linguaggio non è quello della conversazione, ma quello del pettegolezzo. Un progetto non può desumersi dal chiacchiericcio dell’ attualità, ma solo dalla consapevolezza della storia di questo Paese: grande ma troppo lungo. Un progetto che permetta finalmente di accorciarlo un po’ . Non sto proponendo un corso di storia. Se mai, di geografia.

  19. Anita
    Anita says:

    Caro Antonio,
    mentre ero fuori per la mia/nostra passeggiata mattutina, pensavo esattamente ha quello che hai scritto tu, e pensavo di scrivere una letterina a Kataweb.
    Cosa che faro’.

    La tua lettera e’ ottima, grazie anche da parte mia. L’Espresso ha fatto una brutta azione, un sberla in faccia a tutti i fedeli di Aruotalibera, non solo a Pino Nicotri.

    Un applauso ad Antonio A Z
    Anita

  20. marco tempesta
    marco tempesta says:

    In effetti, la brusca chiusura senza preavviso di un blog che fino a stamattina era attivo, mi lascia perplesso. Che rispetto ha questa gente dei suoi lettori?
    Anyway, si continua, con la consapevolezza che, giocando in casa, Nicotri potrà eliminare qualsiasi disturbatore senza dover rendere conto a nessuno.
    Per quel che riguarda Berlusconi e Lauro&Gava, intendevo dire che i metodi usati sono gli stessi: un governo di tipo paternalistico, che copra il ‘sacco’ della città e, nel caso del Berlusca, della nazione.
    C’è un bel post sulla faccenda Alitalia, nel sito IDV. Consiglio chi fosse interessato, di dare un’occhiata. I post di Di Pietro sono concisi e compendiosi.

  21. Hlafo
    Hlafo says:

    Marco scrive:-Anyway, si continua, con la consapevolezza che, giocando in casa, Nicotri potrà eliminare qualsiasi disturbatore senza dover rendere conto a nessuno.


    E’ sbagliato , mi dispiace.

  22. Hlafo
    Hlafo says:

    Ho deciso in questo blog per il nome Hlafo.

    L’ amabile Anita mi suggeri parecchi nomi del mio omonimo Valentino,che ne aveva tanti. Mi pregava però di non scegliere Alfonso, perchè nome che non gradisce. Io seguo il suggerimento e scelgo “Hlafo” che in ebraico corrisponde al nome di Alfonso.Un saluto a tutti.

  23. Furtaya
    Furtaya says:

    Caro Nicotri; non avrei mai immaginato che le chiudessero Aruotalibera. Dispiace, però si continua. C’è un vecchio detto popolare che dice:” chi non mi vuole non mi merita”.

    Cari saluti

  24. Pasquino
    Pasquino says:

    Generale, il tuo carro armato
    è una macchina potente

    Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
    Ma ha un difetto:
    ha bisogno di un carrista.

    Generale, il tuo bombardiere è potente.
    Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
    Ma ha un difetto:
    ha bisogno di un meccanico.

    Generale, l’uomo fa di tutto.
    Può volare e può uccidere.
    Ma ha un difetto:
    può pensare.

    Bertolt Brecht

  25. pino nicotri
    pino nicotri says:

    A cuccia

    Siamo liberi
    Nei sogni di certo lo siamo
    se non ci pesa
    vivere in mutande

    Nei giorni col cielo
    piangente o nevicante
    siamo liberi in crociera
    nella traversata dell’atlantico

    Liberi da tutto e da tutti
    per qualche giorno solamente
    perché presto ritorneremo
    in ginocchio

    E ci rimetteranno a cuccia
    (Gaetano Guerrieri)
    ———————————–
    Col cavolo che ci riusciranno!

  26. Anita
    Anita says:

    x Hlafo

    No, no, ti ho suggerito di non scegliere Alonzo… Uno dei tanti nomi di Rodolfo Valentino.
    Sai su Aruotalibera adoravano le rime… ;-)

    Anita

    Per il momento sono occupata a discutere e difendere Sarah Palin, la Veep di John McCain…su altri lidi, piu’ che altro amichevoli.

