SIGUR ROS E L’AFA NON C’E’ PIU’
E’ un perfetto antidoto contro la calura ferragostana l’ultimo album dei Sigur Ros, e non solo perché vengono dalla fredda Islanda e fanno da colonna sonora ideale delle sere d’inverno (se poi fuori nevica è il massimo). Il loro è un mondo a parte, infantile e bucolico. E la strada che vediamo sulla copertina di “Con un ronzio nelle orecchie suoniamo all’infinito” (non trovo i caratteri giusti sulla tastiera per scriverlo nella lingua originale…) dista anni luce dalle nostre autostrade intasate da esodi e controesodi: in quattro saltano spensierati il guard rail ma senza fare un frontale. Nudi per giunta. Una copertina smilza, di cartone, che ripropone pari pari quelle dei dischi in vinile, dal sapore freak anni Settanta: i corpi nudi alla Woodstock non hanno nulla di ammiccante, di pubblicitario, e svelano una carica erotica naif solo nel video della canzone d’apertura, “Gobbeldigook”.
Il cambio di rotta preannunciato da un piccolo adesivo si sente solo nella prima parte del disco, ricordando l’antitesi tra “canzoni solari” e “oscure” di “()” del 2002 (sottolineata da una pausa di 30 secondi proprio a metà album). Una svolta “pop” che non delude, notevole ma non invadente. Si parte a tutto ritmo con la già citata “Gobbeldigook”, è tutto un battito di mani, di tamburi, di la-la-la-la, seguita a ruota da “Luni…” che può ricordare (in meglio) gli Arcade Fire. L’atmosfera si fa più rarefatta, per riprendere vigore con un incipit ripreso pari pari da “Boys don’t cry” dei Cure. Le percussioni si faranno ancora sentire, ma il suono torna ad essere marchiato Sigur Ros, e ci regala ancora una volta brividi e occhi umidi, come nell’apertura sinfonica di “Ara bàtur” (registrata negli studi londinesi “Abbey road” con la London Sinfonietta e un coro di voci bianche) per chiudersi con voce, pianoforte e ottoni dell’unica traccia cantata in inglese, “All alright”.
Qualche dato tecnico: il disco è stato registrato in giro per il mondo, da New York all’Havana, e non più esclusivamente in Islanda. Sul sito del quartetto è in vendita una versione deluxe con fotografie e dvd.
Curioso il duplice aggancio con quanto scrissi nel pezzo d’esordio su “Arruotalibera”: produzione e missaggio sono di Flood (già al servizio dei Nine Inch Nails), Bjork condivide con i Sigur Ros nazionalità e amicizia e ha suonato con loro “Gobbeldigook” nel giugno scorso a Reykjavik. La potete vedere su “You tube” che batte allegra su un rullante.
Voto? 8
Piacere di conoscerti e felice di ritrovare Pino.
I Sigur Ros sono un gruppo formidabile. Aprono la mente, il cuore e raggiungono luoghi profondi del nostro animo.
Oh, come ne avremmo bisogno…
E Ara Batur, dell’ultimo album, cosa non è?
Hey, I just hopped over to your site via StumbleUpon. Not somthing I would normally read, but I liked your thoughts none the less. Thanks for making something worth reading.
Thanks for sharing this helpful info!
Please, can you PM me and tell me few more thinks about this, I am really fan of your blog…