  27. Linosse
    Linosse says:

    Bene con la chiusura dell’altra questa che già vale il doppio, come del resto dicono le due erre,scorrerà più agevolmente e liberamente.Peccato per l’Espresso che si sta “diluendo”,il tempo passa e lascia la polvere che piano piano uniforma tutto ma non sempre tutti
    Saluti
    L.

  28. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro Hlafo, io sono dell’idea che qualsiasi opinione possa essere espressa, se in termini civili. Esiste gente però, che nella sua stupidità è incapace di argomentare civilmente, anche se in maniera aggressiva. Si limita agli insulti. Se lo fa con me, lo mando subito a farsi benedire, come ho già fatto. Nicotri è più ‘umano’ di me, sotto questo punto di vista, saprà lui in quale modo vorrà comportarsi; da buoni meridionali sappiamo che l’ospitalità è sacra, ma non deve essere tradita. O no?

  29. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Torneo di pingpong tra la squadra femminile greca di Thessaloniki e l’omologa italiana di Molfetta.
    Italiana per modo di dire, perché le giocatrici molfettesi sono tre ragazze cinesi, per quanto naturalizzate italiane.
    Bruttine le greche (mai conosciuto una greca carina, solo qualcuna appena passabile, però hanno il loro fascino mediterraneo), bruttine anche le cinesi, ma simpatiche e sorridenti, anche perché sicure di vincere. Giocavano con una calma serafica: veloci, precise, concentratissime ma rilassate, consapevoli della loro superiorità rispetto alle avversarie. Per le ragazze greche si trattava solo di perdere onorevolmente, se 11 a 4 a favore delle cinesi, si può considerare un risultato onorevole.

    Altro scontro vittorioso il giorno dopo, questa volta contro le ragazze del Lille.
    Bruttine anche le francesi, ma decisamente più aggressive delle greche. Una vittoria sudata, per le cinesi del Molfetta.
    Chissà perché, ma queste giocatrici di pingpong ( ho visto anche le atlete di una squadra olandese che giocava contro un’altra squadra francese) sono tutte mascoline, nessuna che ti faccia venir voglia di invitarle a passare una serata insieme. Gira e volta, le più simpatiche restano proprio le cinesi.

  30. Linosse
    Linosse says:

    x M.T.
    “da buoni meridionali sappiamo che l’ospitalità è sacra, ma non deve essere tradita. O no?”
    Più che giusto aggiungerei solo che essendo sacra non deve essere profanata(in senso laico)
    Saluti

  31. Linosse
    Linosse says:

    x M.T.
    “Chissà perché, ma queste giocatrici di pingpong ( ho visto anche le atlete di una squadra olandese che giocava contro un’altra squadra francese) sono tutte mascoline”
    Forse la ragione va ricercata nelle modalità del ping pong “il giuoco del rimbalzo delle palline”
    Mah
    L.

  32. marco tempesta
    marco tempesta says:

    A dire il vero, mi sono stupito del tipo di gioco portato dalle ragazze. Un gioco tutto sommato abbastanza tranquillo.
    Negli anni ’60 mi è capitato di veder giocare dei ragazzi cinesi dilettanti e la velocità di gioco era tutt’altra. Sentivi solo il suono del battere della pallina, ma non la vedevi, tanto era veloce. Come facessero a vederla loro e, soprattutto, a intercettarla e risbatterla sul piano di gioco, per me è rimasto un mistero!

  33. controcorrente
    controcorrente says:

    cara Anita,
    sono molto contento che tu passi il tuo tempo a difendere i Barracuda.
    Per quel che mi riguarda non ho particolari attenzioni per le Elezioni “presidenziali” americane .
    E’ un mondo che non conosco , esattamente tu come affermi di non conoscere quello “italico”.
    C’è però un particolare che mi ha colpito della “barracuda” ed è quello di “aver ostentato la nascita di un figlio Down.
    Non so onestamente se questo fatto è una sua “pensata”o un “artifizio”dei potenti comitati che stanno alle spalle di queste elezioni.
    L’unica cosa che posso affermare con certezza da parte mia è questa!
    Lo avrei evitato per una questione di “coscienza”, quella che comunque sia, Dio esista o non esista ,non perdona!
    Troppo facile sbandierare una “nascita” down negli ambienti del governatore dell?ALASKA.
    Un pochino ” più difficile negli ambienti degli “slums”.
    No decisamente questo aspetto non mi piace!
    Così come la “carità” pelosa mi disgusta,anche l’ostentazione dell’eroismo dei potenti è una delle cose che più mi disgustano!
    Amen!
    Naturalmente è solo una piccola impressione proveniente da una piccola “provincia ” dell’IMPERO!

    un saluto
    cc

  34. controcorrente
    controcorrente says:

    Come poesia della ,presa da ISDI
    propongo questa

    COMPENSO IN PIOMBO – EVGENIJ EVTUŠENKO

    Ormai lo spirito dei poeti
    Non è più così impetuoso
    Anzi, in tutta sincerità,
    è talvolta piuttosto misero.
    Ma rimane in vita il fervore civile,
    figlio adottivo dei giornalisti,
    che dai preferiti delle muse
    è fuggito con aria sprezzante.

    Noi vediamo in Russia
    Una luce splendente
    Che cinge altre teste,
    non coronate d’alloro.
    Parlo di Dima, di Jurij e di Anja,
    piombo e veleno
    il prezzo delle parole pericolose.
    Dall’alto del cielo si celebra la messa funebre
    con tono d’addio, come di gru.
    Esiste nel mondo Babij Jar*
    Ed esiste la Babij Jar dei giornalisti.
    Con quanta generosità ripagano
    Il coraggio del giornalismo
    con un compenso in piombo
    E quanti
    Sono ancora ignoti.
    Le loro penne emergono dal pantano
    delle periferie.
    E’ possibile che tutti
    quelli che non stanno zitti saranno uccisi?

    E sopravviveranno solo coloro
    Che adulano oppure stanno in silenzio?
    Non ci sono al mondo paesi cattivi
    Ma nemmeno paesi senza fuorilegge.
    Dov’ è Artëm Borovik?
    Dove Men’, il predicatore?
    Io, lo confesso, non amo
    i poeti inoffensivi,
    capaci solo di guaire,
    troppo pigri per ringhiare.

    Che odore ha la morte?
    Quello della paura della libertà di parola
    dell’attesa dello sparo
    del veleno
    del piombo

    Ma, ecco, incontro a tutto
    ciò che odora di viltà
    avanza una ragazzina-reporter dalla città di Odincov
    con le fossette
    armata solo di una penna

    E davvero la mamma dovrà vedere
    queste fossette nella tomba
    insieme con la penna, regalo della redazione di un giornale di provincia?

    La mamma non avrà la forza
    di piangere.
    Sia maledetto per l’ eternità
    Il compenso in piombo
    Il compenso in piombo
    Diventato il prezzo della verità

  35. peter
    peter says:

    xAnita

    quella definizione di Yankee non so proprio dove l’hai trovata: non sara’ fatta ad usum delphini?
    Yankees erano tradizionalmente gli abitanti di tutto il New England (in cui non vi erano certo solo inlgesi o discendenti) E gli stati del Nord. Il conio e’ del XVIII secolo, all’epoca della rivoluzione antibritannica. Era infatti il modo in cui gli inglesi (britannici) chiamavano sprezzantemente i coloniali indipendentisti.
    La tua definizione di Yankee vale piuttosto per Yob, che nell’inglese britannico si riferisce a persone (in genere bianche) di scarsa cultura, rurali, e molto conservatrici. Dalle tue parti si direbbe Rednecks (come il partener della figlia della governatrice dell’Alaska, come si chiama, Levi?)

    ciao, Peter

  36. peter
    peter says:

    un secolo dopo, Yankees in US venivano chiamati i federali (nordisti) nella guerra di secessione: ancora una volta, provenienti da praticamente tutto il New England e gli stati del Nord (non certo solo tre stati come dicevi tu, e non certo tutti ‘inglesi’, anzi gli anglicani erano in prevalenza a Sud)

    Peter

  37. peter
    peter says:

    della triste dominazione spagnola, che produsse danni sociali gravissimi a Nord come a Sud, ma soprattutto a Sud, l’articolo di Ruffolo non dice niente. Per il resto non si puo’ non essere d’accordo su praticamente tutto.
    Sulla chiesa cattolica in italia, credo che la giuria si debba ancora pronunciare. Per quanto detestabile sia stata l’Inquisizione, ed il dominio dei preti odiato gia’ da Guicciardini, ho il sospetto che il cattolicesimo sia stato un elemento di coesione nazionale. E quello che ci e’ rimasto del patrimonio storico-artistico nazionale lo si deve anche al patrocinio e protezione della chiesa cattolica, vis a vis dei vari ‘imperiali’, Carlo VIII, lanzichenecchi, Napoleone, ed invasori vari che hanno fatto man bassa nel corso dei secoli

    Peter

  38. Anita
    Anita says:

    x Peter,

    non l’ho detto io, lo dice la storia.
    Il Rhode Island, il Massachusetts, il Connecticut furono i primi stati ad essere conosciuti come Yankees, per inglesi significa che parlavano la lingua Inglese.
    Gli Stati sono 6, erano popolati da europei che fuggivano le persecuzioni religiose.
    Tutti i nomi dei padri fondatori sono nomi Inglesi, io vivo in Kent County, e la maggioranza delle cittadine e Counties hanno nomi Inglesi, Coventry, Bristol, Warwick, ecc…
    Swamp Yankees era il nick name dei primi coloni.

    Ciao, Anita

  39. peter
    peter says:

    xAnita

    questa e’ bella! e chi scrive la storia? mi fido dell’Oxford Dictionary: la dizione Yankee risale al secolo XVIII (non XVII)

  40. peter
    peter says:

    a proposito di Rednecks, e’ sul Times di oggi. McCain incontra Levi e Bristol (la figlia della governatrice dell’Alaska). Levi avrebbe detto che non voleva figli: lei forse non era d’accordo, visto che si e’ fatta mettere incinta a 17 anni, ed il baby deve nascere.

    Peter

  41. Anita
    Anita says:

    x Peter,
    ho letto più’ sopra.
    I rednecks non sono nel nord est, originalmente erano limitati alla montagne Appalachians, e piu’ tardi verso il sud, gli Ozarks, Great Plains e Rocky Mountains.

    Oggi Redneck e’ usato come uno sfregio verso persone bianche insofisticate, incolte, ma solo dai comici…e fumetti.

    Mio figlio maggiore ha visitato gli Ozarks, gli Appalachians per due anni di servizio militare.
    Posti molto retrogradi, piccole cittadine con scarse facilita’ e dialetti incomprensibili.
    Tipo il film “Deliverance”.

    Ciao, Anita

  42. peter
    peter says:

    xAnita

    no cara, rednecks lo dice (riportandolo) anche il Times, ed i giornali americani che tu forse non leggi. Ed i films di Hollywood…

  43. Anita
    Anita says:

    Caro Peter,
    siamo ambedue testardi.
    Io vivo da tutta la mia vita adulta tra Yankees e Swamp Yankees, infatti per offendere qualcuno di stock Inglese Swamp Yankees sarebbe una parola comune, non di presenza.

    Prova tu a chiamare qualcuno “a redneck”… io certo, no.

    Il Country Club su qui vivo, e’ molto o era solo di old Stock Inglese, nessun altra nazionalita’ ammessa…i Cattolici poi erano visti come il fumo negli occhi.
    L’ex Governatore Philip Noel (1973-1977) fu rifiutato perche’ di madre Italiana, amici da quando ero giovane…
    Per spregio erano chiamati Swamp Yankees, perche’ molti si vantavano solo di essere venuti con la Mayflower, tanta boria e superiorita’, spesso con pochi mezzi…e sempre ubriachi.
    Adesso e’ cambiato, ma solo negli ultimi circa 25 anni.

    Ciao, Anita

    Yankee puo’ derivare da una parola olandese.

  44. Anita
    Anita says:

    PS:
    Beh, non leggo tutti i giornali…ce ne sono centinaia.
    Ricevo il NYT, The SUN, USA Today, News-Max, Politico…ed ho il mio desktop pieno di Icons, la maggioranza giotnali e websites. Perfino da Mosca.

    Quello che ho letto sul Daily-Mail di Londra e':

    “Meet the family: The ‘f***ing redneck’, his pregnant teenage lover and the man who wants to be president
    He is the self-styled ‘f***ing redneck’ who claims he has no desire to have children.”

    Self styled… Get it ???
    Nice headline, very civilized.
    Anita

  45. SobCrashBumBang
    SobCrashBumBang says:

    Fanfare, trombe, tambur battenti, cheerleaders spiumazzate e sgambettanti, introducon i carri:
    Ecco la giostra di mogli dalle boche larghe, bianche, nere e tutti frutti, che si sbracciano sui palchi, mentre i mariti occhieggiano dietro le quinte (peeping Toms col mal di tornado); ecco il carro carico di figlie e figli un poco down, con vestitini, trine, volants e vol-au-vents, abbracci e sorrisi imitazione hollywood…
    Il Circo Liana Orfei, 204-the sequel, coi giochi di prestigio trasparenti, il trucco pesante, i buoi dipinti di rosso che chiamano cornuti gli asini blu, mentre i giocolieri lanciano in aria stelle che si aggrovigliano in aria colle strisce, formando una gran matassa da divertirsi poi a sbrogliare… E non e’ tutto, siore e siori, segue il carro delle mamme che si dichiarano “contro le elite”, apprestandosi a diventarne parte; che sbandierano rosari e pii intenti, mentre colla destra imbracciano il fucile e con la sinistra presentano – sul carro a seguito – innocenti figliole in stato molto interessante, man nella mano con fidanzatini formato Levi (Levi lui e il resto della famigliola), forse detti cosi’ per la predilezione della nota marca di jeans…
    E per concludere la processione, fanfare, trombe e cheerleaders spiumazzate e sgambettanti, dietro le quali spunta l’ultimo carro, che porta un grosso pugno col dito alzato, ammonitore: Ridete, ridete, che poi passiamo a battere cassa.

    Avete assistito alla nuova edizione del farsa-serial:
    Elezzioni ‘mmerikane.

  46. Anita
    Anita says:

    Non l’ha visto nella Convention repubblicana.
    I soli presenti erano i delegati, i reporters, i Media e la sicurezza.

    Non ci sono buoi, ne’ rossi, ne’ blue.

    L’elefante rappresenta il partito Repubblicano.
    L’asino rappresenta il partito Democratico.

    Anita

    Pensi ai governi Italiani, quanti in 65 anni? 67 ???

  47. Hlafo
    Hlafo says:

    xSobCrashBumBang e Controcorrente
    scriverò , seguendo il consiglio di Marco (post Nr. 30).Quando avrò più tempo ti risponderò,caro Marco. Un saluto.


    Io invece trovo molto emozionante il comportamento di Sarah Palin di mostrare anche le debolezze, non solo le virtù.
    Non voglio spendere troppe parole sui vostri due post.
    Però sono certo , che , se Sarah Palin avesse nascosto la situazione della figlia , e il fatto di avere un figlio mongoloide,se lo avesse “magari” solamente detto ai delegati senza “mostrare” come voi dite “platealmente”,avreste avuto sicuramente qualc cos’altro da ridire.E’ la malattia dei preconcetti.
    Nun se pò fà niente.
    Buona giornata a tutti.

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